L’avvocato Lorenzo Contucci spiega a "il pallone in confusione" come è disposto Oltremanica il divieto di ingresso allo stadio. Il legale critica la proposta del ministro La Russa di portare i tifosi a firmare nelle scuole e nei teatri
«Il Daspo potrebbe essere un’efficace misura di prevenzione se fosse disposto da un giudice su proposta della Polizia, come accade in Inghilterra. Tutti parlano di modello inglese, ma nei fatti non lo si concretizza». Lorenzo Contucci, noto avvocato penalista romano esperto di normativa antiviolenza, stigmatizza in questa intervista a "il pallone in confusione" i provvedimenti che intende assumere il governo sul tifo violento.
Avvocato, come viene invece sanzionato il Daspo in Italia?
«Il questore sancisce automaticamente il divieto di assistere alle manifestazioni sportive e il magistrato fa un controllo sommario soltanto sull’obbligo di firma collegato ad esso, ma non sul provvedimento. Concedendo questo enorme potere alla polizia si hanno delle conseguenze paradossali: ad esempio si può essere "daspati" fino a cinque anni se ci si reca nelle vicinanze del campo di gioco, comportamento considerato come reato, per raccogliere la maglia del proprio campione preferito, com’è accaduto domenica a Torino. Questo potere andrebbe limitato con l’intervento del magistrato, come per gli indagati per i reati di mafia, per migliorare i rapporti tra le tifoserie con Polizia e Carabinieri».
Può spiegare meglio questo concetto?
«In teoria un tifoso è trattato peggio di un accusato di associazione mafiosa. Per questi ultimi, il questore non applica la misura preventiva, ma inoltra la proposta al tribunale che eventualmente la concede dopo la riunione in camera di consiglio. Ciò dovrebbe essere stabilito, come accade in tutti i paesi democratici, anche per i sostenitori delle squadre di calcio».
Tornando all’obbligo di firma, la sua ottemperanza per il tifoso in una città come Roma con due società diventa molto problematico?
«Proprio così. Se la Roma gioca alle 15 e la Lazio alle 20.30 occorre che il tifoso si presenti tre volte quando gioca la prima e altre tre per quando gioca l’altra: insomma, si trascorre mezza giornata nei commissariati o in Questura».
Cosa ne pensa del pacchetto annunciato ieri dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa?
«Il ministro si è dimenticato la professione forense che svolgeva un tempo. Innanzitutto ha affermato che il Daspo lo dà il prefetto: è errato, è di competenza del questore. Inoltre, la totalità dei divieti viene accompagnata dall’obbligo di firma: dire che si vuole introdurre ora la firma è quindi un non senso. L’idea di portare i tifosi a firmare nelle scuole e nei teatri è una solenne sciocchezza, poiché sono sufficienti le stazioni di Polizia. E presso la scuola chi prenderebbe la firma? Forse i presidi? Occorrerebbe sempre la presenza delle forze dell’ordine in loco».
Che idea si è fatto sugli avvenimenti di domenica riguardanti la tifoseria napoletana a Roma?
«Ritengo che questa vicenda si pone a metà tra il trappolone organizzato e la totale disorganizzazione tipicamente italica».
Ma il nuovo Casms, istituito ad agosto, ha funzionato o no?
«Mettiamola così. Nel momento in cui è stato creato il Comitato che, supera anche l’Osservatorio sulle manifestazioni sportiva e che annovera la presenza dei servizi segreti, e non si è affrontato in modo adeguato la trasferta dei tifosi del Napoli vuol dire che gli organismi non hanno funzionato. Oppure potremmo pensare che è stata data un’apertura di credito ai tifosi, in assoluta buona fede, senza predisporre alcun tipo di organizzazione».
Ma c’è davvero la mano della camorra dietro il tifo organizzato?
«Non diciamo sciocchezze. Difendo i tifosi del Napoli da anni e conosco perfettamente la loro realtà. Che interesse avrebbe la camorra a infiltrarsi in una situazione di questo tipo? In realtà lo Stato si è reso perfettamente conto che è stata commessa una grande imprudenza. La trasferta dei sostenitori azzurri per Roma – Napoli, ossia una delle partite più a rischio del campionato, è stata gestita come se fossero state andate in gita le suore orsoline a visitare un monastero».
Cosa si sarebbe dovuto fare?
«Occorreva una maggiore collaborazione tra il Viminale e Trenitalia. Si sarebbe dovuto istituire un treno speciale: sarebbe partito da una stazione secondaria di Napoli e sarebbe arrivato in una altrettanto secondaria della Capitale e non sarebbero accaduti incidenti. A proposito dei danni, ho dei dubbi in proposito».
Li esponga.
«Non ci sono stati poliziotti feriti, le stazioni di Napoli e Roma sono rimaste indenni. Le immagine che hanno proposto in televisione riguardavano il solito vetro rotto: bisogna effettivamente dimostrare se la quantificazione del danno ammonta a 500mila euro».
Quindi niente gruppi "paramilitari"?
«Ma non scherziamo. Credo che in futuro si rischi di emanare la "carta del cittadino" che contemplerà anche l’esclusione dei diritti civili per chi è pregiudicato. Bisogna fare al riguardo un ragionamento "tout cour" che comprenda anche limiti che riguardino anche i deputati e senatori pregiudicati che sono presenti in Parlamento. E non solo per chi si macchia eventualmente di reati commessi allo stadio».
La legislazione repressiva è più un frutto del centrodestra oppure del centrosinistra?
«Sono esattamente la stessa cosa, tranne che per un punto. L’ultimo governo Prodi ha introdotto la diffida senza denuncia, una norma che non esisteva sotto il periodo fascista».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
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venerdì 5 settembre 2008
Incidenti Roma-Napoli: gli ultras azzurri si difendono in tv
Dopo i disordini di domenica scorsa per Roma-Napoli, gli ultras napoletani rifiutano l'etichetta di violenti e si difendono con una serie di controdeduzioni. In questo video disponibile su http://www.youtube.com/watch?v=CuNV3Mg9MuQ tratto da un programma trasmesso dall'emittente napoletana Canale 9, si può ascoltare la voce dei tifosi riuniti nella centralissima piazza Bellini di Napoli.
Roma-Napoli: notificato il Daspo a sei tifosi azzurri e giallorossi
La Divisione Anticrimine della Questura di Roma, lunedì scorso (dopo la partita Roma-Napoli) ha emesso il divieto di accedere alle manifestazioni sportive (Daspo) nei confronti dei sei facinorosi. Quattro di essi sono stati arrestati e due denunciati in stato di libertà: l'individuazione è stata effettuata nel corso dei servizi d'ordine predisposti per l'incontro sportivo.
Per tutti i sei giovani il Questore di Roma, Giuseppe Caruso, ha disposto il divieto di accedere (Daspo) all'interno degli stadi e di tutti gli impianti sportivi del territorio nazionale ove si disputino competizioni calcistiche a qualsiasi livello agonistico estendendo il divieto anche agli spazi limitrofi agli impianti sportivi per un periodo di anni variabile dai tre, per le persone denunciate, ai cinque per quelle arrestate. I provvedimenti sono gia' stati notificati agli interessati. Durante i controlli prepartita gli agenti della Stato della Digos avevano arrestato C.G. di 21 anni, tifoso della Roma, colto nell'atto di disfarsi di un martello, e S.L.A. di 23 anni, tifoso della Roma, per possesso di materiale esplodente, mentre altri due giovani (uno tifoso della Roma e l'altro della Lazio) F.L. di 20 anni e C.G. di 28 anni erano stati denunciati a piede libero per possesso di petardi. Nello stesso contesto, inoltre, gli agenti di polizia avevano arrestato un tifoso della Roma, C.G. di 23 anni, colto nell'atto di rapinare un altro tifoso nei pressi dello stadio Olimpico. A partita iniziata, i poliziotti del Commissariato Prati avevano arrestato per possesso di fuochi proibiti e per resistenza a pubblico ufficiale un tifoso del Napoli, D.D. di 20 anni. A fine partita, infine, alcuni componenti del Reparto mobile della polizia, aveva tratto in arresto un tifoso del Napoli, B.M. di 22 anni, per possesso di un coltello, considerato arma bianca.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
Torino-Lecce: denunciati tre tifosi granata e cinque leccesi
Per tutti scatterà il Daspo esteso dagli stadi alle loro zone limitrofe
Altri 8 tifosi sono stati identificati e denunciati dalla Digos di Torino per varie ipotesi di reato contestate riguardo alla partita Torino-Lecce di domenica scorsa, svoltasi nel capoluogo piemontese. Tra essi vi sono tre sostenitori granata denunciati per aver tentato di invadere il campo di gioco: vi è anche un ragazzo di 17 anni.
Inoltre, la Digos ha individuato e denunciato altri cinque tifosi del Lecce: la loro età è inclusa tra i 21 e i 31 anni. Le forze dell'ordine sono risalite ad essi esaminando accuratamente i filmati girati dalle telecamere: tre erano in possesso di materiale atto ad offendere, mentre gli altri due perchè avevano il volto coperto da sciarpe. Un ultrà in passato era stato sottoposto a ben 4 Daspo. Il questore di Torino, Aldo Faraoni, firmerà a breve il Daspo (Divieto di accedere alle manifestazioni sportive) per tutti i tifosi denunciati. Il divieto sarà esteso anche per le vie limitrofe agli stadi. Proprio riguardo alla partita Torino-Lecce, erano stati denunciati e sottoposti al Daspo nove tifosi pugliesi: per sei di essi il divieto è per un anno, per gli altri di due anni. Gli ultrà giallorossi guidavano un pulmino che trasportava petardi, chiavi inglesi, bottiglie di vetro vuote e un gancio traino. Tutto il materiale era stato rinvenuto nel corso di una perquisizione dalla polizia, che ha anche sequestrato ai nove alcune dosi di hashish e cocaina.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
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giovedì 4 settembre 2008
Permettete una parola? – Scuole e teatri non sono adatti a raccogliere le firme del Daspo
Permettete una parola? Oggi pomeriggio il ministro della Difesa e reggente di An, Ignazio La Russa, ha annunciato alcuni provvedimenti contro la violenza negli stadi nel disegno di legge sulla sicurezza attualmente all'esame del Senato. Lo ha fatto in una conferenza stampa convocata per ribadire «la stima del suo partito verso le forze dell'ordine». Premettiamo che abbiamo il massimo rispetto per gli agenti di Pubblica sicurezza, i Carabinieri e tutti i corpi di polizia giudiziaria: molti di essi rischiano l’incolumità fisica, se non spesso anche la vita, nello svolgimento del proprio dovere per poche migliaia di euro al mese.
I primi sono certamente condivisibili e più che appropriati dopo gli incidenti di domenica scorsa a Roma e a Napoli. Si introduce la tolleranza zero nei confronti dei violenti durante le manifestazioni sportive tramite l’inserimento di nuove norme, tra cui la firma obbligatoria per i tifosi colpiti da Daspo (divieto di assistere a manifestazioni sportive, ossia divieto di acceso allo stadio).
E’ molto importante l’annuncio del ministro della volontà del suo schieramento politico di «reintrodurre il reato di oltraggio a pubblico ufficiale», con l’inasprimento delle pene per il reato di danneggiamento su cui «attualmente c’è l’arresto solo se avviene durante la partita e dentro lo stadio» ha spiegato La Russa. L’intenzione dell’esecutivo è di «estenderlo anche alle vicinanze dello stadio e a tutta la durata del trasporto verso la manifestazione sportiva». Perfetto.
Inoltre An vuole introdurre la firma obbligatoria per i tifosi colpiti da Daspo, il divieto di accedere alle manifestazioni sportive. Anche questo è un concreto passo in avanti. Adesso però viene il bello. Secondo La Russa si potrebbe anche concedere ai prefetti la possibilità di ricorrere a luoghi alternativi alle caserme per la firma dei tifosi colpiti dal provvedimento, come «ad esempio anche scuole e teatri». Ciò vuol dire che alla domenica si dovranno tenere aperte anche i plessi scolastici, già oberati di problemi propri, per ospitare poliziotti e carabinieri che devono registrare che gli ultras non siano allo stadio. Non ha pensato il ministro che, nel caso in cui una scuola fosse adibita a questo compito e non essendo una caserma con sistemi di sorveglianza, potrebbe essere oggetto di un attacco da parte dei tifosi organizzati e armati, come le cronache degli ultimi giorni ci hanno mostrato? Se questi "paramilitari" armati di mazze, bastoni, catene, coltelli, tirapugni e petardi riescono ad assaltare uno stadio o una stazione ferroviaria, figuriamoci se hanno scrupolo nell’assaltare una povera scuola indifesa. Come potrebbero colpire anche i teatri, edifici ancor meno adatti a questo compito. Nei templi della commedia e della tragedia ci saranno forse persone in divisa. E dove saranno alloggiati questi ultime? Forse sui palcoscenici? Meglio lasciare tutto così com’è, con le forme da raccogliere nelle caserme.
Altra considerazione. Per costringere un tifoso con il Daspo, bisogna sottoporlo al fermo di polizia o arrestarlo. Se non è colto in fragranza di reato, è ben difficile acciuffarlo: il famoso biglietto nominativo ha fatto acqua da tutte le parti. I bagarini continuano a vendere i tagliandi fuori gli stadi: chi acquista i biglietti da loro entra comunque. Le cronache sono piene di gente entrata allo stadio con nomi fasulli e illustri come Giovanna D’Arco, Napoleone Bonaparte, Giulio Cesare. Questa importante riforma, introdotta con il Decreto Pisanu, avrebbe potuto funzionare in un solo modo: con l’introduzione obbligatoria della carta d’identità elettronica, da passare ai tornelli dei varchi degli impianti assieme al biglietto nominativo elettronico. In questo modo si è certi (o almeno quasi) dell’identità di chi entra: ovviamente, i dati sensibili introdotti nel sistema elettronico dovrebbero essere obbligatoriamente eliminati dopo qualche settimana dall’evento sportivo, in modo da non creare problemi di privacy.
Inoltre il ministro suggerisce anche di impiegare gli ultras in lavori socialmente utili nelle ore prima della partita, dandogli eventualmente la possibilità di guardare la squadra del cuore in televisione. Insomma, per dirla con il sommo poeta Dante, con un provvedimento "a miracol mostrare" i terribili tifosi organizzati come branchi di lupi si trasformerebbero in docili singoli agnellini. E se guardando la partita, si esagitassero comunque e sfasciassero, ad esempio, un centro sociale per anziani, chi pagherebbe dopo? Occorre prima che queste persone siano sottoposte a misura cautelare, per ribadire il concetto che chi sbaglia paga: principio base della "tolleranza zero" sbandierata dall'attuale governo in nome della plurinominata "sicurezza". Soltanto dopo si può ideare un percorso riabilitativo con il lavoro.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
I primi sono certamente condivisibili e più che appropriati dopo gli incidenti di domenica scorsa a Roma e a Napoli. Si introduce la tolleranza zero nei confronti dei violenti durante le manifestazioni sportive tramite l’inserimento di nuove norme, tra cui la firma obbligatoria per i tifosi colpiti da Daspo (divieto di assistere a manifestazioni sportive, ossia divieto di acceso allo stadio).
E’ molto importante l’annuncio del ministro della volontà del suo schieramento politico di «reintrodurre il reato di oltraggio a pubblico ufficiale», con l’inasprimento delle pene per il reato di danneggiamento su cui «attualmente c’è l’arresto solo se avviene durante la partita e dentro lo stadio» ha spiegato La Russa. L’intenzione dell’esecutivo è di «estenderlo anche alle vicinanze dello stadio e a tutta la durata del trasporto verso la manifestazione sportiva». Perfetto.
Inoltre An vuole introdurre la firma obbligatoria per i tifosi colpiti da Daspo, il divieto di accedere alle manifestazioni sportive. Anche questo è un concreto passo in avanti. Adesso però viene il bello. Secondo La Russa si potrebbe anche concedere ai prefetti la possibilità di ricorrere a luoghi alternativi alle caserme per la firma dei tifosi colpiti dal provvedimento, come «ad esempio anche scuole e teatri». Ciò vuol dire che alla domenica si dovranno tenere aperte anche i plessi scolastici, già oberati di problemi propri, per ospitare poliziotti e carabinieri che devono registrare che gli ultras non siano allo stadio. Non ha pensato il ministro che, nel caso in cui una scuola fosse adibita a questo compito e non essendo una caserma con sistemi di sorveglianza, potrebbe essere oggetto di un attacco da parte dei tifosi organizzati e armati, come le cronache degli ultimi giorni ci hanno mostrato? Se questi "paramilitari" armati di mazze, bastoni, catene, coltelli, tirapugni e petardi riescono ad assaltare uno stadio o una stazione ferroviaria, figuriamoci se hanno scrupolo nell’assaltare una povera scuola indifesa. Come potrebbero colpire anche i teatri, edifici ancor meno adatti a questo compito. Nei templi della commedia e della tragedia ci saranno forse persone in divisa. E dove saranno alloggiati questi ultime? Forse sui palcoscenici? Meglio lasciare tutto così com’è, con le forme da raccogliere nelle caserme.
Altra considerazione. Per costringere un tifoso con il Daspo, bisogna sottoporlo al fermo di polizia o arrestarlo. Se non è colto in fragranza di reato, è ben difficile acciuffarlo: il famoso biglietto nominativo ha fatto acqua da tutte le parti. I bagarini continuano a vendere i tagliandi fuori gli stadi: chi acquista i biglietti da loro entra comunque. Le cronache sono piene di gente entrata allo stadio con nomi fasulli e illustri come Giovanna D’Arco, Napoleone Bonaparte, Giulio Cesare. Questa importante riforma, introdotta con il Decreto Pisanu, avrebbe potuto funzionare in un solo modo: con l’introduzione obbligatoria della carta d’identità elettronica, da passare ai tornelli dei varchi degli impianti assieme al biglietto nominativo elettronico. In questo modo si è certi (o almeno quasi) dell’identità di chi entra: ovviamente, i dati sensibili introdotti nel sistema elettronico dovrebbero essere obbligatoriamente eliminati dopo qualche settimana dall’evento sportivo, in modo da non creare problemi di privacy.
Inoltre il ministro suggerisce anche di impiegare gli ultras in lavori socialmente utili nelle ore prima della partita, dandogli eventualmente la possibilità di guardare la squadra del cuore in televisione. Insomma, per dirla con il sommo poeta Dante, con un provvedimento "a miracol mostrare" i terribili tifosi organizzati come branchi di lupi si trasformerebbero in docili singoli agnellini. E se guardando la partita, si esagitassero comunque e sfasciassero, ad esempio, un centro sociale per anziani, chi pagherebbe dopo? Occorre prima che queste persone siano sottoposte a misura cautelare, per ribadire il concetto che chi sbaglia paga: principio base della "tolleranza zero" sbandierata dall'attuale governo in nome della plurinominata "sicurezza". Soltanto dopo si può ideare un percorso riabilitativo con il lavoro.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
Berlusconi: il Napoli non ha colpe per gli incidenti di domenica scorsa
No alla responsabilità oggettiva della società. Ribadito il divieto per le trasferte organizzate per i tifosi azzurri. Conclusa la visita degli ispettori del ministero dell'Interno nel capoluogo campano: nessun problema per Prefettura e Questura
Berlusconi ha proseguito sottolineando che "spiace aver dovuto prendere atto che l'immagine di Napoli è stata di nuovo deturpata da una irresponsabile minoranza violenta». Berlusconi ha spiegato che il metodo «sarà lo stesso usato per i rifiuti: riporteremo lo Stato a fare Stato nei confronti di chi confonde il tifo con il teppismo». E ha annunciato «nessuna tolleranza verso chi commette atti delittuosi, che sono più gravi se fatti in branco». Il presidente del Consiglio ha aggiunto di essere «stato sempre in contatto con il ministro Maroni» che sta seguendo «la giusta direzione» e ha confermato il "niet" per le trasferte organizzate: «Intendo confermare il divieto di trasferte organizzate fuori casa dai tifosi del Napoli, ciò non vuol dire che vengono vietate quelle singole».
Intanto è terminato nel primo pomeriggio la "visita" degli ispettori inviati dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, per verificare se la Prefettura e la Questura avessero attuato tutte le misure per la partenza senza incidenti dei tifosi napoletani domenica scorsa alla volta di Roma. I risultati sarebbero positivi: gli organismi dell'ordine pubblico hanno attuato tutto quello che era in loro poter. Il questore Antonino Puglisi aveva avvisato più volte il Viminale riguardo al fatto che la tifoseria partenopea era decisa a partire in massa alla volta di Roma. Dopo aver verificato che oltre 3 mila biglietti nominali erano stati venduti, Puglisi ha chiesto a Trenitalia se non treni speciali almeno un numero superiore di vagoni. Alla stazione di Napoli la mattina di domenica c'è stata ressa per il controllo biglietti e documenti e il filtraggio dei tifosi. Era inoltre il 31 agosto, giornata di controesodo con la stazione presa d'assalto anche dai vacanzieri di ritorno a casa. La lunga attesa ha irritato i tifosi che in circa 600 hanno rotto il cordone di filtraggio e sono saliti senza controllo sul treno. Trenitalia avrebbe a quel punto voluto vietare la partenza del treno ma, per timore che la situazione diventasse esplosiva, il questore Puglisi ha chiesto alla prefettura di dare l'ok.
Il dubbio comunque resta, poiché secondo la testimonianza di un tifoso raccolta sul forum di www.napolimagazine.org (leggibile su http://marcoliguori.blogspot.com/2008/09/roma-napoli-un-tifoso-racconta-la.html) «un ragazzo viene colpito con una manganellata al capo. Svenuto, o quasi, viene portato via dagli amici e soccorso al centro della stazione».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
Domenica al via la serie D a forte rischio violenza
Appello del presidente della Lega dilettanti Tavecchio: «Il nostro mondo deve dimostrare di avere una fiducia ben riposta soprattutto per quanto riguarda la diminuzione della violenza»
La serie D torna in campo con un campionato elevato da 162 squadre a 166, dopo l'aggiunta di quattro società: Spezia 2008 nel girone A, Massese 1919 e Sporting Lucchese nel girone E, Messina Peloro nel girone I. Nonostante il maggior numero di squadre c'è la possibilità di un eventuale ridimensionamento: «Il commissariamento è stato un provvedimento intervenuto per fatti non sportivi» spiega Tavecchio. A condizionare il torneo dilettanti l'inibizione del presidente del Comitato Interregionale Williams Punghellini, coinvolto nel secondo filone delle intercettazioni dell'inchiesta napoletana su Calciopoli. «La mia posizione non è stata mai critica nei confronti dell'attivita' organizzativa e agonistica della serie D - puntualizza Tavecchio - Sono intervento per riportare nella norma situazioni che avevano procurato al Comitato Interregionale problemi di varia natura» quali l'attivita' commerciale, i rapporti interni nella comunicazione e l'immagine esterna. «Il campionato parte quindi all'insegna della normalità e della ristrutturazione di tutti i soggetti gestionali che lo organizzano. Essere normali non vuol dire fare le cose meno bene anzi essere normali significa oggi essere importanti».
L'esclusione di importanti societa' dai campionati della Lega Pro hanno creato difficoltà alla serie D che ha subito ritardi con i calendari. «Nelle prospettive che già mettevamo in conto avevamo valutato che la crisi che ha investito parecchie societa' della Lega Pro avrebbe avuto delle ricadute nei nostri campionati - prosegue il presidente -. Quindi in sintonia con il presidente federale abbiamo ritenuto di collocare queste societa' provenienti dal mondo professionistico in soprannumero, quindi senza ledere diritti di terzi nei gironi toscano, piemontese e siciliano. Messina, La Spezia, Massese e Lucchese quindi parteciperanno al campionato dilettantistico portando secondo me un tasso di pubblico e di consensi certamente elevato a livello delle competizioni. D'altro canto abbiamo disposto un equo indennizzo per le trasferte disagiate avallato anche dal presidente Abete».
La denominazione della prima serie dilettantistica potrebbe cambiare in futuro. «Non abbiamo ancora trovato un sinonimo che renda appieno la filosofia e i contenuti agonistici e volontaristici della nostra lega - conclude Tavecchio -. Accettiamo contributi da tutti per trovare eventuali migliori soluzioni».
Marco Liguori
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il pallone in confusione
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Le foto presenti su "il pallone in confusione" sono state in gran parte prese da siti Internet: dovrebbero essere di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, possono segnalarlo a uno dei due indirizzi email sopra indicati
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