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mercoledì 29 ottobre 2008

Inter: un prudente avviamento di bilancio

Riceviamo e pubblichiamo questo intervento del commercialista Luca Marotta di Bari. L'esposizione di questo valore sarà probabilmente utilizzato dalla società nerazzurra come strumento per creare delle riserve destinate a coprire le perdite al 30 giugno 2008, con rinvio dell'effettivo esborso di liquidità per la ricapitalizzazione a successive date


La fusione inversa, mediante incorporazione di Inter Capital s.r.l. in F.C. Internazionale Milano S.p.A, ha fatto emergere, tra le altre cose, un valore di avviamento. A fronte dell'emersione di tale valore, l'atteggiamento tenuto dai redattori del bilancio di esercizio di F.C. Internazionale Milano S.p.A. e del bilancio consolidato di Internazionale Holding Srl (controllante di F.C. Internazionale Milano Spa) è stato differente. Probabilmente l'esposizione del valore di avviamento sarà utilizzato come strumento per creare delle riserve destinate a coprire le perdite al 30 giugno 2008, con rinvio dell'effettivo esborso di liquidità per la ricapitalizzazione a successive date. Di seguito vengono riportati i passaggi inerenti la questione e riportati nelle rispettive note integrative.
Nella Nota Integrativa al bilancio del 30/06/2007 di F.C. Internazionale Milano Spa si legge:
«Come descritto in relazione sulla gestione l'Assemblea dei Soci del 9 gennaio 2007 ha deliberato il progetto di fusione inversa mediante incorporazione di Inter Capital s.r.l. in F.C. Internazionale Milano S.p.A. con retrodatazione degli effetti contabili. La fusione ha determinato i seguenti effetti contabili:
- incremento del capitale sociale mediante emissione di nr. 101.680.563 nuove azioni pari ad € 8.794.956,80 assegnate al socio di maggioranza di F.C. Internazionale Milano S.p.A.;
- contabilizzazione della riserva da concambio azioni pari a € 222.948.149,95 e riduzione della riserva da versamenti in conto futuro aumento di capitale per € 246.827,00;
- rilevazione di un disavanzo da annullamento pari ad € 161.461.279,70»
Il disavanzo da annullamento è stato imputato al plusvalore esistente alla data di fusione sul "Centro Sportivo Angelo Moratti" di Appiano Gentile pari a € 2.560 migliaia. L'attribuzione del valore residuo di € 158.901 migliaia ad avviamento è stata valutata in modo approfondito, giungendo alla conclusione della sua legittimità rispetto alle norme ed ai principi contabili vigenti. Ciononostante, posto che la lettera del principio contabile nazionale in materia di avviamento si presta ad una interpretazione più restrittiva – ancorché obsoleta rispetto all'evoluzione dei principi in atto a livello internazionale ed alla dottrina più evoluta – ai fini della compilazione del bilancio in oggetto si è ritenuto di aderire all'interpretazione più cauta delle norme e dei principi in materia di bilancio, azzerando il valore di avviamento emerso in sede di incorporazione di Inter Capital S.r.l. e riducendo corrispondentemente, come indicato dal principio contabile OIC 4, la riserva da concambio che si riduce da € 222.948 migliaia ad € 64.047 migliaia.
Si riporta di seguito il dettaglio degli importi sopra descritti:
milioni di Euro
Valore della partecipazione di Inter Capital s.r.l. in F.C. Internazionale 186
Quota di pertinenza (89% patrimonio netto di F.C. Internazionale (25)
Disavanzo da annullamento 161
Di cui:
- quota attribuita al Centro sportivo La Pinetina A. Moratti 2
- Quota attribuibile all'avviamento 159
Patrimonio Netto Inter Capital s.r.l. 256
Aumento capitale sociale al servizio della fusione (9)
Quota di pertinenza (89%) patrimonio netto di FC Internazionale (25)
Riserva da con cambio azioni 222».

Il bilancio consolidato di Internazionale Holding Srl al 30/06/2007 espone nello Stato Patrimoniale Attivo tra le immobilizzazioni immateriali la voce "Avviamento" per un importo di euro 150.955.641. Nella nota integrativa al bilancio consolidato di gruppo si legge a pagina 4 della stessa:
«In sede di consolidamento è emerso un disavanzo attribuibile all'avviamento della controllata.
L'iscrizione nel bilancio consolidato del Gruppo di tale valore è stata valutata in modo approfondito dalla società con i propri consulenti, giungendo ala conclusione della sua legittimità rispetto alle norme ed ai principi contabili vigenti. Premesso che nel bilancio consolidato e di esercizio di FC Internazionale Milano S.p.A. – bilanci rilevanti ai fini delle norme della FIGC e dell'UEFA – detto valore non è stato iscritto, ritenendo di assumere un atteggiamento particolarmente conservativo e di prudenza estrema che dà prevalenza all'interpretazione più restrittiva dei principi contabili di riferimento, in sede di redazione del bilancio consolidato di Internazionale Holding S.r.l. si è ritenuto di assumere un atteggiamento coerente con una lettura più sostanziale del testo dei principi contabili.
Il valore di avviamento in questione è stato tra l'altro sottoposto ad una procedura di impairment, che ne ha testato la tenuta rispetto alla stima di un ragionevole valore recuperabile. Su queste basi, il valore l'avviamento iscritto al lordo dell'ammortamento è pari ad Euro 158.900.675. Posto che il suddetto avviamento è riconducibile essenzialmente a fattori quali l'entità e le caratteristiche della tifoseria, la notorietà a livello nazionale ed internazionale della società, la qualità dell'assetto tecnico ed organizzativo aziendale, fattori tutti formatisi nel lungo periodo di tempo (ormai centenario) durante il quale l'Inter si è distinta mietendo successi sportivi a livello mondiale, si è ritenuto congruo calcolare le quote di ammortamento dell'avviamento sulla base di una durata dello stesso pari 20 anni. Il valore dell'avviamento al netto dell'ammortamento iscritto nel bilancio al 30 giugno 2007ammonta conseguentemente ad € 150.955.641».
Per giudicare quanto sopra, ricordiamo quanto segue:
I principi contabili nazionali definiscono l'avviamento come «l'attitudine di un'azienda a produrre utili in misura superiore a quella ordinaria, che derivi o da fattori specifici che, pur concorrendo positivamente alla produzione del reddito ed essendosi formati nel tempo in modo oneroso, non hanno un valore autonomo, ovvero da incrementi di valore che il complesso dei beni aziendali acquisisce rispetto alla somma dei valori dei singoli beni, in virtù dell'organizzazione dei beni in un sistema efficiente ed idoneo a produrre utili» (principio contabile nazionale n.24).
L'articolo 2426 del codice civile, al punto numero 6, in materia di criteri di valutazioni stabilisce:.
«Nelle valutazioni devono essere osservati i seguenti criteri...l'avviamento può essere iscritto nell'attivo con il consenso, ove esistente, del collegio sindacale, se acquisito a titolo oneroso, nei limiti del costo per esso sostenuto e deve essere ammortizzato entro un periodo di cinque anni».
Luca Marotta
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

venerdì 24 ottobre 2008

Blatter: la crisi finanziaria internazionale non tocca la Fifa

Secondo il numero uno del governo del calcio mondiale gli investimenti sono stati ben diversificati 

La crisi finanziaria mondiale non ha per il momento alcun impatto negativo sulla Fifa. Lo ha dichiarato il presidente della federcalcio mondiale Joseph Blatter oggi a Zurigo al termine della riunione del comitato esecutivo, che ha anche approvato il principio di aprire una procedura congiunta di candidature per i Mondiali 2018 e 2022. La Fifa ha chiesto uno studio sull'eventuale impatto della crisi finanziaria mondiale sulla sua organizzazione. «Ho il piacere di informarvi che siamo privilegiati nel contesto attuale - ha riferito Blatter - in quanto non abbiamo perso soldi. Siamo inoltre ben preparati per affrontare il futuro». Il presidente ha quindi spiegato i motivi del suo ottimismo: «Abbiamo ben diversificato i nostri beni finanziari ed il 95 per cento del nostro bilancio per il quadriennio è già contrattualizzato». Sempre in ambito finanziario, Blatter ha informato che la Fifa ha sottoscritto «assicurazioni per 650 milioni di dollari sui Mondiali 2010 e 2014, nel caso in cui una catastrofe, naturale o di altra natura, dovesse costringerci all' annullamento, al posticipo o allo spostamento degli eventi». Il segretario generale Jerome Valcke ha comunque immediatamente precisato che si tratta di una pratica che «la Fifa adotta dal Mondiale del 1998. Non è assolutamente un segno di mancanza di fiducia rispetto al Sudafrica. Anzi, siamo perfettamente nei tempi per quanto riguarda non solo il Mondiale 2010, ma anche per la Coppa delle Confederazioni del 2009, previsti in Sudafrica». In tema di Coppe del mondo, Blatter ha annunciato che il comitato esecutivo ha accettato il principio di assegnare contemporaneamente quelle del 2018 e del 2002, «per le quali già otto-dieci federazioni hanno manifestato il loro interesse». Prima di lanciare la procedura, tuttavia, questo accordo di principio dovrà essere concretizzato alla prossima riunione dell'esecutivo Fifa, il 19 e il 20 dicembre a Tokio. Il presidente ha peraltro affermato che continuano le discussioni con le autorità politiche per fare accettare il principio del “6+5” (almeno sei dei giocatori schierati in campo dai club dovrebbero essere selezionabili nella nazionale del paese). «Quasi tutto il mondo sportivo sostiene questa iniziativa, che si tratti del movimento olimpico o delle federazioni di hockey su ghiaccio, volleyball, pallacanestro o ancora rugby», ha assicurato Joseph Blatter. Fra gli altri temi, figura la volontà di proteggere i giovani calciatori. «Tutti i ragazzini, anche quelli che fanno parte di accademie o scuole calcio, dovranno essere tesserati presso le federazioni di appartenenza. Solo così sarà possibile effettuare controlli efficaci ed evitare abusi», ha spiegato. Blatter discuterà peraltro con il Tribunale arbitrale dello sport la creazione di una camera apposita che si occupi esclusivamente di questioni calcistiche. L’esecutivo ha infine esaminato i casi di singole federazioni e ha deciso di sospendere da ogni attività internazionale il Kuwait e le Samoa per ingerenze politiche. L'esecutivo ha quindi respinto la richiesta di affiliazione alla Fifa del Kosovo. Questa entità non potrà disputare nemmeno gare amichevoli con membri della Fifa. Per quanto riguarda la Polonia, la Fifa attende che, in conformità con gli accordi, il 30 ottobre il suo congresso elegga un presidente. Il Perù dispone di un mese di tempo per adeguarsi agli statuti della Fifa.
Fonte: Ansa

martedì 21 ottobre 2008

Studio Fifa: abuso di farmaci in ultimi due Mondiali calcio

Secondo i medici della federazione internazionale ci sarebbero sospetti su cocktail di medicinali e sulle connesse ragioni terapeutiche. Tuttavia, si legge nel rapporto, «non c'è assolutamente alcuna prova scientifica» che tale uso porti «un qualche tipo di aumento di prestazioni». Invece alcuni esperti hanno evidenziato i rischi a lungo termine per gli atleti

I giocatori impegnati nelle ultime due edizioni dei Mondiali hanno assunto, in media, un numero di farmaci due volte superiore al limite legale. L'allarme arriva da uno studio del settore medico della Fifa, basato sui rapporti redatti da 2.950 medici delle squadre di 32 Paesi che hanno partecipato ai Mondiali del 2002 e del 2006. Alcuni giocatori sono arrivati ad assumere cocktail di dieci diversi farmaci. Tra le sostanze più diffuse ci sono antidolorifici, come ibuprofene e aspirina, rilassanti muscolari, anestetici via endovenosa, anti-allergenici e integratori alimentari. Nello studio, gli esperti non si esprimono con certezza sui possibili vantaggi fisici che i calciatori avrebbero potuto ottenere dall'enorme utilizzo di farmaci, sottolineando tuttavia che il fenomeno è delicato e va osservato a lungo termine. "E' possibile che abbiano potuto ottenere una sorta di aumento delle performance dai diversi farmaci assunti", ha detto il dottor Gerard Varlotta, un medico sportivo dell'Istituto di medicina riabilitativa di New York, non connesso allo studio della Fifa. I medicinali che figurano nei rapporti delle varie Nazionali sono stati tutti assunti 72 ore prima di ogni partita. Complessivamente, nel giro di due edizioni dei Mondiali, sono stati consumate 10.384 sostanze, per il 57 per cento integratori alimentari e per il 43 veri e propri farmaci. Numeri che, scrivono il responsabile del settore medico della Fifa Jiri Dvorak e i suoi colleghi, "sollevano interrogativi sul fatto che i medicinali siano presi solamente per ragioni terapeutiche". Tuttavia, si legge nel rapporto, "non c'è assolutamente alcuna prova scientifica" che un tale uso di farmaci porti "un qualche tipo di aumento di prestazioni". La preoccupazione della Fifa è che "ci siano eccessive prescrizioni di medicinali da parte dei medici delle squadre per uomini adulti che sono sostanzialmente sani".
Se la Fifa si mantiene prudente, altri esperti hanno più dubbi sulla salubrità dei cocktail di farmaci assunti dai calciatori. "Se riduci le infiammazioni, tecnicamente i tuoi muscoli lavoreranno meglio", ha spiegato ancora il dottor Varlotta. L'uso sistematico di antidolorifici, in sostanza, riduce la percezione del dolore e può aiutare i giocatori a migliorare le proprie prestazioni. Ma non solo: ci potrebbero essere ulteriori effetti da più medicinali assunti contemporaneamente. "Se si pratica sport ad alto livello - ha aggiunto il medico di New York - i muscoli sono stressati e lo è anche il sistema osseo e questo porta invariabilmente a delle infiammazioni. Questi farmaci tengono lontano il dolore e ti permettono di giocare meglio". Ad inizio anno, uno studio negli Stati Uniti ha mostrato che dosi quotidiane di ibuprofene o paracetamolo (due principi attivi contenuti nei più diffusi antidolorifici) contribuiscono ad aumentare la massa muscolare. La Fifa, nel suo rapporto, non ha posto l'accento sui legami tra uso di farmaci e risultati sul campo. "Le conclusioni non ci dicono se questi medici hanno o meno un effetto", ha fatto notare il direttore del reparto di medicina dello sporto al Maimonides Medical Center di New York, che ha messo in guardia sui possibili effetti a lungo termine. Lui, come altri colleghi, ha evidenziato come l'abuso di sostanze come paracetamolo possano causare ulcere, disfunzioni renali o interferire con i processi di ricomposizione ossea. Secondo Sasson, "gli atleti che mischiano e abbinano queste sostanze possono assolutamente essere a rischio".
Fonte: Apcom

martedì 14 ottobre 2008

L’ombra del dubbio sulla dichiarazione di incompetenza del Coni

L’avvocato Fabio Turrà spiega a “il pallone in confusione” che secondo l’articolo 30 dello statuto Figc la Camera di Conciliazione avrebbe potuto esprimersi sul ricorso del Napoli contro la sanzione delle curve chiuse

Non vi è cosa più odiosa della negazione della giustizia. La decisione della Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni ha un sapore beffardo: essa si basa su una interpretazione letterale stretta dell’art. 30 comma 3 lett. c) dello Statuto della Figc secondo il quale, letteralmente: “non sono soggette ad arbitrato le controversie decise … in via definitiva dagli Organi della giustizia sportiva federale … che abbiano dato luogo a sanzioni …comportanti: … c) l’obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse…”
Sulla base di una sbrigativa interpretazione di tale articolo dello Statuto, la Camera del Coni si è dichiarata incompetente a decidere sulla controversia riguardante la riapertura di alcuni settori (le curve) dello stadio San Paolo, ma a ben vedere la norma in questione pare riferirsi alla chiusura totale dello stadio, che è cosa ben diversa. Diversamente opinando, stante la professata rigidità di applicazione delle regole statutarie da parte federale, avremmo dovuto leggere (magari in un inciso) che la Camera del Coni è incompetente a decidere delle sanzioni comportanti l’obbligo di disputare una o più gare a porte, anche solo parzialmente, chiuse.
Correttamente l’arbitro designato dal Napoli, Angelo Piazza, ha dissentito dall’interpretazione dell’altro componente del collegio designato dalla Figc, Marcello de Luca Tamajo, e del presidente Dario Buzzelli, e tale dissenso è stato annotato nella laconica decisione finale, che si riporta testualmente: «Il Collegio Arbitrale composto dal Presidente, Avv. Dario Buzzelli, e dagli arbitri Prof. Avv. Angelo Piazza e Avv. Marcello de Luca Tamajo, riunito in Roma in data 13 ottobre 2008, ha deliberato a maggioranza dei voti il seguente lodo nel procedimento di Arbitrato promosso dalla S.S. Calcio Napoli Spa contro la Federazione Italiana Giuoco Calcio: 1) Dichiara la incompetenza del Collegio Arbitrale; 2) Dichiara le parti costituite tenute in egual misura, con vincolo di solidarietà, al pagamento dei diritti degli arbitri, come separatamente liquidati, nonché dei diritti amministrativi della Camera di Conciliazione e Arbitrato per lo Sport; 3) Compensa tra le parti le spese di lite; Così deliberato a maggioranza dei voti, con il dissenso del Prof. Avv. Angelo Piazza. Roma, 14 ottobre 2008».
Mi sia consentita una nota finale: la Figc e il Coni hanno perso, con l’uso di una eccessiva rigidità interpretativa delle norme, una buona occasione per far prevalere il buon senso che dovrebbe sempre animare il loro operato.
Fabio Turrà
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Arbitrato Napoli-Figc: curve del San Paolo restano chiuse

Il collegio arbitrale del Coni si e' dichiarato incompetente in merito al ricorso del Napoli contro la chiusura delle curve dello stadio San Paolo, decisa dopo i disordini della prima giornata di campionato con la Roma. La decisione e' stata presa a maggioranza dal collegio arbitrale presieduto dall'avvocato Dario Buzzelli, con il dissenso dell'avvocato Angelo Piazza. (Adnkronos)
''La scelta operata dai giudici e' stata quella di decidere di non decidere. In questo modo al Napoli e' stata negata sia la giustizia sportiva e, visti i tempi, sabato c'e' la gara con la Juventus, anche quella amministrativa''. E' dura la presa di posizione dell'avvocato Mattia Grassani sulla dichiarazione di ''incompetenza'' della Camera di conciliazione e arbitrato del Coni circa il ricorso del club partenopeo contro la chiusura delle porte decisa dal giudice sportivo dopo gli incidenti alla prima di campionato. ''Ritengo il lodo erroneo, infondato e negatorio dei piu' elementari principi di giustizia - ha aggiunto il legale -. La soluzione adottata dall'organo ha impedito ogni disamina, nel merito, dei fatti di causa. Perche' il Collegio non ha, invece, di chiudere le porte in faccia al Napoli, affrontato e preso posizione circa i concreti argomenti portati all'attenzione della Camera di conciliazione?''. Materiale che, sottolinea Grassani, convergeva ''verso l'estraneita' della societa' Napoli da qualsivoglia responsabilita' negli incidenti di Roma-Napoli. Possibile che il supremo organo di giustizia sportiva non abbia concesso agli azzurri il diritto di difesa che a tutti viene riconosciuto avanti al Coni? Una vicenda cosi' delicata, dopo la pronuncia del Giudice sportivo Tosel, ha avuto un solo grado di giudizio, quello della Corte di giustizia federale in Figc. La scelta operata dai giudici e' stata quella di decidere di non decidere''. ''Sulle anomalie di questa pronuncia - conclude l'avvocato del Napoli -, almeno sotto il profilo procedurale, emblematica risulta che e' stata presa non all'unanimita', ma a maggioranza, evento che, in oltre 250 lodi arbitrali, dal 2002 ad oggi, si e' verificato, a mia memoria, una o due sole altre volte anni e anni fa''. (ANSA)

venerdì 10 ottobre 2008

Lega calcio: «Nessuna offerta valida» per la Tim cup

«Nessuna offerta valida» è giunta oggi alla Lega Calcio per i «diritti audiovisivi e radiofonici relativi alle partite della Tim Cup, da esercitare in chiaro o a pagamento, nel territorio italiano, stagioni 2008-2009 e 2009-2010». Lo ha comunicato la Lega che, a questo punto, «darà corso a singole ed autonome trattative nei confronti degli operatori della comunicazione e degli intermediari indipendenti che avranno manifestato la propria volontà di partecipare rispondendo al presente invito entro le ore 24» di domani. La base d'asta fissata dal presidente Antonio Matarrese per quella che un tempo si chiamava Coppa Italia era di 14 milioni per la tv e un milione per la radio. Cifre che non sono state evidentemente rispettate dalle emittenti concorenti.
La "Confindustria del pallone'' ha spiegato che «la trattativa avrà ad oggetto i diritti audiovisivi e radiofonici delle partite della Tim Cup da disputarsi dagli ottavi di finale in avanti alle condizioni coincidenti con quelle pubblicate nelle Linee Guida edite in data 31.07.2008». Si spera che il ricavato finale si avvicini il più possibile ai 14 milioni chiesti da Matarrese: sono necessari per definire i 65-70 milioni di mutualità per la serie B, concordati dalle assemblee di categoria nei giorni scorsi. Altrimenti partiranno nuovamente le proteste dei presidenti del "cadetti", incluso l'eventuale sciopero.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Rateizzare i debiti del calcio? Non conviene

La "spalmatura" delle somme dovute a calciatori, banche, fisco ed enti previdenziali costa molto in termini di commissioni e interessi. C’è una sola via d’uscita in Italia e in tutta Europa: tagliare i costi, a cominciare dagli stipendi dei giocatori

Permettete una parola? C’è una famosa canzone napoletana scritta da Ernesto Murolo (padre di Roberto) ed Ernesto Tagliaferri, il cui ritornello dice: "E io canto: qui fu Napoli!...Nisciuno è meglio 'e me...Dimane penzo ê diebbete stasera só' nu rre!". Traduzione: Io canto, qui fu Napoli…e chi è più felice di me: domani penserò ai debiti, stasera mi sento un re. Questi versi si addicono perfettamente alla situazione del calcio italiano, che ha vissuto e continua a vivere al disopra delle proprie possibilità: la maggior parte delle società ha contratto debiti ingenti e ha chiesto di rateizzarli. In modo particolare con le banche, il fisco, gli enti previdenziali e, a cascata, con dipendenti e fornitori. Le somme dovute all’Erario sono state dilazionate: l’Agenzia delle entrate si è mostrata molto indulgente verso il mondo dell’italica pedata a causa anche di una legislazione (peraltro molto opinabile) molto meno rigorosa rispetto al passato. In questo quadro poco edificante, sono poche le isole felici come il Napoli di Aurelio De Laurentiis, dove grazie a un politica di gestione vincente sono stati incassati una serie di ingenti ricavi che hanno ripianato il debito di 32 milioni contratto con Unicredit nel 2004 per acquistare il ramo sportivo dalla curatela fallimentare della defunta Ssc Napoli.
Riguardo a costi e debiti, proprio in questi giorni è scoppiato il problema della serie B sommersa dalle passività. Una questione che le società della serie A vorrebbero risolvere con una bella e risolutiva scissione. Lo ha rivelato lunedì scorso il presidente del Cagliari Massimo Cellino uscendo dall’assemblea dei club della massima serie: "Siamo già separati, non ci resta che prenderne atto". Il numero uno sardo ha anche aggiunto che occorrerebbe farlo ora "in vista delle elezioni per il rinnovo dei vertici federali. Altrimenti dovremo aspettare altri quattro anni". Un progetto, che maschera un’eventuale superlega, che ha le sue radici nel periodo immediatamente precedente allo scandalo di Calciopoli del 2006. Antonio Matarrese ha però prontamente detto che finché ci sarà lui al vertice della lega le due categorie vivranno "sotto lo stesso tetto". Per ora tutto è stato risolto con la nuova mutualità, che è comunque meno ricca della precedente. In dettaglio, ci sono 7,5 milioni di euro che saranno elargiti dalle tre neopromosse e che vanno ad aggiungersi ai 65-70 (cifra dipendente dai ricavi della Coppa Italia) che giungeranno dalla serie A e ai 7 garantiti dall’advisor per la vendita dei diritti del campionato.
L’eventuale ipotesi di scissione è completamente assurda e non serve ad alleviare le forti passività delle società. Ciò si può spiegare con una citazione dal celebre libro "Ab urbe condita" di Tito Livio: sicuramente piacerebbe al presidente della Lazio, Claudio Lotito, che forse se ne approprierebbe. In esso si narra dell’apologo di Menenio Agrippa alla plebe in sciopero sul Monte Sacro a Roma: egli paragonò la società dell’Urbe al corpo umano, dove ogni membro ha una parte ben definita e necessaria per il suo corretto funzionamento. Ebbene, anche la serie A e la serie B possono essere paragonate a un unico organismo: le squadre cadette hanno forgiato calciatori, e spesso anche campioni, acquistati da quelle della massima serie che offrivano un sostentamento per la categoria inferiore. Così il sistema è andato avanti per anni, fin quando non è arrivata l’era della tv criptata e dello scopo di lucro delle società calcistiche che ha demolito tutto. Occorrerebbe ripristinarlo con forme aggiornate e appropriate: ha tanto giovato in passato al movimento pallonaro.
Invece, si è pensato alla scissione tra i due campionati, poiché qualcuno pensa che la B sia una specie di "zavorra" economica: ma è un vero e proprio suicidio. Per il momento è stata posta in un cassetto: ma niente vieta che possa essere riproposta in un futuro nemmeno troppo lontano. Per i cadetti è stata ideata anche la "spalmatura" degli elevati stipendi dei calciatori. Ciò significa, come fu cinque anni fa per il "piano Baraldi" alla Lazio, soltanto spostare nel tempo le cifre dovute ai giocatori. Si ricordava all’inizio che le società sono debitrici verso gli istituti di credito, il fisco e gli enti previdenziali: anche qui si applica la regola del "quant’è bello rateizzare". Ma questo genere di operazioni si traduce in una serie di costi ulteriori: per il svolgere un piano di ripartizione delle somme dovute occorre ottenere le fideiussioni bancarie oppure assicurative. La quale si traduce in altri costi in termini di commissioni, anche se spesso è accompagnata dall’investimento in prodotti che concedono somme di denaro. I debiti inoltre creano interessi molto consistenti, oltre ad eventuali rivalutazioni, che devono essere onorati: essi costituiscono una sorta di "tassametro" che scatta in continuazione, poiché in gran parte dei casi le squadre hanno ottenuto prestiti con saggi variabili. E con la crisi finanziaria attuale e il tasso di riferimento bancario Euribor schizzato alle stelle non gli interessi non sono destinati a scendere, almeno per ora. Insomma, la rateazione non conviene poi così tanto: anzi, è un modo per pagare di più in maggior tempo. L’unica cosa da fare è tagliare i costi: a cominciare dagli ingaggi dei calciatori. Lo ha capito anche l’Uefa, che ha cominciato a scagliare il suo anatema dell’esclusione dalle coppe contro tutte le società indebitate. E ci sono anche i club inglesi, che fino a pochi mesi fa erano additati come modello: ora si scopre che hanno un buco di ben 3,8 miliardi di euro. Il problema è quindi internazionale: la serie B è solo la punta dell’iceberg. Bisognerà vedere se c’è la concreta volontà da parte dei dirigenti del mondo del pallone europeo di sedersi al tavolo e cambiare tutto: una volontà che finora non traspare. Ma il mondo del calcio riuscirà a evitare di fare la fine del Titanic?
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

venerdì 3 ottobre 2008

Calciopoli: Luciano Moggi rinviato a giudizio da gup De Gregorio

L'ex direttore generale della Juventus sarà processato il 20 gennaio prossimo dai giudici della nona sezione penale del Tribunale di Napoli assieme a Claudio Lotito, Andrea e Diego Della Valle. Prosciolti Franco Carraro e Francesco Ghirelli
Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus, è stato rinviato a giudizio assieme ad altri 25 imputati dell'inchiesta Calciopoli condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli. Tra gli imputati vi sono il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e i due patron della Fiorentina, Diego e Andrea Della Valle. Lo ha stabilito il giudice dell'udienza preliminare Eduardo De Gregorio che ha accolto le richieste dei pubblici ministeri Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. Il processo comincerà il prossimo 20 gennaio davanti alla nona sezione del Tribunale napoletano. Per altri 10 ci sarà il rito abbreviato. Per tutti gli imputati le accuse contestate vanno dall'associazione per delinquere alla frode per competizioni sportive.
Il gup ha invece prosciolto l'ex presidente della Figc, Franco Carraro, e l'ex segretario della stessa Figc, Francesco Ghirelli. Per la Procura di Napoli è una grande vittoria: l'impianto accusatorio è stato accolto totalmente dal gup.
Questo l'elenco completo dei 25 rinviati a giudizio: Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola, Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Marco Gabriele, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei, Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale Rodomonti, Ignazio Scardina, Stefano Titomanlio.

Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita solo dietro citazione della fonte)

giovedì 25 settembre 2008

Lega Calcio: l'accordo per la mutualità con la serie B è una chimera

La serie A offre ai cadetti soltanto 72 milioni, inclusi i diritti soggettivi della Coppa Italia: non bastano, la pretesa è di 93 milioni. Galliani: «se scioperano, non è un problema della massima serie». Tutto si discuterà, per l'ennesima volta, l'8 ottobre in assemblea generale

Niente da fare. In Lega Calcio è trascorsa l'ennesima giornata senza risolvere nulla. Anzi, l'annosa questione della mutualità per la serie B, da cui dipende la sua sopravvivenza, è rimasta (come accade ormai da molti mesi) su un triste binario morto. L'assemblea generale straordinaria tenutasi nel pomeriggio le società di Serie A e della cadetteria non hanno trovato per l'ennesima volta l'accordo sulla divisione delle risorse: l'assise è stata rinviata a data da destinarsi. Si sono quindi tenute due separate assemblee informali di categoria. Come dire: ognuno per sé e Dio per tutti. Ma in serata è arrivato il colpo di scena: l'8 ottobre è stata convocata un'altra assemblea generale, dove ancora una volta si cercherà di trovare un accordo.
La serie B ha persistito nel suo "gran rifiuto" non accettando le offerte avanzate dai dirigenti della massima categoria. In particolare, la cadetteria pretende 93 milioni di euro, pari a circa 3 milioni in meno rispetto allo scorso anno, mentre la serie A, che può contare su 103 milioni, non è disposta ad andare oltre il 65% di questa cifra. A questo ammontare sono stati aggiunti i diritti soggettivi per la Coppa Italia. Calcolatrice alla mano: ciò equivale a una mutualità attorno ai 72 milioni di euro. Ma non è sufficiente. In una nota i presidenti della serie B hanno evidenziato «l' acclarata inadeguatezza economica sopravvenuta della delibera del febbraio 2006'' che attualmente stabilisce la somma che la serie A deve versare ai club di B». I dirigenti della seconda serie hanno sottolineato di essersi caricati di «una proposta che contemplava una ragionevole decurtazione del contributo accettando, in tal modo, una forte penalizzazione economica», ma «evidentemente lo sforzo effettuato non ha trovato l'adeguata condivisione, nei principi e nella sostanza, da parte della serie A». «La seduta - conclude il comunicato - si è conclusa con una promessa di intervento diretto del presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese al fine di trovare, entro la prossima assemblea dell'8 ottobre, opportuna soluzione al problema, vitale per la sopravvivenza della categoria». Matarrese ha cercato di fare il pompiere sul fuoco assembleare: «Vogliamo evitare lo scontro, c'è tempo per riflettere e per riunirsi di nuovo».
Sull'atteggiamento dei presidenti della seconda serie è stato molto lapidario il vicepresidente vicario del Milan, Adriano Galliani. «Se la B decide di non giocare - ha spiegato il dirigente rossonero- è un problema che non riguarda noi e poi non vedo come possano fermarsi quando c'è una delibera in corso». Galliani ha poi aggiunto: «Stiamo offrendo più di quanto dice la delibera non saprei come la B potrebbe giustificare il fatto di non giocare dato che c'è una delibera che è in corso da tre anni. Mi sembrerebbe bizzarro ma ognuno fa quello che vuole nella vita». Mentre i presidenti medici litigano, l'ammalato calcio si aggrava: forse sta per arrivare in agonia.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

giovedì 18 settembre 2008

Camera arbitrale: nessuna conciliazione tra Napoli e Figc

E' fallito il tentativo di conciliazione alla Camera arbitrale del Coni tra il Napoli e la Federcalcio, a proposito della chiusura al pubblico delle curve dello stadio San Paolo fino al 20 ottobre.
''La Figc ha detto no alla proposta di sospensiva condizionata'' alla chiusura delle Curve del San Paolo di Napoli in vista degli incontri con la Juve e con il Palermo. Cosi' l'avvocato Mattia Grassani, rappresentante del club partenopeo presso la Camera di conciliazione del Coni, ha spiegato il mancato accordo tra Napoli e Federcalcio sul ricorso della societa'. Il Napoli si era appellato all'organismo conciliatorio contro la chiusura delle curve del San Paolo fino al 20 ottobre, decisa a seguito degli incidenti provocati dai suoi tifosi nella domenica di Roma-Napoli. ''L'accettazione della sospensiva condizionata - spiega Grassani - avrebbe dato al pubblico di Napoli la possibilita' di responsabilizzarsi offrendogli una sorta di ultima chance. Il Napoli stesso si sarebbe assunto in prima persona la responsabilita' dell'ordine pubblico. Ora l'ultima possibilita' di aprire le curve per Napoli-Juve resta l'arbitrato a cui faremo istanza immediatamente''. (ANSA)

Conciliazione Coni: ricorso tifosi non ammesso

Non siete soggetti dell'ordinamento sportivo, non potete partecipare all'udienza. Così il presidente vicario della Camera di Conciliazione ha liquidato stamattina i sette tifosi del Napoli che, secondo quanto anticipato ieri da "il pallone in confusione", hanno chiesto di intervenire all'udienza in corso davanti alla Camera di conciliazione del Coni: l'istanza quindi non è stata accolta. 
I sostenitori della società azzurra, rappresentati e difesi dall'avvocato Fabio Turrà, volevano prendere parte come terzi interessati al procedimento di concliazione tra il club partenopeo e la Figc per la riaperture delle curve dello stadio San Paolo. Ma il presidente vicario della Camera, Marcello Foschini, non ha concesso l'autorizzazione ritenendo che all'udineza possano partecipare solo »soggetti che fanno parte dell'ordinamento sportivo». Il Napoli aveva fatto ricorso alla Camera di conciliazione e arbitrato per lo sport del Coni contro la chiusura dei settori dello stadio decretata dal giudice sportivo fino al 31 ottobre, pena poi ridotta fino al 20 dello stesso mese. Ora si attende il giudizio riguardante la società.
Marco Liguori
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mercoledì 17 settembre 2008

Tifosi Napoli: trovato lo sponsor, inoltrata l’istanza alla Camera di conciliazione

Antonio Giglio, titolare della gelateria “La scimmietta 2” di Afragola, ha versato i 1000 euro per le spese amministrative del Coni. L’avvocato Turrà ha spedito il fax alle 17,30: domani rappresenterà sette abbonati delle curve e sarà in giudizio con il legale del Napoli

Un fax per sperare nella giustizia. Alle 17,30 di oggi l’avvocato Fabio Turrà ha così spedito al Coni l’istanza di partecipazione al giudizio presso la Camera di conciliazione e arbitrato. Quindi domani alle 11,30 ci sarà anche il legale che rappresenterà sette abbonati delle curve A e B, oltre all’avvocato Mattia Grassani per il Napoli: insomma tifosi e società saranno uniti per il riconoscimento del proprio buon diritto di vedere riaperte dei due settori popolari del San Paolo. «Con il fax ho spedito – ha spiegato a “il pallone in confusione” il legale napoletano – anche l’attestato di pagamento di 1000 euro relativo alle spese amministrative per il giudizio». Come anticipato in esclusiva ieri da questo sito, l’avvocato Turrà aveva spiegato che era fondamentale reperire questo importo al fine di poter presentare l’istanza: occorreva uno sponsor, anche perchè i tempi erano molto stretti. Solo grazie all’intervento determinante di Antonio Giglio, titolare della gelateria “La scimmietta 2” ad Afragola, si è potuta reperire la somma necessaria: aveva ascoltato l'appello lanciato dall'avvocato Turrà in mattinata a Radio Marte, nel corso di "Marte sport live". Nel pomeriggio Giglio, grande tifoso della squadra azzurra, ha spedito la copia della ricevuta del bonifico allo studio legale ed è potuta partire l’istanza. 
Le sette persone non sono ultrà, ma semplici membri di famiglie. In queste ore l’avvocato Turrà sta ricevendo altre richieste di altri abbonati per aderire al ricorso: tecnicamente sarà ancora possibile farlo, ma bisogna farlo assolutamente entro stasera. Si può ancora contattare il legale ai numeri 081-7347273 e 339-1992865 oppure all’indirizzo email fabio_turra@libero.it. «Sto cercando adesso l’avvocato Grassani – conclude Turrà – per poter coordinarci in vista dell’udienza di domattina. Sarà molto importante per riuscire a ottenere la riapertura delle curve dell’impianto di Fuorigrotta. Sarebbe un bel regalo per la tifoseria, in vista della partita di domani con il Benfica».
Marco Liguori
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martedì 16 settembre 2008

Abbonati del Napoli in Camera di conciliazione, un ricorso possibile

L'avvocato Fabio Turrà sta preparando l'intervento presso l'organismo del Coni per sostenere le ragioni dei tifosi contro le curve chiuse, la cui udienza si terrà giovedì. Occorre però l'intervento di uno sponsor per coprire le spese amministrative di 1000 euro


Anche gli abbonati del Napoli possono agire assieme alla società presso la Camera di conciliazione e arbitrato dello sport del Coni. L’avvocato Fabio Turrà sta raccogliendo la documentazione necessaria per presentare entro domani l’istanza presso l’organismo della giustizia sportiva. «Ciò può essere compiuto – spiega il legale a “il pallone in confusione” – in forza del comma 10 dell’articolo 5 del regolamento che regola il ricorso alla Camera del Coni. Il procedimento può servire per riconoscere il buon diritto ai numerosissimi abbonati di curva che sono persone perbene e a cui è stato negato l’accesso al proprio posto al San Paolo». L’articolo 5 dispone che «un terzo (ossia gli abbonati ndr) può partecipare al procedimento di conciliazione tra altri iniziato ai sensi del presente Regolamento qualora abbia nella controversia tra altri insorta un interesse individuale e diretto, specificando le ragioni di tale istanza, il fondamento della propria legittimazione e l'interesse che la giustifica e formulando le conclusioni che intende proporre nella conciliazione». Riguardo all’istanza di partecipazione «decide il Presidente della Camera, sentite, ove occorra, le altre parti».
Il ricorso si fonda sulla possibile applicazione dell’articolo 14, comma 5, del Codice di giustizia sportiva, ovvero su due punti precisi. «Sto reperendo la ripresa televisiva dei tifosi napoletani – prosegue Turrà – presenti allo stadio Olimpico che applaudono durante il minuto di raccoglimento per la scomparsa del presidente della Roma, Franco Sensi». L’altro riguarda le immagini in tv dell’appello lanciato dal direttore generale, Pierpaolo Marino, e dal difensore Paolo Cannavaro affinché i tifosi si comportino a Roma in modo corretto, peraltro riportato dalle agenzie di stampa il 27 agosto scorso e pubblicato dai quotidiani il giorno dopo. «Le due circostanze occorre che siano provate perché – spiega Turrà – in questo modo potranno essere applicate le attenuanti e o l’esimente generale previste dall’articolo 13 del codice di giustizia sportiva». Inoltre occorre che il Napoli dimostri di aver già fornito alle forze dell’ordine e alle autorità competenti i tabulati contenenti i nominativi dei propri abbonati, «al fine della loro eventuale identificazione e/o del loro disonoscimento in ordine ai fatti violenti contestati» si legge nel testo dell’intervento alla Camera di Conciliazione.
Il ricorso ha però un suo costo. L’avvocato afferma che «non voglio avere alcun tipo di onorario e sono disposto ad accollarmi le spese della trasferta a Roma. Però occorrono 1000 euro per i diritti amministrativi, la cui copia della ricevuta del pagamento avvenuto deve essere spedita entro il giorno precedente alla data dell’udienza, ossia nella giornata di domani». Considerata l’occasione importante per i tifosi di far valere i propri diritti, basterebbe che 1000 di essi pagassero un euro per far partire il ricorso. Oppure, per un motivo di praticità, occorrerebbe l’intervento di uno sponsor che possa versare la cifra. Il tempo però stringe: giovedì è molto più vicino di quanto si pensi. Si può contattare l’avvocato ai numeri 081-7347273 e 339-1992865 oppure all’indirizzo email fabio_turra@libero.it
Marco Liguori
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sabato 13 settembre 2008

Il de profundis dell'Antitrust sulla legge Melandri-Gentiloni

L'Autorità della concorrenza ha affermato che «la disciplina sui diritti audiovisivi sportivi va rivista perché non garantisce pienamente la concorrenza tra operatori». Fallisce la ripartizione collettiva dei diritti tv e si torna a quella soggettiva: un risultato voluto dai grandi club, dopo il lungo tergiversare della Lega calcio

E siamo così arrivati al "de profundis" per la legge Melandri-Gentiloni sulla ripartizione collettiva dei diritti televisivi nel calcio. L'atto di morte della normativa, che avrebbe dovuto ridurre il divario economico tra le grandi e le piccole squadre, è posto in una frase di una segnalazione dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato inviata al Governo e al Parlamento. L'organismo presieduto da Antonio Catricalà ha infatti affermato in un comunicato che «la disciplina sui diritti audiovisivi sportivi va rivista perché non garantisce pienamente la concorrenza tra operatori». Ma c'è di più. Nel testo si spiega che «La prima applicazione del decreto legislativo n.9/2008 ha dunque evidenziato elementi di criticità e di incertezza, in grado di compromettere il corretto esplicarsi della concorrenza nell’acquisizione dei diritti audiovisivi e di vanificare, quindi, gli obiettivi che la normativa voleva raggiungere. Apriti cielo! Il lungo tergiversare della Lega calcio, più volte evidenziato da "il pallone in confusione" come ad esempio in http://marcoliguori.blogspot.com/2008/07/diritti-tv-collettivi-e-mutualit-il.html, ha avuto il suo effetto sperato di non modificare il sistema di contrattazione soggettivo. Anche perché l'Antitrust ha ribadito nella nota che «la centralizzazione delle vendite dei diritti sportivi costituisce una deroga alla disciplina antitrust e può ritenersi consentita, in via eccezionale, solo se viene garantito un efficace sistema di controllo e verifica ad opera delle istituzioni competenti, compresa l’Antitrust».
Fallito ormai il sistema centralizzato, si torna quindi a quello soggettivo.
Ciò significa che ogni società contratterà da sola con Sky, Mediaset e altri operatori. Si può immaginare che i dirigenti della "triade" del Nord in primis, ossia Inter, Milan e Juventus, assieme anche a Roma e Lazio stiano stappando bottiglie di champagne per festeggiare l'evento. Tradotto in parole povere: le grandi che hanno un peso politico-finanziario continueranno ad avere, come lo è stato in passato, un agevole accesso alla principale fonte di ricavo. Le piccole dovranno arrangiarsi e sopravvivere alla meno peggio, com'è da alcuni anni.
Nulla di nuovo sotto il sole del calcio, quindi. C'è solo da sperare che forse dal Titanic di via Rosellini qualcuno stia vedendo i primi iceberg arrivare proprio di fronte...
Marco Liguori
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giovedì 4 settembre 2008

Domenica al via la serie D a forte rischio violenza

Appello del presidente della Lega dilettanti Tavecchio: «Il nostro mondo deve dimostrare di avere una fiducia ben riposta soprattutto per quanto riguarda la diminuzione della violenza»

Domenica parte il campionato di serie D tra luci e ombre. Cominciamo con i primi. Il presidente della Lega Dilettanti, Carlo Tavecchio, ha sottolineato che sono stati raggiunti «importanti riconoscimenti» anche dal mondo politico. L'ultimo in ordine di tempo è quello del 5 per mille, «è un segno tangibile». Tavecchio ha proseguito sul tema del teppismo, lanciando un appello: «Pertanto il nostro mondo deve dimostrare di avere una fiducia ben riposta soprattutto per quanto riguarda la diminuzione della violenza, la cultura nuova di scendere in campo che debba mettere in conto anche la sconfitta e la voglia di giocare che tutti abbiamo nel cuore». 
La serie D torna in campo con un campionato elevato da 162 squadre a 166, dopo l'aggiunta di quattro società: Spezia 2008 nel girone A, Massese 1919 e Sporting Lucchese nel girone E, Messina Peloro nel girone I. Nonostante il maggior numero di squadre c'è la possibilità di un eventuale ridimensionamento: «Il commissariamento è stato un provvedimento intervenuto per fatti non sportivi» spiega Tavecchio. A condizionare il torneo dilettanti l'inibizione del presidente del Comitato Interregionale Williams Punghellini, coinvolto nel secondo filone delle intercettazioni dell'inchiesta napoletana su Calciopoli. «La mia posizione non è stata mai critica nei confronti dell'attivita' organizzativa e agonistica della serie D - puntualizza Tavecchio - Sono intervento per riportare nella norma situazioni che avevano procurato al Comitato Interregionale problemi di varia natura» quali l'attivita' commerciale, i rapporti interni nella comunicazione e l'immagine esterna. «Il campionato parte quindi all'insegna della normalità e della ristrutturazione di tutti i soggetti gestionali che lo organizzano. Essere normali non vuol dire fare le cose meno bene anzi essere normali significa oggi essere importanti». 
L'esclusione di importanti societa' dai campionati della Lega Pro hanno creato difficoltà alla serie D che ha subito ritardi con i calendari. «Nelle prospettive che già mettevamo in conto avevamo valutato che la crisi che ha investito parecchie societa' della Lega Pro avrebbe avuto delle ricadute nei nostri campionati - prosegue il presidente -. Quindi in sintonia con il presidente federale abbiamo ritenuto di collocare queste societa' provenienti dal mondo professionistico in soprannumero, quindi senza ledere diritti di terzi nei gironi toscano, piemontese e siciliano. Messina, La Spezia, Massese e Lucchese quindi parteciperanno al campionato dilettantistico portando secondo me un tasso di pubblico e di consensi certamente elevato a livello delle competizioni. D'altro canto abbiamo disposto un equo indennizzo per le trasferte disagiate avallato anche dal presidente Abete». 
La denominazione della prima serie dilettantistica potrebbe cambiare in futuro. «Non abbiamo ancora trovato un sinonimo che renda appieno la filosofia e i contenuti agonistici e volontaristici della nostra lega - conclude Tavecchio -. Accettiamo contributi da tutti per trovare eventuali migliori soluzioni».
Marco Liguori
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lunedì 1 settembre 2008

Permettete una parola? - No ai "black block" del tifo calcistico

Riflessioni e consigli sugli incidenti demenziali di ieri a Napoli e Roma, ma anche sugli spiacevoli episodi accaduti sabato scorso a Torino e Genova

Permettete una parola? Sugli incidenti di ieri di Roma-Napoli si è scritto di tutto e di più. C’è chi se la prende con i tifosi napoletani considerandoli il male del calcio, chi con "i mascalzoni" oppure con "i vandali" che sfasciano i treni e riescono a far cacciare i poveri viaggiatori inermi. Insomma, ritornano le solite vecchie solfe (che ricorrono ormai tutti gli anni come una giaculatoria) della violenza degli stadi, delle indagini sociologiche, del calcolo dei costi degli ingenti danni, del perché e del percome. Risentiamo la litania del solito bla-bla che tra pochi giorni sarà completamente dimenticata per poter ritornare a parlare del "campionato più bello del mondo". Ma questo calcio, caratterizzato da questi periodici episodi di violenza, non ci piace e vorremmo che fosse cancellato. Ma si badi bene, non dimenticato nell’ "italico dimenticatoio": bisogna ricordare gli incidenti per evitarli.
Domani si terranno al Viminale le riunioni, annunciate ieri sera dal portavoce del ministro dell’Interno Isabella Votino, dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive e il nuovo Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive. In entrambe sarà presente Roberto Maroni, al quale vorremmo sommessamente fornire, da "quivis de populo" quale siamo (è lo spirito de "il pallone in confusione"), una serie di spunti di riflessione. E soprattutto poniamo alcuni quesiti, cui vorremmo che le autorità compenti potessero fornire delle risposte. Magari anche relazionando in Parlamento, che è il cuore pulsante della nostra democrazia.
Ieri il questore di Napoli, Antonino Puglisi (a cui va riconosciuto il massimo impegno nell’organizzazione della trasferta dei tifosi napoletani), ha dichiarato all’Ansa "Era una giornata particolare per Trenitalia che ha dovuto fare i conti con una disponibilità non immediatamente sufficiente, i numeri non ci hanno aiutato, la capienza non sufficiente subito ci ha creato qualche problema di gestione della folla". Ciò potrebbe significare che molto probabilmente non c’è stata una sufficiente comunicazione tra Trenitalia, il ministero dell’Interno e la Questura del capoluogo campano. Martedì 26 agosto il Napoli aveva pubblicato sul suo sito (http://www.sscnapoli.com/) che erano "stati venduti 2.500 biglietti su 3.600 del Settore Ospiti". Dunque si sapeva perfettamente già da alcuni giorni quale sarebbe stato il numero dei tifosi: come anche si sapeva che domenica 31 agosto mezza Italia era in movimento per ritornare dalle vacanze. Se non c’erano posti sufficienti, perché non si è proibito ai tifosi di recarsi su una serie di treni a Roma assieme agli altri passeggeri? E’ perché Trenitalia non vuole organizzare treni speciali? Costano forse troppo rispetto ai normali convogli? I danni sono stati ugualmente provocati dai tifosi che hanno distrutto il treno di andata e danneggiato fortemente quelli di ritorno. Almeno si sarebbe evitato l’enorme disagio e l’umiliazione della "cacciata" agli altri viaggiatori: in primis alla povera mamma che portava suo figlio ammalato grave all’Ospedale Gaslini di Genova.
Non esiste il problema di una "etnia" riguardo alla provenienza del tifo violento. Gli incidenti prima e dopo Roma-Napoli sono stati i più eclatanti: ne sono stati responsabili in gran parte sostenitori della squadra azzurra. Ma bisogna doverosamente ricordarsi i seguenti episodi. Sabato notte c’è stata una razzia di un gruppo di tifosi dell’Inter in un’autogrill al ritorno dalla trasferta a Marassi. Sembrava di essere ritornati al Medioevo, quando le bande dei soldati di signorotti e feudatari lasciavano i loro "bravi" a depredare tutto ciò che trovavano attorno. Ieri sono stati denunciati a Torino nove "tifosi" leccesi che detenevano in un pulmino petardi, chiavi inglesi, bottiglie di vetro vuote e un gancio traino. Davvero un bell’arsenale, "normale" per chi si reca in uno stadio! Che facciamo per queste "brave" persone milanesi e pugliesi? Non vogliamo vietare anche le trasferte per costoro? Oppure esistono due pesi e due misure per le sanzioni?
E a proposito di chiavi inglesi, mazze (anche qui sembra di tornare al Medioevo), petardi e altri strumenti di offesa c’è un’altra osservazione da fare. Se un gruppo di ultrà si reca negli stadi con questo arsenale, magari ben mascherato da cappucci e passamontagna, viene da pensare che non sia un semplice fatto di teppismo gratuito, ma che ci sia una sorta di ipotetica preparazione paramilitare. Quasi come una vera e propria "intifada" da stadio. C’è forse una "mano" occulta che istruisce queste persone a colpire, picchiare e distruggere tutto ciò che incontra e con il tifo calcistico, anche se molto passionale e colorito, non c’entra proprio nulla? E magari questa "mano" vuole costringere lo Stato a emanare una legislazione d’urgenza che limiti le libertà civili, a cominciare da quella di circolazione? Questi personaggi sono forse i nuovi "black block" del calcio nostrano, provocatori professionali sullo stile di quelli del G8 a Genova? Tutto ciò rappresenta solo una pura e semplice ipotesi, che agghiaccia al solo pensiero: si spera che resti solo tale, come un brutto sogno.
Visti gli incidenti di ieri, come potranno le società di calcio trasformare gli stadi in impianti usufruibili per tutti i giorni della settimana? Si mettano attorno a un tavolo i ministeri competenti, la Figc e la Lega per debellare questa piaga vergognosa: si rischiano danni economici incalcolabili per il nostro pallone.
Vogliamo concludere con un elemento positivo della folle giornata di ieri. Ha funzionato bene l’attività di prevenzione delle Forze dell’ordine. E’ stato il caso delle perquisizioni effettuate da sabato scorso nelle zone adiacenti allo stadio Olimpico e a Firenze. Vorremmo che ce ne fossero sempre di più: prevenire è meglio che curare.
Marco Liguori
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venerdì 29 agosto 2008

Diritti tv: raggiunto accordo Lega/Rai, salvo "Tutto il calcio minuto per minuto"

Notizia boom battuta poco fa dell'Ansa: la Rai e la Lega Calcio avrebbero raggiunto l'accordo per la cessione dei diritti in chiaro radio e tv dei campionati di serie A e B. L'agenzia di stampa sottolinea che le parti sarebbero ancora al lavoro per perfezionare gli aspetti tecnici dell'intesa, che assicurerebbe a Viale Mazzini l'esclusiva sui diritti radiofonici e sulla fascia 13:30-22:30 (quella di Novantesimo minuto), ma non su quella di seconda serata (Domenica sportiva). E' quindi salva la trasmissione storica di Radio Rai "Tutto il calcio minuto per minuto". Forse la "moral suasion" della politica ha avuto effetto sui dirigenti di viale Mazzini e su quelli di via Rosellini: bisognerà vedere però a quale prezzo sono stati pagati i diritti del chiaro. Si spera, non eccessivamente a spese del contribuente, che paga un canone di 100 euro annui.
Marco Liguori
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Aggiornamento
L'accordo prevede che la Rai debba versare alla Lega Calcio la somma di 27,5 milioni per il primo anno e 28 per il secondo. In base ad esso, la tv di stato avrà la disponibilità in esclusiva degli highlights della serie A nella fascia pomeridiana, consentendo così il ritorno in onda dello storico Novantesimo minuto, e in forma non esclusiva, della fascia serale, dove si riproporrà la concorrenza fra la Domenica Sportiva e Controcampo (per il quale Mediaset avrebbe staccato un assegno da circa 8 milioni). La Rai avrà anche gli highlights della Serie B e i diritti radiofonici: è salvo anche Tutto il calcio minuto per minuto. Resta fuori dall'accordo la Coppa Italia, di cui si riparlerà più avanti. La cifra dell'accordo Rai-Lega si colloca di fatto a metà strada tra le posizioni delle due parti. Giovedì scorso l'azienda di Viale Mazzini aveva offerto 28,5 milioni per i diritti in esclusiva (24,5 milioni per la serie A, 1,5 milioni per la serie B, 2,5 milioni per i diritti radiofonici) oppure, in alternativa, 23,5 milioni senza esclusiva (19,5 per la A, 1,5 per la B e 2,5 per la radio). La Lega, invece, puntava ad ottenere 30 milioni per i diritti senza esclusiva.

giovedì 28 agosto 2008

Matarrese: «Nessuna accordo tra Rai e Lega Calcio»

Secondo il presidente ha spiegato che la richiesta era di 50 milioni: l'intesa è sfumata per 6 milioni-6 milioni e mezzo di euro

Addio a "Tutto il calcio minuto per minuto" e alla "Domenica sportiva". Non è stato raggiunto il tanto sperato accordo dei tifosi tra Rai e Lega calcio per la vendita dei diritti in chiaro del calcio. Il presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese ha detto che «è stata fumata nera» spiegando che la richiesta era di 50 milioni e che l'intesa è sfumata per 6 milioni-6 milioni e mezzo di euro. La prinma offerta della Lega era di 70 milioni, mentre la Rai aveva offerto due giorni fa 20 milioni. ''Mi dispiace molto - ha commentato Matarrese lasciando viale Mazzini - perche' ci siamo impegnati tanto, ma non siamo riusciti a trovare un accordo, nonostante ci fossimo quasi arrivati''. L'intesa ha proseguito Matarrese, uscendo dalla sede Rai di viale Mazzini a Roma, «è sfumata per sei milioni - sei milioni e mezzo di euro, nonostante le nostre richieste fossero gia' state ampiamente scontate da parte nostra. Io ho abbassato l'asticella, la Rai invece non lo ha fatto».
La replica per la Rai è stata affidata al direttore generale Claudio Cappon, secondo cui la responsabilità di un blackout del pallone sulla tv in chiaro «è responsabilità della Lega calcio e mi auguro che le squadre riflettano molto su quanto sta accadendo e sul rischio che il calcio italiano perda visibilità». Cappon ha proseguito sottolineando che la Rai alla fine aveva offerto alla Lega 36,5 milioni di euro per i diritti tv in chiaro in esclusiva e per quelli radiofonici. Ma la Lega ha ribadito il suo fermo "niet" poiché puntava ad ottenere una cifra attorno ai 40 milioni di euro, togliendo in parte l'esclusiva alla Rai e coinvolgendo nell'operazione anche Mediaset. Il direttore generale ha confermato che questa domenica non ci sarà il calcio sui tre canali della tv di stato, anche se andrà in onda 'La domenica sportiva' incentrata però su altri sport. In radio ci saranno soltato aggiornamenti ogni 15 minuti, ma non ci sarà la storica trasmissione 'Tutto il calcio minuto per minuto" ennesima vittima del calcio a scopo di lucro.
Marco Liguori

La Federazione radio e tv locali protesta contro la Lega Calcio

In una nota il presidente Giunco «esprime forte preoccupazione per i contenuti del nuovo regolamento sull’esercizio della cronaca in chiaro relativi al prossimo campionato di calcio»

Mentre a Roma si sta discutendo della questione dei diritti televisivi in chiaro, la Federazione radio tv che rappresenta le emittenze locali protesta per il nuovo regolamento della Lega Calcio per l’esercizio del diritto di cronaca. In un comunicato pubblicato sul sito dell’organizzazione (www.frt.it) il presidente Maurizio Giunco ha affermato che «l’Associazione tv locali della Frt esprime forte preoccupazione per i contenuti del nuovo regolamento sull’esercizio della cronaca in chiaro relativi al prossimo campionato di calcio». Per il numero uno della “Confindustria del pallone”, Antonio Matarrese, si apre quindi un nuovo possibile contenzioso.
Giunco ha proseguito spiegando che «il testo elaborato unilateralmente dalla Lega Calcio restringe sensibilmente il libero esercizio di un legittimo diritto, creando così una situazione di favore per le tv a pagamento. La programmazione sportiva conferisce infatti al settore televisivo locale ruolo e dignità nel rapporto con il territorio: impedirla o limitarla rappresenta un vero e proprio attentato alla libertà di informazione». La Frt ha chiesto l’intervento del Garante delle comunicazioni. «Come Associazione abbiamo chiesto all’Autorità – ha proseguito il presidente - che ancora non ha predisposto il regolamento sul diritto di cronaca di propria competenza, un intervento immediato al fine di consentire alle emittenti di continuare ad accedere con i propri operatori e giornalisti negli stadi per effettuare riprese e collegamenti sino a ieri facilmente concessi nei tempi e con le modalità consentite. E ciò soprattutto al fine di garantire all’utenza di accedere liberamente e gratuitamente a una seppur limitata visione di un contenuto ad alto valore sociale».
In serata, la Frt ha incassato la solidarietà dell'associazione “Articolo 21”. Quest’ultima in una nota ha condiviso completamente la protesta avanzata dalla Federazione dell’emittenza locale contro il nuovo regolamento elaborato dalla Lega Calcio. “Articolo 21” sottolinea che «rischia di comprimere ulteriormente il libero esercizio del diritto di cronaca, in relazione del prossimo campionato di calcio». L’associazione ha concluso evidenziando che «quanto sta accadendo non lede solo i diritti di tante radio e di tante televisioni, ma anche i diritti di tanti cittadini, che non possono essere costretti a sottostare ai voleri di un ristrettissimo gruppo di persone e dei loro interessi economici».
Marco Liguori
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martedì 26 agosto 2008

Permettete una Parola? - Addio “Tutto il calcio minuto per minuto”

Permettete una parola? Oggi si è consumato in Lega un altro dramma del calcio a scopo di lucro. Con il “niet” unanime dei presidenti all’offerta della Rai (circa 25 milioni) per gli highlights (e ditelo per favore una buona volta in italiano: le azioni salienti!) delle partite di serie A e B. Galliani ha spiegato oggi che è «impossibile scontare il nostro prodotto del 75 per cento. Valeva 75 milioni e ora è valutato 20 milioni. Ci dispiace molto che i campionati di serie A e B partano senza la possibilità di vederli per chi non ha la pay tv, ma ci siamo trovati davanti a offerte che non potevano essere accettate». «Tanto vale investire tutto sul satellite» aveva dichiarato alcuni giorni fa il presidente Antonio Matarrese. Anzi, per essere più precisi la “Confindustria del pallone” ha rifiutato decisamente i 30,6 milioni offerti dalla Rai per le azioni salienti (stavolta è corretto) di serie A e B, Coppa Italia e per la radio. Ma ha detto anche no ai circa 10 milioni messi sul tavolo da Mediaset per l'esclusiva dei gol serali. Quindi se non ci saranno novità prima di venerdì (giorno dell’anticipo di serie B) e sabato prossimo (giorno degli anticipi di A e dell’inizio del torneo cadetto), i tifosi dovranno rinunciare probabilmente alla Domenica sportiva di Mamma Rai e a Controcampo su Mediaset (che fa parte del gruppo Fininvest, a cui è legato anche il Milan di cui Galliani è vicepresidente vicario e amministratore delegato). Ma soprattutto dovranno dire addio a “Tutto il calcio minuto per minuto”, la storica trasmissione radiofonica dell’emittenza di Stato le cui cronache hanno fatto sognare, appassionare, gioire e soffire tanti appassionati dell’italica pedata. Cosa ne penserebbero al riguardo i compianti Sandro Ciotti ed Enrico Ameri della scomparsa della loro trasmissione?
Ma “business are business” dicono in via Rosellini. Voci di corridoio dicono che la Lega voglia cercare di costringere con la decisione di oggi la Rai ad alzare le sue offerte, sino ad arrivare a 40-50 milioni. Vedremo.

Vista l’esiguità delle cifre offerte dalla Rai, ma in misura ancor più bassa anche da Mediaset, si può pensare che il calcio in chiaro (ossia quello gratuito, quindi non quello in abbonamento di Sky) non richiami molto gli spettatori, ma tantomeno gli inserzionisti pubblicitari. Bisogna ricordarsi sempre un aspetto fondamentale dell’era del calcio a scopo di lucro: i tifosi da salotto non sono mai stati clienti. Sono proprio loro il prodotto venduto: proprio come tante belle fette di carne o pacchi di detersivo ben disposti nei frigoriferi e sugli scaffali di un supermercato (o ipermercato, fate voi). Sono dunque i telespettatori ad essere la “merce” degli inserzionisti. I quali sanno benissimo che se molti dei tifosi hanno già visto su Sky (e Mediaset Premium e La 7 sul digitale terrestre) hanno visto le partite in diretta, i filmati delle azioni principali e dei gol è ovvio, per non dire scontato, che difficilmente li guarderanno in chiaro nella fascia oraria tra le 18 e le 23. A meno che non vogliano rischiare una conguntivite cronica per gli occhi stanchi da visione di tanto spettacolo televisivo.

Quindi, dopo una riflessione approfondita, i “grandi elettori” della Lega avrebbero dovuto applicare un altro motto dell’economia, rozzo ma efficace: “Pochi, maledetti e subito”. Invece, in questo modo rischiano di perdere capra e cavoli. E’ vero che la somma del chiaro deve essere ripartito anche per la B: ma il prodotto vale quel che vale. Non sarebbe meglio incassare e pensare a trovare altre fonti per i cadetti? Non farlo sarebbe suicida: in fondo sono le televisioni a fare il mercato con le loro offerte, a seconda dello loro convenienze. E se le squadre non le accettano, peggio per loro: niente partite e niente soldi. Quando impareranno i dirigenti del calcio a pensare a diversificare le fonti di ricavo? Ed evitare di contare sempre e solo sui diritti televisivi? Probabilmente solo se avranno l’acqua fin sopra la gola.

I dirigenti di via Rosellini dovrebbero fare anche un’altra riflessione. Con la crisi economica che ormai attanaglia il nostro Paese, con la crescita immobile come i pali di una porta di calcio, sarebbe meglio venire a più miti pretese. La recessione potrebbe influire sulla sottoscrizione degli abbonamenti al calcio criptato: ma anche sulle aziende inserzioniste, poco propense per ora a investire denaro per propagandare i propri prodotti. Chi scrive ha riportato nel volume “Il pallone nel burrone”, scritto con Salvatore Napolitano, che dal 1980 al 2002 l’incremento dei diritti tv è aumentato del 49.900%. Ma tale cifra stratosferica potrà ancora essere foraggiati da Rai, Mediaset, Sky e co? Ai posteri l’ardua sentenza.
Marco Liguori
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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
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