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martedì 3 novembre 2009
Juventus-Napoli, tifosi napoletani aggrediti: chi paga?
Il lunedì successivo il quotidiano "Il Mattino" riportava una lettera di un tifoso napoletano che vive a Torino in cui denunciava di aver subito un’aggressione da parte di sostenitori bianconeri. Gaetano Senatore racconta che «già durante la partita venivo aggredito verbalmente dalle persone presenti in tribuna con frasi razziste; ormai a conoscenza dopo 10 anni del livello intellettivo dei piemontesi sorvolavo. Alla fine della partita però, sul varco dal settore W1 della tribuna, venivo aggredito da supporter juventini e solo la mia stazza fisica mi permetteva di divincolarmi rimettendoci solo la mia sciarpa AZZURRA». Il tifoso prosegue spiegando che "la polizia interveniva solo tardivamente per permettere ai tifosi napoletani che aspettavano all'interno e che dopo il mio episodio si erano fermati di uscire". Ma non finisce qui: Senatore sottolinea un fatto ancor più grave. «Tuttavia notavo – scrive il tifoso – l'ASSOLUTA ASSENZA di personale di sicurezza della società Juventus F.C. (i cosiddetti steward) tanto ligi all'inizio della partita nel sequestrare gli accendini (i tifosi juventini fumano in tribuna irrispettosi dei vicini e dei divieti) ma che si erano completamente dissolti quando era necessario che svolgessero il loro compito di sorveglianza chiamando le forze dell'ordine che invece sono state richiamate dal sottoscritto». Insomma, era stato lasciato in balia dei suoi aggressori. E pensare che l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive e il Casms avevano disposto la chiusura del settore ospiti, dimenticando però due cose. Primo: i "cattivoni" non sono solo tra i tifosi del Napoli. Secondo: i sostenitori azzurri sono residenti in molte regioni del Nord. Come facciano in questo caso gli organismi del Viminale a vietare l’ingresso a questi ultimi, è un mistero: anzi, com’è già accaduto in altre occasioni, non l’hanno vietato affatto e si sono mescolati i napoletani con i tifosi della squadra di casa (ricordo la gara con l’Inter nell’ottobre 2007). Anzi, rammento a questo proposito anche che lo scorso campionato i tifosi del Genoa erano andati a Roma per seguire la partita contro i giallorossi, nonostante la chiusura del settore ospiti, sedendosi in altre zone dell’Olimpico. Essi si erano inseriti tra i supporter avversari in modo ordinato e disciplinato, senza creare problemi. Al ritorno però alcuni di essi hanno subito un’aggressione in treno da alcuni personaggi armati di coltello: ancora oggi non si conoscono i nomi dei responsabili.
Come ho già scritto più volte, suggerisco una "prova di tifo", in modo che si possa impedire l’accesso allo stadio. Battute a parte, ci si chiede: dov’è la tanto decantata sicurezza? E soprattutto a questo punto ci si attendono misure drastiche da parte del ministero dell’Interno: ma se non ci sono denunce, è improbabile che si possano prendere. Gaetano Senatore ha scritto di riservarsi «nei prossimi giorni di valutare con i miei legali se l'assenza degli steward che ha reso possibile la mia aggressione può comportare una responsabilità della società Juventus F.C. ed una denuncia all'autorità giudiziaria». Sarebbe l’occasione migliore per dimostrare che gli atteggiamenti violenti non sono solo della tifoseria napoletana. Inoltre si potrebbe anche vedere se Osservatorio e Casms infliggano una severa ed esemplare punizione ai tifosi bianconeri. Magari un divieto di trasferta per un determinato periodo.
Dal piano dell’ordine pubblico passiamo a quello della giustizia sportiva. Oggi il giudice sportivo non ha assolutamente fatto menzione degli incresciosi episodi accaduti sabato sera all’Olimpico. Si dirà: la quaterna degli ufficiali di gara, i commissari di campo e i collaboratori della Procura federale devono riportarli nei loro verbali. Possibile mai che nessuno di essi abbia visto o sentito nulla? La settimana scorsa è stato segnalato da alcuni di essi il comportamento esecrabile dei tifosi napoletani che hanno disturbato il portiere del Milan Dida con un laser: è arrivata la diffida per il Napoli che potrebbe subire la squalifica del San Paolo. Stavolta, invece, non è successo nulla: eppure dai racconti di Pianetanapoli e di Gaetano Senatore sembre che si sia verificato un tafferuglio molto concitato, che non è sfociato in rissa solo per miracolo. E che dire dei cori razzisti con cui, secondo quanto affermato da Senatore, la tifoseria juventina «ha accolto i tifosi napoletani e la squadra del Napoli per tutta la durata della partita, anche quando la loro squadra era in vantaggio». Questi cori sono sempre purtroppo ripetuti come litanie demenziali in molti altri stadi di squadre settentrionali. Si domanda all’arbitro Damato e a tutti i responsabili federali presenti a Torino: ma questo comportamento non è severamente punito dal Codice di giustizia sportiva? Oppure esistono i soliti due pesi e due misure tra squadre di diverse aree geografiche della nostra Penisola? Insomma, siamo alle solite: nel nostro campionato esistono figli e figliastri.
Marco Liguori
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: IL PALLONE IN CONFUSIONE
lunedì 2 novembre 2009
ESCLUSIVA IL PALLONE IN CONFUSIONE – INCHIESTA: I ricavi degli stadi di proprietà in Europa? Derivano dai biglietti
Costruire nuovi stadi per aumentare i ricavi sembra essere la nuova parola d’ordine del calcio italiano. Aumentare i ricavi da stadio non sarà un’impresa semplice. Ci sono diversi ordini di problematiche da affrontare. Il Pallone in Confusione in questa sua esclusiva inchiesta ne cita solo tre, limitiandoci a quelle strutturali, finanziarie e socio-culturali, che richiedono l’applicazione di strategie a lungo termine per essere risolte. Le problematiche strutturali che vanno dalla progettazione alla realizzazione dell’impianto, passando attraverso i vari piani regolatori ed opere di urbanizzazione, richiedono certamente più di qualche anno per essere risolti. Si pensi al progetto dello stadio della Juventus, sono passati circa dieci anni dal suo avvio.Le problematiche finanziarie non sono da meno. Da quali fonti di finanziamento attingere i soldi per costruire? Facendo aumenti di capitale ad hoc? Contraendo dei mutui, aumentando l’indebitamento delle società? Rendendo edificabili terreni agricoli e vendendo gli appartamenti che si potranno costruire? E chi paga gli oneri di urbanizzazione di queste nuove zone (se non addirittura nuove piccole città) ubicate molto spesso al di fuori del centro urbano senza strade? I ricavi generati dall’investimento saranno in grado di ripagarlo?Le problematiche socio-culturali, presuppongono che si inneschi nella mentalità del tifoso un nuovo modo di vivere lo stadio, come luogo di ritrovo e di socializzazione e non come luogo di scontro. Stadi nuovi, soprattutto più accoglienti e dotati di diverse attrazioni devono essere in grado di schiodare dalla poltrona il tifoso televisivo abbonato alla pay-TV. Risolte positivamente tali problematiche non è escluso che le presenze negli stadi possano aumentare, generando “nuovi” ricavi, da intendersi sia come di utilizzo a pieno della “capacità produttiva” dello stadio, che di nuove forme di proventi derivanti da attività accessorie (ristoranti, alberghi, negozi).Possiamo semplicemente definire come “ricavi da stadio” quei componenti positivi di reddito derivanti dalle attività che si svolgono nello stadio o nelle sue adiacenze. Per dare una definizione corretta di “ricavo da stadio” si dovrebbe a priori definire “lo stadio” in funzione dell’attività che esso è destinato a svolgere, anche in considerazione di chi è il proprietario. Definendo lo stadio come un bene immobile strumentale destinato ad ospitare eventi sportivi e di altro genere, come ad esempio concerti musicali, dovremmo dedurre che la principale fonte di ricavo che uno stadio può produrre è la vendita dei biglietti per assistere a tali eventi. Per generare ulteriori ricavi tali strutture immobiliari, che insistono su aree molte estese, dovrebbero garantire la presenza di ristoranti, bar, negozi, del museo della squadra che vi gioca e se vi fossero ulteriori aree edificabili a disposizione, dovrebbero essere presenti anche centri commerciali e alberghi, dati per lo più in gestione a terzi (da cui ricavare affitti) o a società appositamente costituite. La presenza di centri commerciali, ristoranti, musei e negozi serve a creare delle presenze e flussi di ricavi anche in giorni senza eventi sportivi. Tuttavia, è innegabile, che il grosso dei proventi deriva dalla vendita dei biglietti. Bisogna garantire quindi stadi moderni, confortevoli e sicuri. Il tentativo di cercare di aumentare la “capacità produttiva” dello stadio deve essere visto in chiave di diversificazione delle fonti di entrata, in modo tale da non dipendere esclusivamente dai diritti TV. Di seguito si espone una rassegna dei fatturati di alcuni club europei. Per le società che redigono il bilancio in sterline si è considerato il cambio a 0,90 sterline per 1 euro.
Borussia Dortmund
Osasuna
Real Madrid
Barcellona
West Ham UnitedWest Ham United Plc è la società a capo del gruppo di cui fa parte il club di calcio professionistico del West Ham Untited, militante nella Premier League, attualmente allenato da Gianfranco Zola. Il West Ham United gioca a Londra nello stadio di sua proprietà denominato: “Boleyn Ground”, capace di ospitare 35.595 spettatori.Il Fatturato consolidato per l’esercizio chiuso al 28 maggio 2008 è stato di 81.543 migliaia di sterline (circa 90,6 milioni di euro); 57.302 migliaia di sterline (circa 63,7 milioni di euro) nell’esercizio chiuso al 31 maggio 2007L'analisi del fatturato per classe di attività mostra quanto segue: -Ricavi da gare e da attività connesse al calcio 18.337 migliaia di sterline (circa 20,4 milioni di euro) per l’esercizio chiuso al 28 maggio 2008; 16.967 migliaia di sterline (circa 18,8 milioni di euro) per l’esercizio chiuso al 31 maggio 2007. Nel 2008 l’incidenza percentuale di tali ricavi sul totale del fatturato è stata di circa il 22,5%.-Diritti TV e sponsorizzazioni centralizzate 40.790 migliaia di sterline (circa 45,3 milioni di euro) per l’esercizio chiuso al 28 maggio 2008; 23.911 migliaia di sterline (circa 26,5 milioni di euro) per l’esercizio chiuso al 31 maggio 2007. Nel 2008 l’incidenza percentuale di tali ricavi sul totale del fatturato è stata di circa il 50%.-Attività commerciali 12.504 migliaia di sterline (circa 13,9 milioni di euro) per l’esercizio chiuso al 28 maggio 2008; 8.549 migliaia di sterline (circa 9,5 milioni di euro) per l’esercizio chiuso al 31 maggio 2007. Nel 2008 l’incidenza percentuale di tali ricavi sul totale del fatturato è stata di circa il 15,3%.-Vendite al dettaglio e merchandising 5.357 migliaia di sterline (circa 5,9 milioni di euro) per l’esercizio chiuso al 28 maggio 2008; 3.155 migliaia di sterline (circa 3,5 milioni di euro) per l’esercizio chiuso al 31 maggio 2007. Nel 2008 l’incidenza percentuale di tali ricavi sul totale del fatturato è stata di circa il 6,6%.-Ristorazione e ospitalità 4.555 migliaia di sterline (circa 5 milioni di euro) per l’esercizio chiuso al 28 maggio 2008; 4.720 migliaia di sterline (circa 5,2 milioni di euro) per l’esercizio chiuso al 31 maggio 2007. Nel 2008 l’incidenza percentuale di tali ricavi sul totale del fatturato è stata di circa il 5,6%. La totalità del fatturato è prodotto nel Regno Unito. Nonostante questi ottimi risultati di fatturato West Ham United Plc ha chiuso il bilancio consolidato alla data del 28 maggio 2008 con una perdita di 37.373 migliaia di sterline (circa 41,5 milioni di euro), soprattutto a causa di poste straordinarie. Nell’esercizio precedente chiuso alla data del 31 maggio 2007 la perdita era stata di 19.614 migliaia di sterline (circa 21,8 milioni di euro). Tuttavia, il Patrimonio Netto risultava ancora positivo per 32.557 migliaia di sterline (circa 36,1 milioni di euro).
Manchester United
Everton
Tottenham Hotspurs
Arsenal
Chelsea
Olympique Lyonnais
CONCLUSIONE
mercoledì 14 ottobre 2009
Lo Statuto della FIGC obbliga tesserati e affiliati alla clausola compromissoria
Ringrazio il Collega per il suo autorevole intervento e ne approfitto per aggiungere una doverosa replica. Occorre premettere che vi è, da parte degli esperti del diritto generale (ordinario), una diffusa riluttanza ad accettare la "specialità" del Diritto Sportivo; d'altra parte quest'ultimo, lungi dal porsi in antitesi col primo, ne trae legittimità e linfa vitale. E' appena il caso di ricordare che la L.280/2003 nell'art. 1 (La Repubblica riconosce e favorisce l'autonomia dell'ordinamento sportivo nazionale, quale articolazione dell'ordinamento sportivo internazionale facente capo al Comitato Olimpico Internazionale) trova il suo fondamento proprio nella Carta costituzionale (Art. 10: L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute). Nei corsi di aggiornamento professionale riservati agli avvocati, che mi sono pregiato finora di organizzare e coordinare in materia di Diritto Sportivo per l'Unione Italiana Forense, in collaborazione con il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Napoli, si è spesso cercato, tra l’altro, di illustrare le criticità della citata L.280/2003, tra cui non ultimi anche i profili di possibile incostituzionalità. Senza dilungarmi troppo sull'argomento "vincolo di giustizia", basti qui dire che la F.I.G.C. ha adottato (al pari di altre federazioni sportive) il sistema delle clausole compromissorie, ovvero di quelle disposizioni che impongono ai singoli tesserati (atleti) e agli affiliati (società) di risolvere le controversie che li coinvolgono attraverso la giurisdizione sportiva (cosiddetta “domestica”). In realtà, gli Accordi Collettivi tra Federazione, L.N.P. e A.I.C. attuano quanto stabilito nello statuto della F.I.G.C., ovvero l'obbligo per tutti coloro che aderiscono a tale federazione sportiva (atleti tesserati, società affiliate) di rivolgersi agli organi di giustizia sportiva e di accettarne le decisioni nelle materie aventi carattere sportivo, rinunciando ad adire la giurisdizione ordinaria dello stato; in caso contrario è prevista l’irrogazione di sanzioni. Gli stessi contratti tipo che legano i calciatori professionisti alle società prevedono espressamente l’accettazione della clausola compromissoria.
E' arguta l'osservazione che, in linea teorica e di principio, nulla impedirebbe di adire il giudice ordinario (nel caso che ci occupa - Pandev/Lazio - il Giudice del lavoro). Pur volendo ammettere, in astratto, tale possibilità, la conseguenza negativa in tal caso sarebbe, però, l'irrogazione di sanzioni (anche gravi), il che rende di fatto impraticabile tale strada alternativa, almeno per chi ha intenzione di proseguire l'attività in ambito federale. D’altra parte, diversamente opinando e stando ai preziosi argomenti svolti dall’esimio Avv. Massimo Rossetti, non sarebbe dato comprendere perché, come da egli stesso ammesso, “la Lazio, a quanto mi consta, avrebbe deciso di accettare la competenza del Collegio arbitrale svolgendo in quella sede le sue difese”. Un approfondimento a parte meriterebbe, invece, l'applicabilità della L.280/2003 a soggetti esterni all'ordinamento sportivo (abbonati, tifosi, azionisti), nel qual caso, invece, condivido in pieno i dubbi riguardanti il possibile contrasto della predetta legge con l'art.24 della Costituzione.
Avv. Fabio Turrà fabio_turra@libero.it
clicca qui per leggere la replica del Comitato piccoli azionisti Lazio su Pandev e clausola compromissoria
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martedì 13 ottobre 2009
Stipendi cda Juve: aumento per Blanc, lieve taglio per Cobolli
Remunerazione in calo di 2mila euro per il presidente, mentre all’amministratore delegato sono state assegnati 448mila in più. Come l’anno scorso, nessun amministratore bianconero possiede azioni della squadra: solo il membro del collegio sindacale Picatti ne ha 540
Le remunerazioni del consiglio di amministrazione della Juventus sono aumentate del 14,6%. Nella bozza del bilancio della società quotata a Piazza Affari chiuso al 30 giugno scorso, con un utile di 6,6 milioni di euro, vi è infatti indicato che il totale ammonta a 3,53 milioni contro i 3,08 dell’anno precedente: in termini assoluti sono 448 mila euro. Osservando il dettaglio delle somme percepite dagli otto consiglieri, il cui mandato è scaduto con la chiusura dell’esercizio, si hanno però delle sorprese. Il presidente Giovanni Cobolli Gigli si è visto decurtare di 2mila euro il suo ammontare, mentre l’amministratore delegato e direttore generale Jean Claude Blanc ha ottenuto un più che sostanzioso incremento di 448mila euro. Entrambi sono gli unici amministratori esecutivi: il manager francese è l’unico ad avere responsabilità strategiche. Da sottolineare il loro stakanovismo: hanno partecipato a tutte le riunioni del cda e del comitato sportivo. Nel 2007/08 Cobolli Gigli, che non sarà riconfermato nel nuovo cda che sarà eletto dall’assemblea dei soci del 27 ottobre, ha incassato 725mila euro mentre nel 2008/09 la cifra è stata di 723mila euro. La differenza è dovuta alla diminuzione dei benefici non monetari, passati da 14mila a 12mila euro. Secondo il documento contabile, il numero uno bianconero ha conseguito 18mila euro per la carica di amministratore, 450mila per quella di presidente, 225mila per bonus e altri incentivi e 18mila per altri compensi. In quest’ultima voce vi sono comprese le indennità per spese di affitto: un particolare che nell’esercizio precedente non era stato indicato.
Invece, la retribuzione di Blanc (prossimo sostituto di Cobolli alla presidenza) è più articolata ed è pari a 2,67 milioni contro i precedenti 2,24. Per la sola carica di amministratore egli ha conseguito 15mila euro. Invece, per quella di amministratore delegato ne ha ricevuto 539mila (contro i 503mila del 2007/08) più 13mila per i benefici non monetari (21mila). Sempre per l’incarico di ad, Blanc ha avuto anche 1,2 milioni per bonus e altri incentivi (erano 844mila l’anno scorso) «valore maturato dall’additional compensation – si legge nel documento di bilancio – che sarà erogato al termine del piano di sviluppo a medio termine approvato dal consiglio di amministrazione del 14 marzo 2007, al lordo degli effetti dell’attualizzazione finanziaria». La specifica degli emolumenti da direttore generale prevede 12mila euro in benefici non monetari (9mila nel 2007/08), 410 mila in bonus e altri incentivi (392mila) e 507mila per altri compensi (456mila). Per quest’ultima cifra vi è specificato nel bilancio che si tratta di «retribuzione da lavoro dipendente e indennità spese d’affitto». Anche per Blanc nel bilancio chiuso al 30 giugno 2008 non era stata indicata la voce relativa al canone di locazione della propria abitazione. Sia Blanc che Cobolli avevano ancora nell’ultimo esercizio il “paracadute” da 3,45 milioni in totale come indennità in caso di licenziamento senza giusta causa. Al manager d’oltralpe era riconosciuta anche in caso di sue dimissioni con giusta causa.
Anche nell’ultimo esercizio è indicato che nessuno dei consiglieri di amministrazione e dei componenti del collegio sindacale possiede azioni della Juventus. L’unico a detenere 540 titoli, come già in passato è il sindaco Paolo Picatti. A tal proposito, l’anno scorso durante l’assemblea di approvazione del bilancio, Cobolli Gigli rispose alle precise domande degli azionisti del sito Ju29ro.com: «Non ho mai avuto azioni delle società quotate in cui ero amministratore». Eppure negli Stati Uniti i manager delle aziende presenti in borsa possiedono sempre quantitivi di azioni.
Riguardo agli altri amministratori bianconeri, l’unico a ricevere un aumento è stato Riccardo Montanaro: i suoi emolumenti per la carica sono passati da 23mila a 25mila. Retribuzioni invariate per Camillo Venesio (20mila), Carlo Barel di Sant’Albano (18mila) e Aldo Mazzia (10mila): per gli ultimi due le somme sono versate da Exor, controllante della Vecchia Signora. Invece, Gian Paolo Montali, ex allenatore della nazionale di pallavolo, ha subito un drastico taglio da 27mila a 19mila euro. Ciò è avvenuto a causa della riduzione delle prestazioni per consulenze, precipitate da 12mila a 4mila euro.
Marco Liguori
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Con 3,7 milioni la Juve fa la pace con Ranieri e il suo staff
La società bianconera ha chiuso ai primi di settembre il contenzioso con il suo ex allenatore, esonerato il 18 maggio. Risolte anche altre tre situazioni: con il Comune di Venaria, con la Gilardi Costruzioni e l’ex bianconero Andrade
La Juventus e il suo ex allenatore Claudio Ranieri hanno fatto la pace. Nella bozza del bilancio chiuso al 30 giugno scorso è riportato che il 18 maggio il tecnico era stato esonerato assieme ai suoi collaboratori ed era stato sostituito da Ciro Ferrara. «A seguito dell’esonero, l’ex allenatore Ranieri – si legge nel documento della società bianconera – unitamente al proprio staff composto dai signori Damiano, Pellizzaro, Capanna e Benetti, aveva instaurato una controversia di natura giuslavoristica». La vertenza è stata risolta, prosegue il testo, «con una transazione sottoscritta nei primi giorni di settembre, a fronte del pagamento da parte di Juventus di complessivi 3,7 milioni lordi». Nel bilancio non sono stati specificati i termini di pagamento dell’accordo.
Oltre alla questione Ranieri, la Juventus ha “pacificato” altre tre contenziosi tramite ulteriori accordi. Innanzitutto, la Vecchia Signora ha disinnescato il giudizio davanti al Tar Piemonte con il Comune di Venaria, confinante con l’area dell’ormai ex stadio delle Alpi. La vicenda risale a circa due anni fa ed era stata causata dalla vicinanza tra un centro commerciale sito nella cittadina della cintura torinese e quello progettato nel nuovo impianto bianconero. «Il 14 settembre 2009 la società ed il Comune di Venaria – si legge nel bilancio chiuso al 30 giugno 2009 – hanno sottoscritto un protocollo d’intesa volto a regolamentare alcuni aspetti relativi all’attività del futuro centro commerciale, nonché la ripartizione dei costi di pulizia delle aree pubbliche». Con questa intesa il Comune «ha rinunciato definitivamente a qualsiasi diritto o pretesa con riferimento al contenzioso, a suo tempo instaurato con ricorso innanzi al Tar Piemonte, contro il rilascio delle autorizzazioni commerciali da parte del Comune di Torino». Bisognerà però vedere se le due strutture, che si troveranno a breve distanza l’una dall’altra, arrecheranno in futuro problemi alla viabilità della zona presso lo stadio.
Altra situazione risolta è quella della Campi di Vinovo. La Juventus aveva ceduto la partecipazione nella società (proprietaria dei terreni su cui avrebbe dovuto sorgere il centro commerciale “Mondo Juve”) alla Costruzioni Generali Gilardi. Quest’ultima, a causa della volontà di un’azienda terza che avrebbe dovuto sviluppare “Mondo Juve” di non dare esecuzione al contratto, non ha potuto pagare alla Vecchia Signora entro il 31 dicembre 2008 la prima tranche di 12,5 milioni pattuiti per acquisire la Campi di Vinovo. In seguito a ciò, la società bianconera e la Gilardi hanno pattuito di modificare i termini di pagamento della rata scaduta. Finora sono stati regolarmente pagati gli iniziali 4 milioni: i restanti 8,5 saranno onorati entro il 20 dicembre, termine che potrà essere eventualmente prorogato dalle parti, con riconoscimento degli interessi a favore della Juve.
Infine, la società di Casa Agnelli ha chiuso un contenzioso con Andrade. Il suo ex giocatore fu vittima di un grave infortunio, che gli ha chiuso la carriera. La Juve svalutò il valore del diritto pluriennale (o del “cartellino”) e chiese la risoluzione del contratto al Collegio Arbitrale della Lega Calcio. Andrade aveva adito a sua volta lo stesso Collegio «per chiedere la risoluzione del contratto – si legge nel documento di bilancio – per fatto e colpa di Juventus che ha omesso il pagamento degli stipendi durante la pendenza della procedura arbitrale, chiedendo i relativi danni». La questione è stata risolta l’8 aprile scorso, prima della decisione dell’organismo della Lega, tramite un «accordo per risolvere consensualmente, a far data dal 31 marzo 2009 – si legge sempre nel documento – il rapporto di prestazione sportiva in essere e definire amichevolmente i procedimenti pendenti davanti al Collegio Arbitrale». La transazione è costata alla Juve 3 milioni circa.
Marco Liguori
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venerdì 9 ottobre 2009
Caso Pandev: replica del Comitato Piccoli Azionisti
Ringrazio per avermi trasmesso l’intervento in pari data dell’Avv. Fabio Turrà in merito alla clausola compromissoria di cui agli accordi collettivi tra la FIGC, Lega Calcio e Associazione Italiana Calciatori.
Nell’esprimere apprezzamento per l’intervento sopra citato che rappresenta, senza dubbio, un autorevole e importante contributo al dibattito sul tema, mi corre l’obbligo di alcune precisazioni.
L’art. 3 della Legge n.280/2003 testualmente riportato dall’Avv. Turrà non può essere interpretato, a mio avviso, nel senso di aver reso obbligatorio ex lege l’arbitrato previsto dall’art. 4 della Legge n. 91/1981. Quest’ultima disposizione, infatti, stabilisce che nel contratto di lavoro subordinato tra la Società di calcio e il calciatore può – non deve – essere prevista una clausola compromissoria: né la contrattazione collettiva nazionale di lavoro può inserire automaticamente tale clausola nel contratto individuale.
In altre parole, la clausola compromissoria deve intendersi obbligatoria tra le parti del predetto contratto individuale solo se espressamente e specificamente prevista in quest’ultimo e non, lo ripeto, per il solo fatto che essa sia prevista da una legge ordinaria o dalla contrattazione collettiva applicabili al rapporto di lavoro considerato, non potendosi legittimamente verificare alcun automatico inserimento nel contratto lavorativo individuale né in virtù di una legge ordinaria né in virtù di una norma della contrattazione collettiva di categoria. E’ pacifico, infatti, alla luce della giurisprudenza della Corte Costituzionale e come già, peraltro, evidenziato nella lettera del 28 settembre u.s. al Consiglio di Sorveglianza della Lazio, che, qualora la legge ordinaria o la contrattazione collettiva prevedano l’attivazione della procedura arbitrale, in specie relativamente al lavoro subordinato, ciò deve avvenire senza pregiudizio alcuno della possibilità per le parti del rapporto di lavoro di adire l’autorità giudiziaria, poiché, diversamente, il divieto di rivolgersi al giudice ordinario, configurando un arbitrato obbligatorio, configurerebbe un istituto costituzionalmente illegittimo per contrasto con plurime norme della Costituzione.
Più precisamente, con l’art. 24, primo e secondo comma ("tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi. La difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento".), con l’art. 25, primo comma ("nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge") e con l’art. 102, primo comma ("la funzione giurisdizionale è esercitata da magistrati ordinari istituiti e regolati dalle norme sull’ordinamento giudiziario").
Per ciò che riguarda, infine, il caso concreto affrontato, vale a dire il caso Pandev, sembra che la questione sia stata già risolta nel senso che la Lazio, a quanto mi consta, avrebbe deciso di accettare la competenza del Collegio arbitrale svolgendo in quella sede le sue difese e, anzi, chiedendo, in via riconvenzionale, il risarcimento di danni a proprio favore. Per dirla alla partenopea, "che la Madonna la accompagni (accompagni la Lazio)!".
Avvocato Massimo Rossetti
paola.tiracorrendo@federmanager.it
martedì 6 ottobre 2009
Sky anticipa 20 milioni e la Lazio acquista Zarate
Nel bilancio è indicato che il giocatore ha 26 anni mentre a noi risulta che Maurito è nato il 18 marzo 1987 e, quindi, di anni ne ha 22. Si evidenzia anche che il giocatore (definito “un nuovo talento”) ha firmato un contratto di 5 anni con scadenza 30 giugno 2014.
Ci si è a lungo domandati con quali modalità era stato effettuato l’acquisto di Zàrate. Mettendo insieme le varie parti del bilancio e correlando le informazioni esposte nelle varie parti del documento si scopre che la Lazio si è approvvigionata di un importo pari al costo di Zàrate facendosi fare una anticipazione dalla società controllata Lazio Marketing & Communication, la quale, a sua volta, ha ottenuto un anticipo sul contratto Sky di 20 milioni di euro, probabilmente attraverso una operazione di factoring. Ecco finalmente svelata la fonte a cui si è rivolta la Lazio per ottenere il “cash” per pagare il cartellino di Maurito.
Paolo Lenzi
il pallone in confusione
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Le foto presenti su "il pallone in confusione" sono state in gran parte prese da siti Internet: dovrebbero essere di pubblico dominio. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, possono segnalarlo a uno dei due indirizzi email sopra indicati