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mercoledì 24 settembre 2008

Ue: sponsorizzazione per la Nazionale, cartellino rosso per la Calabria

In particolare, sotto i riflettori della Commissione ci sono i finanziamenti elargiti alla Fondazione del calciatore Rino Gattuso

La Commissione europea ha chiesto chiarimenti alla Calabria sulla sponsorizzazione della Nazionale di calcio in occasione dei Mondiali e la Regione dovrà fornirli entro il 29 settembre prossimo. In particolare, Bruxelles avrebbe dubbi sui finanziamenti Ue che sarebbero stati dati alla Fondazione Gattuso. Lo ha precisato oggi, rispondendo ad una domanda dei giornalisti nel quotidiano briefing per la stampa, il portavoce della commissaria Ue alla Politica regionale Danuta Hubner, che non ha escluso, qualora venissero riscontrati abusi, anche il rischio ''cartellino rosso''. Oggi, la notizia, dopo un'interrogazione dell' europarlamentare Beniamino Donnici, è stata pubblicata anche sul quotidiano inglese Teleghraph. ''La Commissione ha chiesto alcuni chiarimenti su questo particolare investimento'', ha detto il portavoce Dennis Abbott sottolineando che quello ''nella Fondazione di Gattuso non sarebbe eleggibile al finanziamento''. La Calabria e il calciatore Rino Gattuso - ha aggiunto Abbott - ''saranno informati''. ''Le Regioni - ha spiegato il portavoce - hanno la possibilità di decidere circa l'utilizzazione dei fondi europei, ma questo non vuol dire che c'è la porta aperta a tutti gli abusi. C'è un audit nazionale ed europeo serio e se questo decide che non è possibile, c'è la Corte dei Conti e poi scatta il cartellino rosso e questo denaro dovra' essere restituito al contribuente europeo. Ma - ha concluso Abbott - attendiamo i chiarimenti entro il 29 settembre''. (Ansa)

Noi famiglia abbonata alla curva del Napoli, costretta a consegnare la tessera per acquistare un biglietto

Riceviamo dalla redazione di www.9online.it e pubblichiamo

Mi appello al vostro amore x la maglia azzurra, sono un abbonato di curva del Calcio napoli deluso x quanto stia accadendo, ma sopratutto deluso dalla sscnapoli e vi spiego io credo che l’abbonato debba essere sempre tutelato dalla società visto che è una persona che da fiducia ad una squadra ed una società dall’inizio del campionato , chi vi scrive è una persona nn appartenente a nessun gruppo ma che macina km e km con figlio e mogli per il suo napoli,
ultimi in albania con tutta la famiglia x seguire il napoli, dal primo giro della nascita del nuovo corso del napoli ho sotoscritto l’abbonamento subito ed oggi mi ritrovo a stare a casa x colpe non mie, allora a questo punto, visto che certi benefici di parlare con il calcio napoli o sono concessi a pochi eletti e no ad un abbonato come me comune mortale, se vai a Castelvolturno e non sei un giornalista o uno di quelli…………………..ti sbattono il cancello in faccia, chiedo alla vostra professionalità di poter mediare quanto segue, voglio consegnare i miei abbonamenti di curva cosi io e mia moglie veniamo cancellati dal DATA BASE e potremmo aquistare un biglietto, se siete ciò che io vedo x televisione, professionisti seri e ne sono certo non cestinate questa e-mail ma fatela girare al Calcio Napoli.
una famiglia abbonata di curva …….delusa
L. C.

"Il pallone in confusione" da oggi è testata quotidiana registrata al Tribunale di Milano

Da oggi "il pallone in confusione" è una testata quotidiana registrata con il numero 541 presso il Tribunale di Milano, con una media giornaliera di circa 1000 contatti e 1500 pagine viste.
Si ringraziano tutti i lettori, i colleghi e i siti di informazione che hanno contribuito al raggiungimento di questo importante traguardo.
Marco Liguori

Il fallimento del Como calcio

Tratto da mensile La voce della Campania – Gennaio 2007
In fondo al lago di Como c’è un mistero: il crac del Como Calcio. La società fu dichiarata fallita dal tribunale della città lariana il 22 dicembre 2004, dopo alcuni anni di travagliate vicende societarie. I pubblici ministeri hanno di seguito indagato sulle cause del dissesto, arrestando nel settembre 2005 un imputato eccellente: l’ex presidente Enrico Preziosi, titolare della Giochi Preziosi, con l’ipotesi di bancarotta fraudolenta. Quattro anni fa Preziosi – oggi in sella al Genoa che tenta la risalita in serie A – cercò di dare la scalata al Napoli, alle prese con la querelle Ferlaino-Corbelli e prima della disastrosa gestione Naldi. Gli ultimi, vorticosi passaggi di mano sono ancora al vaglio della magistratura penale, pm Vincenzo Piscitelli, il quale tra l’altro segue i clamorosi crac del gruppo Ambrosio e del Banco di Napoli, per molti versi collegati, visto che sono stati i crediti facili da mille miliardi e passa di vecchie lire a provocare le voragini nelle casse del Banco, poi svenduto alla BNL e quindi lautamente smistato al San Paolo di Torino. Ma torniamo in riva al lago. L’epilogo dell’inchiesta giudiziaria ha visto la successiva richiesta di giudizio immediato (ossia di ricorre re al dibattimento saltando l’udienza davanti al Gup) dell’ex numero uno del defunto Como. Insieme a lui deve essere giudicato, per l’ipotesi di concorso nella bancarotta, l’ex amministratore unico, Massimo D’Alma, che ha gestito la società nei mesi immediatamente precedenti al fallimento. Invece il primo successore di Preziosi, l’ex presidente Aleardo Dall’Oglio, ha patteggiato il 16 febbraio scorso la condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione, con pena sospesa e un risarcimento di 500mila euro. Il processo contro Preziosi e D’Alma ha però subito uno stop improvviso già alla prima udienza, che si è tenuta lo scorso 5 dicembre presso il tribunale di Como. E’ stata riscontrata, in un’ordinanza del presidente del collegio giudicante Alessandro Bianchi, l’impossibilità di proseguire «a causa della riduzione di organico della sezione penale, aggravata dal recente trasferimento ad altra sede del magistrato che avrebbe dovuto presiedere l’odierno Collegio». Di conseguenza, il tutto è stato rinviato al 16 ottobre 2007.
Curatore contro
Ma facciamo un passo indietro: la relazione del curatore fallimentare Francesco Corrado, e un atto di transazione firmato da quest’ultimo con Preziosi, possono aiutare a comprendere alcuni aspetti della vicenda. Lo stesso Preziosi, nella transazione, specifica «di aver rivestito gli uffici di consigliere di amministrazione, presidente e consigliere delegato di Calcio Como spa, con sede in Como, in via Sinigaglia 2, nel periodo 16 luglio 1997-18 ottobre 2003». Ma, stando al rapporto del curatore, ciò non sembra esimerlo dalle sue responsabilità. Il primo punto cruciale nella relazione riguarda la riunione tra Corrado e D’Alma nel gennaio 2005. Il curatore chiese per iscritto all’amministratore unico del club comasco una relazione dettagliata in dieci punti sul fallimento della società. D’Alma rispose il 10 gennaio 2005, difendendo il suo operato: «Le cause del dissesto sono sicuramente anteriori alla mia durata in carica, viste le preesistenti perdite». L’amministratore prosegue spiegando che «al fine di abbattere parte delle perdite era prevista la rinuncia ai crediti dei soci verso la società, relativi ai precedenti finanziamenti pari a circa 2.500.000 euro, con l’aggiunta di un contributo di 300.000 euro ogni mese da parte di Preziosi e di un contributo annuo complessivo di circa 750.000 euro da parte di Dall’Oglio». D’Alma ha fornito anche informazioni riguardo al suo acquisto del pacchetto di maggioranza del Como dalla Lo. da.s r l. «Formalmente – scrive D’Alma – le azioni sono state rilevate il 21/6/2004 dalla Lo. da. indicandone il prezzo nominale, ma non effettuando nessun esborso in danaro. In realtà mi venne chiesto di svolgere il ruolo di amministratore unico della società; parallelamente, mi venne chiesto di acquistare nominalmente il 74,70% delle quote sociali con l’intesa che le stesse sarebbero state rivendute a terzi, con cui vi erano trattative in corso non perfezionate». Stando alla relazione del curatore, Lo. da aveva a sua volta rilevato l’8 ottobre 2003 il 99,7% del Como dalla Fingiochi, di cui Preziosi era azionista di riferimento. Scorrendo l’elenco soci in Camera di Commercio si ha una sorpresa: Lo. da. è posseduta quasi interamente da una fiduciaria, la milanese Pvm srl. Chi ci sia dietro la società resta un mistero: neanche il curatore fornisce informazioni in merito. Secondo le visure camerali Lo. da. ha un patrimonio da appena 10mila euro: ne è presidente Aleardo Dall’Oglio, nominato al vertice del Como nell’assemblea del 30 ottobre 2003.
Litigi preziosi
Dunque D’Alma deteneva il pacchetto di maggioranza del Como, in attesa dell’arrivo di partner freschi. Aggiunge che gli fu garantito che «sino al momento dell’ingresso dei nuovi soci, Preziosi e dall’Oglio avrebbero provveduto al fabbisogno finanziario della società». Ciò fu effettivamente eseguito. «Poi improvvisamente – prosegue D’Alma – a quanto mi venne detto dallo stesso Dall’Oglio, per dissidi sorti tra lui e Preziosi i finanziamenti cessarono». L’ex amministratore evidenzia che «la situazione della Calcio Como spa era già gravosa al momento del mio ingresso». Nonostante ciò, i suoi rapporti con Preziosi e Dall’Oglio «prima del mio ingresso si sono limitati ad un paio di incontri, mentre più continui sono stati i rapporti tra i loro e i miei consulenti che mi hanno assistito nei primi mesi di gestione». D’Alma conclude la sua relazione evidenziando che il debito verso i tesserati era così ingente «in quanto legato a contratti perfezionati per la quasi totalità in serie A, e non avendo la possibilità di pagarlo in un’unica soluzione, dato che Preziosi e Dall’Oglio avrebbero fornito i contributi promessi solo in tranches mensili, a seguito di trattative con atleti e loro procuratori, come di prassi nel mondo del calcio, è emersa la volontà comune di corrispondere un congruo acconto subito e di transare con dei titoli posdatati, confidando tutti nell’adempimento degli impegni assunti verso la società dai due finanziatori».
Incredibile ma vero. Tutto questo era necessario per ottenere le liberatorie da presentare presso la Lega, per l’iscrizione del Como al campionato di serie C1. In base all’esposto di D’Alma, il curatore fallimentare Francesco Corrado evidenzia come «sembrerebbe che le responsabilità del dissesto sarebbero da addebitare al Signor Dall’Oglio Aleardo e in particolare al Signor Preziosi Enrico». Preziosi ha dichiarato di aver richiesto il dibattimento per dimostrare fermamente la propria innocenza. Tuttavia c’è un documento che ne accerta le responsabilità riguardo al fallimento del Calcio Como: è proprio quell’atto di transazione con il curatore fallimentare, stipulato dall’ex numero uno lariano il 28 settembre del 2005, ossia pochi giorni dopo la notifica nei suoi confronti dell’ordinanza di custodia cautelare. Nel documento si legge che l’imprenditore avellinese «intende prevenire l’esperimento in confronto suo e del figlio Matteo Preziosi di azione di responsabilità ex art. 146 R.D. 16 marzo 1942, n. 267, da parte del fallimento Calcio Como anche in relazione al periodo successivo alla formale cessazione dalle cariche sua e del figlio». Inoltre, ha anche impedito al curatore l’esercizio di «possibili azioni revocatorie e/o risarcitorie verso Genoa Cricket and Football Club spa» posseduta attualmente da Enrico Preziosi. A seguito di questo atto, la curatela non si è neppure costituita parte civile nel giudizio penale. Nella transazione è previsto il «risarcimento della quota-parte dei danni causati dal proponente e dal signor Matteo Preziosi alla società dichiarata fallita e ai creditori di questa e riferibile ai soli signori Enrico Preziosi e Matteo Preziosi determinata in complessivi 5.500.000 euro».
È dalle relazioni del collegio sindacale che arrivano, infine, le chicche forse più "preziose". La relazione allegata al bilancio del Como chiuso al 30 giugno 2004, l’ultimo prima del fallimento, evidenzia un vero e proprio festival delle irregolarità. A causa di queste i tre componenti, Adolfo Accarino, Guido Campopiano e Giovanni Anastasio, avevano espresso nel loro documento, datato 22 novembre 2004, parere contrario all’approvazione del bilancio. I sindaci premettono che sono stati nominati il 20 giugno 2004, a pochi giorni dalla chiusura dell’esercizio e si sono trovati «nella materiale impossibilità di verificare la vita sociale, contabile e amministrativa del Calcio Como spa, in quanto tale compito era di competenza del precedente collegio sindacale». Il successivo 19 settembre i sindaci procedono alla verifica trimestrale e denunciano che «in quella riunione il collegio sindacale non è stato messo nella condizione di visionare tutti i libri sociali perché non disponibili presso la sede sociale». Ma c’è anche un particolare grottesco. I tre, infatti, segnalano che la relazione per la verifica «NON è stata trascritta nel libro dei verbali del collegio sindacale perché lo stesso era custodito presso il dott. Plazzotta Marco, precedente presidente del Collegio Sindacale». Il rilievo seguente è stupefacente. «In merito alle verifiche extra-contabili – prosegue il collegio – relative all’affidabilità del sistema amministrativo contabile, il collegio sindacale NON ha ricevuto nessuna relazione dal responsabile amministrativo dott. D’Alma Massimo». I tre sindaci segnalano che la società lariana al precedente 30 giugno evidenziava una perdita di 8,2 milioni che aveva eroso il capitale sociale. Di conseguenza, gli "sceriffi" consigliano il ripianamento immediato della perdita e la ricostituzione del capitale.
Creditori vip
Anche la Gea World risulta nell’elenco dei creditori ammessi al passivo del fallimento del Como ammontante a oltre 16,6 milioni, mentre gli esclusi ammontano a 10,6 milioni. La società già presieduta da Alessandro Moggi è stata «ammessa al chirografo per euro 121.836». Nell’elenco risultano alt re società di procuratori o agenti di calciatori tutti creditori chirografari: Stefano Antonelli per 81.539 euro ed escluso per 16mila euro, Branchini & Associati per 41.879 euro ed escluso per 8mila, Silvano Martina per 41.489 euro. C’è anche la Sir di Genova del procuratore Vincenzo Rispoli «ammessa al chirografo per euro 360.228» ed esclusa per 34mila euro. Un altro "re" del mercato, Claudio Pasqualin, è stato escluso per 607mila euro. Anche Publitalia ‘80 è rimasta coinvolta con un credito chirografaro per oltre 48mila euro. Ovviamente sono compresi anche i calciatori. In particolare, vi sono i sei che si sono costituiti parte civile ammessi: Mauro Bressan, Alessandro Colasante, Daniele Gregori, Francesco De Francesco, Luigi Crisopulli e Stefano Rossini, il solo che vanti un credito privilegiato. I primi quattro sono stati riconosciuti creditori chirografari «in quanto la prova del credito è data da un assegno, titolo che per sua natura non reca alcun collegamento funzionale con la prestazione di lavoro che risulta soddisfatta in data 6/7/2004 e come da libera toria sottoscritta dal richiedente». I calciatori non sono stati ammessi per alcuni importi per la mancata ratifica dell’accordo con il Como. Anche Crisopulli è stato escluso per 152mila euro per lo stesso motivo. Nell’elenco compare anche l’ultimo allenatore del Como, Roberto Galia, altra parte civile. Infine, ci sono anche due big del foro: gli avvocati Eduardo Chiacchio e Ruggero Stincardini. Il legale napoletano è stato riconosciuto creditore privilegiato per 116mila euro e chirografaro per 7150 euro per "indennità di trasferta", mentre Stincardini è privilegiato per 116mila euro, chirografaro per 15mila ed escluso per 27mila euro.
Marco Liguori


martedì 23 settembre 2008

Quant’è cara San Siro per Moratti: 37mila euro da Saras all’Inter per i biglietti

La cifra è evidenziata nel bilancio 2007 della società di raffinazione esaminato da "il pallone in confusione": non è specificato se i tagliandi siano stati dati ai dipendenti oppure anche a terzi, né a quale ordine di posto si riferiscano. Nel prospetto della quotazione a Piazza Affari sono evidenziati i conflitti d’interesse con Banca Intesa e Jp Morgan

La perizia dei Pm del tribunale di Milano, riportata oggi dal quotidiano “La Repubblica”, ha evidenziato un valore gonfiato per la quotazione, avvenuta il 18 maggio 2006, in Borsa di Saras probabilmente destinati a coprire i debiti dell’Inter. L’esame dei bilanci e del prospetto dell’ammissione al listino dell’azienda di Massimo e Giammarco Moratti, svolto da "il pallone in confusione", evidenzia una serie di intrecci che rappresentano potenziali o dichiarati conflitti d’interesse, i quali, allo stato attuale della normativa, non hanno alcun rilievo penale. Esiste soltanto l’obbligo di evidenziarli per le società quotate a Piazza Affari. Ma anche nei bilanci di Telecom Italia, di cui Massimo Morati è stato azionista e consigliere di amministrazione, non mancano le sorprese. E in entrambi i casi c’entra anche la Fc Internazionale, posseduta sempre da Massimo Moratti.
Stando al bilancio consolidato 2007 del Gruppo Saras, la squadra nerazzurra è inclusa nel prospetto delle «transazioni intervenute con parti correlate». La società di raffinazione petroli della famiglia Moratti ha pagato 37mila euro all’Inter per «acquisto biglietti ingresso per manifestazioni sportive». La cifra pagata, anche se ha avuto uno scarso impatto economico sui conti Saras, pari allo 0,01%, è comunque cospicua. Identica percentuale anche nel 2006, per un importo di 35mila euro. Nel documento contabile non è specificato il tipo di posti dello stadio di San Siro. Inoltre, non è stato dichiarato se siano stati destinati a dipendenti del gruppo Saras o anche a soggetti terzi ad esso. Se fosse vera quest’ultima ipotesi, forse potrebbero essere stati elargiti per un atto di munificenza dal presidente dell’Inter ad alcuni fortunati.
Esiste anche un nesso tra Telecom Italia e Fc Internazionale. Massimo Moratti ne è stato consigliere di amministrazione della società di telefonia dal 6 maggio 2004 sino al 16 aprile 2007. L’Inter ha avuto una serie di rapporti correlati con Telecom, stando al bilancio consolidato 2007 di quest’ultima, all’epoca controllata da Marco Tronchetti Provera. Nel documento contabile è evidenziato che l’ex monopolista telefonico ha speso «euro 2 milioni (euro 2 milioni nell’esercizio 2006), a costi di sponsorizzazione e di “content provider” da F.C. Internazionale Milano S.p.A. - società correlata per il tramite del Dott. Moratti». Inoltre, Telecom aveva con la squadra nerazzurra 2 milioni per «debiti relativi ad attività di sponsorizzazione». Moratti ha lasciato la Telecom per scadenza del suo mandato: i rapporti con l’Inter sono proseguiti fino al 30 giugno 2007.
E giungiamo così all’operazione di quotazione, oggetto dell’indagine della Procura della Repubblica di Milano. A pagina 151 del prospetto informativo è evidenziato che i due fratelli, definiti «azionisti venditori» nel documento di offerta pubblica di vendita e sottoscrizione delle azioni Saras, all’epoca della quotazione erano soci di Banca Intesa. Il «responsabile del collocamento ovvero sponsor» dell’opv era Banca Caboto, facente parte proprio del Gruppo Intesa. Ma c’è di più. A pagina 44 del documento è stato dedicato un paragrafo sul «rischio relativo al conflitto di interessi con Banca Caboto e Banca Intesa». In esso è evidenziato che «Banca Caboto, che agisce in qualità di Co-Global Coordinator, sponsor responsabile del collocamento, in relazione all’offerta al pubblico indistinto, ed in qualità di Co-Lead Manager, in relazione all’offerta istituzionale, si trova in una situazione di conflitto d’interesse in quanto facente parte del Gruppo Intesa». Dopo questo chiaro preambolo, il prospetto spiega quali sono questi elementi che compongono il conflitto d’interesse. «Tra il Gruppo Intesa, Saras e le altre società del gruppo di appartenenza dell’emittente (ossia di Saras ndr), esistono consolidati rapporti di natura creditizia e commerciale. In particolare Banca Intesa ha in essere, alla data del 28 febbraio 2006, rapporti creditizi nei confronti dell’emittente e di altre società del gruppo di appartenenza pari a circa euro 103 milioni. Alla stessa data, i rapporti di natura creditizia con Sarlux erano pari a euro 49 milioni». In totale, alla data del collocamento, l’esposizione del gruppo Saras con il Gruppo Intesa era di 152 milioni. «Si evidenzia inoltre che è stato costituito un diritto di pegno – si legge sempre nel prospetto – sulle quote di Sarlux a favore e in garanzia di un pool di banche, tra le quali Banca Intesa, in relazione al project finance» acceso in favore di Sarlux. Esso è servito a finanziare la costruzione e gestione di un impianti di gasificazione integrata a ciclo combinato. Inoltre, riporta sempre il prospetto di quotazione, «il Gruppo Intesa presta servizi di natura creditizia a favore di Massimo Moratti, uno degli azionisti venditori. Banca Caboto si trova in una situazione di conflitto d’interesse in quanto garantirà insieme ad altri intermediari il collocamento delle azioni oggetto dell’offerta globale». Il rapporto con Intesa (adesso Intesa Sanpaolo), stando al bilancio al 31 dicembre 2007 del gruppo Saras, è proseguito ed è molto solido. La controllata Sarlux risulta avere un’esposizione con l’istituto milanese per 158,9 milioni: l’importo più elevato di tutto il gruppo su 293,9 milioni di indebitamento bancario complessivo. Infine, il prospetto evidenzia che Jp Morgan (coordinatore dell'offerta globale e Lead Manager del collocamento istituzionale), «si trova in potenziale conflitto d'interessi in quanto ha fornito ed intende eventualmente fornire in futuro servizi finanziari al Gruppo Saras nell'ambito della propria attività ordinaria».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

lunedì 22 settembre 2008

Asca: TAR LAZIO CONFERMA CHIUSURA CURVE SAN PAOLO NAPOLI (2)

ASCA (SPR) - 22/09/2008 - 19.18.00
CALCIO: TAR LAZIO CONFERMA CHIUSURA CURVE SAN PAOLO NAPOLI (2)
ZCZC ASC0202 1 SPR 0 R03 / +TLK XX ! 1 X CALCIO: TAR LAZIO CONFERMA CHIUSURA CURVE SAN PAOLO NAPOLI (2) = (ASCA) - Roma, 22 set - ''Il Tar ha respinto il nostro ricorso d'urgenza nel merito poiche' ha spiegato che non ci sono gli estremi'', ha spiegato a 'Il pallone in confusione' l'avvocato Carlo Cincotti, che assieme a Giampiero Manzo ha presentato, per conto di alcuni abbonati, l'istanza di sospensiva con urgenza al Tribunale amministrativo del Lazio contro la chiusura delle curve del San Paolo, stabilita dalla giustizia sportiva. ''Il magistrato non ha voluto scendere nel merito - ha continuato il legale - pero' proprio mercoledi' prossimo arriva la sfida tra Napoli in casa col Palermo e sara' molto difficile che si possa giungere alla riapertura delle curve, qualora il Tar lo sentenziasse. Questo perche' la trattazione del nostro ricorso in udienza dovrebbe avvenire presumibilmente attorno alle 13: la partita inizia alle 20.30 e quindi e' impossibile che gli abbonati possano accedere ai propri posti''. Il legale ha concluso tenendo accesa un'ultima speranza: ''Resta soltanto l'apertura dei settori in occasione della partita con la Juventus, sperando sempre che il tribunale accolga le nostre ragioni''. red/sam/alf 221917 SET 08 NNNN

Avvocato Cincotti: «Se mercoledì il Tar accogliesse il ricorso, curve aperte solo con la Juve»

Parla il legale a "il pallone in confusione". Dopo che il presidente del Tar Lazio ha respinto con decreto monocratico il ricorso d'urgenza per cancellare la chiusura dei settori del San Paolo, il tribunale si riunirà dopodomani collegialmente. Ma l'eventuale apertura non potrà essere operativa per la concomitante parita Napoli-Palermo

«Il Tar ha respinto il nostro ricorso d'urgenza nel merito poiché ha spiegato che non ci sono gli estremi». Lo ha spiegato in esclusiva a "il pallone in confusione" l'avvocato Carlo Cincotti, che assieme a Giampiero Manzo ha presentato, per conto di alcuni abbonati, l'istanza di sospensiva con urgenza al Tribunale amministrativo del Lazio contro la chiusura delle curve del San Paolo, stabilita dalla giustizia sportiva. Il presidente Italo Riggio ha emesso un decreto in cui si evidenzia che «non sussistono i presupposti per l'intervento presidenziale, derogatorio della collegialita». Nel provvedimento è stata fissata l'udienza per dopodomani, in cui il Tar deciderà in modo collegiale sul ricorso, in cui si sottolinea che la chiusura delle curve è una sanzione sproporzionata che penalizza fortemente gli abbonati delle curve A e B. «Il magistrato non ha voluto scendere nel merito - prosegue l'avvocato Cincotti - però proprio mercoledì prossimo arriva la sfida tra Napoli in casa col Palermo e sarà molto difficile che si possa giungere alla riapertura delle curve, qualora il Tar lo sentenziasse. Questo perché la trattazione del nostro ricorso in udienza dovrebbe avvenire presumibilmente attorno alle 13: la partita inizia alle 20.30 e quindi è impossibile che gli abbonati possano accedere ai propri posti». Il legale conclude tenendo accesa un'ultima speranza: «Resta soltanto l'apertura dei settori in occasione della partita con la Juventus, sperando sempre che il tribunale accolga le nostre ragioni». 
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)
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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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