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mercoledì 19 novembre 2008

Esclusivo/Le immagini degli scontri in Roma-Lazio (da You tube)

"il pallone in confusione" ha trovato due eloquenti filmati dei disordini avvenuti domenica scorsa durante il derby della Capitale. Nel secondo ci sono tafferugli e lancio di petardi e bengala di cui non vi è traccia nel comunicato di ieri del Giudice sportivo


"il pallone in confusione" ha trovato su You tube i filmati degli scontri e dei disordini avvenuti domenica scorsa allo stadio Olimpico in occasione di Roma-Lazio. Il primo riguarda gli scontri avvenuti nella tribuna Tevere: si notano i bengala e i petardi lanciati contro alcuni tifosi e gli steward, oltre alla carica di altri sostenitori (forse laziali) contro i romanisti con lancio di oggetti (tra cui una bandiera). «Se stanno 'a ammazzà» commenta la voce dell'operatore. Probabilmente è quella a cui fa riferimento il comunicato ufficiale n.127 di ieri della Lega Calcio con le decisioni del Giudice sportivo.
Nel secondo filmato, si nota chiaramente il lancio di petardi e bengala fuori alla curva Nord, nei pressi del parcheggio delle moto, mentre le impazzano le sirene delle auto e dei cellulari della Polizia. La scena è deprimente, avvolta dal fumo dei fuochi d'artificio e i rumori assordanti. «E' un macello» dice l'operatore, che aggiunge: «hanno fatto un agguato proprio». «I laziali stanno de là» afferma un altro con voce sconsolata. All'improvviso, si vedono i poliziotti in assetto antisommossa correre verso un punto del piazzale antistante la curva, coperti alle spalle dai cellullari e sommersi dai petardi lanciati dai tifosi. «Ahò, guarda che botte» prosegue l'operatore. Di quest'ultimo episodio non c'è menzione nelle decisioni di Gianpaolo Tosel, che avrebbe dovuto sanzionare per responsabilità oggettivo la Roma e la Lazio. Infatti, l'articolo 4 comma 4 del Codice di giustizia sportiva prevede che «le società sono responsabili dell'ordine e della sicurezza prima, durante e dopo lo svolgimento della gara, sia all’interno del proprio impianto sportivo, sia nelle aree esterne immediatamente adiacenti. La mancata richiesta della forza pubblica comporta, in ogni caso, un aggravamento delle sanzioni».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
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Roma-Lazio 16 novembre 2008: scontri in tribuna Tevere


Roma-Lazio 16 novembre 2008: scontri fuori alla curva Nord

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Sei recidivo? La giustizia sportiva chiude un occhio

"il pallone in confusione" ha pescato in fallo ancora una volta Gianpaolo Tosel che non ha sanzionato in modo più severo Atalanta, Roma e Lazio, le cui tifoserie si sono rese responsabili di analoghe violazioni già sanzionate in precedenza


Permettete una parola? La recidiva, pur essendo contemplata nel codice di giustizia sportivo, non è spesso applicata dal giudice sportivo Gianpaolo Tosel. La riflessione, la seconda in 15 giorni, è d’obbligo, visto che già una settimana fa abbiamo trattato della "dimenticanza" riguardo al Milan. Stavolta riguarda due casi: l’Atalanta e il duo Roma-Lazio. Premessa fondamentale: occorre innanzitutto capire il senso della parola "recidiva". Secondo il vocabolario Zingarelli significa: «Nuovo reato di chi ha subito precedente condanna o per colpa analoga (recidiva specifica) o per una d’altro genere (recidiva generica)».
E veniamo al primo caso, l’Atalanta: prima, durante e dopo la partita contro il Napoli di domenica scorsa è successo di tutto. Immaginiamo pure che i giornalisti napoletani, nonostante le chiare ed evidenti testimonianze esposte in modo particolare da quelli di Canale 9 di Radio Marte e de Il Mattino, si siano inventati le giaculatorie offensive del pubblico nerazzurro contro la squadra azzurra, la città e i suoi abitanti (incluso lo striscione di "benvenuto" a Reja e ai suoi uomini sabato scorso esposto durante l’allenamento a Osio Sotto), gli sputi e gli oggetti lanciati in sala stampa, i cori a fine partita contro di essi e i loro colleghi "nordisti" (cliccare qui per vedere il video). Rimuoviamo quindi tutto ciò e restiamo a quanto affermano i comunicati della Lega calcio sulle decisioni di Tosel. Riguardo alla società bergamasca, il numero 127 del 18 novembre recita testualmente: «Nel corso della gara Atalanta-Napoli sostenitori della Soc. Atalanta, nel proprio settore, accendevano un fumogeno e facevano esplodere un petardo». In merito, il giudice sportivo ha deciso «di non adottare provvedimenti sanzionatori». Inoltre, Tosel ha sanzionato con un ammenda di 1000 euro la «Soc. Atalanta per avere suoi sostenitori, al 30° del secondo tempo, intonato un coro ingiurioso nei confronti degli Ufficiali di gara». Facciamo scorrere all’indietro la moviola della giustizia sportiva e troviamo che la squadra nerazzurra è stata già sanzionata quattro volte per lancio di fumogeni e petardi, di cui uno il 27 ottobre contro i tifosi del Milan ospiti nello stadio "Atleti Azzurri d’Italia". Inoltre, nella stessa partita contro la squadra rossonera fu «al 28° del primo tempo intonato un coro ingiurioso nei confronti del Direttore di gara». Questi fatti costituiscono recidiva specifica prevista all’articolo 21 del codice di giustizia sportiva. Il quale recita: «Salvo che la materia non sia diversamente regolata, alle società, nonché ai dirigenti, ai tesserati delle società, ai soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che abbiano subito una sanzione per fatti costituenti violazione dei regolamenti federali e che ricevano altra sanzione per fatti della stessa natura nella medesima stagione sportiva, è applicato un aumento della pena determinato secondo la gravità del fatto e la reiterazione delle infrazioni». Quindi, questa norma non prevede sconti e attenuanti: nel caso dell’Atalanta, la società avrebbe dovuto subire una sanzione più severa. Tosel, nel comunicato dell’8 settembre scorso, aveva stabilito la chiusura delle curve del San Paolo poiché «i tifosi napoletani, o sedicenti tali, procedevano ad un intenso lancio di oggetti vari (bottigliette, monete e così via), di bengala accesi e di petardi contro gli addetti alla sicurezza della società ospitante e nel settore occupato dalla tifoseria avversaria». Due pesi e due misure.

E veniamo alla coppia Roma-Lazio. In questo caso il giudice sportivo ha sanzionato la società giallorossa con 25mila euro e quella biancoceleste con 15mila per aver fatto esplodere una serie di petardi e acceso alcuni fumogeni. In più, si legge nel comunicato del 18 novembre scorso, i sostenitori di entrambe le società hanno «forzato il cordone degli stewards, ingaggiavano una violenta colluttazione, sedata dal pronto intervento delle Forze dell’Ordine, senza conseguenze lesive per alcuno». Anche in questo caso bisogna sottolineare che l’uso di bengala, fumogeni e petardi è stato ripetuto diverse volte da entrambe le tifoserie della Capitale: la Lazio è stata sanzionata tre volte, mentre la Roma due. Ma anche in questo caso l’articolo 21 sulla recidiva non è scattato, analogamente al caso del Milan. E come una settimana fa ripetiamo il nostro appello: qualcuno ci dia spiegazioni per favore, ne va del credito della giustizia sportiva.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Nella foto (tratta da http://www.triestecittadellascienza.it/): il giudice sportivo Gianpaolo Tosel
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martedì 18 novembre 2008

Inter: contenzioso per l’Irap

L’Agenzia delle entrate ha accertato nel 2007 nei confronti della squadra di Moratti, che ha proposto ricorso, maggiore Irap per euro 3,8 milioni oltre a interessi e sanzioni per euro 0,25 milioni

L’Inter ha un contenzioso con il fisco riguardo all’applicazione dell’Irap sulle plusvalenze da vendita calciatori. Stando alla nota integrativa del bilancio 2007/08, depositato in Camera di commercio, la società ha ricevuto nel luglio 2007 «un avviso di accertamento relativo a tali plusvalenze per l’esercizio chiuso al 30 giugno 2003; analogo accertamento è stato notificato nel mese di dicembre 2007 per gli esercizi chiusi al 30 giugno 2004 e 30 giugno 2005». L’Inter spiega inoltre che «l’Agenzia delle entrate ha accertato complessivamente maggiore Irap per euro 3,8 milioni più interessi e sanzioni per euro 0,25 milioni». Contro di essi la società nerazzurro ha presentato ricorso «ribadendo la correttezza del trattamento fiscale seguito».
Nonostante l’orientamento contrario del fisco (stabilito con risoluzione dell’Agenzia delle entrate n.213 del 19 dicembre 2001), la squadra presieduta e controllata da Massimo Moratti «ha ritenuto di non dover assoggettare a tassazione – si legge ancora nella nota integrativa – ai fini Irap le plusvalenze derivanti dalla cessione dei diritti pluriennali delle prestazioni degli sportivi professionisti seguendo l’interpretazione fornita dalla Lega Nazionale Professionisti e supportata da autorevoli pareri professionali». Sempre riguardo all’Irap sulle plusvalenze calciatori, il documento contabile evidenzia che sono state collocate tra gli oneri straordinari 3,52 milioni per le cessioni effettuate «per gli esercizi 2001-2002, 2002-2003 e 2003-2004 contabilizzate a seguito di cartelle esattoriali notificate nel corso dell’esercizio».
Infine, la società ha aderito alla normativa sul consolidato fiscale, come soggetto consolidato assieme alla consolidante e controllante Internazionale Holding. Il provento per questa voce è stato pari a 229mila euro.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Tutti i debiti dell’Inter

Ammontano a 394,9 milioni le somme dovute a vario titolo ai creditori, in calo del 6,8%, con squilibrio rispetto ai crediti di 32,1 milioni: spicca l’incremento del’81% di quelle verso banche. In evidenza tra i costi la cospicua cifra sostenuta per il Centenario nerazzurro, pari a 2,43 milioni

Debiti per 394,9 milioni di euro, in calo del 6,8%, con squilibrio rispetto ai crediti pari a 32,1 milioni. E’ questa la fotografia dello stato patrimoniale 2007/08 dell’Inter, che ha chiuso l’esercizio con una perdita di 148,3 milioni e un patrimonio netto negativo di 12,8 milioni. Nel bilancio, depositato in Camera di commercio, si nota anche che i costi (pari a 342,5 milioni) hanno superato il valore della produzione (203,4 milioni) di 139 milioni: per ogni euro incassato la società di Massimo Moratti ne ha speso circa 1,7. Tra le voci di spesa desta curiosità la cospicua cifra sostenuta per il Centenario nerazzurro, pari a 2,43 milioni. Esse costituiscono la seconda componente, dopo l’ammontare di 2,7 milioni per consulenze esterne, di quelle amministrative, pubblicitarie e generali. All’interno di queste ultime vi sono compresi anche i 700mila euro complessivi per tutti i componenti del consiglio di amministrazione. In netta diminuzione gli ammortamenti dei diritti alle prestazioni dei giocatori, da 147 milioni a 34,9 milioni, per effetto dell’ultima rata dello “spalmadebiti”.
La radiografia dello stato debitorio interista vede il considerevole aumento dell’81%, delle somme dovute agli istituti di credito, per un cifra complessiva di 82,2 milioni interamente a breve termine. Nella nota integrativa si legge che «i debiti verso banche a breve termine si riferiscono a scoperti di conto corrente presso primari istituti di credito con i quali la società intrattiene rapporti regolati a tassi in linea con il mercato». Nel documento non sono riportati i nomi delle banche. In aumento anche i debiti tributari del 5,1%, che hanno sfiorato i 21 milioni.
Il calo dello stato debitorio complessivo è dovuto in gran parte al consistente taglio degli “altri debiti” del 52,53%. Essi hanno toccato i 38,3 milioni e sono costituiti da 35,6 milioni per «debiti verso dipendenti e ex dipendenti per competenze maturate e non liquidate». Inoltre, sono diminuite di 16,8 milioni le cifre dovute alla controllata Inter Brand, a cui sono stati ceduti i marchi. «L’importo pari a euro 127.462.363 – prosegue la nota integrativa – si riferisce essenzialmente ai canoni di licenza d’uso dei marchi per l’intera durata del contratto di licenza».
Venendo ai ricavi, si nota l’aumento di 5,3 milioni delle vendite. In esse sono compresi i biglietti allo stadio: quelli per le gare di campionato hanno superato i 9 milioni (+9,04%), mentre gli introiti per i tagliandi della Champions League hanno fruttato 3,3 milioni (+22%). In aumento anche i proventi delle sponsorizzazioni (pari a 30,8 milioni) del 4,14%. Invece, risultano inaspettatamente in calo i diritti televisivi (-1,18%, 90,3 milioni) e quelli tv della Champions League (-22,6%, 23,7 milioni). Diminuiscono da 24 a soli 8 milioni di euro le plusvalenze calciatori, che l’Inter inserisce nei ricavi secondo quanto stabilito dalla Figc: secondo il Codice civile vanno invece collocati tra i proventi straordinari.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Il Pm: «condannate Lotito per aggiotaggio»

Il titolare dell'accusa, Laura Pedio, ha chiesto un anno e otto mesi per il presidente della Lazio.  La vicenda, in discussione al Tribunale di Milano, riguarda l'acquisto delle azioni della squadra effettuato da Roberto Mezzaroma, per il quale il magistrato ha chiesto un anno e quattro mesi, per evitare che il numero uno biancoceleste lanciasse un'offerta pubblica di acquisto obbligatoria

Il pm di Milano Laura Pedio ha chiesto la condanna a 1 anno e 8 mesi per Claudio Lotito, presidente della società calcistica Lazio, accusato di aggiotaggio insieme all'imprenditore Roberto Mezzaroma per il quale l'accusa ha chiesto 1 anno e 4 mesi. Entrambi dovranno versare, in caso di condanna, 20mila euro. Una richiesta quella avanzata dal pm perché Mezzaroma avrebbe acquistato azioni della Lazio per conto di Lotito per evitare che il presidente della Lazio fosse costretto a lanciare un'Opa obbligatoria. «Nella sostanza Lotito è sempre stato titolare di quelle azioni» e per il pm tale scambio ha prodotto una «condotta artificiosa che crea sul mercato una falsa apparenza». L'acquisto crea secondo l'accusa «un'azione ingannatrice: un'apparenza di titolarità, un accordo interpositorio che di fatto occulta il vero titolare delle azioni». Se nel giugno 2006 Lotito avesse direttamente acquistato le azioni da Capitalia sforava il 30% e aveva l'obbligo di lanciare l'Opa, è la teoria del pm. Il presidente della Lazio ha creato così un'operazione price sensitive per un titolo quotato, spiega in Aula il pm. Per la Pedio quello che Lotito e Mezzaroma creano è un inganno al mercato. «Lotito era perfettamente consapevole che avrebbe dovuto lanciare l'Opa. Non è pensabile che Mezzaroma non abbia cercato, prima dell'acquisto dei titoli Lazio, un contatto col marito di sua nipote».
Mezzaroma prima dell'inizio della requisitoria ha sostenuto davanti ai giudici la sua indipendenza. Ha fatto delle dichiarazioni spontanee e ha spiegato la sua scelta di comprare titoli della società Lazio «per lanciare sul mercato la propria immagine di imprenditore». Mezzaroma sostiene di aver fatto quell'acquisto «autonomamente. Né Lotito né terzi hanno influenzato la mia decisione'' ha concluso prima di tornare a sedersi tra i banchi. Per il pm, però, «c'è una coincidenza di date» e un passaggio di denaro chiaro, secondo l'accusa, tra Lotito e l'imprenditore romano.
Per l'accusa ci sarebbero le prove che Mezzaroma acquista «solo formalmente le azioni Lazio. Il centro di interesse è Lotito le cui dichiarazioni non sono credibili perché nega l'evidenza, nega di avere timore di un'Opa ostile ma afferma di non avere i soldi per fare un'Opa». Se per la Consob esiste un accordo parasociale l'accusa parla di «un'interposizione pura e semplice» tra il presidente della Lazio e lo zio di sua moglie. Per il pm «l'organo di vigilanza ha un atteggiamento contraddittorio: prospetta un patto parasociale senza arrivare alle estreme conseguenze e denuncia Lotito per violazione dell'obbligo di vendere la quota». Un atteggiamento che non frena la magistratura. Per Lotito e Mezzaroma la condotta è fraudolenta secondo l'accusa perché «creano confusione e inganno sul mercato. Il mercato ha delle regole e devono essere rispettate da tutti quelli che operano sul mercato, anche da chi si è presentato come imprenditore salvitico». Per l'accusa «non ci sono né santi né eroi in questo processo ma solo imprenditori che perseguono interessi economici» ma i ruoli dei due imputati «non sono paragonabili: Mezzaroma è in una posizione diversa. L'operazione è strutturata e gestita da Lotito che aveva l'obbligo di rilevare la quota Capitalia nella società Lazio».
Fonte: Adnkronos
Ultim'ora: la sentenza è attesa per il 14 gennaio

Ecco quanto brucia l’Inter

L’analisi dettagliata sul bilancio 2007/08 rileva flussi finanziari generati dalla gestione corrente negativi per circa 200 milioni di euro, così come risultano negativi quelli dell'attività di investimento per 38,17 milioni di euro

Dall'analisi dei rendiconti finanziari di F.C. Internazionale Milano Spa relativa agli esercizi 2006/2007 e 2007/2008 emerge che c'è stato un surplus di uscite finanziarie complessive di euro di 378 milioni di euro di cui 238 nel 2007/2008 e 91 milioni di euro nel 2006/2007 oltre a 49 milioni di rimborsi prestiti. Sembrerebbe che questo surplus di uscite sia stato coperto per l'importo di 312 milioni di euro da parte dei soci, mentre per la parte residua si è avuto un incremento dei debiti verso banche (evidentemente per ottenimento di prestiti) per circa 36 milioni e l'ulteriore parte residua è stata coperta con il decremento delle disponibilità liquide tra il 30/06/2006 e il 30/06/2008 pari a circa 30 milioni. Ovviamente considerando i due esercizi insieme.
Se F.C. Internazionale Milano Spa nei prossimi esercizi non produrrà utili, ma produrrà perdite, possiamo affermare che ben difficilmente i soci vedranno rientrare i loro soldi. La società nerazzurra ha chiuso l'esercizio 2007-2008, con una perdita di 148.271 migliaia di euro. I flussi finanziari generati dalla gestione corrente risultano negativi per 199.854 migliaia di euro, anche i flussi finanziari generati dall'attività di investimento risultano negativi per 38.170 migliaia di euro, i flussi finanziari generati dall'attività di finanziamento risultano pari a 242.306 migliaia di euro, nonostante tale enorme afflusso di denaro derivante da attività di finanziamento, l'incremento delle disponibilità liquide è stato pari soltanto a 4.281 migliaia di euro. Di conseguenza nell'esercizio 2007/2008 l'attività corrente di esercizio e l'attività di investimento hanno determinato un surplus di uscite finanziarie rispetto all'entrate e tale squilibrio è pari a circa 238 milioni di euro. Questi 238 milioni sono stati coperti con un flusso finanziario netto derivante da attività di finanziamento, verificatosi durante l'esercizio, di 242 milioni di euro che ha permesso un incremento delle disponibilità liquide pari a 4 milioni di euro.
Il saldo netto del flusso finanziario pari a 242 milioni è dato dalla somma algebrica di quanto segue: incremento dei debiti verso banche per 36,7 milioni da 205 milioni di apporti di capitale meno un trascurabile rimborso ad altri finanziatori per 105 mila euro. Questo significherebbe 205 milioni di euro dovrebbero essere usciti dal portafoglio degli azionisti, con la speranza che un giorno ritornino alla base.
Anche i flussi finanziari generati dalla gestione corrente, negativi per 199.854 migliaia di euro, derivano da una somma algebrica tra i flussi finanziari generati dalla gestione reddituale negativi per 108.788 migliaia di euro più i flussi generati dalle variazioni dell'attivo corrente per 22.743 migliaia di euro e i flussi generati dalle variazioni del passivo corrente per 68.343 migliaia di euro.
Per l'esercizio 2006-2007, i flussi finanziari generati dalla gestione corrente risultavano negativi per 36.466 migliaia di euro, anche i flussi finanziari generati dall'attività di investimento risultavano negativi per 55.099 migliaia di euro, i flussi finanziari generati dall'attività di finanziamento risultavano pari a 57.649 migliaia di
euro il decremento delle disponibilità liquide è stato pari 33.916 migliaia di euro. Tradotto in parole povere significa che solo nell'esercizio 2006/2007 l'attività corrente di esercizio e l'attività di investimento hanno determinato un surplus di uscite finanziarie rispetto all'entrate e tale squilibrio e pari a 91 milioni di euro. Questi 91 milioni sono stati coperti con un flusso finanziario netto derivante da attività di finanziamento, verificatosi durante l'esercizio, di 57 milioni di euro e con una riduzione delle disponibilità liquide di 34 milioni di euro ("cassa bruciata") esistenti al 30/06/2006.
Il saldo netto del flusso finanziario pari a 57 milioni è dato dalla somma algebrica di quanto segue: 36,6 milioni da versamento in conto futuro aumento di capitale più 70 milioni come risorse finanziarie prodotte per effetto della fusione con Inter Capital meno 43,7 milioni di finanziamenti rimborsati alle banche meno 5,2 milioni di euro restituiti ad altri finanziatori.
Per quanto riguarda i 70 milioni bisogna ricordare che l'assemblea di Inter Capital S.r.l. successivamente incorporata in Internazionale Milano F.C. spa, aveva deliberato un aumento di capitale sociale in denaro per un importo di Euro 70 milioni; tale aumento di capitale fu integralmente sottoscritto e successivamente versato da Internazionale Holding srl.
Anche i flussi finanziari generati dalla gestione corrente, negativi per 36.466 migliaia di euro, derivano da una somma algebrica tra i flussi finanziari generati dalla gestione reddituale negativi per 54.766 migliaia di euro più i flussi generati dalle variazioni dell'attivo corrente per 10.372 migliaia di euro e i flussi generati dalle variazioni del passivo corrente per 28.762 migliaia di euro.
Se sommiamo al fabbisogno di cassa generato dalla gestione corrente e dall'attività di investimento pari a 91 milioni le uscite per rimborsi di prestiti pari a 48,9 milioni di euro; possiamo concludere affermando che senza toccare le disponibilità liquide esistenti al 30/06/2006 bisognava mettere mani al portafoglio dei soci o chiedere
finanziamenti per circa 140 milioni. In questo caso si è preferito ridurre le disponibilità liquide esistenti da 34.055.698 euro del 30.06.2006 a 139.819 euro del 30.06.2007 ed iniettare solo 106,6 milioni di mezzi propri.
Luca Marotta
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

lunedì 17 novembre 2008

Lopa (An): «Se il Viminale non risponde, pronta un’interrogazione parlamentare sui torti subiti dal Napoli»

Il dirigente del partito di centrodestra spiega a “il pallone in confusione” le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere al ministro Maroni per avere spiegazioni sulle ingiustizie sportive subite dalla squadra azzurra e i comportamenti riprovevoli contro i giornalisti. Chiesto l'appoggio bipartisan del Club Napoli Parlamento


«Mi attendo da Maroni che convochi l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive riguardo alle considerazioni che abbiamo effettuato sugli arbitraggi sul Napoli e sul comportamento offensivo delle tifoserie avversarie quando la squadra azzurra gioca negli stadi del Nord. Spero che l’organismo del Viminale valuti seriamente ciò che è accaduto ieri a Bergamo». Rosario Lopa, dirigente di Alleanza Nazionale-Pdl, spiega così a “il pallone in confusione” l’obiettivo della lettera spedita al ministro dell’Interno, all’indomani dei fatti spiacevoli e riprovevoli accaduti ieri durante Atalanta-Napoli. Se le risposte non fossero sufficienti, An ha pronta un’interrogazione parlamentare al riguardo.
Com’è nata l’idea?
«Ho pensato di spedire al ministro Maroni la missiva dopo il trattamento riservato ieri dai tifosi dell’Atalanta al Napoli e ai napoletani. In essa abbiamo chiesto al titolare del Viminale, attraverso l’operato dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, quali sono le iniziative che si vogliono intraprendere per tutelare la squadra, riguardo ai suoi rapporti con la Federcalcio, con gli arbitri e la giustizia sportiva, con cui sembra che ci siano state diverse incomprensioni sull’applicazioni dei regolamenti. Ciò anche alla luce dell’enorme risonanza mediatica sui presunti fatti accaduti durante Roma-Napoli, ma che allo stato attuale sono ancora tutti da chiarire».
Ma cosa c’entra Maroni con la giustizia sportiva e gli arbitraggi? Il titolare del Viminale non ha poteri d’intervento su di essa.
«Lo so perfettamente. Tuttavia Maroni è il ministro dell’Interno e titolare dell’ordine pubblico. Di conseguenza, riguardo alle questioni sollevate nella lettera, incluso il trattamento riservato al Napoli dai giudici Figc e dagli arbitri, una sua parola può essere molto più efficace di tanti comunicati stampa e lettere di protesta verso gli organi sportivi. Sono fiducioso in un suo intervento, visto che ha già provveduto con successo con alcune iniziative per il ritorno alla legalità in Campania: potrà quindi agire anche per tutelare la squadra azzurra, che costituisce uno degli elementi positivi presenti nella regione».
La sua missiva riguarda anche gli episodi spiacevoli di ieri riguardanti i giornalisti?
«Non soltanto quelli accaduti ieri. Ho saputo anche che i cronisti, incaricati di seguire le partite del Napoli, stanno avendo notevoli difficoltà, non solo dal punto di vista dell’incolumità personale, ma anche molti altri tipi di disagi per il loro lavoro. Dalle notizie che ho appreso, allo stadio di Bergamo ci sono stati momenti di tensione anche in sala stampa durante le interviste del fine partita».
Ha cercato appoggi nel mondo politico?
«Mi hanno appoggiato in questa iniziativa alcune associazioni, come Casa della legalità, Nuova Italia e Azione sociale. Ho spedito la lettera per conoscenza anche al Club Napoli Parlamento per avere un sostegno politico trasversale, sia di centrodestra sia di centrosinistra. Ma il mio partito ha pronta un’altra iniziativa».
Quale?
«Nel caso di risposte insufficienti da parte del Viminale, appronteremo l’iter parlamentare consueto tramite un’interrogazione parlamentare scritta per conoscere le motivazioni di questi avvenimenti che stanno danneggiando l’immagine della squadra del Napoli e sta mettendo in seria difficoltà gli operatori dell’informazione al suo seguito. In questo caso sarebbe molto importante l’appoggio trasversale dei deputati e senatori del Club Napoli».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Nella foto Rosario Lopa (tratta da http://www.giovanidelsud.it)
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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