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venerdì 14 gennaio 2011
Trasferta a Napoli: la denuncia di un tifoso juventino
http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=1326
Gent.ma redazione,ho deciso di scrivere questa nota con la speranza che tramite il canale televisivo e magari anche grazie ad una presa di posizione ufficiale da parte della società JUVENTUS venga diffusa e resa nota la grottesca situazione che ho vissuto con circa un migliaio di tifosi juventini domenica sera in quel di NAPOLI.Premetto che con tanto di tessera del tifoso sottoscritta anche per i miei due figli (uno dei quali minorenne), abbiamo partecipato con il nostro club di appartenenza (JUVENTUS CLUB DOC GIOVANNI AGNELLI - ANDRIA), alla trasferta napoletana con un pulman da 54 persone + un pulmino da 19 persone. Nel nostro pulman abbiamo ospitato amici juventini del club di Aosta che hanno raggiunto Bari in aereo e si sono aggregati al nostro gruppo. Alle ore 17.30 circa giungiamo al casello autostradale di Napoli dove pensavamo di trovare un mezzo della polizia di stato da noi in precedenza avvertita del nostro arrivo. Dopo un'attesa di circa 40 minuti, pur senza incidenti, ma con qualche normale sfottò ricevuto da napoletani in transito veniamo raggiunti da un auto della polizia che ci accompagna qualche chilometro più avanti dove venivano raggruppati tutti i pulman provenienti da varie zone d'Italia. Fatti scendere, uno alla volta, filmati da una telecamera e sottoposti al capillare controllo su eventuali mezzi di offesa in nostro possesso sia in dosso, sia nel pulman, senza alcun controllo sul possesso della fantomatica tessera del tifoso, risaliamo sul pulman per essere "scortati" verso lo stadio.Da questo momento inizia la parte incredibile della vicenda. I pulman vengono accompagnati con tanto di sirene da mezzi della polizia, utilizzando la tangenziale per un tragitto completamente identico a quello fatto dai tifosi napoletani che si recano allo stadio, fino all'uscita Fuorigrotta. Qui, bontà loro, invece di andare verso lo stadio la carovana prosegue fino all'uscita Agnano da dove attraverso stradine piccolissime con auto parcheggiate su entrambi i lati che impediscono il normale passaggio dei pulman, sottoposti al pubblico ludibrio della tifoseria napoletana appostata sui lati della strada, si giunge finalmente nella zona stadio riservata agli ospiti.
A questo punto zelanti agenti di polizia con urla e chiari movimenti con le mani, invitano i tifosi a scendere dai pulman e correre in maniera dissennata, verso i cancelli dello stadio, senza che alcuno di noi sapesse quale strada prendere e quale fosse il pericolo incombente sulle nostre teste. Tale fuga verso lo stadio viene effettuata già in una situazione di terrore e panico in quanto gli inviti minacciosi della polizia lasciano intendere di essere in una grave situazione di pericolo. Questa corsa (io ero con mio figlio di anni 11 e vi erano anche persone anziane con problemi fisici) della durata di circa 200 metri termina in un ammasso umano di persone che erano state bloccate da una serie di transenne poste proprio per impedire il passaggio. Dopo aver travolto queste transenne, terminiamo la corsa contro un cancello chiuso, in quanto l'accesso al settore era posto una decina di metri più in là.Scavalcando gli ostacoli, in un caos indescrivibile, senza che ad alcuno fosse controllato il biglietto, la tessera del tifoso o quant'altro (sono in possesso dei tre biglietti, mio e dei miei due figli, ancora completamente integri, senza che sia stata staccato nemmeno il talloncino di controllo con il codice a barre) entriamo nello stadio. Con quel sistema, nel settore ospiti sarebbe potuto entrare chiunque, tifoso juventino e non con grave rischio per tutti. Una volta "al sicuro", all'interno dello stadio, nella parte superiore del settore riservato ai tifosi ospiti, con inspiegabile divieto di accesso da parte della polizia al settore inferiore, ove non vi sarebbe stato alcun contatto con la tifoseria napoletana, veniamo sottoposti ad un incredibile fuoco di artiglieria con lancio di petardi o bombe al cui scoppio venivano divelti ogni volta addirittura i sediolini dello stadio. Di queste pericolosissime bombe tutto il gruppo di tifosi juventini presenti ne avranno ricevute circa una trentina. Il lancio avveniva da parte di aspiranti uomo ragno che si inerpicavano fra le strutture in ferro dello stadio per raggiungere alle spalle i tifosi juventini e dopo aver bucato al rete di protezione con coltelli, lanciavano questi ordigni attraverso i buchi testè prodotti. Ho rivisto il giorno dopo, la partita sul Vostro canale a cui sono abbonato e ho udito (senza mai vedere) chiaramente lo scoppio dei petardi che avveniva in maniera continua e ripetuta mettendo a grave repentaglio l'incolumità dei presenti.Per quale motivo nessun telecronista pur presente allo stadio ha fatto menzione di quello che accadeva? Per quale motivo nessuna testata giornalistica ha riportato questo a dir poco incivile comportamento della tifoseria napoletana? Perchè non vi è stata da parte di nessuna televisione neppure una inquadratura verso il settore occupato dai tifosi juventini sottoposti al bersaglio? Perchè il Giudice Sportivo sanziona la società Juventus di una multa di euro 6000 perchè i suoi tifosi hanno divelto dei seggiolini, che invece erano stati divelti dalla forza d'urto delle esplosioni dei petardi lanciati dai napoletani? Perchè la società Napoli viene multata solo di euro 20000 perchè "propri sostenitori lanciavano nr. 4 petardi verso la zona occupata dagli steward (???)" e non fa menzione di nemmeno un petardo lanciato verso i tifosi juventini? Dove erano questi steward quando venivano lanciate le bombe? Erano complici dei tifosi napoletani? Nel bollettino del giudice sportivo si menziona una attenuazione della sanzione verso la società Napoli dovuta a concreti atti posti in essere in collaborazione con le forze dell'ordine ai fini preventivi e di vigilanza. Di cosa parliamo? Dove erano i poliziotti? Quali misure preventive sono state poste in essere? In che cosa è consistita la vigilanza? A Napoli queste cose vengono definite testualmente "puttanate"!!!Vi assicuro che per molto meno, la Juventus nello scorso anno ebbe l'interruzione della gara con il Parma e con il Bari oltre alla sanzione della gara da disputare a porte chiuse.La differenza sta nel fatto che a Torino il settore ospiti è inquadrato costantemente da telecamere e che certa stampa non si lascia sfuggire nessuna occasione per..............Comunque l'allucinante racconto non è ancora terminato! Qualche minuto prima del fischio finale, con il bombardamento in pieno corso (erano in possesso di un vero e proprio arsenale bellico), rinvigorito dalla trionfale vittoria, nel settore da noi occupato fanno per la prima volta presenza alcuni poliziotti che, in manier alquanto serafica, invitano i tifosi juventini ad abbandonare lo stadio prima del termine della gara. Tale comunicazione fatta ad alcuni, in maniera quasi confidenziale, provoca di fatto che una buona parte di tifosi lasci le gradinate. Personalmente noto che sta avvenendo questo abbandono, ma forte dell'esperienza maturata in molti stadi, rimanendo certo del fatto che senza comunicazioni ufficiali i tifosi ospiti rimangono nello stadio fino a quando non vi sono le condizioni per l'uscita degli stessi in sicurezza, penso che vi sia solo un ammassarsi verso la parte inferiore.Comunque, sentendo ancora lo scoppio di bombe e invitato da mio figlio, molto spaventato, scendo anch'io verso il basso, dove scopro che alcuni agenti di polizia stanno invitando i tifosi a correre verso i pulman in quanto - recito testualmente - "non siamo in grado di garantire la vostra sicurezza". Ad una mia richiesta di spiegazioni insieme all'invito di correre anch'io verso i pulman di appartenenza mi viene detto: "oggi, caro signore, vi è la possibilità di acquistare una semplice scheda e di starsene tranquilli a casa a vedere la partita! Per quale motivo lei ha preferito venire qui? Seppure allibito, capisco che non è il caso proprio di polemizzare con queste pseudo forze dell'ordine e accogliendo l'invito iniziamo una lunga corsa (circa 500 metri) fra le urla e le minacce dei poliziotti stessi fino a raggiungere il pulman dove tanti altri amici erano già. A questo punto, forse la cosa più incredibile!!! Altri poliziotti si affiancano agli autisti dei pulman invitandoli subito a ripartire in quanto la presenza in quel punto era ritenuta pericolosissima. I pulman sono pertanto ripartiti su ordine perentorio della polizia senza che tutti i passeggeri fossero ancora a bordo. Vane sono state le proteste da parte nostra. L'ordine impartito era perentorio. Ripartire senza preoccuparsi di chi manca!Nel frattempo la carovana dei pulman "quasi pieni" era ripartita con la scorta della polizia. Il nostro pulman leggermente attardatosi in attesa di qualche ritardatario era costretto ad inseguire la scorta che a quel punto precedeva abbondantemente il nostro pulman.Non sono in grado di dire che cosa è successo agli altri pulman. Posso solo dire che il nostro mezzo è rimasto fermo nei pressi dello svincolo autostradale fino all'una di notte, senza alcuna scorta o protezione, sottoposti a gesti triviali da parte dei tifosi napoletani di passaggio, con il rischio di dar corso ad un pestaggio in piena regola qualora altri scalmanati si fossero fermati vicino al nostro pulman. In questa situazione abbiamo atteso, affinchè coloro che erano rimasti a terra potessero raggiungere in qualche modo il pulman e fare ritorno a casa tutti insieme. L'ultimo dei dispersi, ironia della sorte, è stato accompagnato da una volante della polizia. Al termine, mio figlio di 11 anni mi ha detto: "Papà, io a Napoli non voglio venire mai più!!". Gli ho risposto: "Anch'io!"
Ho voluto raccontare questa paradossale odissea che nella mia lunga esperienza di tifoso bianconero aveva avuto in termini di paura un solo altro caso: BRUXELLES - 29 maggio 1985. Non so se la stessa sarà ritenuta degna di cassa di risonanza e se ritenete opportuna diffonderla e renderla nota, ma una sola preghiera mi sento di rivolgere: Fate conoscere questa esperienza alla società, affinchè possa fare anche in maniera provocatoria ricorso verso la sanzione della multa di euro 6000 comminata per il comportamento incivile dei propri sostenitori. Quei 6000 euro che siano destinati ad un'opera benefica e non a questi "venditori di fumo" fra cui a Federazione, la Lega e il ministro Maroni!!!!
Con cordialità
ANDREA LEONETTI
Tessera del Tifoso: Federsupporter e Garante della Privacy d'accordo
Alfredo Parisi - Presidente Fdersupporter
Il Garante della Privacy, con proprio provvedimento ( il provvedimento e relativo comunicato stampa in data 12 gennaio 2011 dell’Autorità Garante sono consultabili sul sito www.federsupporter.it), inviato al Ministero dell’Interno, al Coni, alla FIGC ed alle società sportive, con riferimento alla tessera del tifoso, ha fatto propri molti dei rilievi mossi a suo tempo da Federsupporter. In sintesi ed in particolare, il Garante, in conformità ad un proprio parere del giugno 2010 ed anche a seguito ed in accoglimento di plurime istanze pervenute da più parti e, segnatamente , da Codacons ( vedasi sul sito www.codacons.it) che evidenziavano numerosi profili di illiceità della tessera del tifoso sotto l’aspetto della tutela del diritto alla riservatezza, ha posto una netta linea di demarcazione fra il trattamento e l’utilizzazione di dati personali ai fini della certificazione mediante la tessera dell’inesistenza di motivi (Daspo o condanne, anche non definitive, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive) ostativi all’accesso agli stadi ed il trattamento e l’utilizzazione suddetti a fini puramente commerciali.
A tali ultimi fini è necessario, infatti, secondo il Garante, il previo, espresso, specifico, informato, libero ed incondizionato consenso dell’interessato: requisito che, sempre secondo il Garante, non sussiste nel caso della tessera del tifoso usata, come avviene nella generalità dei casi, a fini puramente commerciali. Rilievo che Federsupporter aveva mosso nella documentazione fornita in occasione della Conferenza stampa intitolata “ Tessera del Tifoso : misura di sicurezza o strumento di marketing ?” tenuta in Roma il 21 giugno 2010 ( vedasi www.federsupporter.it) e contenuto nelle lettere di diffida raccomandate A.R. inviate il 18 giugno 2010 sia alla FIGC sia alla Lega Calcio in cui, tra l’altro, si diceva, per l’appunto, che la tessera del tifoso in quanto anche- soprattutto- carta di credito revolving con fotografia, sollevava notevoli dubbi sotto il profilo della “ tutela del diritto alla riservatezza(privacy)”. Peraltro, sempre sotto questo aspetto, Federsupporter nella relazione sulla tutela dello specifico consumatore sportivo, tenuta nell’ambito del Convegno sulla più ampia tutela del consumatore, organizzato da Codacons, in Roma il 17 dicembre 2010, ha stimato, in maniera prudenziale e certamente per difetto, la spesa media globale annua dei possessori della tessera, usata come carta di credito, in circa € 2.000.000 (duemilioni), con corrispondenti introiti da ripartirsi tra società sportive, Lega Calcio ed il sistema imprese comunque collegato all’uso della tessera.
Va considerato, a questo proposito, che, secondo il Programma introduttivo della tessera, è “ grande tifoso “ non quello più affezionato alla squadra bensì quello che più spende mediante la tessera-carta di credito ; cosicchè la fidelizzazione è caratterizzata non tanto dalla passione sportiva quanto dal potere e dalla capacità di spesa ( spending power) del tifoso stesso. Circa, poi, l’utilità ed efficacia della tessera al fine proprio, ma non unico,di prevenzione di fenomeni di violenza in occasione o a causa di manifestazioni sportive, plurimi episodi ( vedasi , da ultimo, il provvedimento del Prefetto di Lecce, revocato in extremis, di far disputare la gara Lecce- Bari del 6 gennaio 2011 a porte chiuse ) si sono incaricati di dimostrarne l’assoluta inutilità ed inefficacia.
Naturalmente dal provvedimento del Garante scaturisce una serie di delicate e complesse conseguenze sul piano tecnico- giuridico in ordine alla liceità dell’uso e dell’utilizzo delle tessere sinora rilasciate senza l’osservanza delle condizioni e dei requisiti posti dallo stesso Garante con gravi responsabilità a carico di tutti i soggetti che tali tessere hanno rilasciato, in primis delle società sportive, nonché della FIGC e della Lega Calcio che hanno evidentemente e colpevolmente ignorato – altrimenti non vi sarebbe stato bisogno del provvedimento- il parere del Garante del giugno 2010 e le pur specifiche e formali diffide in data 18 giugno 2010 di Federsupporter. Nei prossimi giorni, in occasione di una conferenza stampa che sarà convocata e si terrà entro il mese di gennaio c.a., Federsupporter e Codacons illustreranno congiuntamente in dettaglio le iniziative che metteranno a disposizione dei sostenitori sportivi interessati onde tutelare al meglio i loro diritti anche alla luce del provvedimento del Garante.
Massimo Rossetti - responsabile area legale Federsupporter
mercoledì 12 gennaio 2011
Se il Comune ed Equitalia impediscono di pagare la Tarsu ai cittadini
Sono un povero contribuente del Comune di Napoli che chiede soltanto di compiere il suo dovere di pagare la Tarsu, nonostante i disservizi della raccolta. Sto attendendo pazientemente ancora la cartella del pagamento del tributo: eppure è già scaduta la prima rata del pagamento al 31 dicembre. Ai primi del mese scorso mi sono recato presso gli uffici di Corso Arnaldo Lucci e mi è stato risposto che avrei ricevuto la cartella prima di Natale da Equitalia. Sono andato il 14 dicembre anche presso la società di riscossione e ho avuto una brutta sorpresa: mi è stato consegnato un documento in cui è segnato l’importo, ma è scritto che «non esiste un indirizzo specifico per questo avviso». Dunque, sono residente a Napoli, esisto per il Comune ma non per Equitalia. Oltre al danno anche la beffa: senza la cartella non posso presentare il reclamo contro eventuali irregolarità, poiché il termine ultimo è il 20 gennaio. Non si è mai visto che un debitore debba sollecitare un creditore per poter pagare il dovuto: eppure nell’anno di grazia 2011 a Napoli può accadere.
Marco Liguori
marco_liguori@katamail.com
martedì 4 gennaio 2011
Codacons e Federsupporter intervengono per tutelare i tifosi di Lecce e Bari
Codacons e Federsupporter - l'Associazione nazionale che rappresenta e tutela i diritti e gli interessi diffusi dei sostenitori di società e associazioni sportive, nella duplice veste di piccoli azionisti e/o di consumatori dello spettacolo sportivo - con riferimento all’iniziale decisione del Prefetto di Lecce di far disputare a porte chiuse l'incontro di calcio Lecce-Bari del prossimo 6 gennaio 2011, con divieto, pertanto, di assistere all'incontro anche per i sostenitori delle due squadre muniti di tessera del tifoso, prendono atto della sua revoca intervenuta solo ieri, 3 gennaio 2011.
Il ripetersi di tali contraddittori ed intempestivi provvedimenti, a parere di entrambe le Associazioni, rivela l'inutilità e l'inefficacia della suddetta tessera al fine dichiarato di prevenire episodi di violenza durante le manifestazioni sportive. La tessera, invece, si rivela di fatto essere - come più volte in precedenza già sottolineato - solo o prevalentemente un'occasione e uno strumento di business commerciale e finanziario.
Ciò premesso e considerato, Federsupporter e Codacons, nelle loro rispettive vesti, si dichiarano sin da ora disponibili ad offrire supporto ai sostenitori di società sportive per la migliore e più efficace tutela dei loro diritti. Tutela in ordine alla quale si riservano, nei prossimi giorni, di meglio precisare sui loro rispettivi siti (www.federsupporter.it e www.codacons.it) condizioni e modalità di accesso.
mercoledì 22 dicembre 2010
Il mio ricordo di Enzo Bearzot, trionfatore in Spagna
Bearzot era un furlan particolare, diverso dal taciturno Zoff che era uno dei suoi calciatori in cui riponeva grande fiducia. Non aveva peli sulla lingua come ricorda Gianni Perelli sull’Europeo: criticato da alcuni deputati, replicò prontamente «Gli onorevoli farebbero meglio a occuparsi dei “premi loro”». Era l’uomo giusto al momento giusto per il rilancio della Nazionale, malamente eliminata nel girone eliminatorio della Coppa del mondo del 1974 in Germania. Lo precedette Fulvio Bernardini, il celebre tecnico teorizzatore dell’uso di giocatori dai “piedi buoni”, che riuscì a svecchiare la formazione azzurra lanciando alcuni futuri campioni del mondo, come Graziani e Antognoni. “Fuffo” fu commissario tecnico per un anno fino al 1975: poi fece coppia fissa come direttore generale con Bearzot fino all’ottobre del 1977. La coppia ottenne una serie di alti e bassi nelle qualificazioni ai Campionati europei del 1976 e cercò di creare un nuova identità dopo il disastro in terra tedesca. Dopo un’onorevole sconfitta in Olanda, seconda classificata, arrivò una vittoria e un pareggio contro la Finlandia. “Fuffo” e il “Vecio” riuscirono a pareggiare alzando un “muro” a Roma e a Varsavia contro la Polonia che ci aveva eliminato in Germania. L’Italia ottenne una vittoria di prestigio, anche se inutile, contro l’Olanda vincitrice del girone. Nel 1977 ha inizio la vera e propria “era Bearzot”. Il tecnico friulano riesce a qualificarsi per il “mundial” argentino eliminando nientepopodimeno che l’Inghilterra. I critici, sempre molto pungenti con lui in tutto l’arco di tempo in cui fu sulla panchina azzurra, rilasciarono però giudizi poco confortanti dopo tre amichevoli di preparazioni al massimo torneo internazionale. La Nazionale fu sconfitta in Spagna, pareggiò in casa contro la Francia dopo un doppio vantaggio, e pareggiò contro la Jugoslavia prima di volare verso il Sudamerica. Ai tempi si diceva: «Bearzot è come la Democrazia Cristiana, non cambia mai uomini e modulo». E invece no: sull’onda della richiesta popolare e della stampa sportiva, nella partita inaugurale contro la Francia giocarono Paolo Rossi e Antonio Cabrini. Il gol bruciante di Lacombe dopo appena 40 secondi non spense le speranze azzurre: pareggiò proprio “Pablito” nel primo tempo. Zaccarelli sostituì uno spento Antognoni e relizzò il gol della vittoria. Quel mondiale si ricorderà soprattutto per il capolavoro “bearzottiano” del successo sui padroni di casa dell’Argentina: riuscì a bloccare i temibili Kempes e Bertoni, riuscendo a segnare un gol capolavoro con Bettega. Triangolo perfetto: da Antognoni per Rossi che porge un assist allo juventino che segna l’1-0 finale. I critici del “Vecio” lo aspettarono al varco: dopo un autogol a favore degli Azzurri arrivò la sconfitta contro l’Olanda, grazie ai due “missili” fuori area di Brandts e Haan, portò l’Italia alla finale per il 3° e 4° posto contro il Brasile. Anche qui identico copione: Causio segna il punto del vantaggio, poi due altri due tiri da lontano giustiziano Zoff. Si disse di tutto sul portierone riguardo alla sua presunta debolezza nei palloni scagliati da 20-30 metri: ovviamente anche Bearzot fu posto sul banco degli accusati. Di concreto restava un buon quarto posto e le premesse positive per il futuro. Curiosità: al ct il cantautore Rino Gaetano dedicò un verso di "Nunteregghecchiù".
Due anni dopo si tengono gli Europei nel nostro Paese. Si era abbattuto sul nostro campionato il ciclone dello scandalo del totonero: fu convolto anche Paolo Rossi che fu squalificato. Nel suo girone l’Italia pareggiò contro la Spagna, battè l’Inghilterra, ma pareggiò nell’ultima gara a reti inviolate contro il Belgio che si qualificò per la finalissima. Gli Azzurri disputarono la finalina per il 3° posto contro la Cecoslovacchia a Napoli. “Senza Rossi non si vince” era scritto su uno striscione al San Paolo: e così fu, la Nazionale fu sconfitta ai rigori. Anche in quella occasione critiche a gogò per Bearzot, ritenuto incapace di costruire alternative di gioco in attacco. Ma il tempo della rivincita per lui stava per arrivare.Neanche il tempo di fiatare e in ottobre prendono il via le qualificazioni per il Mondiale in Spagna. L’Italia mette in riga nel girone di andata le sue quattro rivali, Lussemburgo, Danimarca, Jugoslavia e Grecia (che il “Vecio” temeva e aveva definito “fastidiosa”), con l’identico punteggio di 2-0. Ricordo un titolo dopo la vittoria a Torino sugli slavi capeggiati dall’attaccante Zlatko Vujovic sul Guerin Sportivo: «Bearzot ha domato le tigri di carta». Il ct aveva imbrigliato una Jugoslavia, sulla carta la più forte del girone, molto confusionaria con una gara perfetta. Il girone di ritorno, invece, ebbe un andamento molto incerto: sconfitta 3-1 contro la Danimarca a Copenaghen, buon 1-1 contro la Jugoslavia a Belgrado e mezzo passo falso a Torino contro la Grecia (1-1). Per fortuna a Napoli la Nazionale supera il Lussemburgo con il gol qualificazione di Collovati. Seguì un trittico di amichevoli che, come accadde nel periodo precedente al torneo in Argentina, fu deludente. La sconfitta per 2-0 nel periodo di Carnevale a Parigi contro la Francia di Platini valse a Bearzot un titolo ironico del Guerin Sportivo: «La Nazionale in maschera». La squadra vista al Parco dei Principi sembrava davvero poco reattiva e poco tonica. Sensazione identica anche contro la Germania Est che battè 1-0 gli Azzurri. Contro la Svizzera arrivò un pareggio che confermò i problemi. Arrivò il giorno dell’esordio a Vigo contro la Polonia del fuoriclasse Zibì Boniek. Ricordo il commento di Nando Marellini dopo i primi minuti disputati discretamente dagli uomini del “Vecio”: «In queste prime battute l’Italia c’è». Era però una formazione che espimeva un gioco balbettante che fu confermato anche dalle gare contro il modesto Perù e i “maratoneti” del Camerun. La Nazionale de “l’uomo con la pipa” (il ct amava molto fumarla nei momenti di relax) arriva seconda nel girone e deve affrontare il gironcino a tre contro due mostri sacri del calcio di allora: l’Argentina di Maradona e il Brasile di Zico. «Ma a Barcellona cosa andiamo a fare?» titolò Paese Sera. Sembrava proprio che l’Italia fosse destinata al ruolo di vittima sacrificale: i giornali puntarono tutti l’indice contro Bearzot, considerato l’unico responsabile del gioco evanescente e della più che possibile figuraccia contro i “mostri” sudamericani. Dopo le veementi polemiche, i giocatori decisero unilateralmente un “silenzio stampa”: fu il segnale della compatezza della squadra che faceva quadrato attorno al commissario tecnico contro tutto e tutti. Fu nominato unico “portavoce” Zoff, il portierone di poche parole.
Invece le cose presero una piega diversa. Nella prima gara contro l’Argentina, Bearzot mette Gentile su Maradona come un’ombra: il fuoriclasse raramente toccò palla e Tardelli e Cabrini realizzarono le reti per il 2-1 finale. La gara capolavoro fu contro il Brasile contro cui era necessaria la vittoria, poiché l’Italia era a pari punti con una differenza reti a sfavore. Azzurri sempre in vantaggio con i verdeoro a inseguire. Ci furono anche le “agevolazioni” provocate dalle incertezze difensive di Junior e del portiere Valdir Peres. In più nel Brasile delle stelle non brillava affatto il centravanti Serginho che sciupò alcune occasioni: i punti deboli dell’avversario furono sapientemente sfruttati da Bearzot, l’Italia vinse 3-2 e arrivò in semifinale contro la Polonia con tripletta del rinato Paolo Rossi rientrato dopo la squalifica. Lo stesso Pablito segnò la doppietta vincente contro i biancorossi privi di Boniek. Poi arrivò il trionfo in finale con la Germania schiacciata 3-1: “el hombre del partido” Rossi fu affiancato dall’urlo di Tardelli e dalla marcatura del neoentrato Altobelli. Si parlò di schieramento a “zona mista”, di innovazioni tattiche: in realtà Bearzot era riuscito a ricostruire il gioco all’italiana, catenaccio e contropiede, in edizione riveduta e corretta con gli uomini adatti. Ma era stato abile nel costruirlo e utilizzarlo: in attacco c’era una punta, Graziani, che subiva i falli dagli avversari e faceva da sponda, liberandogli gli spazi, per Rossi che in velocità infilzava le difese avversarie. Un meccanismo perfetto che entusiasmò anche il presidente della Repubblica Sandro Pertini la sera della finale al Bernabeu. Qualcuno ricorderà anche la cover dei "Masters" che cantavano in italo-spagnolo una delle canzoni più ascoltate di quell'anno, "Da Da Da" manco a farlo apposta del gruppo tedesco "Trio". Si chamava "Da-da-da Mundial 82" in cui nominavano tutti i giocatori Campioni del Mondo. Il ritornello diceva: «Son tutti figli di Bearzot, aha! Son tutti figli di Bearzot».I mondiali del 1986 in Messico furono il “canto del cigno”. L’Italia, priva ormai di molti degli eroi di Spagna, non brillò e non riuscì a ripetere l’exploit di quattro anni prima. La sconfitta negli ottavi di finale contro la Francia scatenò tutti i critici contro Bearzot e ne chiesero la testa. Si conclusero così 11 anni culminati con due quarti posti e un titolo mondiale. Il tecnico furlan ora è passato alla storia: i suoi risultati sono e resteranno incancellabili.
Marco Liguori
RIPRODUZIONE (ANCHE PARZIALE) DELL'ARTICOLO CONSENTITA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE: "IL PALLONE IN CONFUSIONE"
domenica 12 dicembre 2010
Federupporter partecipa venerdì al convegno Codacons sulla difesa consumatori
martedì 30 novembre 2010
Federsupporter sul contratto: «I calciatori diventeranno come gli antichi gladiatori»
Purtroppo, lo stallo, almeno fino al momento in cui scrivo, delle trattative per il suddetto rinnovo e, da ultimo, il rinnovo del contratto individuale di lavoro intervenuto tra la Juventus ed il calciatore Chiellini mi inducono a dire che si è sulla strada sbagliata e che quelle indicazioni e quelle proposte non hanno trovato alcun ascolto.
Mi pare, infatti, che, invece di ricercare e trovare ragionevoli, eque, legittime e lecite soluzioni di compromesso, siano scesi e rimangano tuttora in campo opposti estremismi produttivi solo di sterili e controproducenti contrapposizioni, forzature e fughe in avanti.
Se è – sarebbe- giusto, a mio avviso, come sostengo sin dal 2004 (cfr. Relazione al Convegno organizzato dalla Ernst & Young su “Calcio professionistico europeo e diritto del lavoro”) che fosse modificata la qualificazione per legge (art. 3, 1°comma, della legge n.91/1981) del contratto lavorativo dell’atleta professionista come di lavoro subordinato, essendo ciò ormai del tutto anacronistico, qualificandosi, invece, più appropriatamente, tale contratto come “a progetto” e/o a “programma”, così come prevede la così detta “ Legge Biagi” ( legge delega n. 30/ 2003 e decr.lgs. delegato n. 276/2003), tuttavia, nel mio citato documento del 14 settembre c.a. che, per comodità di riferimento, allego, mettevo in luce che alcuni diritti del calciatore come cittadino e come persona non potevano e non possono essere comprimibili.
Ed è sotto questo specifico profilo che il contratto stipulato in questi giorni tra la Juventus e Chiellini, almeno così come reso noto dagli organi di informazione, suscita in me, in alcuni suoi contenuti, non solo forti perplessità e riserve, ma, persino, stupore.
Alcune clausole di tale contratto, infatti, prevederebbero: l’obbligo di allenarsi anche separatamente dal resto degli altri calciatori; il divieto di indossare capi di abbigliamento trasandati o con riferimenti politici o ideologici; il divieto di comportamenti potenzialmente sconvenienti per un calciatore professionista; il divieto di intraprendere qualsivoglia attività imprenditoriale o commerciale diversa dall’attività di calciatore; il divieto di fare qualsiasi dichiarazione neppure su siti personali e su social network; il divieto di poter scegliere per curarsi medici diversi da quelli di fiducia della società, anche a spese del calciatore; l’obbligo di tenere uno stile di vita in linea con l’immagine del club ed adeguato ad un atleta professionista.
Come si può agevolmente constatare, le clausole sopra riportate, ove rispondenti alla realtà, sono, qualcuna di più e qualcuna di meno, comunque tutte notevolmente incidenti su libertà e diritti fondamentali della persona garantiti, non solo dalla nostra Costituzione, ma anche dalla Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali (CEDU) e dalla Dichiarazione Universale Onu dei Diritti dell’Uomo.
Sto parlando, più precisamente ed a titolo solo esemplificativo, del diritto di eguaglianza formale e sostanziale (art. 3 Costituzione), del diritto alla salute (art. 32 Costituzione), del diritto di comunicazione e manifestazione del pensiero (artt.15 e 21 Costituzione), del diritto di libertà di stampa (art.21 Costituzione).
Naturalmente le libertà ed i diritti in questione sono inviolabili ed inderogabili sia da leggi ordinarie sia, a maggior ragione, da contratti collettivi o individuali di lavoro: in quest’ultimo caso, si definiscono diritti indisponibili, nel senso che non possono essere derogati neppure con l’accordo ed il consenso del lavoratore e, quindi, pur qualora tal genere di pattuizioni fossero stipulate, esse sarebbero radicalmente ed insanabilmente nulle .
Aggiungasi che certi vincoli, quali quelli o alcuni di quelli in precedenza citati e che sarebbero contemplati dal contratto Juventus-Chiellini, a fortiori sarebbero assolutamente incompatibili con un contratto di lavoro non subordinato, essendo, in questo caso, i poteri del datore di lavoro e, corrispondentemente, gli obblighi del lavoratore assai meno intensi, stringenti e vincolanti di quelli tipici del rapporto di lavoro dipendente.
A me sembra, dunque, rinviando per eventuali, più approfondite e specifiche considerazioni e proposte al mio citato ed allegato documento del 14 settembre c.a. a cui integralmente mi riporto, che qualcuno voglia trasformare il calciatore professionista da lavoratore subordinato, quale è oggi, non in un lavoratore para-subordinato o autonomo, bensì in una sorta di antico gladiatore.
Un mestiere, quest’ultimo, che, pur potendo offrire notevole fama e cospicui vantaggi economici e pratici, il Diritto Romano considerava turpe e comportante l’infamia per chi lo praticava, potendo essere, perciò, esercitato solo o da schiavi o da cittadini i quali, però, in questo caso, venivano privati di quasi tutti i loro diritti come tali (così detti “auctorati“ , vale a dire sotto tutela) e, in particolare, venivano privati dello ius suffragi (diritto di elettorato attivo e passivo) e dello jus honorum (diritto a ricoprire cariche pubbliche) .
E, francamente, alcune delle clausole del contratto Juventus-Chiellini, così come riportate, paiono, almeno a me, rendere la società di calcio più simile al lanista ( impresario specializzato nel reclutare e gestire i gladiatori) che al datore di lavoro, la squadra di calcio più simile alla familia gladiatoria che ad un insieme di lavoratori e la sede degli allenamenti più simile al ludus gladiatorio che al luogo ove i suddetti lavoratori si preparano a svolgere e svolgono la loro attività professionale.
Faccio, inoltre, presente che il contratto Juventus-Chiellini deve essere valutato alla luce del parere 2/2010 emesso il 29- 30 luglio 2010 dall’Alta Corte di Giustizia Sportiva del CONI, secondo cui contratti individuali di lavoro di calciatori stipulati in assenza di contrattazione collettiva possono essere invalidi in base a specifici vizi idonei a travolgere l’intero contratto o singole clausole.
Tali contratti, infatti, devono essere conformi alle norme imperative dell’ordinamento statale ed ai principi e regole generali dell’ordinamento sportivo.
Peraltro, ove il contratto Juventus- Chiellini volesse essere unilateralmente assunto o imposto come contratto-tipo, è opportuno ricordare che il richiamato parere sottolinea espressamente l’inefficacia alla produzione di vincoli di un contratto-tipo predisposto ed imposto in maniera unilaterale, senza alcun accordo tra le parti, intendendosi per tali FIGC, Lega, AIC.
A me sembra, dunque, che la strada maestra da intraprendere per un reale e globale cambiamento e rinnovamento della contrattazione di lavoro dei calciatori e, più in generale, degli atleti professionisti, onde adeguarla ai tempi per renderla conforme all’evoluzione socio-economica e giuridica intervenuta dal 1981 ad oggi in materia di lavoro, sia quella di una intensa, perseverante e, possibilmente, unitaria iniziativa ed azione da parte delle società sportive, dei soggetti, almeno quelli più responsabili, rappresentativi degli atleti professionisti e di Federsupporter quale soggetto rappresentativo dei sostenitori dello sport, quali appassionati e consumatori dello spettacolo sportivo, nei confronti delle Istituzioni, in specie delle forze Parlamentari e Politiche, affinchè, in tempi ragionevolmente rapidi, si possa pervenire ad una sostanziale modifica dell’art. 3 , 1° comma, della legge n. 91/1981.
Norma che, come detto, ancor oggi anacronisticamente ingessa la prestazione a titolo oneroso dell’atleta, inquadrandola nel contratto di lavoro subordinato.
Nel frattempo, andrebbero evitate, almeno secondo me, scorciatoie impraticabili, tortuose, di nessuna o scarsa valenza e tenuta giuridica e, persino, controproducenti, ricercandosi, invece, come pure detto, ogni ragionevole, equa, legittima e lecita soluzione di compromesso, volta a maggiormente flessibilizzare tale rapporto, però sempre nello scrupoloso rispetto, come d’altronde sancito dal parere dell’Alta Corte di Giustizia Sportiva del CONI, di norme imperative dell’ordinamento statale, nonché dei principi e delle regole generali dell’ordinamento sportivo.
Avv. Massimo Rossetti - responsabile area legale Federsupporter
il pallone in confusione
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