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domenica 9 marzo 2008

magie da mago Houdinì

Bloomberg Investimenti 3 febbraio 2003

Altre "Chicche" sul caso Lazio...

Marco Liguori
Salvatore Napolitano

Soldi che arrivano e che partono subito verso altri lidi, scambio di crediti buoni con altri a rischio tra società del gruppo Cirio, fidejussioni che vengono concesse dagli azionisti di controllo ma che non garantiscono nulla e vengono sostituite con dei crediti, valori dei calciatori prima iperbolici e pochi mesi dopo crollati ben al di sotto del valore di mercato, benefici finanziari dell'aumento di capitale da 55 milioni di euro del luglio scorso già dissolti. Sono le manovre studiate da SS Lazio per salvare i bilanci. E poi il rapporto tra ricavi e indebitamento, richiesto non inferiore a 3 pena la mancata iscrizione al campionato, che a fine marzo 2002 valeva circa 0,45, a fine giugno più o meno altrettanto, per impennarsi a 3 solo per superare l'esame all'acqua di rose della Covisoc (come più volte espresso dalla stessa commissione di vigilanza sulle società calcistiche che si lamenta per i minori poteri di cui dispone rispetto al passato), e poi tornare immediatamente intorno a 0,5. Per avere una conferma di come vadano le cose in casa Lazio basta confrontare l'ultimo bilancio annuale, chiuso al 30 giugno 2002, con la semestrale appena approvata, chiusa al 31 dicembre. Il 15 luglio 2002 Cirio Finanziaria (azionista al 35,82%) e Cirio Holding (azionista al 15,145%) versarono le loro quote relative all'aumento di capitale, pari rispettivamente a 19,6 e a 8,33 milioni. Nello stesso giorno la Lazio accreditò proprio a Cirio Finanziaria e a Cirio Holding i medesimi importi appena ricevuti. Perché questo versamento? Era un impegno che la società biancoceleste aveva assunto verso le sue due controllanti in cambio dell'acquisto dei crediti verso Cirio Immobiliare (19,13 milioni), Cirio Agricola (8,25 milioni), Cirio Ricerche (1,13 milioni) e Alimentare Barese (186.435 euro), società in liquidazione. Ma queste società versano in tali difficoltà finanziarie che la Lazio non è ancora riuscita a incassare questi crediti. Ci sono poi i debiti verso il Valencia ed il Manchester United per gli acquisti di Claudio Lopez, Gaizka Mendieta e Jaap Stam. Parte di questi debiti era stata garantita da una fidejussione prestata da Cirio Holding per 37,72 milioni di euro e da un'altra rilasciata da Cirio Finanziaria per 12 milioni di sterline. La messa in mora per il mancato pagamento delle rate ha costretto la Lazio a cedere a Valencia e Manchester alcuni crediti da lei vantati verso società calcistiche italiane. Oltre all'immediata adesione al decreto cosiddetto "salva calcio", la società ha intenzione di aderire al condono tombale: con 5,2 milioni sanerà tutte le vecchie pendenze per Irpeg, Irap e Iva. Ma questa ininterrotta girandola non può far sparire l'opprimente fardello dei debiti: al 31 dicembre l'indebitamento netto, ossia la differenza tra i debiti e crediti, era pari a 262,12 milioni. Tanto che qualche banca preme per rientrare dalle linee di credito concesse: si parla del San Paolo-Imi, ma dall'istituto si celano dietro uno stretto riserbo. E qualche debito potrebbe spuntare ancora. Ad esempio, i 36,3 milioni richiesti dalla società olandese Van Doorn, oggetto di una vertenza in corso al tribunale di Amsterdam. Migliora il fronte Ivan De La Pena: il calciatore ha incassato 250mila dollari di acconto sui 3,26 milioni richiesti e ha proposto la desistenza dall'istanza di fallimento. A rigor di legge, però, il Tribunale di Roma potrebbe decidere di procedere d’ufficio. Infine, il patrimonio netto al 31 gennaio è stato abbattuto a 2,6 milioni. In altre parole, i 55 milioni dell'aumento di capitale di luglio sono già stati dilapidati. Tanto che è già in rampa di lancio un nuovo aumento di capitale da 110 milioni. Inoltre i debiti strettamente finanziari e quelli verso tesserati, erario ed enti previdenziali sono aumentati a 216,1 milioni rispetto ai 203,4 del dicembre 2002. La prossima assemblea, convocata per il 10, 11 e 24 marzo, dovrà dare il via libera alla nuova iniezione di liquidità. L’operazione dovrebbe essere garantita da un consorzio capeggiato da Mediocredito Centrale, il cui presidente è il numero uno della Federcalcio, Franco Carraro. Ma al 31 dicembre i soli debiti a breve superavano i crediti a breve di 172,6 milioni. Suonano allora profetiche le parole del Collegio Sindacale, all'atto della sua mancata approvazione dell'ultimo bilancio annuale: «Il presupposto della continuità aziendale dipende dalla capacità di reperimento dei mezzi finanziari necessari a far fronte agli impegni a breve e medio termine. Su tali capacità sussistono oggi ragionevoli dubbi in quanto essa dipende dall’abilità di trovare al più presto un nuovo finanziatore o azionista di riferimento».

I giocatori svalutati: "spalmadebiti ad effetto immediato...
La Lazio non ha perso tempo per svalutare il proprio patrimonio calciatori. Il management della società biancoceleste non ha aspettato la conversione in legge del decreto 282/2002, cosidetto “salvacalcio”, e aveva già da tempo incaricato il professor Giovanni Fiori di effettuare una perizia, sulla base del dettato del nuovo provvedimento. Il Senato ha approvato in via definitiva il 18 febbraio la nuova normativa: tre giorni dopo il docente della Luiss ha presentato la sua perizia giurata. Il decreto era stato caldeggiato vivamente dal presidente della Federcalcio, ma soprattutto presidente del Mediocredito centrale (secondo azionista della Lazio con il 5,569%), Franco Carraro, anche attraverso una continua opera di convincimento in Parlamento. Il testo approvato consente di distribuire su 10 anni il minor valore derivante dall’utilizzo dei diritti delle prestazioni dei calciatori. Ma quali sono i benefici effetti del decreto sull’attivo della Lazio? Scorrendo la tabella in pagina (Box presente sul settimanale Blommberg Investimenti ndr fiorentina.it) si notano una serie di svalutazioni clamorose. E’ il caso dei due acquisti effettuati, si badi bene, nell’agosto scorso: Christian Manfredini dal Chievo Verona e Bernardo Corradi dall’Inter. Il primo è costato 13,43 milioni di euro, mentre per l’attaccante la Lazio ha sborsato 12 milioni. La perizia ha stabilito che il valore di Manfredini è di 2,3 milioni, mentre quello di Corradi è di 5,5 milioni. Come si può allora pensare ad un deprezzamento in soli sei mesi rispettivamente dell’82,87% e del 54,17%? La svalutazione di tutto il patrimonio calciatori (pari a 206,38 milioni su un totale di 247,86) ammonta all’83,26%. Neanche lo scoppio della bolla del Nasdaq è stato così rapido. Amministratori e certificatori sembra si siano dimenticati dell’articolo 2426 del Codice Civile, il quale impone che «l’iscrizione a bilancio dell’immobilizzazione che alla chiusura dell’esercizio risulti durevolmente di valore inferiore al costo di acquisto avvenga a tale minor valore». Ma la tabella evidenzia altri risultati strabilianti. Fernando Couto, titolare nella nazionale portoghese, ha visto azzerarsi il suo valore. Ma ci sono due pezzi pregiati di cui tutti i giornali sportivi parlano: Dejan Stankovic e Jaap Stam. Al 30 giugno prossimo i valori di bilancio dei due saranno rispettivamente di 2,7 e 2,73 milioni. Sugli stessi giornali si leggono però valutazioni nettamente superiori. Vendendoli, la Lazio potrà ricavare delle ricche plusvalenze nella campagna acquisti controbilanciando la minusvalenza derivante dal decreto “salvacalcio”. Tuttavia, l’Unione Europea potrebbe considerare tale normativa come un aiuto di stato e annullare la sua efficacia. In tal caso, la società biancoceleste si troverebbe a fare i conti con una perdita secca di 196 milioni. C’è da pensare che con altrettanta rapidità la Lazio potrebbe tirare fuori una nuova perizia con valori decisamente superiori dei calciatori.

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