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mercoledì 20 febbraio 2008

arriva il future sull'acciaio

Liberomercato 20 febbraio 2008 pagina 11

Negoziabile dal 28 aprile
Boom dell’acciaio,
in arrivo il future

Marco Liguori

Dal 25 febbraio il future “forward” sull’acciaio sarà operativo al London Metal Exchange. Costituirà un importante strumento per cercare di porre riparo alla crescente volatilità dei valori di questa lega fondamentale per il mondo industriale. Essa è causata dalla forte domanda in eccesso rispetto all’offerta, proveniente soprattutto dall’India e dalla Cina, che ne è anche uno dei produttori principali: sul totale complessivo della produzione mondiale, pari a 1343 milioni di tonnellate, il 36,4% appartiene al paese asiatico. Dopo la prima fase sul solo circuito telematico, inizieranno le contrattazioni alle grida. «Il via agli scambi sul “ring” – spiega Mario Galli, trader di Gm Consulenza – sarà dato ufficialmente il 28 aprile prossimo per la prima consegna del successivo 28 luglio». Il prezzo di questo materiale, di cui esistono numerose varietà a seconda delle percentuali di ferro, carbonio e altri metalli, dipende da una molteplicità di fattori. Alcuni di essi sono di natura macroeconomica, politica, energetica e legati ai costi di trasporto.
Il future sul Lme non è il primo in assoluto: dal 29 ottobre dell’anno scorso si effettuano scambi presso la borsa delle materie prime di Dubai. Secondo un recente report di Gm Consulenza basato sul derivato della città araba, dopo il violento rialzo da 600 dollari per tonnellata a 850, in concomitanza con le tempeste di neve in Cina, dovrebbe proseguire l’attuale fase di consolidamento, fino al raggiungimento del livello di 775 dollari. Quindi, in vista anche del completamento delle grandi opere pubbliche cinesi per le Olimpiadi di Pechino della prossima estate, i prezzi dell’acciaio dovrebbero continuare a marciare a ritmi sostenuti.
Riguardo alla contrattazione a Dubai e a Londra esistono però alcune differenze molto importanti. «Innanzitutto Londra è una piazza storica per le materie prime – prosegue Sylvain Piacenza, analista di Gm Consulenza – e riveste un ruolo fondamentale anche per i volumi trattati: il numero degli operatori è superiore a quello del paese del Golfo Persico. Inoltre possiede un circuito molto sviluppato, con una rete di magazzini estesa a livello internazionale che provvede la consegna alla scadenza dei metalli». Si può dunque paragonare Londra e Dubai all’antico sistema borsistico regionale italiano, dove il mercato più importante era Milano, coronato dagli altri come Torino, Roma e Napoli. Oltre a questa, c’è anche una diversità di tipo tecnico riguardo all’acciaio trattato. «A Dubai sono trattate le barre di rinforzo – sottolinea l’analista – mentre sul Lme gli operatori effettuano le contrattazioni delle cosidette “billette”, ossia il semilavorato necessario alla produzione delle stesse barre. La scelta è caduta sulle prime, poiché si possono più facilmente contenere nei depositi».
L’investimento sul nuovo future potrà essere effettuato anche da chi non è operatore professionale. «E’ possibile acquistare il derivato sull’acciaio – conclude Piacenza – tramite un dealer autorizzato presso il mercato di Londra».
(Per ulteriori informazioni http://www.forexgm.com/index.html)

martedì 19 febbraio 2008

quando i sogni non hanno soldi

Liberomercato 19 febbraio 2008 pagina 12

Juve Stabia/C1
Deferiti i calciatori
in sciopero per lo stipendio

Marco Liguori
Ennesima storia amara del calcio a scopo di lucro a Castellammare di Stabia. I giocatori della Juve Stabia, club militante in serie C1, hanno scioperato martedì 12 febbraio saltando gli allenamenti. La motivazione era stata anticipata il giorno precedente sull’emittente locale Metropolis Tv: la società non avrebbe corrisposto gli stipendi di dicembre e gennaio. La protesta è rientrata il mercoledì seguente. Secondo il sito Tuttomercatoweb.com, il direttore sportivo Giacomo Pezzini ha annunciato il deferimento degli "ammutinati", aggiungendo che "la prossima settimana dovrebbero arrivare dei soldi dalla Lega con cui i calciatori saranno pagati".
Tutto ciò non risolve però i problemi della Juve Stabia. Per capirli occorre "tornare un attimo indietro", come avrebbero detto i principi della moviola della Domenica Sportiva Carlo Sassi ed Heron Vitaletti, cominciando dall’assetto azionario. Secondo l’ultima visura disponibile in Camera di Commercio i soci sono quattro: Michele Cesarano (88%) e altri tre, ciascuno con il 4%, ossia Nicolino Guzzo, Idrot srl di Giovanni Ennio Gregorio (amministratore unico) e Dervit spa di Vittorio De Rosa. L’assetto è scaturito da due operazioni. La prima effettuata nell’assemblea del 22 dicembre 2006, in cui fu abbattuto e ricostituito il capitale in seguito alla perdita del 2005/06 di 972mila euro che aveva portato il patrimonio netto in negativo. Solo Cesarano sottoscrisse l’aumento di capitale con 120mila euro: nel giugno 2007 ha ceduto il 12% del capitale agli altri tre soci. Il 29 gennaio scorso, Gregorio e De Rosa, assieme al presidente Marcello Feola hanno proposto a Cesarano di rilevare un numero di azioni per arrivare al 75% del capitale. L’azionista di riferimento ha rifiutato: ma c’è un altro particolare, indicato nella visura, che blocca la vendita del pacchetto di controllo delle "Vespe". Un suo ex giocatore, Alessandro Ambrosi, ha depositato "il ricorso per autorizzazione di sequestro giudiziario" di 6000 titoli da 10 euro nominali "in danno di Paolo D’Arco" ex socio, nell’ambito di una causa contro il club. Inoltre, il tribunale di Torre Annunziata nel settembre 2007 ha "ordinato alla spa Juve Stabia di non annotare più nel libro dei soci ulteriori variazioni della compagine sociale".
Gli altri problemi derivano dal bilancio. Il 2006/07 è stato il quarto esercizio consecutivo in rosso: la perdita è stata di 546mila euro. Anche se è stata inferiore a quella dell’anno prima, il patrimonio netto è risultato ancora negativo per 132mila euro, rendendo necessaria un’altra ricapitalizzazione. La società ha tagliato del 30,6% i costi di gestione (1,41 milioni). Purtroppo i ricavi (842mila euro) sono diminuiti del 22,26%: il conto economico presenta quindi uno squilibrio di 569mila euro. Il costo totale del personale è calato del 32%: gli stipendi dei tesserati sono passati da 801mila a 545mila euro. Come altri club di C, la Juve Stabia non ha i lauti introiti dei diritti tv delle società di A e B: anzi, al 30 giugno scorso risultano dimezzati da 63mila a 37 mila euro. Gli abbonamenti sono scesi di 29mila euro e i biglietti di 2mila euro. Poca cosa l’ammontare dei diritti pluriennali dei calciatori, pari a 1000 euro, a fronte di immobilizzazioni immateriali per 93mila euro. I crediti (-40%) sono stati superati dai debiti (-13%) di 487mila euro: tra questi ultimi 126mila euro sono verso il fisco e 298mila con enti previdenziali, assistiti da garanzie reali su beni sociali. La società ha comunicato sul suo sito che ha versato il 30 gennaio scorso le ritenute Irpef e i contributi Enpals in scadenza, scongiurando la penalizzazione in classifica.

lunedì 18 febbraio 2008

martina molto franca

http://www.indiscreto.it/indiscreto.nsf/ae8140bf6cc31ac3c12569a300629c7f/a625631e5c0606edc1257180005efb83?OpenDocument

Gli uomini squadra del Martina

di Marco Liguori
1/6/2006

Un vero record. Al 30 giugno 2005 il Martina possedeva due soli calciatori. Infatti scorrendo il bilancio della società di Martinafranca militante in C1, chiusosi con la perdita di 43.391 euro (in calo rispetto agli oltre 126mila del 2004), la voce “immobilizzazioni immateriali” contiene solo diritti pluriennali alle prestazioni di due atleti per 7.200 euro: sono l’attaccante Roberto Aquaro e il difensore Andrea Lisuzzo. Quest’ultima cifra è inclusa nel totale della voce pari a 8.633 euro, in drastico calo del 64% rispetto ai 23.880 della stagione precedente. Sono cifre davvero minimali e stupisce anche lo stesso importo a dir poco esiguo di diritti pluriennali relativi ai calciatori: essi rappresentano uno degli elementi fondamentali dello stato patrimoniale attivo di una squadra di calcio, se non addirittura quello principale. Interpellata in merito, la società pugliese non ha voluto fornire chiarimenti. «Si attenga a ciò che è riportato sul bilancio» è stata l’unica dichiarazione del segretario generale Angelo Cipulli. Dunque il mistero resta. Sulla relazione del consiglio di amministrazione al documento contabile è riportato che «i diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori sono iscritti al costo storico di acquisizione comprensivo degli eventuali oneri accessori di diretta imputazione e gli importo sono al netto delle quote di ammortamento che sono state calcolate a quote costanti in relazione alla durata dei contratti stipulati con i singoli calciatori». Sempre riguardo allo stato patrimoniale attivo, si segnala un cospicuo importo di crediti, esigibili entro 12 mesi, pari a 1.535.443 euro. Questa somma complessiva è composta per la sua quasi totalità da crediti verso clienti per 1.465.236 euro. Altro mistero: gli amministratori del Martina non hanno specificato chi possano essere questi clienti. Essi hanno soltanto sottolineato che «rispetto all’esercizio precedente, registrano un incremento di euro 347.523». Gli altri crediti sono costuituiti da circa 16mila euro verso il fisco e da quelli verso altri per 54.321 euro, diminuito di 135mila rispetto all’esercizio precedente: è stato evidenziato «il credito verso la Lega di Serie C per euro 31.541». Le disponibilità liquide non sono specificate nel dettaglio: ammontavano a 14mila euro, con un decremento rispetto al precedente esercizio di oltre 2.600 euro. Riguardo ai debiti, la relazione al bilancio evidenzia un totale di 1.398.104 euro: tutti esigibili in 12 mesi. La cifra è in aumento rispetto a quella di 1.200.000 del 30/6/2004. Verso le banche lo stato debitorio è pari a 111.366 euro, con un incremento di 70mila euro. Al 30 giugno scorso il Martina doveva al fisco 664.523 euro, con un aumento pari a oltre 70mila euro: tra le voci più significative è compreso il debito Iva scaturito nell’esercizio. In aumento (+75.893 euro) anche l’indebitamento verso gli enti previdenziali, il cui totale ha sfiorato i 479mila euro. Il patrimonio netto è positivo per 170.114 euro, in calo però dai 213.504 euro dell’esercizio precedente. Il capitale sociale è di 200mila euro: le perdite di circa 44mila euro sono state ripianate parzialmente mediante l’utilizzo delle riserve esistenti in bilancio. Riguardo al conto ricavi/costi, ossia alla gestione caratteristica aziendale, gli amministratori del Martina sono riusciti a chiudere con un attivo di 30.658 euro, contro il precedente squilibrio di 35.331 euro. La società non ha fornito nella sua relazione al bilancio alcun tipo di dettaglio sia riguardo alle entrate, sia riguardo alle uscite. Circostanza strana quest’ultima: un maggior numero di dettagli servirebbe agli amministratori per tenere sotto controllo i costi e verificare quali possono essere le entrate da incrementare. Dallo schema delle voci si evince una diminuzione dei costi, passate da 2.223.312 euro del 30 giugno 2004 a 1.657.945. Nel dettaglio, si specifica una riduzione di salari e stipendi da 859.878 a 594.050 euro. Anche i ricavi sono diminuiti da 2.187.981 a 1.688.603 euro. Il totale è suddiviso tra 1.033.912 euro per ricavi delle vendite e delle prestazioni, in drastico calo dai precedenti 1.466.426 euro, e in altri ricavi e proventi non meglio specificati pari a 654.691 euro, in crescita dai 557.260 euro del giugno 2004. La differenza tra proventi e oneri straordinari si è chiusa in rosso per 150 euro. Il Martina non ha conseguito entrate non ordinarie, al contrario dell’esercizio 2003/04 quando aveva ottenuto 37.464 euro. Non avendo un consistente parco giocatori, come si è visto, non ha neppure incassato plusvalenze da cessione calciatori. Secondo le ultime visure disponibili in Camera di Commercio il club della provincia tarantina ha cambiato l’assetto proprietario tra il 2004 e il 2005. L’amministratore delegato Donato Morelli è stato in questo periodo una sorta di “asso pigliatutto”. Nell’ottobre di due anni fa, era già azionista di riferimento il 33,34% con 66.680 euro di capitale sociale. Attraverso 12 passaggi di quote, ha raggiunto il 70,84% del capitale (141.680 euro di controvalore). Il presidente Gianfranco Chiarelli e il consigliere Giuseppe Monopoli detengono il 12.5% del Martina, mentre Antonio Tardia il 4,16 per cento. Particolare curioso: tutti i sette membri del consiglio di amministrazione sono stati eletti a tempo indeterminato. Marco Liguori(in esclusiva per Indiscreto)

I principali dati di bilancio dell’Ac Martina
2004/2005 2003/2004
Valore della produzione 1.688.603 2.287.981
Differenza costi/ricavi 30.658 -35.331
Costo del lavoro per stipendi 594.050 859.878
Costo del lavoro complessivo 944.071 1.150.153
Risultato netto di esercizio - 43.263 - 126.283
Saldo proventi/oneri straordinari - 150 1.397
Totale debiti 1.398.104 1.199.106
Debiti tributari 664.523 594.213
Debiti istituti di previdenza 478.697 402.804
Patrimonio netto 170.114 213.504

un caso particolare

Corriere del Mezzogiorno Economia 10 aprile 2006

L’inchiesta
Comincia un viaggio nei conti economici delle squadre campane e pugliesi. Prima società sotto la lente: quella dei «satanelli»

Calcio, Foggia «povero» di plusvalenze

Bilancio 2005 in perdita per 1 milione. Ma le componenti straordinarie sono ridotte a 19 mila euro

Di Marco Liguori

Plusvalenze da cessione diritti pluriennali per le prestazioni dei calciatori per appena 19.934 euro. È questa la voce che risalta dal bilancio dell’Unione Sportiva Foggia, chiuso al 30 giugno 2005 con un rosso di 1,041 milioni di euro e un patrimonio netto di 245mila euro. Solitamente, le società di calcio puntano molto su questa componente straordinaria per cercare di rimediare ai conti in perdita. Non è invece il caso della squadra pugliese, come è stato del resto sottolineato anche dal collegio sindacale nella sua relazione. «Questo collegio ritiene di dover segnalare in particolare – si legge nel documento - l’esiguità delle plusvalenze da cessione giocatori che sarebbero state più consistenti se attuate, le vendite, in momenti più opportuni rispetto al mercato calcistico». La cessione di Andrea D’Agostino al Chievo Verona ha fruttato una «ricca» plusvalenza di appena 20 euro. Pochi spiccioli ha fruttato la vendita all’Udinese di Alessandro Moro: la plusvalenza è stata di soli 52 euro. Invece le cessioni di Nicola Mariniello al Catania e Umberto Del Core all’Arezzo hanno dato un apporto più elevato: per ciascuna di esse il Foggia ha realizzato una plusvalenza di 9.931 euro. La società ha subito anche minusvalenze su tre cessioni: le operazioni su Alejandro Da Silva, passato all’Udinese, e Tommaso Chiecchi, venduto al Chievo Verona, hanno evidenziato ciascuna una differenza negativa di 901 euro sul valore netto contabile. Invece, la minusvalenza su Antonio La Porta, trasferito al Melfi, è stata ben più elevata (7.533 euro).
Come evidenziato nella relazione alla gestione, «non è possibile effettuare raffronti» con i risultati del precedente bilancio 2003/04 poiché la società aveva rilevato il complesso aziendale della Foggia Calcio srl, fallita nell’aprile del 2004. L’Us Foggia è stata costituita il 21 maggio del 2004 da Giuseppe Coccimiglio e ha acquisito poco dopo il titolo sportivo della società fallita, riuscendo a ottenere dalla Federcalcio l’iscrizione al campionato di C/1: la sua data di fine esercizio è fissata al 30 giugno, ha quindi operato solo per poco più di un mese nel 2003-2004, con un risultato finale negativo per 213.400 euro, la cui copertura è stata rinviata al successivo esercizio. I soci hanno deciso di coprire le perdite 2003/2004 e 2004/2005 per un totale di 1,255 milioni: di conseguenza, il capitale sociale, pari a 1,5 milioni, è diminuito di oltre un terzo. I soci hanno quindi deliberato, secondo quanto previsto dal codice civile, la riduzione del capitale sociale a 245mila euro.
Stando all’ultima visura disponibile in Camera di Commercio, i dieci soci dell’Us Foggia che hanno rilevato la struttura a fine giugno 2005 da Coccimiglio (tra cui il presidente Tullio Manlio Capobianco, e i consiglieri Matteo La Torre, Giovanni Di Carlo, Domenico Bonassisa e Vincenzo Nuzziello sono azionisti di maggioranza con il 14,35%) hanno deliberato lo scorso 24 gennaio un aumento di capitale di 2 milioni: ne risultano sottoscritti 1,68 milioni e versati 1,59 milioni.
Nella relazione al bilancio è evidenziato che la nuova compagine sociale «ha rilevato dalla preesistente situazione economica finanziaria della società una grande parte di deficit inerenti a costi parametrali di gestione». L’indebitamento complessivo era pari a 1,808 milioni. Quello verso il fisco e gli enti previdenziali era pari a oltre 579mila euro, di cui 184mila euro per il debito Iva e 278mila per quello con l’Enpals. Inoltre il Foggia aveva al 30 giugno scorso debiti per 165mila euro verso «tesserati prima squadra per retribuzioni» e 37mila euro verso «altri dipendenti per retribuzioni». Riguardo all’attivo patrimoniale, la società possedeva diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori per 199mila euro: spiccano anche circa 800mila euro in terreni e fabbricati.
La differenza costi/ricavi è risultata negativa per 973mila euro. I ricavi hanno sfiorato 1,6 milioni: la quasi totalità (1,064 milioni) provengono dai biglietti venduti in campionato, in altre gare o in Coppa Italia. Il Foggia, al pari delle altre società di serie C (con eccezione di Napoli e Genoa), non incassa i diritti tv criptati: complessivamente, i ricavi da sponsor, pubblicità, radio e tv in chiaro sono pari a 315mila euro. I costi sono ammontati a 2,6 milioni: la voce più rilevante è quella dei costi del personale per 1,493 milioni (pari al 94% dei ricavi), di cui 975mila per gli stipendi dei tesserati (61,5% sui ricavi). Quest’ultima cifra è composta da 847mila euro per i compensi dei 34 calciatori e da 128mila per i due allenatori e i due tecnici.

La storia di Zeytulaev e Boudianski

La Padania luglio 2006

Lo “tsunami” moggiopoli colpisce la Reggina

Lo strano ricorso della Juventus

Bianconeri alla Caf per bloccare due trasferimenti e perdere oltre 150mila euro

di Marco Liguori

Storia di due ragazzi stranieri che volevano giocare nel “campionato più bello del mondo”, di una squadra prepotente e di un giudice pasticcione. Protagonisti della vicenda sono due calciatori, l’uzbeko Ilyas Zeytulaev e l’ucraino Viktor Boudianski, tesserati nell’agosto 2001 dalla Juventus con un contratto di cinque anni. Dopo tre anni, decidono di cambiare aria. Si rivolgono all’avvocato Domenico Latino, noto per aver chiesto quattro volte il fallimento della Lazio a causa della mancata corresponsione degli stipendi al centrocampista spagnolo Ivan De La Pena. «Ho inoltrato nel 2004 il ricorso alla commissione tesseramenti della Figc sul presupposto che avendo i due calciatori, all’epoca minorenni, sottoscritto un contratto quinquennale in trasferimento da federazioni estere. La loro situazione rientrava nella previsione dell’articolo 35 del regolamento Fifa, che riconosce al giocatore minorenne la possibilità di firmare un contratto da professionista per una durata non superiore ai tre anni». La commissione dichiarò cessato il loro rapporto contrattuale con la Juventus. Essendo svincolati Zeytulaev e Boudianski passarono a titolo gratuito alla Reggina. I vertici della Juventus si appellarono alla Caf. La società bianconera fondò il suo ricorso su presunte violazioni alla legge italiana. L’allora presidente della Caf, Cesare Martellino, ribaltò la sentenza di primo grado dando ragione al club torinese. «In pratica, la Juventus aveva proposto l’appello - prosegue Latino - sostenendo che la legge 91 imponeva la durata massima quinquennale per i contratti. I due calciatori erano stranieri, quindi la loro situazione doveva essere regolata dalla normativa Fifa». Ma la Caf, secondo Latino, ha violato anche una legge italiana. «Si tratta della legge 280 del 2003, il cui testo afferma che “la Repubblica riconosce e favorisce l’autonomia dell’ordinamento sportivo nazionale quale articolazione dell’ordinamento sportivo internazionale”. Le norme della Fifa rientrano nell’ambito dell’ordinamento sportivo internazionale: quindi sarebbero dovute essere applicate». Insomma, la Caf ha affermato che il regolamento Fifa non poteva essere applicato. «E’ una conclusione paradossale - evidenzia Latino - ciò vuol dire che la Federazione italiana non fa parte della Fifa: di conseguenza, non ha diritto a far partecipare le squadre alle coppe europee e la nazionale alla Coppa del mondo». La Caf annullò anche il contratto stipulato dalla Reggina. «Feci presente a Lillo Foti - racconta Latino - presidente della società calabrese che la Caf non poteva farlo, poiché la Reggina non era parte in causa. Ma Foti non prese alcun provvedimento». Probabilmente la motivazione di questo atteggiamento è contenuta nelle intercettazioni. In una telefonata del 4 dicembre 2004 tra Foti e l’ex designatore degli arbitri Paolo Bergamo, si parla della vicenda. Bergamo dice: «Senti, ma com’è che te metti a fregà i giocatori a...Luciano (Moggi ndr)!». «Senti - risponde Foti - Boudianski l’avevo preso io no?! Mi fa Antonio (Giraudo ndr) allò piglialo tu però poi...lo trattiamo assieme...ve bene dico!...tanto con voi c’è sempre da combattere!». I Carabinieri sottolineano nel loro verbale che «con quest’ultima frase evidenziando tutta la sua subalternità ai dirigenti della squadra bianconera». In questi giorni, l’avvocato Latino sta per presentare un ricorso alla Caf presieduta dal nuovo presidente Cesare Ruperto. «Intendo far valere la revocazione della sentenza per il dolo del precedente collegio giudicante». Il legale dei due calciatori si basa sul fatto che l’ex presidente della Caf Martellino è stato indagato per abuso d’ufficio dalla Procura di Napoli. In un’intervista alla Repubblica del 22 giugno, Martellino ha spiegato che «mi hanno messo sotto inchiesta sulla base di una telefonata tra Moggi e Ghirelli, in cui il dg della Juve chiede al segretario generale della Federcalcio di intervenire sulla Caf per non far svincolare due ragazzini russi». E i due ragazzi che fine hanno fatto? Stando al bilancio della Juventus chiuso al 30 giugno 2005, Zeytulaev e Boudianski sono stati ceduti proprio alla Reggina, ciascuno appena per 1000 euro. La società bianconera ha riportato una minusvalenza di 87mila per Boudianski e di 67mila euro per Zeytulaev. Valeva la pena per Giraudo e Moggi di proporre un ricorso per fare un “affare” su due promettenti calciatori? Ai posteri l’ardua sentenza.

Proseguono le indagini sui bilanci dell'era Moggi-Giraudo

La Padania, 15 luglio 2006

Inchiesta della Procura di Torino

Juve, cassette di sicurezza sotto sequestro

A finire nel mirino anche mogli e fidanzate dei giocatori. Bilanci al setaccio

Marco Liguori

Rientro amaro dalla Germania per i giocatori della Juventus, dopo la conquista della Coppa del Mondo. Il Procuratore aggiunto di Torino, Bruno Tinti, ha infatti ordinato due decreti nell’ambito dell’inchiesta riguardante le eventuali irregolarità nei bilanci della società bianconera. Indagini che portarono alla fine dello scorso maggio al sequestro di materiale contabile presso la sede juventina in via Galileo Ferraris. I provvedimenti sono stati emessi dal magistrato il 29 giugno scorso, il giorno precedente alla data della partita dei quarti di finale tra Italia e Ucraina. Il primo riguarda la "richiesta di consegna di documentazione bancaria" per tre personaggi eccellenti e rivolta a tutti gli istituti bancari italiani.
Nel provvedimento non sono riportate le ipotesi di reato riguardanti i tre: l’ex amministratore delegato bianconero, Antonio Giraudo, l’ex direttore generale, Luciano Moggi, e suo figlio Andrea. Invece, l’altro è un "decreto di blocco di cassette di sicurezza" emesso nell’ambito "del procedimento penale a carico di Antonio Giraudo e Luciano Moggi" riguardante non solo lo stesso Andrea Moggi, ma anche mogli e fidanzate di giocatori e dirigenti della Juventus. La lista comprende ben 17 nomi. Si va da Silvana Adriana Garufi ad Alena Seredova, fidanzata del portiere della Nazionale Gianluigi Buffon. Nell’elenco sono comprese anche Sandra Karine Grougi, moglie del difensore francese Liliam Thuram, Valentina Liguori, consorte del terzino Gianluca Zambrotta, e Beatriz Karina, moglie argentina dell’attaccante francese David Trezeguet.
Il provvedimento di sequestro delle cassette ha interessato anche Daniela Arenoso, moglie del difensore centrale Fabio Cannavaro, Sonia Amoruso, che ha impalmato da pochi mesi il fantasista Alessandro Del Piero, Ivana Nedvedova, moglie del centrocampista ceco Pavel Nedved. Nell’elenco sono presenti anche Melena Seger, moglie dell’attaccante svedese Zlatan Ibrahimovich, Sonia Alexandre, consorte del centrocampista brasiliano Emerson, Silvia Quilici, compagna del difensore Alessandro Birindelli, Anica Martinovich, moglie del difensore croato Robert Kovac, e Stefania Ciamba, moglie del portiere di riserva bianconero Christian Abbiati. Nell’elenco c’è anche Paola Pallonetto, consorte dell’ex difensore Ciro Ferrara.
Il decreto prevede il blocco, a partire dalla sua notifica alle parti, dell’utilizzo della cassetta di sicurezza per le persone destinatarie del provvedimento o "riconducibili a qualsiasi titolo (delega, rapporto societario, rapporto di amministrazione dipendente etc) alle persone fisiche sopra menzionate". Dal palazzo di giustizia di Torino non filtrano indiscrezioni riguardanti i motivi del sequestro: si può solo ipotizzare che i pubblici ministeri intendano trovare dei riscontri di natura contrattuale e contabile che possano servire alle loro indagini.
Riguardo alla "richiesta di consegna di documentazione bancaria" riguardante Giraudo e Moggi padre e figlio, il decreto ordina che l’operazione giudiziaria sia effettuata "a far data dall’1/1/2000 a data corrente". Nell’arco di tempo di sei anni, i pm vogliono vagliare una serie di documenti bancari dei tre indagati: in particolare, si legge nel testo, "un elenco dei rapporti intrattenuti", "estratto dei rapporti intrattenuti", "generalità complete degli intestatari dei conti e delle persone delegate ad operarvi", In questo modo i magistrati della Procura torinese intenderebbero ricostruire il complicato puzzle della gestione contabile della Juventus. E per effettuare questa operazione molto vasta, i Pm si sono recati in Spagna il 3 luglio per esercitare una delle rogatorie internazionali da tempo previste.
La trasferta spagnola è servita per verificare la regolarità della compravendita di calciatori tra la Juventus e alcune società iberiche. Ma il lavoro certosino degli inquirenti non si è fermato qui. Alla fine di giugno, la polizia giudiziaria belga aveva perquisito a Liegi la sede del famoso club calcistico, lo Standard, per ottenere materiale riguardante la compravendita del portiere Fabian Carini.
Il giocatore uruguaiano fu oggetto di un’operazione di scambio tra Juventus e Inter, riguardante anche il difensore Fabio Cannavaro, che avvenne il 31 agosto 2004. Quel giorno, secondo il bilancio al 30 giugno 2005, la società bianconera prelevò l’estremo difensore sudamericano dalla squadra belga dello Standard di Liegi al prezzo (o usando il linguaggio contabile, valutando il diritto alle prestazioni sportive) di 5,16 milioni di euro. Stando sempre ai documenti contabili della società torinese, il valore netto contabile era già aumentato in un giorno: 6,41 milioni. Nella stessa giornata del 31 agosto, accade un altro "miracolo": la Juve gira subito Carini all’Inter al prezzo di 10 milioni di euro: nel giro di poche ore il valore in pratica raddoppia da quello iniziale. Rispetto al valore di libro, la plusvalenza incassata dalla Juve fu di 3,6 milioni. Sempre il 31 agosto, Cannavaro fu ceduto dall’Inter alla Juve allo stesso prezzo di Carini. La società nerazzurra aveva aderito alla legge 27/2003, comunemente conosciuta come "spalmadebiti", che aveva permesso la svalutazione del valore dei diritti di utilizzazione di tutto il suo parco calciatori nell’arco di 10 anni. Stando al bilancio della società milanese 2004/2005 il valore netto contabile del difensore era di 394mila euro: la plusvalenza generata è stata quindi di 9,6 milioni.

i compensi della Juventus alla Gea

La Padania
15/08/2006

Continuano i guai giudiziari della Juve
La GdF sulle tracce del «tesoro» Gea

Marco Liguori

La Guardia di Finanza, dopo la perquisizione svolta il 18 maggio scorso nell’ambito dell’indagine della Procura di Torino per falso in bilancio nei confronti di Giraudo e Moggi, è tornata a fare visita alla sede sociale della Juventus. La notizia è riportata nella relazione trimestrale al 30 giugno 2006 approvata venerdì scorso dal consiglio di amministrazione della società bianconera. A pagina 14 del documento informativo per il mercato borsistico si legge che «in data 9 agosto la Guardia di Finanza di Torino ha iniziato un’acquisizione documentale presso la sede sociale nell’ambito dell’inchiesta promossa dalla Procura della Repubblica di Roma relativa alla Gea World che proseguirà nelle prossime settimane». Quindi, il filone d’indagine è quello della Gea World, su cui stanno indagando da alcuni mesi i pm Maria Cristina Palaia e Luca Palamara. La Procura romana, secondo la Juventus, sarebbe investigando su «associazione per delinquere finalizzata alla illecita concorrenza (art 513bis c.p) con riferimento alla gestione dei calciatori». Nei guai anche il figlio di Luciano Moggi, Alessandro, Franco Zavaglia, Chiara Geronzi, Riccardo Calleri, Tommaso Cellini, Giuseppe De Mita e Davide Lippi. Come anticipato da La Padania il 29 luglio scorso, la Gea World è stata posta in liquidazione volontaria dallo scorso 1 agosto. Una mossa che cercherebbe di attenuare la posizione degli indagati su cui grava la pesante accusa di associazione a delinquere. Tornando per un attimo ai guai giudiziari di casa Juve, nella trimestrale si scopre un altro particolare riguardo alle ipotesi accusatorie del Pm torinese Bruno Tinti nei confronti di Giraudo e Moggi. Oltre al falso in bilancio, ai due ex manager il magistrato ha contestato anche la violazione degli «articoli 2 e 8 della legge n.74/2000» che riguarda «l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e dichiarazione fraudolenta mediante l’uso di tali documenti». Quali potrebbero essere le operazioni tra la Gea e la Juve su cui si starebbe indirizzando l’attenzione dei Pm romani? Scorrendo i bilanci 2002/03, 2003/2004 e 2004/2005 della Juventus, sorge qualche sospetto: in essi sono riportate una serie di somme elargite dal club controllato dall’Ifil (la cassaforte della famiglia Agnelli) alla Gea World e alla sua controllante (al 45%) Football Management, in cui, secondo le visure della Camera di Commercio, Alessandro Moggi è azionista di maggioranza al 60% mentre Franco Zavaglia ne possiede il restante 40%. Non essendo ancora disponbile la bozza completa del bilancio chiusosi al 30 giugno scorso non è possibile conoscere le somme percepite a quella data dalla Gea World e dalla Football Management. Nel primo documento contabile si legge che «per il periodo 1° luglio 2002-30 giugno 2003 sono maturati oneri a favore della Football Management per 399,5 migliaia di euro ed a favore della Gea World per 777 migliaia di euro, a seguito dei servizi di consulenza in occasione di operazioni riguardanti la gestione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori e dei relativi diritti di sfruttamento dell’immagine». Il “mondo Gea” ha dunque incassato complessivamente in quella occasione oltre 1,17 milioni di euro. Nel bilancio chiuso al 30 giugno 2004 si evidenziano «oneri per 355 migliaia di euro capitalizzati a seguito dei servizi di consulenza prestati dalla Football Management in occasione di operazioni riguardanti la gestione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori» e «oneri per 200 migliaia capitalizzati a seguito dei servizi di consulenza prestati dalla Gea World in occasione di operazioni riguardanti la gestione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori. Totale incassato dall’”universo Gea” 555mila euro. Per quanto riguarda l’esercizio conclusosi al 30 giugno 2005, sono state elargiti 371,8 mila di euro alla Football Management per «servizi di consulenza in occasione di operazioni riguardante la gestione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori». Invece, il cda juventino ha versato alla Gea 750mila euro per la stessa motivazione. Sommando il totale incassato al 30 giugno 2005 di 1.121.800 euro ai precedenti, si nota che la “galassia Gea” ha introitato in quattro anni una cifra superiore ai 2,8 milioni.
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il pallone in confusione

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