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martedì 1 luglio 2008

Diritti tv collettivi e mutualità, il calcio sul Titanic

Dopo la riunione a vuoto di oggi in Lega Calcio, in cui non è stata presa alcuna decisione sull'advisor, si prospetta sempre più l'eliminazione della legge Melandri-Gentiloni


Una giornata intera di assemblee e controassemblee della serie A per non decidere nulla, con lo spettro dei problemi finanziari della B che incombe sempre più e l'attesa per la sostituzione della legge Melandri-Gentiloni sui diritti tv collettivi con un altro testo. E' questo il magro bottino della riunione dei presidenti della massima serie nella sede della Lega Calcio a Milano, terminata verso le 17.30, che non ha preso decisioni né sulla questione della mutualità con i cadetti, né sull'advisor per la vendita dei diritti. «Oggi abbiamo parlato tantissimo della serie B, dello stato di difficoltà della categoria e di un atto di sensibilita» ha spiegato al termine della maxiriunione, Beppe Marotta, amministratore delegato della Sampdoria. «Però con tutto il rispetto per la serie B - ha proseguito il dirigente blucerchiato - non riuscendo a stimare i diritti collettivi non possiamo tramutare questa nostra disponibilità in una cifra concreta». Questo anche perché secondo Marotta «non possiamo fare stime perchè gli highlights non hanno un valore ben definito. La serie B vuole risposte immediate che non possiamo dare prima di un'analisi approfondita che troverà la sua definizione non prima di trenta giorni».
Le parole di Marotta sono molto chiare: non esiste allo stato attuale alcuna decisione sulla mutualità. Ma la serie B, che ha sempre più l'acqua alla gola, richiede a gran voce una somma di almeno 95 milioni. Povera cadetteria, un tempo serbatoio di giovani campioni, destinata a recitare un ruolo sempre più subalterno.
Sulla questione advisor Marotta spiega che «bisogna arrivare a una definizione del ruolo di questo strumento nel rispetto della legge. E' una situazione che affronteranno in Consiglio e porteranno poi in assemblea». Sembra dunque che l'altolà imposto dal presidente della Juventus, Giovanni Cobolli Gigli, abbia rimesso tutto in discussione anche per l'advisor. Il "niet" del numero uno bianconero era stato evidenziato in una lettera indirizzata al presidente della Lega, Antonio Matarrese, in cui era stato ipotizzato anche il ricorso al tribunale. Questo perché la Juventus è contraria alla nomina di «un advisor per i diritti che di fatto diventa un intermediario». Ciò non rispetterebbe, sempre secondo la Juventus, il dettato della «legge e dalla procedure da essa dettate».
Insomma, tutto ciò evidenzia un solo fatto che sembrerebbe inequivocabile. Dopo il ricorso alla Commissione Europea di Sky dei mesi scorsi, siamo forse alla battaglia finale in vista della possibile eliminazione della legge Melandri-Gentiloni. Eliminazione che potrà essere disposta dal governo e dalla maggioranza attuale. Si rischia un pericoloso ritorno all'antico, ossia a quella contrattazione soggettiva dei diritti tv che ha favorito Milan, Inter e Juve e ha posto le premesse per l'impoverimento e il dissesto di tante gloriose società di calcio come Napoli, Torino, Fiorentina, Venezia, Ancona e Taranto. Forse le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport, Rocco Crimi, che aveva finalmente riconosciuto l’importanza di un’equa ripartizione dei diritti tv, potrebbero cadere nel vuoto. Speriamo solo che non sia così: il calcio è un sistema mutualistico, dove ogni squadra ha bisogno delle altre. Non a caso questo sistema è applicato dalle leghe degli sport professionistici nella patria del capitalismo, gli Stati Uniti. E ancor di più lo è in Italia, dove il criterio storico della rivalità del campanile è fondamentale e non può essere sostituito semplicemente e soltanto da quello del libero mercato. Ma forse questo sfugge ai signori del pallone di via Rosellini, che suonano l'orchestra mentre il Titanic del sistema calcio affonda.
Marco Liguori
(riproduzione riservata)

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L'Ansa riporta che il presidente della Lega calcio, Antonio Matarrese, ha detto che il Consiglio di Lega sottoporrà il nome di Infront al voto dell'assemblea che sceglierà l'advisor per la vendita dei diritti tv centralizzati dal 2010, quando sarà pienamente in vigore la Legge Gentiloni-Melandri. «Il Consiglio - ha annunciato Matarrese - ha deliberato a maggioranza considerevole di sottoporre al voto dell'assemblea la proposta di Infront, che è di gran lunga più interessante, utile e propositiva di quelle di SportFive e Img, che erano rimaste in gara». Infront è la consociata italiana del colosso svizzero Infront Sports & Media, presieduto da Philip Blatter nipote del presidente Fifa Joseph Blatter. Insomma, un conflitto d'interessi familiare. Ad ogni modo, i dubbi sulla scelta dell'advisor e della esecutività della legge Melandri-Gentiloni restano, anche se Cobolli Gigli è stato conciliante in assemblea.
Riguardo alla mutualità Matarrese ha spiegato che «l'assemblea di serie A - ha aggiunto Matarrese - ha rinviato la decisione sulla mutualità per la serie B alla prossima assemblea di categoria. Ci sono due proposte, quella di Galliani che si assesta sugli 80-85 milioni di euro, calcolando gli introiti collettivi; e quella della serie B, di 70-75 milioni, piu' i ricavi dal prodotto televisivo». Nulla di nuovo, dunque, sotto il sole della "Confindustria del pallone".

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