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mercoledì 30 luglio 2008

I tre musei del calcio italiano piacciono più a inglesi e giapponesi che a noi

A Milano, Genova e Torino
Musei del calcio di club, luoghi dove pallone e cultura si incontrano. Per ora in Italia esistono solo tre strutture: all’estero (come in Spagna e Inghilterra) sono molto più numerose. Il primo ad essere stato fondato nel 1996 è stato quello di Milano, ubicato nello stadio di San Siro dedicato a Milan e Inter. Vi sono anche “reliquie” storiche, come la maglia di Maradona del 1987-88 del Napoli con lo scudetto e il cerchietto della coppa Italia. L’altro museo è quello dedicato al Torino, sito a Grugliasco vicino al capoluogo, aperto in maggio. L’ultima è la mostra “Football l’età dei pionieri 1898-1908” inaugurata a Genova il 18 giugno: è il primo nucleo del futuro museo del Genoa. Invece, altri grandi squadre contattate da Libero (Fiorentina, Juventus, Lazio, Napoli, Roma e Sampdoria) al momento non hanno progetti per la costruzione di una struttura apposita. Nel 2009 il Bologna preparerà solo la mostra per il centenario.
Il museo di San Siro è costituito da materiale «che proviene al 99% dalla mia collezione privata» spiega il direttore Onorato Arisi, ex commercialista con il pallino del pallone. «Ho siglato un accordo con il Consorzio San Siro 2000 posseduto al 50% da Inter e Milan – prosegue Arisi – per i locali che ospitano il museo, dove c’è solo il 10% di tutti i miei cimeli». In esso c’è la storia delle due squadre milanesi, con una sala di testimonianze dei grandi club europei, come Manchester United e Real Madrid. Il museo tocca circa 100mila visitatori annui: «circa 90 mila sono stranieri, in maggioranza olandesi, inglesi e giapponesi» afferma Arisi. In inverno la struttura ospita al venerdì le scuole della Lombardia e di altre regioni in visita.
Il museo del Torino è stato fondato e gestito dall’Associazione memoria storica granata. «E’ stato progettato e allestito – spiega il presidente Domenico Beccaria – dal direttore Giampaolo Muliari: lo abbiamo realizzato con le nostre forze, senza aiuto del Torino Football club. L’iniziativa deriva dal precedente museo del Grande Torino inaugurato nel 2002 a Superga, dove precipitò l’aereo con la squadra, comprendente il periodo 1939-1949». Il 4 maggio 2007 scadeva il contratto di locazione con i Servi di Maria e la Artis Opera. «In febbraio abbiamo firmato un accordo decennale – prosegue Beccaria – con il Comune di Grugliasco per trasferire il museo a Villa Claretta Assandri: ha cambiato nome in “Museo del Grande Torino e della leggenda granata” con reperti dalla fondazione a oggi».
E da Torino si passa a Genova, dove la Fondazione Genoa (azionista della squadra) ha curato la mostra dei tempi eroici del football. La prima sala è dedicata alle foto del capoluogo ligure a cavallo tra l’800 e il ‘900. Si passa in quella dedicata alla fondazione del Genoa Cricket and Football club, la più antica squadra italiana: si può sfogliare la riproduzione virtuale del primo bilancio del 1893, chiuso con un utile di 92,75 lire. Nelle successive sono collocate le maglie genoane (la prima era a strisce bianche e celesti, poi rossoblù) e quelle di Pro Vercelli, Milan e Juventus. Vi è raccontata anche la storia di Santamaria e Sardi, due calciatori dell’Andrea Doria (l’antenata della Samp), squalificati per aver accettato denaro per il passaggio al Grifone.
Marco Liguori
Tratto dal quotidiano Libero 30 luglio 2008
(Riproduzione riservata, ammessa solo dietro citazione della fonte)

mercoledì 23 luglio 2008

Intertoto: Napoli-Panionios in pay per view su Sky Calcio

Sarà possibile acquistare il match a 10 euro

Il match Intertoto decisivo per la qualificazione al secondo turno preliminare Uefa tra Napoli e Panionos sarà trasmesso in diretta da Sky Calcio. La partita, valida per il terzo turno della competizione europea, andrà in onda sabato prossimo alle ore 20.45 in pay per view su Sky Calcio 1 (canale 251): il prepartita dalle ore 20.30. 
E' possibile acquistare la gara al costo di 10 euro: il codice di acquisto è 912912. La telecronaca di è affidata a Gianluca Di Marzio con il commento tecnico di Antonio Di Gennaro. A bordo campo ci sarà Massimo Ugolini.
Ma. Lig.

Ferretto (An): evitiamo tagli con recupero debiti società calcistiche

Secondo il consigliere della Regione Lombardia, la somma di 754 milioni va data alle forze di polizia. L'esponente politico concorde con le tesi del professor Uckmar: il fisco deve rivalersi sui campioni del pallone


Finalmente si leva una voce dalla politica che nota l'ingente stato debitorio dell'italica pedata. Il consigliere della Regione Lombardia, Silvia Ferretto Clementi, ha spiegato che «sono ben 754 i milioni di euro di debiti accumulati nel quinquennio 2000-2005 dalle società di calcio professionistiche, praticamente quanto dovrebbe essere tagliato alle forze di polizia». Ferretto ha una proposta molto semplice: «Recuperare questi 800 milioni "scarsi" di euro di debiti tributari delle societa' di calcio e destinarli alla sicurezza». L'esponente di An ricorda che «in alcuni casi, le società sono fallite e in altri sono in gravi difficoltà, ma non per questo si può pensare ad un condono. Nel primo caso ci si può affidare agli strumenti giuridici del fallimento e dell'eventuale bancarotta per gli amministratori. Negli altri, dato che in gran parte i tributi evasi sono le trattenute che le societa' calcistiche hanno effettuato sui salari dei calciatori, esiste, per legge, una responsabilita' solidale di questi ultimi». Ma cosa vuol dire ciò, tradotto dal "politichese"? «Significa - afferma la Ferretto Clementi - che ove le società non paghino, il fisco può e deve agire nei confronti dei singoli giocatori, i quali potranno, a loro volta, rivalersi nei confronti delle società inadempienti».
In sostanza, la consigliera regionale di An sottoscrive quello che ha affermato il professore Victor Uckmar in una sua intervista rilasciata lo scorso 12 dicembre a Liberomercato (http://marcoliguori.blogspot.com/2008/02/totti-e-buffon-pagate.html). E lo fa citando la suprema corte. «La Corte di Cassazione lo ha ripetutamente affermato - ha proseguito la Ferretto nel suo comunicato - il debitore principale nei confronti del Fisco è comunque sempre il percettore del reddito e non il sostituto d'imposta. Per questo - prosegue Silvia Ferretto- così come prevede la legge e come accade nel caso dei contribuenti "comuni", ai quali sono pignorati in alcuni casi persino gli strumenti di lavoro, si deve procedere nei confronti dei giocatori. Come stabilito dalla Costituzione i contribuenti sono tutti uguali davanti al Fisco e per questo non si possono usare due pesi e due misure».
Occorre quindi recuperare l'ingente somma del debito fiscale delle società fiscale per impiegarlo per l'operato delle forze di polizia. «E' evidente - conclude Ferretto - che prima di toccare un settore così delicato e già fortemente penalizzato, come dimostrato anche da uno studio dell'UGL secondo il quale il 61% di chi lavora nel settore della sicurezza vive con meno di 1.200 euro al mese e l'81% di loro si è indebitato per acquistare beni di consumo, occorre impegnarsi per recuperare quei debiti mai pagati che permetterebbero di non toccare i fondi per la sicurezza».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile con la citazione della fonte)

Il Toro va in perdita? E Cairo diminuisce il capitale sociale

Fonte Affari Italiani 
«Evidenziamo che, in considerazione delle perdite cumulate al 31 dicembre 2007, lo sviluppo e la continuità aziendale dipendono anche dal mantenimento di un adeguato supporto finanziario che è stato assicurato dagli azionisti». Questa osservazione della società di revisione Bdo Scelsi Farina è contenuta nella relazione che accompagna l’ultimo bilancio della squadra granata (coincidente con l’anno solare poiché ha aderito alla normativa sul consolidato fiscale) depositato in Camera di Commercio. Infatti, il Torino ha chiuso il 2007 con una perdita di 3,89 milioni di euro: -3,84 milioni nel 2006. Lo stato debitorio ha superato i crediti per 24,2 milioni. Riguardo ai 38,5 milioni di debiti (+133,6%), si segnalano 20,21 milioni nei confronti di società calcistiche:17,9 milioni sono per il calciomercato, ma garantiti da fidejussioni. Vi sono anche 5,9 milioni costituiti da anticipazioni elargite da Italease Factorit per cessione contratti diritti televisivi: in aumento le somme dovute al fisco da 1,8 a 2,7 milioni. Occorre tenere presente nel raffronto che i primi sei mesi del 2006 il Torino era in Serie B: in giugno la società fu promossa nella massima serie.A causa del “rosso” dell’ultimo esercizio e di quelli cumulati in precedenza, pari a 5,22 milioni, la squadra di Urbano Cairo era nelle condizioni previste dall’articolo 2446 del Codice Civile: il capitale sociale è diminuito di oltre un terzo. Il 28 aprile scorso, stando al verbale di assemblea, i soci lo hanno ridotto «in proporzione alle perdite accertate» da 10 milioni a 883.400 euro. Nella bilancio si sottolinea che «alla data di chiusura dell’esercizio il patrimonio netto non include alcuna riserva utilizzabile per aumenti di capitale sociale, per copertura perdite o per la distribuzione ai soci». Nella stessa seduta è stato provveduto anche al rinnovo del consiglio di amministrazione: sono stati confermati otto membri su nove. Stando alla visura storica camerale, l’amministratore delegato Stefano Antonelli ha presentato le dimissioni il 19 giugno scorso: per il suo incarico da giugno a dicembre ha percepito un compenso di 316mila euro. Gli altri consiglieri e il presidente Cairo hanno ottenuto 2mila euro a testa. L’assemblea ha ridotto l’ammontare dei compensi agli otto amministratori, da 332mila a 9mila. 
Il conto economico presenta il valore della produzione pari a 27,54 milioni (+43,4%) e costi per 51,56 milioni (+ 32%), con uno squilibrio di 4,03 milioni (5,91 nel 2006). Tra i ricavi si segnalano l’aumento degli abbonamenti (+23,14%) e il decremento dei biglietti (-8,26%). Boom per i proventi radiotelevisivi che hanno raggiunto i 25,2 milioni dai precedenti 13,3 milioni. Il Torino ha incassato 2,3 milioni (+13,1%) dalla concessionaria Cairo Pubblicità. La società possiede con la controllata da Cairo Communications (quotata in Borsa) un accordo di concessione per la vendita degli spazi pubblicitari a bordo campo. Esso prevede la retrocessione ai granata dell’85% dei ricavi e una commissione del 2% alla concessionaria per i contratti stipulati direttamente dal Torino: nel 2007 è stata di 127mila euro. Identico al 2006 l’introito per la sponsorizzazione di Cairo Editore:100mila euro. Con Cairo Communication risulta un’uscita di 48mila euro per servizi amministrativi. 
I costi più elevati sono rappresentati, come per tutte le società di calcio, dagli stipendi: l’anno scorso hanno toccato i 27,84 milioni, con un robusto incremento del 29,4%. Circa 23 milioni sono stati destinati al pagamento dei tesserati della prima squadra. Nella nota integrativa è sottolineato che «nel corso dell’esercizio sono stati conclusi con alcuni componenti dello staff tecnico esonerati accordi per la risoluzione consensuale di rapporto di lavoro che hanno gravato sul conto economico dell’esercizio per complessivi euro 2,9 milioni». Probabilmente in questo importo potrebbe anche essere inclusa una cifra per l’allenatore Alberto Zaccheroni, esonerato nel febbraio dell’anno scorso. L’altra voce che grava sui costi del Toro riguarda gli ammortamenti, pari a 7,06 milioni (3,4 nel 2006): 5,9 milioni (2,7 milioni) sono stati accantonati per i diritti alle prestazioni dei calciatori, comunemente indicati come “cartellini”.
Marco Liguori

lunedì 21 luglio 2008

Sampdoria, bilancio in rosso. E scoppia il caso della palazzine della sede sociale...

Pubblicato il 21 luglio 2008 su Affari Italiani (http://www.affaritaliani.it/sport/sampdoriabilancio210708.html)

Di Marco Liguori

La Sampdoria ha chiuso in rosso il bilancio al 31 dicembre 2007. La società genovese controllata dalla Sampdoria Holding, a sua volta posseduta dalla San Quirico (controllante della Erg della famiglia Garrone), ha conseguito un "rosso" di 3,3 milioni (utile di 115mila nel 2006). Stando alla relazione sulla gestione della Holding, essa "ha erogato versamenti in conto capitale e copertura perdite alla Uc Sampdoria per euro 3,370mila e pagamenti per quote debito per euro 2,0 milioni". Nel bilancio 2007 della Sampdoria Holding (risultato in perdita per 8,3 milioni), si nota il mutuo contratto per l'acquisto dei locali uso ufficio di Corte Lambruschini a Genova. Essi furono acquistati nel luglio 2003, assieme a un'area edificabile per complessivi 1,68 milioni, e forniscono un reddito alla società: sono stati concessi in locazione alla controllata Uc Sampdoria che paga una somma di 100mila euro annui.
Sull'immobile è stato contratto un mutuo fondiario ventennale di 1,3 milioni, pari al suo valore, con il Banco di San Giorgio (posseduto al 91% da Ubi Banca) ed è stato sottoposto a garanzia ipotecaria. La Sampdoria Holding ha anche ottenuto dall'istituto genovese una linea di credito di 5 milioni: nello scorso gennaio ha avuto dalla Popolare di Sondrio un finanziamento sino a 5 milioni con scadenza al luglio 2012 con rimborso a quote costanti. Ma le visure della Camera di Commercio riportano che tra Sampdoria Holding, Uc Sampdoria e Banco di San Giorgio esiste un legame. Esso è rappresentato da Riccardo Garrone, che è contemporaneamente presidente delle due aziende e del Banco. Secondo la visura storica della banca genovese, risulta iscritta la sua nomina a presidente e membro del comitato esecutivo dal 7 giugno 2000: incarico che gli è stato rinnovato nel 2003, nel 2006 e che ricopre tuttora. Stando sempre alla visura del Banco, Garrone può "concedere fidi a clientela ordinaria, per cassa o di firma, senza garanzie reali fino ad euro 5.000.000, concedere affidamenti, assistiti da garanzia di istituzioni creditizie o da pegno su titoli di stato e/o stanziabili, senza limiti di importo".
La visura specifica che il presidente può "concedere fidi a clientela ordinaria di natura ipotecaria, della durata massima di 30 anni, assistiti da ipoteca di primo grado, fino a euro 5.000.000". Inoltre, egli ha "per i fidi di propria competenza ogni potere relativo ad iscrizioni, trascrizioni e cancellazioni di privilegi ed a qualunque altra formalità presso la conservatoria dei registri immobiliari". Tra la controllata e la controllante blucerchiata c'è anche un altro rapporto: il lease back sui marchi della squadra che dura fino al luglio 2011.
Questi sono stati ceduti nel 2005 alla Selma Bipiemme (gruppo Mediobanca), con diritto di sfruttamento da parte della Holding: l'operazione ha generato una plusvalenza di 6,5 milioni. Nel novembre 2007 è stato ridefinito il canone periodico in 758mila euro: il valore di riscatto dei marchi del Doria è stato incrementato da 250mila a 4,3 milioni oltre Iva. La nota integrativa del bilancio della Holding specifica che le rate 2007 del lease back sono state pagate con il realizzo di 95mila euro delle quote dei fondi Bpm Visconteo e Bpm Monetario. Sui compensi degli amministratori di Sampdoria Holding con "particolari incarichi operativi", la nota integrativa riporta che sono stati "attribuiti e corrisposti per complessivi euro 194.346". Tra essi dovrebbe essere compresa anche la cifra erogata all'amministratore delegato Giuseppe Marotta (dal 30 gennaio semplice consigliere), che per l'analogo incarico nell'Uc Sampdoria ha percepito 458mila euro.

Palazzi deferisce i vertici Figc di Piemonte e Valle d'Aosta

Il Procuratore federale accusa di irregolarità Marco Conchatre e Giovanni Inversi riguardo alla tenuta delle scritture contabili

Stefano Palazzi indaga anche all'interno della Figc sui conti di alcune federazioni locali. Il Procuratore ha deferito alla Commissione disciplinare Marco Conchatre, presidente del Comitato provinciale della Figc in Valle d'Aosta, e Giovanni Inversi, presidente del Comitato regionale Figc di Piemonte e Valle d'Aosta. In un comunicato sul sito della Federazione (www.figc.it) si sottolinea che per Choncatre l'accusa è di violazione dei principi di lealtà e correttezza (articolo 1 codice giustizia sportiva), riguardo la tenuta di scritture contabili. Questo perché secondo la Procura federale avrebbe «ricevuto contributi da parte della regione Valle d’Aosta negli anni 2003, 2005, 2006 e 2007 e avendone disposto personalmente, senza iscriverli nella contabilità e nei bilanci consuntivi della struttura alla quale era preposto». Inoltre, il presidente del Comitato regionale Figc di Piemonte e Valle d'Aosta dovrà rispondere anche di «aver fatto omaggi a favore di soggetto tesserato preposto alla sua vigilanza». Nel comunicato non è stato messo il nome del tesserato.
Anche Inversi dovrà rispondere dell'ipotesi di violazione dell'articolo 1 del Codice di giustizia sportiva, «nella sua qualità di presidente del Comitato regionale Figc Piemonte e Valle d’Aosta - si legge nel comunicato - e di temporaneo reggente della delegazione della Valle d’Aosta» sempre «in materia di tenuta delle scritture contabili». Al riguardo, il comunicato specifica quattro episodi oggetto del deferimento. Il primo sottolinea che Inversi avrebbe «sollecitato, ricevuto e, comunque, accettato omaggi, sotto forma di denaro ed altre utilità, da parte di tesserato sottoposto alla sua vigilanza». Inoltre, il dirigente federale avrebbe «omesso gli opportuni controlli sull’operato di struttura federale dipendente da quella alla quale era preposto». Altro evento, riguarda il «non aver correttamente informato i componenti del Comitato regionale al quale era preposto sull’effettivo esito di una verifica amministrativa espletata in Valle d’Aosta». Infine, il comunicato federale riporta che Inversi non avrebbe «tempestivamente disdettato il contratto di servizio del portale Web del Comitato e per averne di fatto personalmente condotto la gestione».
Marco Liguori

domenica 20 luglio 2008

Lettera aperta al Presidente della Covisoc

Riceviamo e pubblichiamo

http://www.ju29ro.com/altri-scandali/554-lettera-aperta-al-presidente-della-covisoc.html

... per scongiurare la fine del Titanic.
Preg.mo Presidente della Covisoc Dr. Bisoni,
venerdì 11 luglio, dalla prima pagina della Gazzetta dello Sport, Arrigo Sacchi ha lanciato l'allarme sul calcio-mercato ormai impazzito ("100 milioni di euro per Ronaldo") a fronte delle difficoltà di bilancio che caratterizzano sempre più tutte le società, anche le più blasonate - aggiungiamo noi - stante il livello del loro indebitamento autorevolmente definito "vergognoso"; all'indomani su Repubblica (pag. 47) abbiamo letto di 21 club a rischio iscrizione per il prossimo campionato ("La Covisoc blocca mezza Italia") con riferimento alle inadempienze di molte società di serie B e di quelle inferiori. La sensazione complessiva richiama quella suggerita dai racconti della fine del Titanic: in prima classe si suona allegramente e si continua a ballare (l'Inter deve a Mancini una penale di quattro anni di contratto a sei milioni netti l'anno? Nessun problema, lo spettacolo deve andare avanti ed ecco a voi Mourinho che di milioni netti ne prende sette); di sotto, in sala macchine, si comincia a temere la possibile catastrofe (Messina e Spezia sono alla disperata ricerca di un compratore, pena il fallimento).Evidentemente per scongiurare la fine del Titanic, l'ex-commissario tecnico della Nazionale indirizza il suo allarme alla Presidenza dell'Uefa ("Platini pensaci tu", titola la Gazzetta) e suggerisce come intervenire scrivendo: "Se desideriamo veramente un ambiente calcistico più credibile, serio e trasparente sarebbe fondamentale una maggiore severità nei controlli dei bilanci e rispetto delle norme vigenti. La Federazione e gli organi preposti devono mettere da parte buonismo e amicizia ed essere intransigenti". Suggerimento sicuramente condivisibile ma verosimilmente da decrittare: questo non è un appello al Presidente Platini ma un richiamo all'operatività della Covisoc da Lei presieduta che ha proprio il compito di controllare i bilanci, per far osservare equilibrio e corretta gestione nel rispetto, tra l'altro, di precisi parametri di patrimonializzazione e indebitamento. Ecco il motivo di questa "lettera aperta": dalla nostra scialuppa di navigatori del web avvertiamo nitidamente anche noi, come mister Sacchi, il pericolo di quello che può succedere, però, da appassionati di calcio, proviamo anche a suggerire qualche spunto operativo, di quelli che la Gazzetta non può fare forse perchè i suoi responsabili è come se fossero ospiti in prima classe sul Titanic a raccontarci la bellezza delle danze, intrattenendosi beatamente con nani e ballerine.Proviamo allora a decrittare l'appello di Sacchi e il suo richiamo all'intransigenza nei controlli per riferirli operativamente alle situazioni, per esempio, di Inter e Roma, cioè le prime due classificate dell'ultimo campionato. Da quest'anno, ricordiamo, tra gli obblighi a carico delle società previsti dalle Norme Organizzative Interne della Figc (artt. da 77 a 90ter ) c'è anche quello di redigere il bilancio consolidato che dovrebbe consentire alla Covisoc di monitorare, in particolare, la reale consistenza dell'indebitamento, comprendendovi anche quello delle controllate.Prendiamo allora il caso della Roma che, secondo quanto si legge sulle pagine economiche dei principali quotidiani, ha ancora debiti per 150 milioni (dei 370 complessivi del gruppo Italpetroli di cui tanto si parla) formalmente contratti non dalla A.S. Roma ma dal "sistema Roma", comprendente la controllante Roma 2000, la controllata che gestisce il marchio e l'altra che opera nell'immobiliare. L'intransigenza invocata da mister Sacchi sulla Gazzetta vorrebbe allora che, in base alla normativa che limita i debiti delle società parametrandoli al fatturato, la Covisoc , grazie al consolidato e/o altra documentazopme che ha diritto di richiedere (art. 80.1 delle NOIF), vincolasse la Roma a quanto previsto dall'art. 90.4. Non risulta, almeno a tutt'oggi e pubblicamente, che la Covisoc l'abbia fatto; risulta, invece, e lo attestano tutti i giornali, che il gruppo Unicredit ha preteso dalla Italpetroli un "piano di rientro" che ricomprende forzatamente anche l'attività della Roma, quasi sostituendosi alla Covisoc e alla Figc. Ancora più significativo è il caso dell'Inter che di fronte al nuovo obbligo di redigere il consolidato ha messo per iscritto il proprio rifiuto (punto 5.5 della Relazione della società di revisione sul bilancio di esercizio al 30/06/07 di FC Internazionale SpA), limitandosi a computare per la Covisoc i dati che dal consolidato dovrebbero invece formalmente discendere. Le chiediamo Dr. Bisoni:cosa ha fatto la Covisoc di fronte al rifiuto dell'Inter? Non si configura l'attività "elusiva" prevista dall'art. 8 del nuovo Codice di Giustizia Sportiva ("Violazioni in materia gestionale ed economica") e sanzionata, anche pesantemente, dal comma 4 dello stesso articolo?Oltre all'intransingenza nei controlli, nell'appello a Platini della Gazzetta dello Sport si arriva a chiedere all'Uefa di "obbligare ogni club a spendere solo per quanto i loro bilanci sportivi ed economici gli consentono. Se un club a fine stagione fa ricavi per 10 milioni dovrebbe poter investire soltanto per questa cifra". Questa per i frequentatori abituali delle suite del Titanic sarà sembrata una provocazione quasi che per godersi la crociera fossero obbligati a spendere solo il contante che hanno in tasca, senza poter adoperare assegni e carte di cerdito; più realisticamente, e avendo pazientemente scandagliato con la nostra scialuppa, navigando sul web, le insidie nascoste degli artifici di bilancio, noi pensiamo che una società di calcio può spendere anche più del suo fatturato, fermo restando che per la regolare iscrizione al campionato occorre documentare (alla Covisoc) che quel di più trova contropartita in risorse "vere" ai fini della quadratura di bilancio (aumenti di capitale, campagna acquisti in attivo, elargizioni a vario titolo dei soci) e non in risorse di carta, le famose plusvalenze che, l'esperiena insegna, per le nostre società calcistiche quasi sempre sono finte, costruite a tavolino e si sostanziano, poi, in un analogo aumento dei debiti.Già, le finte plusvalenze, ovvero il modo apparentemenete più comodo per tappare buchi di bilancio. Prima quelle relative alla compra-vendita dei giocatori e dal 2005 quelle della finta compra-vendita del marchio (che la Covisoc tentò invano di invalidare) e successivamente altre meno reclamizzate, come quelle relative a operazioni di lease-back immobiliari oppure scorpori e rivalutazioni di rami d'azienda; così, all'apparenza, i buchi sono stati tappati, tant'è che il Presidente della Lega, Matarrese, lo scorso anno ha detto che, per la prima volta, le società di serie A erano tutte a posto con i bilanci. Ha trascurato un piccolo particolare il Presidente Matarrese: che a fronte delle finte plusvalenze così realizzate le società sono costrette a contrarre debiti di pari importo con le banche (solo per il marchio per l'intera sarie A si può stimare un valore complessivo di nuovo indebitamento sicuramente vicino ai 500 milioni di euro a fronte di un fatturato complessivo inferiore ai 1.500 milioni); nel frattempo la lancetta dei tassi d'interesse ha segnato brutto tempo, il mercato finanziario attraversa una crisi che qualcuno definisce epocale e le banche potrebbero dover rientrare. Si potrebbero ripetere, cioè, tanti casi come quello della Roma dove non è più chiaro se la campagna acquisti la fa il direttore sportivo o il dirigente Unicredit addetto al recupero crediti; potrebbe, ancor più amaramente succedere, come la fine del Titanic, quello che la Gazzetta ha cercato di scongiurare con l'appello di Sacchi.Non a caso quando Inter Brand srl ha stipulato il mutuo di 120 milioni per il marchio, la banca ha preteso, a garanzia dello stesso, la sottoscrizione di appositi "covenants" che vincolano, in qualche modo, il bilancio della stessa Inter.Da un lato le plusvalenze di carta, dall'altro le spese vere che marciano a vele spiegate (sette milioni netti a Mourinho), in mezzo i debiti che, a monte o a valle delle società di calcio, devono necessariamente aumentare: è questo il perverso meccanismo che la Covisoc è chiamata a bloccare prima che sia troppo tardi, questo è l'iceberg che dalla nostra piccola scialuppa scorgiamo pericolosamente sulla rotta del nostro calcio.In proposito torniamo all'Inter per controllare anche noi l'ultimo bilancio sul quale la Covisoc è chiamata in questi giorni a pronunciarsi. Notiamo subito (e sicuramente è stato notato in Figc, da Lei e dai suoi collaboratori) che i bilanci della società del dr. Moratti hanno meritato lo scorso anno l'attenzione de "Il Sole 24 Ore" che, in data 24 aprile, ha annotato una serie di record e cioè: il maggior defict annuale di bilancio (181,5 milioni nel consolidato al 30 giugno 2006), perdite nette complessive in 11 anni per 661 milioni a fronte delle quali i soci hanno versato solo 476,6 milioni, debiti lordi al 30 giugno 2006 per 385 milioni, 423 milioni di plusvalenze per la cessione calciatori in undici anni di gestione (evidentemente molto "oculata"); quel Sole 24 Ore, oltretutto, ha anche autorevolmente accennato ad alcune operazioni del gennaio 2007 con questa annotazione: "una complessa manovra di scissioni e fusioni da cui è emerso un avanzo patrimoniale utile ad assorbire - almeno sulla carta - future perdite". Su questi records molto ci sarebbe da ridire pensando all'intransingenza dei controlli reclamata oggi sulla Gazzetta da Sacchi ma che, evidentemente, a suo tempo non c'è stata, in particolare sui 423 milioni di plusvalenze da calcio-mercato (questa, come battuta, neppure i barzellettieri del Titanic avrebbero avuto l'ardire di raccontarla). Ma non è su questo che invitiamo a riflettere anche perchè nel 2003 è arrivata la "salvacalcio" e più di recente l'Inter sull'argomento ha patteggiato e ci si è messa una pietra tombale sopra; l'interrogativo concerne la "complessa manovra" indicata dal Sole 24 Ore, visto che al termine della stessa il Sole ha scritto che sono spuntati "avanzi sulla carta" e noi temiamo proprio che si tratti delle ennesime finte plusvalenze, forse lecite per i profili di legge sulle società commerciali con fini di lucro ma sicuramente non accettabili da una applicazione della normativa FIGC intransingente, che "metta da parte buonismo e amicizie", come chiede la Gazzetta con l'appello di Arrigo Sacchi; anzi, non solo non accettabili ma verosimilmente configuranti un illecito, stante la serietà e la severita della normativa sui controlli.In soldoni l'Inter per l'esercizio 2006-07 aveva bisogno di altri 300 milioni di euro (da aggiungere ai 661 già bruciati negli undici anni precedenti): 180 per il vero deficit dell'esercizio precedente (al netto del "giochino" sul marchio), 118 per spesare l'ultima rata della salvacalcio e il resto per il deficit corrente.Visto il livello d'indebitamento (400 milioni di sbilancio debiti-crediti nel consolidato 2006), secondo la normativa FIGC doveva trattarsi di versamenti cash (aumenti di capitale, acconti, elargizioni, prestiti infruttiferi) ma, anche applicando i più potenti motori di ricerca, di tale cifra sul web non si trova conferma; si rintracciano circa 160 milioni di versamenti da luglio 2006 a dicembre 2007 mentre per 135,2 milioni il verbale d'assemblea di FC Internazionale spa del 27/12/2007 rimanda a riduzioni del capitale sociale e utilizzo di riserve. Riserve quali? Evidentemente quelle di carta richiamate dal 24 Ore del 24 aprile 2007; soldi finti, aggiungiamo noi, stampati a tavolino grazie a Inter Capital, nata nel luglio 2006 per trasferirvi il controllo di un'Inter rivitalizzata da una perizia ad hoc e poi incorporata nel gennaio 2007 dalla stessa Inter; finte plusvalenze che, a fronte di spese vere (ieri Mancini, oggi Mourinho), vogliono dire solo una cosa: i debiti dell'Inter sono ormai fuori controllo e necessitano di un intervento dei controllori della Covisoc. Caso strano, sui debiti delle grandi società s'è pronunciato recentemente Platini (proprio lui a cui la Gazzetta ha lanciato l's.o.s. di Sacchi) parlando, in occasione della finale di Champions, di "vergogna da eliminare". Il Corriere dello Sport ha presentato addirittura l'intervista al Presidente Uefa con il titolo "Vince chi bara". Noi, dalla nostra scialuppa, diamo un'altra interpretazione di quel s.o.s.: continuando a barare si perde tutti, la Covisoc può, anzi deve, fermare il meccanismo perverso, il calcio deve cambiare rotta altrimenti l'iceberg e lì e la nave può affondare davvero. Questo dispiacerebbe a tutti, in particolare ai navigatori del web che, dalle loro scialuppe, segnalano ostacoli e pericoli.Distinti Saluti.Ju29ro TeamP.S. 1Se abbiamo preso a riferimento l'Inter e la Roma è perchè crediamo nella saggezza del detto popolare per cui "il pesce puzza dalla testa". Crediamo, nello specifco, che il comportamento delle società più sulla "cresta dell'onda" è quello a cui, per imitazione, si ispirano poi tutte le altre (tant'è che alla finta compra-vendita del marchio hanno fatto ricorso quasi tutte le società; ben sette hanno negli ultimi due mesi patteggiato su vecchie plusvalenze; rivalutazioni di rami d'azienda, lease-back immobiliari, scorpori e fusioni si vanno diffondendo a macchia di leopardo). In particolare per quanto riguarda l'Inter, ricordiamo che: 1) ha fatto a suo tempo ricorso al condono tombale di Tremonti per mettere una pietra sopra a vecchie partite ancora aperte con il fisco 2) ha fatto ricorso alla famigerata "salvacalcio" svalutando il parco giocatori per l'incredibile cifra di 319 milioni, così sottintendendo che i suoi bilanci incorporavano finte plusvalenze di analogo importo 3) di recente ha infine pattaggiato (art. 23 del Nuovo CGS) ancora per problemi di finte plusvalenze anche dopo il 2003 (anno della legge prima richiamata). Si dice abitualmente che tre indizi fanno una prova; noi preferiamo riportare tre prove per ribadire alla Covisoc un solo interrogativo: non costituiscono un indizio sulla possibile "falsita'" anche dei bilanci 2007 del "sistema Inter" ai fini della regolare iscrizione al campionato?Non sarà anche per questo che nell'approvazione del bilancio 2007 di Internazionale Holding srl (che controlla il "sistema Inter") l'amministratore dottor Ghelfi ha fatto deliberare di essere manlevato da qualsiasi sanzione civile e/o amministrativa? Forse l'Inter non ha redatto il consolidato perchè la stessa Internazionale Holding (verbale d'assemblea del 27 dicembre 2007) ha registrato una perdita di quasi 200 milioni di euro rimasta scoperta per 109.159.420 euro?P.S. 2Mentre questa lettera stava per essere varato la Gazzetta dello Sport del 15 luglio, analizzando le "radici profonde" del possibile fallimento del Messina, ha scoperto che la società è gravata da 25 milioni di debiti, forse 30 o addirittura 35; la Gazzetta si chiede "Ma perchè vengono fuori solo adesso?". Appunto, i debiti. All'improvviso spuntano i debiti: con 30 milioni di debiti come ha fatto il Messina a superare il controllo della Covisoc per la regolare iscrizione agli ultimi campionati? Intanto sullo stesso giornale (a pag. 14) Platini ringrazia Sacchi per l'appello che gli ha rivolto; l'articolo ha questo titolo "Un tetto alle spese o si va verso il baratro", come se, mentre a noi veniva in mente la metafora del Titanic, anche i vertici dell'Uefa, e forse i responsabili della Gazzetta, hanno avuto lo stesso incubo.
Si ringrazia, per la collaborazione nello studio dei bilanci richiamati, l'amico Jstargio.
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il pallone in confusione

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