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venerdì 31 ottobre 2008

Reja prova a segare l’”albero di Natale” di Ancelotti

Il tecnico rossonero dovrà scegliere tra il più prudente 4-3-2-1 con il più offensivo 4-3-1-2 con punte Pato e Inzaghi. L’opzione sarà dettata dallo stato di forma della squadra che dovrà affrontare la formazione azzurra che ha la stessa vocazione offensiva di quella milanista: entrambe hanno segnato 14 gol

Quali saranno gli schieramenti possibili per Milan – Napoli di domenica sera? C’è grande curiosità per la partitissima di domenica prossima soprattutto sul come sarà collocata in campo la formazione rossonera. Molti indizi portano a pensare che Carlo Ancelotti sia intenzionato a schierare il suo prediletto “albero di Natale”: ossia lo schema 4-3-2-1 che ricorda molto il simbolo delle feste di fine anno. Uno schema più prudente rispetto al 4-3-1-2 di mercoledì scorso col Siena. Dal canto suo l’allenatore azzurro Eddy Reja proverà a segare “l’albero” del suo collega, disponendo sul tappeto verde di San Siro il suo solito 5-3-2, che si sta rivelando molto fruttoso con la coppia d’attacco argentina Denis e Lavezzi.
I motivi della scelta più cauta del tecnico rossonero potrebbero riguardare lo stato di forma di alcuni dei suoi giocatori e l’essere più cauto contro la formazione partenopea, che ha la stessa vocazione offensiva dei rossoneri con 14 gol realizzati. Sicuramente i difensori in linea della partita giocata contro la squadra toscana saranno cambiati: avendoli visti all’opera alla “Scala del calcio” c’è sicuramente da pensarlo. Il quartetto (da destra) Antonini, Bonera, Favalli e Zambrotta non era per nulla convincente: anzi, l’ex terzino di Juve e Barcellona ha giocato in una posizione a lui non congeniale. Chiamale se vuoi sperimentazioni: ma più volte gli attaccanti senesi Kajer e Frick hanno messo in difficoltà la retroguardia rossonera. Nell’azione del gol, il bianconero Vergassola è entrato come una lama nel burro. Dovrebbero quindi rientrare Maldini al centro e l’ex del Napoli Jankulovski (voluto fortemente da Zeman nel 200/01) sulla fascia sinistra: ritorna sulla destra Zambrotta e mentre dovrebbe esserci Bonera come secondo centrale. Possibili però sorprese: oggi Nesta, Senderos e Kaladze hanno svolto l’allenamento e giocato la partitella a Milanello. E’ possibile che uno di loro, condizioni fisiche permettendo, possa giocare al posto di Bonera. “L’albero ancelottiano” dovrebbe prevedere a centrocampo Gattuso, Ambrosini (oppure Emerson che nella precedente gara ha convinto) e Seedorf. Centrocampisti più avanzati Kakà e Ronaldinho a supporto dell’unica punta: in ballottaggio Inzaghi, in grande forma contro il Siena, e Boriello. Questo schieramento più prudente potrebbe essere dettato dall’esigenza di frenare le sgroppate di Lavezzi. Ma non solo. Il Milan dovrà temere le due altre armi del Napoli presenti sulle fasce, settori poco utilizzati l’anno scorso. La prima a destra è Maggio, molto pericoloso con le sue percussioni e i cross sulla fascia: l’altra è Mannini, altro buon suggeritore di palloni dalla sinistra. Ancelotti dovrà anche tenere a bada Hamsik, le cui accelerazioni improvvise da metà campo nel Napoli – Milan (finito 3-1) dello scorso 11 maggio sono rimaste ancora come un incubo nella memoria dell’allenatore milanista. Probabilmente lo Slovacco potrebbe subire le cure di Gattuso. Rientrerà Blasi, diga del centrocampo azzurra. In porta rientra Iezzo, dopo l’infortunio alla schiena con la Lazio, mentre dovrebbe essere confermato il trio difensivo Santacroce-Cannavaro-Contini.
Il buon Ancelotti potrebbe però ripensarci: in fondo il Napoli lascia abbastanza spesso gli spazi per la manovra agli avversari. E allora potrebbe inserire dal primo minuto a centrocampo Gattuso, Emerson (se non anche Flaminì se riuscisse a recuperare) con Ambrosini a sinistra. Questa linea mediana dovrebbe coprire il reparto avanzato costituito da Kakà a sostegno delle due punte (tanto care al patron Silvio Berlusconi che non ne gradisce una sola) Pato e Inzaghi, che hanno mostrato un’ottima intesa contro il Siena. La scelta tra 4-3-2-1 e il 4-3-1-2 potrebbe essere dettata anche dalla condizione della squadra in vista dell’incontro di giovedì prossimo in Coppa Uefa contro il Braga al Meazza. In questa partita c’è un solo tema ben definito: comunque vada il Napoli «non ha nulla da perdere» come ha sottolineato il direttore generale Pierpaolo Marino. Il Milan è condannato a vincere, secondo l’imperativo del gruppo Fininvest: più veloci, più alti, più forti, i migliori.
Marco Liguori
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Lega Calcio: solo 5 presenti, voto ponderato rinviato

La "diserzione" in massa di molte società, soprattutto di serie B, al Consiglio odierno ha fatto mancare il numero legale. Sono saltate anche le discussioni sulla situazione stadi e sulla certificazione del pagamento degli stipendi da parte dei club nel trimestre da aprile a giugno

Il voto ponderato può aspettare. La riunione del Consiglio di Lega Calcio è saltata per mancanza di numero legale: «Sono infastidito, chiedo più serietà dai nostri colleghi. Oggi eravamo in cinque, quindi si è fatto poco» ha spiegato sconsolato il presidente del Parma Tommaso Ghirardi: erano presenti anche il presidente della Lazio Claudio Lotito e l'amministratore delegato dell'Inter Ernesto Paolillo. Lo ha ribadito anche l'amministratore delegato del Milan, Adriano Galliani: «Mancava il numero legale, vista l'assenza di parecchi consiglieri, quindi non abbiamo preso nessuna decisione». C'era da aspettarselo: sicuramente c'è stata una "diserzione" in massa da parte dei club di serie B (a eccezione del Parma, appunto), visto che la posta in gioco principale riguardava il peso più consistente da dare al voto delle società di serie A. Figuriamoci se, dopo la battaglia sulla mutualità terminata con l'accettazione obtorto collo di una cifra di circa 90 milioni, i presidenti della serie cadetta avrebbero accettato di diminuire il peso politico dell'esercizio della propria volontà.

Proprio stamattina Galliani aveva tuonato: «Tutta le serie A chiede il voto ponderato: è assurdo che una categoria che mantiene un'altra abbia meno peso quando si vota. Credo sia facilmente intuibile». Anche il presidente della Juventus Giovanni Cobolli Gigli è sulla stessa lunghezza d'onda: «Se è uno strumento per rinforzare il rapporto fra serie A e B, e per rimanere un'unica Lega, il voto ponderato potrebbe essere una buona idea». Ma il "filibustering" (ossia l'ostruzionismo parlamentare: pratica nata negli Stati Uniti) assembleare della serie B ha messo fuori gioco le intenzioni dei club della massima serie. C'è da dire che, considerata anche la volontà di alcune società di scindersi in Lega e Lega B, questo atteggiamento proseguirà ancora: con la conseguenza che il governo del calcio ne soffrirà moltissimo. Non a caso, nella mancata riunione di oggi sono saltati altri due temi: la situazione degli stadi, «con particolare riferimento alla quota percentuale di partecipazione sugli incassi dovuta nei casi di restrizioni alla vendita dei biglietti». Anche questa questione sollevata era stata da Galliani: ieri il dirigente rossonero aveva affermato che i provvedimenti di ordine pubblico per l'incontro di domenica sera allo stadio Meazza, Milan-Napoli, causeranno un mancato incasso di circa un milione di euro. Il Consiglio avrebbe dovuto anche discutere riguardo alla certificazione del pagamento degli stipendi da parte dei club nel trimestre da aprile a giugno. Ma con tutti questi temi importanti in ballo, era proprio necessario mettere altra benzina sul fuoco con il voto ponderato?

Marco Liguori

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giovedì 30 ottobre 2008

Ravezzani: «i miei tanti ricordi su Milan-Napoli»

Il direttore di Telelombardia rivanga per "il pallone in confusione" nel glorioso passato della "partitissima" e sottolinea la sportività dei tifosi napoletani. Non crede però alle due squadre come candidate allo scudetto, a causa della loro imprevedibilità


Milan-Napoli come…. Come? Come tante cose che mi vengono in mente appena accosti i due nomi. L’ultima, per esempio: la figuraccia fatta dal Milan a Napoli alla penultima di campionato. Arrivati baldi e contenti, i Galliani-boys sono rientrati alla base piegati da una montagna di rimpianti e sensi di colpa. La squadra più mediatica e titolata, finita stritolata dall’umile Reja. Uno che fino alla settimana prima aveva fatto beneficenza qua e là per l’Italia (vogliamo parlare di certe sconfitte che sembravano quasi favori a chi stava messo peggio?) ma che davanti al Milan ha preparato la partita perfetta.
A ben pensarci, forse, il Milan dovrebbe ringraziarlo, il Napoli; per quella sconfitta. Gli ha tolto la Champions, sì. Ma forse gli ha dato definitivamente nozione di quanto poco conti scriversi sul petto: club più titolato al mondo, se poi non si sa soffrire fino in fondo il tutti gli stadi d’Italia.
Milan-Napoli come Maradona e Van Basten. Ancora al San Paolo, sì, ma come dimenticare quel 3-1 che diede inizio al sacchismo spinto? E come dimenticare i tanti match a San Siro dove il Davide-Diego combatteva quasi solo contro il Golia-Milan?
Vabbè, è roba vecchia, tra un po’ diventerà anche stantìa. Ma certo, tra ieri e l’altro ieri, gli incroci sono stati tanti e pieni di adrenalina. A volte, di poesia.
Forse sarà per questo che non mi aspetto moltissimo dalla partita di domenica sera. Troppe cose sono successe ultimamente per pretendere che si rinnovi il miracolo. A ben pensarci, però, anche l’ultima sfida a San Siro è stata tutt’altro che banale. Ricordo il gol al debutto di Pato, la stellina che inizia a brillare nella notte milanese. E poi ricordo una delle cose più belle e commoventi che mi siano successe da giornalista. Dopo partita nel solito ristorante-pizzeria, quello che resta aperto fino alle 2 del mattino. Esco, si avvicina un gruppetto di tifosi del Napoli: "Ravezzani, ti guardiamo spesso sul satellite, siete bravi, ma parlate un po’ più del Napoli". Sorrido, cerco di consolarli: "beh, avete perso ma non avete giocato male". Mi risponde uno di loro: "lasci stare, è stata una brutta partita. Ma ne è valsa la pena venire fin qui per vedere il debutto di un fenomeno come Pato". Una risposta di grande sportività.
Per questo sono rimasto doppiamente male quando ho visto gli incidenti della prima di campionato. E sono tornato a chiedermi qual è il vero tifoso del Napoli e quanto questi episodi rappresentino in sé stessi tutta la contraddittorietà di una città bella e terribile, entusiasmante e demoralizzante a un tempo. E mi chiedo quanto serva tenere lontano gente come quella che ho incontrato io dallo stadio. Gente che paga le colpe di altri, di chi non c’entra niente, in nome e per conto di una giustizia sommaria che non serve a nessuno, se non a soffocare quel poco di calcio che c’è rimasto.
Voglio essere sincero, tornando invece alla partita. Non credo al Napoli da scudetto e non credo nemmeno molto al Milan. Troppe cose mancano a Reja. Alcune, ma essenziali, mi sembra manchino ad Ancelotti. Di sicuro esiste un comune denominatore tra le due squadre. Sono rapsodiche, imprevedibili, capaci di grandi imprese, ma anche di banali sconfitte. Però loro, milanisti e napoletani, oggi non ci pensano. Ed è bello che sia così. Milan-Napoli da vertice, da scudetto, oggi è vero. Domani, se non lo sarà più, chi se ne importa? Intanto se la giocano. E che bello, sarebbe, se allo stadio si pensasse solo a questo.
Fabio Ravezzani

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(Foto tratta da http://www.storiaradiotv.it)


Esclusivo/Parla il legale di Gentile: «Escluso perché non appartiene alle lobby del calcio»

L’avvocato Giorgio Merlone spiega a “il pallone in confusione” i motivi della causa di risarcimento danni proposta dall’ex ct contro la Figc, il cui contratto non fu rinnovato nel 2006. Alla base della vertenza una dichiarazione pubblica dell’ex commissario straordinario Guido Rossi, «è ancora l’allenatore dell’Under 21» e le rassicurazioni del suo vice Demetrio Albertini: quest’ultimo ha però smentito

«Claudio Gentile non fa parte di nessuna lobby, né nell’ambito calcistico né fuori». L’avvocato Giorgio Merlone, legale del difensore campione del mondo nel 1982, spiega così a “il pallone in confusione” le probabili motivazioni del mancato rinnovo del contratto come ct dell’Under 21, che lo hanno spinto a proporre una causa di risarcimento danni al tribunale civile di Roma. Correva l’estate dell’anno 2006: era da poco scoppiato lo scandalo di Calciopoli. L’allora commissario straordinario Guido Rossi aveva affermato in una conferenza stampa che «Claudio Gentile è ancora l’allenatore dell’Under 21». Demetrio Albertini, all’epoca vice commissario, aveva rassicurato Gentile sulla sua conferma: circostanza smentita ieri dallo stesso Albertini all’Ansa. Secondo Merlone si configura l’ipotesi di un grave pregiudizio all’immagine per il suo assistito, oltre che quello derivante dalla perdita di opportunità di lavorare presso prestigiose squadre italiane e straniere.
Quale tipo di vertenza legale ha intrapreso Gentile: ricorso del lavoro o causa risarcimento danni?
«Ha proposto una causa di risarcimento danni contro la Figc. Non poteva essere proposta alcuna vertenza lavorativa per l’assenza di un contratto: il suo precedente legame era scaduto il 30 giugno 2006 e lui attendeva il formale rinnovo, già garantito dalla Federazione. I danni all’immagine di Claudio Gentile oltre ai danni da perdita di chance lavorative concrete, ossia l’assunzione da parte di prestigiosi club italiani e stranieri, hanno il loro presupposto nella lesione dell’affidamento che l’ex Mundial ’82 aveva riposto nelle promesse e rassicurazioni di tutti i dirigenti, alla luce dei risultati ottenuti».

Può spiegarne le motivazioni?
«Dopo la sostituzione di Gentile con la coppia Casiraghi-Zola e la nomina di Donadoni per la Nazionale maggiore, era stato garantito a Gentile che una volta terminato il Commissariamento, egli sarebbe stato reintegrato all’interno della Figc. Pertanto, il mio assistito ha atteso le elezioni, e il neo-presidente Giancarlo Abete, un tempo suo grande estimatore del ct, almeno a parole, nulla decideva sul suo conto».

Perché ha atteso ben due anni prima di ricorrere al giudice?
«L’Under 21 faticava non poco a trovare una propria identità: a stento superava lo spareggio col Portogallo per le Olimpiadi e pertanto Gentile continuava a coltivare la speranza di poter subentrare al neo-allenatore Casiraghi da un momento all’altro: ha sperato ancora dopo l’eliminazione alle Olimpiadi di Pechino e dopo lo spareggio per l’Europeo di categoria. Infatti, da più parti all’interno della Federazione giungevano rassicurazioni circa la stima dei più alti dirigenti nei suoi confronti. Si sarebbe dovuto paragonare lui a Vittorio Pozzo: altro che Lippi, come è stato magnificato sulla stampa. Egli è l’unico allenatore italiano vivente ad avere conquistato, dopo Pozzo, una medaglia olimpica con la Nazionale».

Riguardo alla medaglia olimpica, al suo assistito è stato promesso un premio?
«Il Coni e le federazioni sportive riconoscono un importante premio economico ai vincitori di medaglie olimpiche: a Gentile era stato promesso che tale premio sarebbe stato riconosciuto nel nuovo contratto per il biennio 2006/2008, per cui il proprio ingaggio sarebbe stato notevolmente aumentato».

Ha cercato una composizione amichevole di questa vicenda?
«Voglio sottolineare che il 24 aprile 2008 ho inviato una raccomandata con ricevuta di ritorno. L’ho inoltrata direttamente al Presidente Abete come “riservata personale” per evitare fughe di notizie o permalose prese di posizione. È stata ricevuta il successivo 28 aprile e da allora non solo nessuno mi ha risposto per iscritto, ma addirittura nessuno mi ha telefonato o ha preso contatti con il mio studio. In quella lettera chiedevo spiegazioni sul comportamento della Federazione che senza alcun legittimo motivo aveva escluso Gentile dai quadri tecnici e dirigenziali in modo del tutto inaspettato e arbitrario, interrompendo unilateralmente trattative già di fatto concluse che attendevano soltanto la ratifica scritta. Chiedevo infine la possibilità di un incontro per discutere della situazione. Lunedì scorso scadevano ben sei mesi dalla ricezione di quella raccomandata. Se domandare è lecito, rispondere è doverosa correttezza. Ma evidentemente in Figc l’educazione non trova cittadinanza.

Martedì scorso sull'Ansa il suo assistito ha affermato che «gli accordi verbali lo avevano convinto a respingere le offerte di diverse squadre italiane e straniere». E' possibile che intentare una causa solo su questi accordi verbali proferiti dall’ex commissario straordinario Guido Rossi oppure ci sono altri tipi di prove, magari scritte?
«Guido Rossi, nella conferenza stampa del 18 luglio 2006, quando ha presentato Donadoni come allenatore della Nazionale, alla precisa domanda del giornalista Cherubini aveva risposto: «Claudio Gentile è ancora l’allenatore dell’Under 21». Ciò significa che non solo gli accordi verbali erano di fatto già stati conclusi da tempo. Il vice commissario Demetrio Albertini aveva assicurato a Gentile, mentre in Germania si stavano svolgendo i campionati del mondo, che una volta rientrati in Italia avrebbero «messo tutto a posto», ma il mio assistito stava attendendo di essere convocato in Federazione per sottoscrivere il nuovo contratto, comprensivo dell’aumento previsto per la conquista della medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Atene. E invece…»

C'è stata forse una sorte di discriminazione nei confronti di Gentile poiché non faceva parte del gruppo dirigente che nel 2006 faceva capo a Rossi?
«Claudio Gentile è il procuratore di se stesso. Non appartiene a nessuna lobby, né nell’ambito calcistico né fuori. È proprio questo suo essere un free rider di cristallina onestà, grande conoscitore del calcio e delle tattiche di gioco, con questa sua insistenza nel convocare in Nazionale i giocatori più in forma e più promettenti, col volere a tutti i costi valorizzare i giovani di maggior talento e non quelli che sono raccomandati da procuratori e società, che lo ha reso sgradito e ingombrante al sistema. Sistema che non ha fatto altro che liberarsi dai potenti del passato per crearne nuovi, meno competenti, che da quelle ceneri sono nati ma utilizzano usi, costumi e comportamenti per certi versi ben peggiori di quelli così tanto stigmatizzati nel 2006. Se me lo consente, vorrei fare un’amara considerazione su questa vicenda».

Dica pure
«E’ questo il benservito che la Federazione ha elargito ad un monumento del nostro calcio, campione del mondo quando giocava. Oltre ad essere stato riconosciuto come il migliore giocatore del mondo, nel suo ruolo, di tutti i tempi e, da allenatore, campione europeo ed olimpico con la Nazionale Under 21. Questa è la nostra epoca, e noi stiamo discendendo mestamente dal crinale».
Marco Liguori
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Tutti gol di Torino-Atalanta 2-1

Tratta da "Controcampo" (Italia 1-Mediaset)

Calcio in cifre: riecco il Toro scatenato contro l'Atalanta

La formazione di De Biasi scaccia la crisi battendo i bergamaschi, grazie a una maggiore e netta pericolosità offensiva

Finalmente si è rivisto (pur se a tratti) il Toro scatenato tra le mura amiche dell'Olimpico. Le statistiche Panini Digital-Lega Calcio ritraggono così la squadra di Giovanni De Biasi, che si è mostrata nettamente più pericolosa (51,5%) dell'Atalanta (38,2%). Sei i tiri in porta dei granata su dieci in totale: Amoruso due tiri un gol, Stellone tre tiri un gol. Sulla sponda bergamasca si registrano cinque tiri nello specchio difeso da Calderoni su dieci tentativi: tre i tentativi di Doni, due quelli di Floccari con una realizzazione. La squadra di casa ha giocato un numero superiore di palloni, 480 contro 472: questo dato è stato ben sfruttato, grazie anche alla superiorità territoriale (ossia il tempo totale di possesso palla nella metà campo avversaria) pari a circa nove minuti.
Com'era nelle previsioni, i nerazzurri hanno tenuto un ateggiamento difensivo. Lo denota il maggior possesso palla (52% contro 48%) e della protezione della propria area di rigore (53,1% contro 50,8%). Inaspettatamente la formazione di Del Neri ha avuto una maggiore capacità offensiva (49,3%) rispetto al Torino (46,9%): caratteristica però penalizzata dalla scarsa pericolosità, come si è visto prima.
Marco Liguori
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mercoledì 29 ottobre 2008

Calcio in cifre: Reggina inesistente, Napoli sugli scudi

Com'era stato previsto alla vigilia, gli azzurri hanno dominato grazie a una pericolosità indiscutibile (64% contro 17,6%) e a una difesa solida: lo dimostra l'indice di protezione area (71,9%). Da incorniciare la prestazione di Denis: su quattro tentativi a rete ha realizzato tre gol

Come previsto dai pronostici e dalle statistiche Panini Digital-Lega Calcio del pre-partita non c'è stata gara al San Paolo. Il Napoli ha dominato in lungo e in largo sul campo: la Reggina non è stata mai in partita. Le cifre sono impietose. A fronte di un possesso palla del 55% (45% degli avversari) gli azzurri hanno ottenuto un indiscutibile indice di pericolosità con il 64%, contro il più che modesto 17,6% degli amaranto. Ciò significa che la squadra di casa ha prevalso nella capacità di mantenere il possesso palla, di verticalizzare, di giungere al tiro e, soprattutto, di creare occasioni da rete. Improponibile anche il paragone nella capacità offensiva: 56,1 % della squadra di Reja contro il 28,1% di quella di Nevio Orlandi. Il Napoli ha tirato 15 volte verso la porta avversaria: su sei tiri terminati nello specchio, tre di Denis sono finiti in fondo al sacco. L'attaccante argentino ha avuto stasera uno score invidiabile: solo una delle sue saette non è finita alle spalle di Campagnolo. Gli altri tiratori scelti sono stati Lavezzi (5 volte), Gargano (2) e Pazienza (2). La Reggina ha provato due sole volte: uno soltanto è finito dalle parti di Navarro.
Ma i partenopei hanno stracciato la Reggina anche con la supremazia difensiva. Infatti, l'indice di protezione area è a loro favorevole: 71,9% contro 43,9%. L'unica nota positiva per i calabresi è stata il numero cospicuo di recupero palloni ottenuto da Lanzaro (15) e Costa (13).
Marco Liguori
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La sintesi di Napoli-Reggina 3-0
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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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