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mercoledì 18 giugno 2008

Acquisti e vendite Napoli: Denis in viaggio, Domizzi sul piede di partenza

da www.tuttonapoli.net

Germán Denis sarà in viaggio Domenica per Napoli dove dovrà sottoporsi alle visite mediche e poi firmare il contratto che lo legherà agli azzurri. Il giocatore parlando ai taccuini di "Mdz online" spera di far qualificare la sua squadra alla Coppa Sudamericana. Poi penserà al suo nuovo club. Il Napoli. "So che per avere successo dovremo battere la mia ex squadra, l'Arsenal, Sabato prossimo, in una partita che sarà molto speciale per me".

Ecco quanto evidenziato da TUTTONAPOLI.NET  nell'intervista al presidente del Genoa Enrico Preziosi
"Domizzi ci interessa tantissimo e non siamo lontani dal trovare l'accordo economico con il Napoli. Le trattative possono risolversi tanto in un giorno quanto in molti mesi, non c'è un tempo stabilito. Le due società sono gemellate, non solo per quanto riguarda i tifosi ma anche dal punto di vista dirigenziale. Con Marino sono in ottimi rapporti e ci sentiamo quasi tutti i giorni. Stiamo lavorando per arrivare ad una cifra che soddisfi entrambe le società". Queste le parole del presidente del Genoa Enrico Preziosi, ai microfoni di Marte Sport Live, sul trasferimento di Domizzi. Il presidente ha anche fatto un commento su Calaiò: "Calaiò ha bisogno di giocare con continuità e qui al Genoa non troverebbe il giusto spazio. Per la prossima stagione abbiamo deciso di puntare su Figueroa".

La Nazionale che fila dritto

L’undici di Donadoni ha surclassato una Francia spenta e incontrerà domenica la Spagna tritatutto. Nella serata positiva emergono la mancanza di calma di Pirlo e il gioco d’attacco ancora troppo incentrato sul centroboa Toni


«L’Italia filava…e filava, filava…filava dritto». La canzone di Rino Gaetano rende perfettamente l’idea del gioco della Nazionale di ieri sera contro la Francia: finalmente tonica e aggressiva, con Grosso e Zambrotta che corrono sulle fasce e crossano mettendo in difficoltà la difesa avversaria. Il centrocampo ha fatto finalmente filtro, sovrastando quello dei "galletti" quasi mai in partita, con De Rossi ispirato e concreto. L’uscita di Ribery per infortunio (l’unico che poteva impensierire con i cross gli azzurri) e il fallo da rigore di Abidal su Toni (con conseguente espulsione) hanno demolito definitivamente i francesi. Anzi, la difesa transalpina era decisamente in affanno: peggio ancora proprio Abidal, che aveva consentito in apertura al centravanti azzurro di sgusciare solo davanti al portiere Coupet (ieri sera finito due volte "fuori strada"), purtroppo sbagliando una clamorosa occasione. Il nuovo entrato Boumsong ha confermato la pochezza del reparto: nella Juve in serie B dell’anno scorso ha lasciato brutti ricordi. A completare la serata, la prestazione perfetta dell’Olanda che non ha regalato "biscotti" a nessuno: anzi, ha offerto una indigesta Sachertorte (facciamoci del male alla Nanni Moretti) a una Romania mediocre, che solo una prestazione non troppo brillante dell’Italia aveva esaltato e illuso.
L’Italia ha dunque scacciato i fantasmi del Mondiale del 1954, con Donadoni portato sugli scudi. Con tutta probabilità le "punzecchiature" della stampa sportiva sono servite a qualcosa: la scelta di gettare subito Cassano nella mischia si è rivelata decisiva, così come quella di registrare la difesa con Chiellini e Grosso. Decisioni invocate più volte a furor di popolo. Il fuoriclasse di Bari Vecchia non ha offerto giocate entusiasmanti, ma è stato utile anche in fase di possesso palla. E adesso il ct (ieri sera per fortuna ha tolto il suo velo di tristezza dal viso) dovrà affrontare la Spagna. Avversario temibile visto che non è solo composto dai suoi attaccanti Torres e Villa, ma da un collettivo micidiale. Anzi, il centrocampo è la sua forza, che ha letteralmente tritato Russia e Svezia (sempre più dipendente dalle giocate di Ibrahimovic, un grande limite) e oggi farà polpette anche della Grecia campione uscente (nel senso di essere già stata eliminata) per incassare il terzo milione di euro per l'ennesima vittoria. E proprio nella linea mediana del campo Donadoni avrà il suo grave problema, che speriamo che non lo porti nuovamente a tentennare come un novello Carlo Alberto di Savoia durante la Prima guerra d’indipendenza: bisognerà trovare l’alternativa agli squalificati Pirlo e Gattuso. Forse meglio affrontare con un deciso 4-4-2 le "Furie rosse" per bloccarle sulle ali. Aquilani, Camoranesi o Ambrosini? Di Natale in avanti a sostegno di Toni? Vediamo cosa tirerà fuori dal cappello a cilindro il commissario tecnico bergamasco domenica sera a Vienna.
Nell’ebbrezza della vittoria non bisogna dimenticare i punti deboli della Nazionale. Su tutto, la mancanza di calma e carattere: il fallo di ritorsione di Pirlo su un centrocampista avversario, commesso a pochi secondi dal termine del primo tempo, dopo il secondo rigore non concesso dall’arbitro per fallo su Toni dopo la splendida punizione calciata da Grosso e miracolosamente parata da Coupet. E’ stata una cattiveria inutile, che mette in grave difficoltà Donadoni, che sarà privo del faro del gioco azzurro.
Il secondo problema è costituito dal fatto che la squadra non ha ancora segnato su azione. Dopo il gol su azione di calcio d’angolo di Panucci con la Romania, anche ieri sera due realizzazioni con il pallone fermo: il rigore di Pirlo e la punizione di De Rossi con l’autorete beffarda di Henry. Con la Francia c’è stata però una buona dose di sfortuna: Toni le ha provate tutte e si è anche procurato il rigore. Però c’è da dire che ancora una volta il gioco offensivo converge solo e unicamente su di lui, che ricopre il ruolo di centravanti-centroboa a cui non è abituato. Occorre che ci siano i compagni (Cassano in primis) a liberare spazi per lui, attirando e trascinando gli avversari fuori dalle proprie zone di competenza. Oppure occorre una valida spalla per il centravanti del Bayern, che è ancora troppo solo in avanti.
Infine, finalmente si è vista una difesa impeccabile. Unico problema: si concedono troppi spazi per i tiratori avversari dalla distanza, come è accaduto ieri sera con Benzema alcune volte. Si parte per la corrida di Vienna: chi sarà "el matador"?
Marco Liguori

lunedì 16 giugno 2008

Somiglianze pericolose

Italia-Francia di domani sembra avere numerose analogie poco benauguranti con il Mondiale del 1954 in Svizzera, quando l'Italia fu eliminata nel girone iniziale dalla squadra di casa

E così siamo arrivati all’ultima spiaggia: Italia-Francia nella “fatal” Zurigo. Un bel rebus, visto che non sarà sufficiente per entrambe vincere. Domani sera a Berna bisognerà vedere se l’Olanda cederà alla tentazione di dare il “biscotto” alla Romania per consentirle di qualificarsi. In alternativa, la formazione di Van Basten potrà battere la squadra di Piturca per accaparrarsi la “torta” di un milione di euro (onestamente sarebbe più succulenta) per la sua terza vittoria consecutiva: in totale sarebbero tre milioncini puliti per aver demolito in fila Italia, Francia e (eventualmente) appunto la Romania.
Intanto, come in qualsiasi sfida decisiva che si rispetti, è iniziata la ridda di voci su tattiche e schieramenti. Stamattina l’Equipe, il quotidiano d’Oltralpe, ha scritto che il ct Domenech starebbe pensando almeno a tre cambi rispetto alla formazione che ha subito il cocente 4-1 dall'Olanda. A rischiare il posto sarebbero Thuram, Sagnol e Malouda, se non addirittura anche Makelele. Avrebbe provato successivamente anche uno schema 4-4-2, in alternativa al 4-2-3-1. Donadoni metterà finalmente in campo Cassano sin dal primo minuto: e poi «sarà quel che sarà», come diceva la famosa canzone di Josè Feliciano al Festival di San Remo del 1971.
Sugli azzurri, oltre al pensiero del match di domani, c’è l’ombra di un precedente poco benaugurante: l’eliminazione nella fase iniziale dei Mondiali del 1954 che si disputavano proprio in Svizzera. Molti tifosi staranno sicuramente praticando gli scongiuri di rito, ma a 54 anni di distanza ci sono diverse similitudini con quella sfortunata spedizione. Gli amanti della cabala e della numerologia (o di Nostradamus) potranno intravedere la prima nella ripezione del numero 54 oltre alla coincidenza del luogo dove si disputarono i Mondiali e gli attuali Europei. Tralasciando questo aspetto ai confini della superstizione, scendiamo nei particolari tecnici che causalmente presentano analogie preoccupanti. Il primo riguarda i tentennamenti del commissario tecnico di allora, Lajos Czeizler, che sono molto simili a quelli di Donadoni. L’allenatore di origine ungherese, che aveva vinto nel 1950-51 lo scudetto con il Milan del trio Gre-No-Li, schierò nelle tre partite con Svizzera, Belgio e nello spareggio con la squadra di casa altrettante formazioni diverse. Identico atteggiamento sta tenendo l’attuale ct. Lo spiega molto bene nella sua storia dei Mondiali di calcio su www.napolisport.it il grande cronista sportivo napoletano, Mimmo Carratelli. «Czeizler chiamò in nazionale i giocatori – racconta Carratelli – della frizzante Fiorentina (l’intera difesa con Costagliola, Magnini, Cervato, Chiappella, Rosetta, Segato), un trio juventino (gli attaccanti Muccinelli, Ricagni, un oriundo argentino, Boniperti) più Pandolfini che giocava mezz’ala nella Roma e l’ala milanista Frignani. Ignorò i calciatori dell’Inter che, allenati da Foni, praticavano il “catenaccio” e, prima del Mondiale elvetico, avevano vinto due scudetti di fila». Ma alla vigilia della trasferta in Svizzera «Czeizler perse la sua convinzione offensivista – prosegue il giornalista partenopeo – e, pressato dalla stampa milanese, rinunciò al blocco fiorentino e richiamò in nazionale quelli dell’Inter. Nella squadra nerazzurra c’erano giocatori stranieri decisivi, che ne comandavano il gioco e di cui non esistevano omologhi italiani da convocare in azzurro». Altra somiglianza, la demenzialità della formula. Nel 1954 erano stati previsti quattro gironi, in cui le due teste di serie e le due squadre di seconda fascia non si incontravano. Agli Europei 2008 non solo è stato consentito che nel gruppo dell’Italia si incontrassero tra loro due squadre provenienti dallo stesso girone di quelificazione (Italia e Francia, Romania e Olanda) ma anche che, per il meccanismo della parte alta e bassa del tabellone, le due coppie di semifinaliste potrebbero essersi già scontrate nella fase a gironi. Davvero una bella “fonduta” in stile Uefa, che risulta anche noiosa: sembra di vedere una sfida infinita tra le solite quattro squadre.
La prima partita fu persa per 2 a 1 contro la Svizzera il 17 giugno, che attuava il “verrou” ossia il catenaccio che si dimostrò molto efficace. Si vide subito l’enorme confusione tattica della nostra Nazionale, che schierava in campo giocatori che adottavano un tipo di gioco completamente differente da quello chiaramente offensivo di Czeizler. Questa la prima formazione: Ghezzi, Vincenzi, Giacomazzi, Neri, Tognon, Nesti, Muccinelli, Boniperti (capitano), Galli, Pandolfini, Lorenzi. L’arbitraggio del brasiliano Viana a favore degli elvetici scatenò le ire dei giocatori e della stampa italiana. Il suo capolavoro fu quello di annullare un gol a “veleno” Lorenzi, il mitico centravanti dell’Inter, che, nel corso di una concitata discussione verso la fine della gara, gli rifilò un calcione negli stinchi. Anche in questo Europeo la Nazionale è stata vittima di errori arbitrali: quelli più clamorosi da parte del fischietto norvegese Ovrebo nella seconda gara con la Romania.
Il 20 giugno si disputò la seconda partita allo stadio Comunale di Cornaredo a Lugano con il Belgio e il ct ungherese sfodera la sua seconda formazione: via Vincenzi, Muccinelli, Boniperti, dentro Magnini, Cappello e Frignani. L’Italia vince 4 a 1 e, per l’assurdità del regolamento, deve incontrare nello spareggio per accedere ai quarti di finale la Svizzera, che aveva perso 2-0 con l’Inghilterra, poiché l’aveva raggiunta a quota 2 punti nel girone.
Tre giorni dopo la partita decisiva con gli elvetici a Basilea fu un disastro annunciato. Il racconto di Carratelli è illuminante. «La vigilia della partita, trascorsa in un principesco ritiro nei pressi di Basilea, fu contrassegnata da liti e insubordinazione dei giocatori che rivelarono la completa mancanza di polso di Czeizler. Questi, per giunta, in piena confusione, cambiò la formazione che aveva battuto i belgi. Schierò un nuovo portiere (lo juventino Viola al posto di Ghezzi), cambiò un mediano (il sampdoriano Mari per Neri), rinunciò in attacco all’acrobatico Galli e al poderoso Cappello, preferendogli due “pesi leggeri”, Muccinelli e Lorenzi, e inserì a mezz’ala il fiorentino Segato che era piuttosto un mediano». Finì 4-1 per la nazionale rossocrociata, che colpiva agevolmente in contropiede l’Italia tutta sbilanciata in avanti, con un centrocampo completamente squilibrato che non svolgeva il filtro necessario alle veloci e concrete manovre avversarie.
Adesso si aspetta Italia-Francia domani: Donadoni come sceglierà di giocare? Farà altri cambi, oltre a Cassano invocato a furor di popolo, rispetto alla gara con la Romania? Che la dea Eupalla lo assista!

domenica 15 giugno 2008

Un’estate di guai per la Vecchia Signora

Liberomercato 15 giugno 2008 pagine 1-6

Dallo stadio al ritiro di Pinzolo

Un’estate di guai per la Vecchia Signora

Marco Liguori
La Juventus è stata trascinata in giudizio dalla Ena4all. La società di intermediazione marketing ha presentato lo scorso 29 maggio presso il Tribunale di Torino una querela per l’ipotesi di truffa contro l’amministratore delegato Jean Claude Blanc, il responsabile commerciale Marco Fassone, e la responsabile del costumer service, Barbara Borio. A ciò si aggiunge una causa civile di risarcimento danni, intentata sempre presso il tribunale del capoluogo piemontese, che secondo le indiscrezioni ammonterebbe a circa 500mila euro. «Noi aspiriamo a una cifra anche superiore» ha commentato a Liberomercato il presidente e azionista al 50% di Ena4all, Dimitris Schetakis. In merito a ciò la Juventus, contattata da Liberomercato, non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
L’azienda milanese ha adito le vie giudiziarie poiché a suo dire la società bianconera l’avrebbe estromessa da un contratto a tre che comprendeva anche la Trentino spa (società di marketing territoriale del Trentino). «Avevamo un contratto di cinque anni con la Juventus per la gestione – prosegue Schetakis – del ritiro estivo a Pinzolo, acquistandone i diritti. In seguito abbiamo stipulato un accordo con Trentino spa e la località di Pinzolo. Il nostro lavoro consisteva nel favorire il ritiro della Juventus e di coprire con nostri investimenti, per quegli aspetti dell’operazione che Pinzolo e la Trentino spa non riuscivano a coprire». Tutto sembrava filare liscio, sino alla scadenza contrattuale del 2011, ma non è stato così. «La Juventus ha deciso di agire diversamente – afferma il presidente di Ena4all – e non ha voluto tener presente il contratto firmato con noi e ha stipulato direttamente un’intesa con Trentino spa. Visti i consistenti investimenti sopportati dalla nostra società, abbiamo deciso di tutelarci nelle sedi civile e penale». La società milanese sarà quindi esclusa dai ritiri delle prossime tre stagioni. «Abbiamo creduto nella Juventus anche quando due anni fa – dice Schetakis – fu retrocessa in serie B per illecito sportivo: potevamo risolvere il contratto, ma non lo abbiamo fatto».
Riguardo alla questione dello stadio Delle Alpi, pende ancora il giudizio davanti al Tar Piemonte intentato nel maggio 2006 dal Comune di Venaria Reale, a causa soprattutto del centro commerciale posto nell’impianto della Juve che sorgerebbe a circa 90 metri da quello posto nel comune della cintura torinese. Durante un convegno del 3 aprile scorso il presidente bianconero, Giovanni Cobolli Gigli, e il sindaco del comune Nicola Pollari usarono toni distensivi parlando di collaborazione reciproca. Un clima differente rispetto a quello della riunione del consiglio comunale di Venaria Reale del 19 marzo scorso. Stando al verbale di assemblea, il primo cittadino affermò che «la battaglia non è chiusa, quindi per noi l’aspetto del contenzioso giudiziario contro quella autorizzazione è ancora aperta». Pollari proseguì dicendo «che l’autorizzazione commerciale prevede che quando lo stadio funziona il centro commerciale sia chiuso e sarà mia cura avvisare l’interlocutore economico, l’operatore economico di Juventus per avvisarlo che per quanto ci riguarda noi i vigili e i carabinieri li manderemo tutte le volte che questa autorizzazione…». Pollari spiegò anche che i vigili e i carabinieri «non solo li manderemo alla Juventus o al supermercato ma li manderemo anche a chi non controllerà da parte del Comune di Torino per omissione magari di atto di ufficio e da parte anche della Regione Piemonte». Anche sul Delle Alpi, la Juve non ha commenti da fare.
(riproduzione autorizzata solo dietro citazione della fonte)

sabato 14 giugno 2008

I premi Uefa per i partecipanti a Euro 2008

In teoria all'Olanda converrebbe vincere contro la Romania per incassare il premio aggiuntivo di 3 milioni di euro per le tre vittorie
(Pubblicato anche su Libero domenica 15 giugno 2008 pagina 37)

Sul sito dell'Uefa (http://www.uefa.com/ ) è spiegata la ripartizione dei premi alle nazionali partecipanti ad Euro 2008. «Per le 16 squadre partecipanti sono previsti 184 milioni di euro rispetto ai 129 milioni del 2004. Le formazioni riceveranno un minimo di 7,5 milioni di euro, al quale verranno aggiunti 1 milione di euro a vittoria e 500.000 euro a pareggio nella fase a gironi». L'Uefa prosegue spiegando che «chi raggiunge i quarti di finale riceverà altri 2 milioni di euro, ai quali aggiungere 3 milioni di euro in caso di qualificazione alla semifinale. La squadra battuta in finale riceverà 4,5 milioni di euro, mentre la vincitrice riscuoterà un premio di 7,5 milioni di euro». Di conseguenza, l'importo massimo che può essere vinto da una squadra è di 23 milioni di euro, nel caso in cui vinca anche tutti gli incontri della fase a gironi. Nel 2004, la Grecia ne ha riscossi 17,7 milioni.
Quindi, all'Olanda conviene battere la Romania e intascare 3 milioni di euro in più per tutte le tre le vittorie nel girone. Non c'è solo il fair play, ma un motivo economico che incentiva la squadra di Van Basten a vincere. Con buona pace della nostra Nazionale, che in caso di vittoria con la Francia incasserebbe appena 1,5 milioni (a causa del pareggio con la Romania). Forse lo scopo di lucro conserverà la regolarità del torneo: o forse no. Lo si scoprirà solo martedì sera. Ad ogni modo l'eventuale qualificazione dell'Italia non cancellerà le prestazioni poco convincenti finora svolte: però si può sempre sperare in una nuova "Spagna 82". Dopo i tre pareggi nel girone elimitorio iniziale ci furono i trionfi con Argentina, Brasile, Polonia e Germania Ovest. In competizioni particolari come gli Europei e i Mondiali, dove può accadere di tutto, è lecito sperarlo.
Marco Liguori
(riproduzione autorizzata solo dietro citazione della fonte)

Le tasse non finiscono mai, il rapporto tra la Lazio e il fisco

Epolis Roma 14 giugno 2008 pagina 42

L’analisi. Facciamo i conti in tasca alla società biancoceleste, tra entrate, uscite e pendenze varie

LE TASSE NON FINISCONO MAI
IL RAPPORTO TRA LA LAZIO E FISCO


Presentata una nuova cartella esattoriale"per un valore complessivo di euro 1,07 milioni"per Irap sulle plusvalenze

Marco Liguori
Il fisco bussa nuovamente alla porta della Lazio. Secondo il "Resoconto di gestione separato e consolidato al 31 marzo 2008" lo scorso 12 maggio è stata notificata una cartella esattoriale "per un valore complessivo di Euro 1,07 milioni". Il documento spiega che riguarda "gli importi accertati dovuti per Irap sulle plusvalenze relativi agli anni 2002 e 2003". La società biancoceleste, quotata in Borsa, precisa però che le cifre sono "già comprese nelle somme stanziate nell’apposita voce di bilancio" riguardanti l’Irap sulle plusvalenze da cessioni giocatori. La vicenda ha inizio qualche anno fa, quando la squadra di Claudio Lotito ha aderito all’impostazione fornita dalla Lega Calcio. In base ad essa la Lazio ha ritenuto di non dover assoggettare all’Irap le plusvalenze generate dalla vendita dei calciatori, nonostante l’orientamento contrario espresso dall’Agenzia delle Entrate nel dicembre 2001. L’adesione alla sanatoria 2002 ha eliminato tutti i contenziosi fino al 2001: ma non per i successivi esercizi. Dopo due verifiche svolte nel marzo e nel luglio di un anno fa, l’Agenzia delle Entrate del Lazio ha notificato in merito tre avvisi di accertamento. Secondo il resoconto di gestione, i primi due hanno generato "due rilievi, consistenti nel recupero di base imponibile Irap per Euro 49,07 milioni, pari ad imposte per circa Euro 1,84 milioni". Invece, l’altro ha fatto emergere "un rilievo, consistente nel recupero di base imponibile Irap per Euro 46,82 milioni, pari ad imposte per circa Euro 1,91 milioni". La Lazio ha "accantonato nel Fondo rischi e oneri l’ammontare complessivo delle potenziali imposte relative alle stagioni 01/02, 02/03, 03/04 e 04/05 (nella stagione 05/06 non vi sono state plusvalenze da cessione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori; nella stagione 06/07, pur considerando le plusvalenze maturate, non vi è stato imponibile Irap) e l’importo per sanzioni ed interessi". Inoltre ha presentato ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale di Roma, tuttora pendente. Nel rendiconto si evidenzia che nell’appello per la vertenza con l’ex direttore generale Giuseppe De Mita è stata parzialmente accolta la domanda della società, con la riduzione delle somme liquidate (2,4 milioni) in primo grado del 40% e fissando a settembre la decisione nel merito.
Stando alle comunicazioni mensili imposte da Consob, al 30 aprile scorso la situazione debitoria della Lazio presenta un ammontare di 125,22 milioni e uno scaduto pari a 8,52 milioni: la posizione finanziaria netta (ossia la liquidità) era di 300mila euro. In marzo, il totale delle somme dovute era di 128 milioni, mentre lo scaduto era di 8,94 milioni, a fronte di liquidità per 6,9 milioni. Nel rendiconto di fine aprile spiccano i 91,85 milioni ancora dovuti per la transazione con l’Agenzia delle entrate: finora risultano pagate tutte le rate dovute. Il fisco deve avere anche 2,38 milioni di ritenute Irpef. E ci sono 8,28 milioni ancora dovuti al personale.
http://marcoliguori.blogspot.com/
(riproduzione autorizzata solo dietro citazione della fonte)

venerdì 13 giugno 2008

Poco costrutto uguale eliminazione

La Nazionale non è riuscita a battere la Romania, a causa di un gioco ancora poco ordinato, di una difesa distratta e di Toni impossibilitato a segnare perché troppo solo in avanti. Adesso bisogna battere assolutamente la Francia, definita "noiosa" dai giornali sportivi d’Oltralpe

«L’alunno ha studiato, ma non si è applicato». Quante volte abbiamo sentito gli insegnanti parlare così riguardo ad alcuni studenti poco inclini all’apprendimento delle materie scolastiche. Così ha fatto oggi l’Italia, colpita da "eroico furore" nel primo tempo e per alcuni ma brevi tratti della ripresa, costringendo in alcuni momenti la Romania alle corde, ma con poco costrutto. Per fortuna il commissario tecnico, Roberto Donadoni, ha ascoltato i suggerimenti invocati dalla piazza: a furor di popolo si volevano De Rossi e Perrotta invece degli stanchi Gattuso e Ambrosini. Assieme ai due romanisti il ct triste, che stando alle indiscrezioni del Corsera di oggi sentirebbe sempre più il fiato di Lippi sul collo, ha messo dentro Grosso che ha disputato un’ottima gara sulla fascia sinistra. Bene a tratti Del Piero, anche se ci sarebbe aspettato di più da lui: ci si attendeva magari che avesse guidato da novello Achille (ma a proposito, nel suo caso non sarebbe più calzante il paragone con Cincinnato, richiamato da Roma nei momenti difficili?) la Nazionale alla vittoria. Il portiere rumeno Lobont-Clorodont è riuscito a salvare in almeno tre occasione lo smalto ai propri colori con interventi strabilianti. Ma contro avversari ostici e coriacei occorreva fare di più: e soprattutto concretizzare. Forse risiede proprio in quest’ultimo verbo la chiave del mancato successo azzurro e della probabile eliminazione al primo turno dagli Europei. Probabilmente la mancanza di concretezza è un campanello d’allarme che la generazione di calciatori che si laureò due anni fa campione del mondo è al suo capolinea. E forse i ricambi non ci sono, almeno nel brevissimo termine. Di chi sono le colpe? Sicuramente del sistema calcistico nostrano che pretende di creare stelle di prima grandezza, valutate spesso milioni di euro, ma che tali non sono. Non a caso ciò si era manifestato nelle Coppe europee nella passata stagione, con le squadre italiane ben lontane dalle finali. In caso di vittoria nell'ultima partita con la Francia, l'unico risultato che potrebbe consentire alla Nazionale di approdare ai quarti (sempre che la Romania non batta l'Olanda), forse Donadoni assurgerebbe al ruolo di eroe: ci saranno anche in tanti che diranno «l’avevamo detto che bisognava dargli fiducia». Ma purtroppo nel calcio non vige il fortunato slogan degli anni ’60 del formaggio Belpaese. Ma spieghiamo per punti la gara odierna e presentiamo la sfida all’ultimo sangue con i transalpini.
Difesa – Ancora una volta si è confermato il reparto più traballante. Zambrotta ha letteralmente regalato la palla del vantaggio rumeno a Mutu, il quale (neanche in modo silenzioso) si è involato verso Buffon. Il nostro difensore di fascia destra non poteva non averlo notato: era troppo vicino all’attaccante della squadra di Piturca. Zambrotta è ormai il lontano ricordo del giocatore ammirato nell’Europeo 2000 e nel Mondiale in Germania: dalla sua fascia partivano spesso i cross avversari. Chiellini assieme a Panucci (realizzatore della marcatura azzurra) dov’erano mentre Mutu volava?
Centrocampo – l’innesto dei succitati Grosso, De Rossi e Perrotta (quest’ultimo per la veità in ombra) ha dato nuove energie al reparto. Ma manca il direttore di orchestra Pirlo, che non è al massimo della condizione. Risultato: la linea mediana ancora non fa filtro sufficiente contro l’avversario, soprattutto sulle fasce laterali dove non riesce a bloccare l’avversario al cross. E’ accaduto contro l’Olanda e si è ripetuto con la Romania.
Attacco –il centrocampo non costruisce palle giocabili per l’unico attaccante, il povero Toni, lasciato tutto solo contro i difensori centrali avversari, prima olandesi e poi rumeni. La punta del Bayern di Monaco, capocannoniere della Bundesliga con 24 reti e autore di 39 gol in tutta la stagione, deve fare il "centroboa" e costretto a cercarsi i palloni: un ruolo che non gli è assolutamente congeniale e gli impedisce di segnare. Non sarebbe stato meglio che Del Piero (e poi Cassano) gli avessero creato spazi, attirando i difensori avversari, e fornito passaggi decenti? La regola prima fondamentale del calcio è toccare la palla, ma la seconda è buttarla in rete: se non lo si fa, non si vince e si va a casa. Logica lapalissiana, ma inoppugnabile.
Francia – la stampa francese ha definito "noiosa" la nazionale di Domenech. Si può dire di più: inconcludente e (a tratti) abulica. Si può dire che dopo le due gare con Romania e Olanda è persino peggiore dell’Italia, che almeno qualche piccolo segnale di risveglio oggi l’ha dato. Se poi giocasse Anelka al posto di Henry per gli azzurri sarebbe un gioco da ragazzi passare il turno: la Francia giocherebbe completamente spuntata. A parte questa ipotesi poco realistica, dobbiamo costringere i "galletti" ad attaccare e scoprirsi per colpire in contropiede: la loro difesa è lenta e macchinosa e si aprirebbero varchi per Toni e Del Piero (e perché non Cassano al suo posto?).
Regolamenti e arbitraggi – Dopo il sorteggio folle che ha portato ad affrontarsi non solo le due finaliste di Germania 2006, ma anche quattro formazioni provenienti dagli stessi gironi di qualificazione (l’Italia e la Francia nel gruppo B, l’Olanda e la Romania nel girone G), c’è anche la possibilità che due di esse si incontrino ancora in semifinale. Un regolamento a dir poco demenziale, che eliminerà subito due delle protagoniste degli Europei, mentre altre due si incontreranno per l’ennesima volta. Ma ai "parrucconi" dell’Uefa tutto ciò non interessa: gli sfuggono persino i chiarissimi errori arbitrali. Il rigore concesso oggi alla Romania contro l’Italia non esisteva: lo avrebbe notato anche un direttore di gara alle prime armi nei tornei scolastici. A ciò si aggiunge il penalty non concesso alla Francia per un fallo di mano di un olandese in area: il braccio di quest’ultimo era ben distanziato dal corpo e perciò, a termini di regolamento, perseguibile con la massima punizione. Dimenticavo: il gol di Toni era regolare. Per l’ennesima volta bisogna invocare la moviola in campo: nell’era del calcio a scopo di lucro l’aiuto della tecnologia è indispensabile. Ma su questo Platini e Blatter non ci vogliono proprio sentire.
Marco Liguori
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il pallone in confusione

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