L'Autorità della concorrenza ha affermato che «la disciplina sui diritti audiovisivi sportivi va rivista perché non garantisce pienamente la concorrenza tra operatori». Fallisce la ripartizione collettiva dei diritti tv e si torna a quella soggettiva: un risultato voluto dai grandi club, dopo il lungo tergiversare della Lega calcio
E siamo così arrivati al "de profundis" per la legge Melandri-Gentiloni sulla ripartizione collettiva dei diritti televisivi nel calcio. L'atto di morte della normativa, che avrebbe dovuto ridurre il divario economico tra le grandi e le piccole squadre, è posto in una frase di una segnalazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato inviata al Governo e al Parlamento. L'organismo presieduto da Antonio Catricalà ha infatti affermato in un comunicato che «la disciplina sui diritti audiovisivi sportivi va rivista perché non garantisce pienamente la concorrenza tra operatori». Ma c'è di più. Nel testo si spiega che «La prima applicazione del decreto legislativo n.9/2008 ha dunque evidenziato elementi di criticità e di incertezza, in grado di compromettere il corretto esplicarsi della concorrenza nell’acquisizione dei diritti audiovisivi e di vanificare, quindi, gli obiettivi che la normativa voleva raggiungere. Apriti cielo! Il lungo tergiversare della Lega calcio, più volte evidenziato da "il pallone in confusione" come ad esempio in http://marcoliguori.blogspot.com/2008/07/diritti-tv-collettivi-e-mutualit-il.html, ha avuto il suo effetto sperato di non modificare il sistema di contrattazione soggettivo. Anche perché l'Antitrust ha ribadito nella nota che «la centralizzazione delle vendite dei diritti sportivi costituisce una deroga alla disciplina antitrust e può ritenersi consentita, in via eccezionale, solo se viene garantito un efficace sistema di controllo e verifica ad opera delle istituzioni competenti, compresa l’Antitrust».
Fallito ormai il sistema centralizzato, si torna quindi a quello soggettivo.
Ciò significa che ogni società contratterà da sola con Sky, Mediaset e altri operatori. Si può immaginare che i dirigenti della "triade" del Nord in primis, ossia Inter, Milan e Juventus, assieme anche a Roma e Lazio stiano stappando bottiglie di champagne per festeggiare l'evento. Tradotto in parole povere: le grandi che hanno un peso politico-finanziario continueranno ad avere, come lo è stato in passato, un agevole accesso alla principale fonte di ricavo. Le piccole dovranno arrangiarsi e sopravvivere alla meno peggio, com'è da alcuni anni.
Nulla di nuovo sotto il sole del calcio, quindi. C'è solo da sperare che forse dal Titanic di via Rosellini qualcuno stia vedendo i primi iceberg arrivare proprio di fronte...
Marco Liguori
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