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martedì 14 ottobre 2008

L’ombra del dubbio sulla dichiarazione di incompetenza del Coni

L’avvocato Fabio Turrà spiega a “il pallone in confusione” che secondo l’articolo 30 dello statuto Figc la Camera di Conciliazione avrebbe potuto esprimersi sul ricorso del Napoli contro la sanzione delle curve chiuse

Non vi è cosa più odiosa della negazione della giustizia. La decisione della Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni ha un sapore beffardo: essa si basa su una interpretazione letterale stretta dell’art. 30 comma 3 lett. c) dello Statuto della Figc secondo il quale, letteralmente: “non sono soggette ad arbitrato le controversie decise … in via definitiva dagli Organi della giustizia sportiva federale … che abbiano dato luogo a sanzioni …comportanti: … c) l’obbligo di disputare una o più gare a porte chiuse…”
Sulla base di una sbrigativa interpretazione di tale articolo dello Statuto, la Camera del Coni si è dichiarata incompetente a decidere sulla controversia riguardante la riapertura di alcuni settori (le curve) dello stadio San Paolo, ma a ben vedere la norma in questione pare riferirsi alla chiusura totale dello stadio, che è cosa ben diversa. Diversamente opinando, stante la professata rigidità di applicazione delle regole statutarie da parte federale, avremmo dovuto leggere (magari in un inciso) che la Camera del Coni è incompetente a decidere delle sanzioni comportanti l’obbligo di disputare una o più gare a porte, anche solo parzialmente, chiuse.
Correttamente l’arbitro designato dal Napoli, Angelo Piazza, ha dissentito dall’interpretazione dell’altro componente del collegio designato dalla Figc, Marcello de Luca Tamajo, e del presidente Dario Buzzelli, e tale dissenso è stato annotato nella laconica decisione finale, che si riporta testualmente: «Il Collegio Arbitrale composto dal Presidente, Avv. Dario Buzzelli, e dagli arbitri Prof. Avv. Angelo Piazza e Avv. Marcello de Luca Tamajo, riunito in Roma in data 13 ottobre 2008, ha deliberato a maggioranza dei voti il seguente lodo nel procedimento di Arbitrato promosso dalla S.S. Calcio Napoli Spa contro la Federazione Italiana Giuoco Calcio: 1) Dichiara la incompetenza del Collegio Arbitrale; 2) Dichiara le parti costituite tenute in egual misura, con vincolo di solidarietà, al pagamento dei diritti degli arbitri, come separatamente liquidati, nonché dei diritti amministrativi della Camera di Conciliazione e Arbitrato per lo Sport; 3) Compensa tra le parti le spese di lite; Così deliberato a maggioranza dei voti, con il dissenso del Prof. Avv. Angelo Piazza. Roma, 14 ottobre 2008».
Mi sia consentita una nota finale: la Figc e il Coni hanno perso, con l’uso di una eccessiva rigidità interpretativa delle norme, una buona occasione per far prevalere il buon senso che dovrebbe sempre animare il loro operato.
Fabio Turrà
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Arbitrato Napoli-Figc: curve del San Paolo restano chiuse

Il collegio arbitrale del Coni si e' dichiarato incompetente in merito al ricorso del Napoli contro la chiusura delle curve dello stadio San Paolo, decisa dopo i disordini della prima giornata di campionato con la Roma. La decisione e' stata presa a maggioranza dal collegio arbitrale presieduto dall'avvocato Dario Buzzelli, con il dissenso dell'avvocato Angelo Piazza. (Adnkronos)
''La scelta operata dai giudici e' stata quella di decidere di non decidere. In questo modo al Napoli e' stata negata sia la giustizia sportiva e, visti i tempi, sabato c'e' la gara con la Juventus, anche quella amministrativa''. E' dura la presa di posizione dell'avvocato Mattia Grassani sulla dichiarazione di ''incompetenza'' della Camera di conciliazione e arbitrato del Coni circa il ricorso del club partenopeo contro la chiusura delle porte decisa dal giudice sportivo dopo gli incidenti alla prima di campionato. ''Ritengo il lodo erroneo, infondato e negatorio dei piu' elementari principi di giustizia - ha aggiunto il legale -. La soluzione adottata dall'organo ha impedito ogni disamina, nel merito, dei fatti di causa. Perche' il Collegio non ha, invece, di chiudere le porte in faccia al Napoli, affrontato e preso posizione circa i concreti argomenti portati all'attenzione della Camera di conciliazione?''. Materiale che, sottolinea Grassani, convergeva ''verso l'estraneita' della societa' Napoli da qualsivoglia responsabilita' negli incidenti di Roma-Napoli. Possibile che il supremo organo di giustizia sportiva non abbia concesso agli azzurri il diritto di difesa che a tutti viene riconosciuto avanti al Coni? Una vicenda cosi' delicata, dopo la pronuncia del Giudice sportivo Tosel, ha avuto un solo grado di giudizio, quello della Corte di giustizia federale in Figc. La scelta operata dai giudici e' stata quella di decidere di non decidere''. ''Sulle anomalie di questa pronuncia - conclude l'avvocato del Napoli -, almeno sotto il profilo procedurale, emblematica risulta che e' stata presa non all'unanimita', ma a maggioranza, evento che, in oltre 250 lodi arbitrali, dal 2002 ad oggi, si e' verificato, a mia memoria, una o due sole altre volte anni e anni fa''. (ANSA)

Tar Lazio: non comprovato il patto tra Lotito e Mezzaroma

Non è stata sufficientemente motivata la «natura parasociale del patto» tra Claudio Lotito e l'imprenditore Roberto Mezzaroma avente ad oggetto l'acquisto di concerto di azioni ordinarie della SS Lazio spa. Lo scrive il Tar del Lazio nelle motivazioni della sentenza con la quale ha annullato la delibera della Consob che il 30 gennaio scorso precisò, tra l'altro, che nella vicenda dell'acquisto delle azioni della società, «non essendo stata promossa l'Opa entro trenta giorni dal superamento della soglia rilevante» era da applicare «il divieto di esercizio del diritto di voto relativo alla partecipazione posseduta da Lotito a decorrere dal 6 luglio 2005 e fino alla data di alienazione della partecipazione eccedente il 30 percento del capitale sociale della SS Lazio, pari a 9.806.603 azioni, corrispondenti a circa il 14,48 percento del capitale sociale». Per il Tar, non risulta «congruamente lumeggiata l'incidenza di una partecipazione pari al 14,61 percento nella vita dell'emittente, specie in considerazione del possesso, in capo all'azionista di riferimento, di una quota azionaria pari circa al doppio di quell'ammontare». (ANSA)

Il mistero irrisolto degli orologi bianconeri

Il collegio sindacale della Juventus ha così risposto nella sua relazione al bilancio 2008 alla seconda denuncia presentata dall’azionista Marco Bava: «le notizie ed i documenti disponibili non consentono di definire l’elenco dei destinatari»

I destinatari dei 57 Rolex d’oro da 2500 euro ciascuno? «Le notizie ed i documenti disponibili non consentono di definire l’elenco dei destinatari». E’ questa la risposta del collegio sindacale della Juventus, inserita nella relazione al bilancio chiuso al 30 giugno 2008, all’azionista Marco Bava, che aveva ripresentato nel corso dell’assemblea del 26 ottobre 2007 una denuncia secondo le disposizioni dell’articolo 2408 del Codice civile. E a questo punto, molto probabilmente i nomi dei beneficiari di questi orologi, su cui si era molto parlato e favoleggiato, non si conosceranno mai.
La vicenda degli orologi era balzata agli onori della cronaca circa un anno fa in un articolo del quotidiano Liberomercato. In esso si evidenziava che Bava aveva presentato un’altra denuncia agli "sceriffi" bianconeri nell’assise sociale del 26 ottobre 2006 in cui è stato approvato il bilancio chiuso al precedente 30 giugno. Questo è l’esercizio che in cui sedevano ancora nel cda bianconero, fino al mese di maggio, l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, nonché direttore generale, Luciano Moggi. Bava nella sua denuncia aveva chiesto ai tre sindaci juventini di indagare «sulle spese di rappresentanza ed in particolare su quante di queste vanno ricondotte a Moggi e Giraudo, per verificare se queste siano servite per occultare spese ad personam». Il collegio aveva risposto nel dettaglio sulle spese. Tra esse c’era una voce molto particolare del dettaglio, riguardante «143mila euro ad orologi del costo medio unitario di 2.500 euro circa». Già all’epoca i sindaci non avevano dato indicazioni su chi potessero essere i beneficiari dei 57 orologi, non specificando se fossero da polso, da tavolo o da muro. Il collegio sindacale, per questi regali e le restanti spese, aveva affermato che «non è verificabile una significativa destinazione "ad personam" delle stesse».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

lunedì 13 ottobre 2008

Per Cobolli Gigli e Blanc un paracadute da 3,45 milioni

Secondo il bilancio 2008 della Juventus, al presidente è stata riconosciuta un’indennità forfettaria di 450mila euro in caso di licenziamento senza giusta causa. Invece, l’amministratore delegato conseguirà 3 milioni anche in caso di sue dimissioni con giusta causa

Giovanni Cobolli Gigli e Jean Claude Blanc hanno ottenuto un "paracadute" in caso di licenziamento senza giusta causa. La notizia è contenuta nella bozza del bilancio 2008 della Juventus, coincidente con il ritorno in serie A, chiuso con una perdita di 20,8 milioni di euro, con ricavi per 20,7 milioni e costi operativi per 174,5 milioni: quelli del personale tesserato sono lievitati dai 95 milioni del 2007 (in serie B) a 112,7 milioni. Nel documento si sottolinea che il presidente ha conseguito «il riconoscimento di un’indennità forfettaria determinata su proposta del comitato remunerazioni e nomine pari all’ultimo emolumento annuo (attualmente di euro 450 migliaia)». Invece per l’amministratore delegato e direttore generale francese la clausola vale anche «in caso di dimissioni» date «con giusta causa»: il manager potrà avere «il riconoscimento di un’indennità forfettaria pari a euro 3.000 migliaia». Insomma, in caso di contemporanea ingiusta cessazione del rapporto di lavoro la Juventus dovrebbe corrispondere in totale a entrambi 3,45 milioni. Forse questo trattamento deriva dal fatto che entrambi sono gli unici amministratori esecutivi. Secondo il documento contabile bianconero chiuso al 30 giugno scorso, Cobolli Gigli ha incassato in totale compensi per 707mila euro. Il dato è così scomposto: 450mila euro in emolumenti per la carica, 14mila per i benefici non monetari, 225mila in bonus e altri incentivi e 18mila per altri compensi. Il numero uno bianconero è uno stakanovista: è stato presente a tutte le riunioni del consiglio di amministrazione e a quelle del comitato sportivo.
Più elevata la remunerazione complessiva di Blanc, pari a 2,24 milioni. Essa è suddivisa in più parti: 15mila euro solo per la carica di consigliere. Per l’incarico di amministratore delegato ha ottenuto 503mila euro in emolumenti, 21mila in benefici non monetari e 844mila per bonus e altri incentivi: quest’ultimo, si legge nel documento contabile, è il «valore attualizzato dell’additional compensation che sarà erogata al termine del piano di sviluppo a medio termine approvato dal consiglio di amministrazione del 14 marzo 2007». Inoltre, come direttore generale, Blanc ha avuto una ulteriore paga cospicua: 9mila euro in benefici non monetari, 392mila in bonus e altri incentivi e 456mila in altri compensi. Riguardo a questa cifra si sottolinea che è «retribuzione da lavoro dipendente». l manager d’oltralpe è stato presente nell’88% delle riunioni del cda e a tutte quelle del comitato sportivo.
Il monte stipendi totale del cda bianconero è stato di 3,08 milioni.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Dalla galassia Agnelli 13,66 milioni per la Vecchia Signora

Nel bilancio 2008 sono state effettuate operazioni con sei società del gruppo di cui fa parte la Juve, pari al 6,8% dei ricavi totali. La società bianconera ha anche ottenuto in proprio tre fideiussioni per 132mila euro rilasciate dal gruppo bancario Intesa Sanpaolo, posseduto al’1,25% dall’Ifil, nel cui consiglio di sorveglianza siede Carlo Barel di Sant’Albano amministratore non esecutivo della Juventus

«Noi non siamo come l’Inter. Non lo siamo perché loro hanno un mecenate, mentre noi abbiamo un progetto. Ma se il mecenate, un giorno, si scoccia, finisce tutto. Noi invece, con il nostro progetto, andremo avanti». Parole del presidente juventino Giovanni Cobolli Gigli che ha voluto sottolineare la bontà del progetto della società di corso Galileo Ferraris. Ma il numero uno bianconero sa di avere le spalle forti per portarlo avanti. Ciò è testimoniato dal fatto che la società ha un azionista molto importante come l’Ifil (al 60%): anzi, una galassia molto potente. Lo comprova anche i 13,66 milioni di ricavi ottenuti, pari al 6,8% del loro totale generale nel conto economico, per operazioni effettuate con sei "parti correlate" (il cui totale sul conto economico è di 15,1%) ossia con aziende facenti capo alla finanziaria di Casa Agnelli o che hanno avuto legami economici stretti (come la Campi di Vinovo poi venduta alla Girardi Costruzioni). A ciò bisogna aggiungere la cospicua somma di 132mila euro (pari al 73% del totale della voce di bilancio) per tre fideiussioni a favore della Vecchia Signora rilasciate dal gruppo bancario Intesa Sanpaolo, nel cui consiglio di sorveglianza siede Carlo Barel di Sant’Albano amministratore non esecutivo della Juventus. L’Ifil possiede l’1,25% dell’istituto di credito. Sono tutti punti di forza della società bianconera per niente trascurabili: solo il Milan con la Fininvest e l’Inter, tramite l’apporto del petroliere Massimo Moratti, possono vantare su una potenza economica simile.
E quali sono le aziende del gruppo torinese che hanno contribuito ai ricavi juventini? La cifra più elevata spetta alla Fiat con in totale 13,3 milioni: di questi, 12,45 milioni "si originano principalmente dal contratto di sponsorizzazione in essere" si specifica nel bilancio. A seguire, 257mila euro sono stati elargiti dall’Editrice La Stampa: segue la Cnh Italia-New Holland con poco più di 29mila euro. Hanno contribuito anche la Aw Events (gruppo Alpitour) con 53mila euro, la controllante Ifil con 12mila euro e l’altra finanziaria di Casa Agnelli, Ifi, con 2mila euro.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Questa sera a Rainews24 presente Marco Liguori per parlare dei fatti di Roma-Napoli

Questa sera a Rainews 24 sarà ospite il giornalista Marco Liguori, direttore del quotidiano telematico "Il Pallone in confusione" per parlare di tifoserie violente: sia degli scontri di Sofia di sabato scorso e della storia del treno scomparso di Roma-Napoli.
Marco Liguori già attraverso il suo portale nonchè con la lettera aperta al Ministro degli Interni, in collaborazione con NapoliSoccer.NET e Tutto Napoli si era occupato dei fatti avvenuti in occasione della prima giornata di campionato, ed in particolare dell'operazione di "ingigantimento" dei media italiani riguardo le vicende dei tifosi napoletani per la partita Roma-Napoli di domenica 31 agosto.
Redazione NapoliSoccer.NET
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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