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martedì 30 settembre 2008

«Preziosi poteva evitare il crac del Como Calcio»

Tratto da Liberomercato - 17 Ottobre 2007
Dopo circa un anno, si è svolta ieri la seconda udienza del processo per il crack del Como Calcio presso il tribunale penale di Como. Non si sono presentati a difendersi dalle accuse di bancarotta fraudolenta i due imputati, l'’industriale ed ex presidente della società lariana (e attuale numero uno del Genoa) Enrico Preziosi e l’'ex amministratore unico Massimo D’Alma. Nell’'udienza di ieri si è registrato il ritiro di tre parti civili (l'’ex allenatore Roberto Galia e i calciatori Crisopulli e Rossini) ed è iniziata l’'audizione dei 41 testimoni. Tra quelli dell'’accusa si segnalano l'’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi e il curatore fallimentare Francesco Corrado. Proprio la relazione preparata da quest'’ultimo costituisce uno dei cardini principali dell’'accusa. In essa si legge che «la Fingiochi spa è stata sino al 18/10/2003 socio di maggioranza sia del Como che del Genoa, Enrico Preziosi è stato presidente del cda del Como sino al 18/10/2003 e dal novembre 2003 nel cda del Genoa». Il curatore ha puntato l'’indice contro le operazioni di calciomercato svolte dalla dirigenza della società lariana. «Si ritiene pertanto che il presidente del cda del Como Calcio –- prosegue Corrado -– ben conosceva lo stato d’'insolvenza della società, operando con i passaggi tra Como-Modena-Genoa ha causato notevoli danni alla società Como distraendone cespiti attivi, con i quali avrebbe potuto coprire parte dell'’indebitamento». Sempre a proposito della compravendita calciatori, il curatore ha anche evidenziato che «le omesse rilevazioni relative ai giocatori, ai fini del bilancio hanno comportato la possibilità di nascondere il pesante risultato negativo». Corrado ha espresso anche i suoi dubbi per alcune «cessioni gratuite con pesanti conseguenze a carico del Calcio Como e gli enormi benefici per il Genoa Calcio, aggiungendo infine che è palese il contrasto di interessi esistenti trattandosi dello stesso soggetto».
Oltre agli atti processuali, c’'è anche una “chicca” contenuta nella relazione del collegio sindacale allegata al bilancio del Como chiuso al 30 giugno 2004. I tre componenti scrivono che nella riunione del 19 settembre 2004 «il collegio sindacale non è stato messo nella condizione di visionare tutti i libri sociali perché non disponibili presso la sede sociale». Ma i tre sindaci riportano anche di un particolare grave. «In merito alle verifiche extra contabili relative all’'affidabilità del sistema amministrativo contabile, il collegio sindacale NON ha ricevuto nessuna relazione dal responsabile amministrativo dott. D’'Alma Massimo».

Marco Liguori

lunedì 29 settembre 2008

Bilancio Lazio1/Patrimionio netto consolidato negativo per 9,84 milioni

Nonostante ciò, la società biancoceleste non deve provvedere alla ricapitalizzazione. L’utile di gruppo 2007/08 ha raggiunto i 13,8 milioni: ricavi +34,4%, costi +6,03%. L’esercizio è stato fortemente influenzato dalla partecipazione alla Champions League e dalla transazione con Unicredit-Banca di Roma

La Lazio ha chiuso l’esercizio 2007/2008 con un utile della capogruppo di 6,3 milioni di euro e un patrimonio netto positivo di 80,75 milioni. A livello consolidato la società di Claudio Lotito, quotata in Borsa, ha ottenuto un risultato positivo pari a 13,8 milioni e un patrimonio netto negativo per 9,84 milioni. Riguardo al bilancio della spa, la società spiega che il risultato di periodo «si decrementa di euro 93,43 milioni rispetto all’utile della stagione precedente, pari ad Euro 99,69 milioni». Tali risultati sono dovuti, si spiega nei documenti contabili, «principalmente ai proventi rivenienti dalla partecipazione alla Coppa Internazionale ed alla rinegoziazione dei contratti per la cessione dei diritti televisivi satellitari e digitali terrestri». C’è da evidenziare anche che un anno fa, la squadra biancoceleste ebbe una plusvalenza di 104,5 milioni, conseguita dalla cessione dei marchi e del ramo d’azienda commerciale alla neocostituita controllata al 100% SS Lazio Marketing & Communications: il risultato finale fu quindi influenzato da questa componente straordinaria molto particolare, poiché i marchi passarono dalla società madre alla sua controllata. In pratica, come se fossero stati spostati da una tasca all’altra dello stesso vestito. «Si segnala, tuttavia, che eliminando dal risultato della stagione 06/07 la plusvalenza di conferimento, pari a Euro 104,5 milioni, il risultato della stagione attuale, rispetto a quella precedente, migliora di Euro 11,07 milioni». Tuttavia, per avere un quadro più preciso della situazione della Lazio occorre esaminare il documento contabile di tutto il gruppo, che lo rappresenta come un’unica entità.
Ed è proprio il patrimonio netto negativo consolidato, sia pur migliorato di 14,15 milioni rispetto al 2006/07, che risalta come segnale di difficoltà. Esso significa che tutto il gruppo Lazio non ha mezzi propri, come già accadde l’anno scorso: nonostante ciò la società sottolinea che è «di tutta evidenza come la sussistenza di un patrimonio netto consolidato negativo non richieda gli interventi di cui all’art. 2447 codice civile», che prevede la riduzione e la ricostituzione dl capitale sociale. Tuttavia, la Lazio correttamente evidenzia che non ha l’obbligo di effettuare l’operazione di ricapitalizzazione, poiché essa è necessaria soltanto per le singole società del gruppo, nel caso in cui si trovassero con il patrimonio netto negativo.
Il documento sottolinea che l’esercizio è stato caratterizzato da tre eventi. Il primo è la transazione sottoscritta in data 13 febbraio 2008, tra la Lazio e la Unicredit Banca d’Impresa (mandataria di Banca di Roma), che prevede «il pagamento, da parte della S.S. Lazio S.p.A., di Euro 6,68 milioni, inserito nei debiti verso banche, con un risparmio di Euro 5,18 milioni, in otto rate trimestrali di Euro 0,8 milioni ed una di Euro 0,42 milioni, senza interessi». A seguito dell’accordo, il fondo rischi, che al 31 dicembre 2007 ammontava ad Euro 9,45 milioni, è stato stornato con un effetto positivo sui conti della società di Euro 4,07 milioni. L’altro evento riguarda l’«effetto negativo sulle imposte differite per la variazione delle aliquote fiscali Ires e Irap, per Euro 3,13 milioni». L’ultimo è costituito «dal pagamento anticipato, rispetto alla scadenza del 1 aprile 2009, della doppia rata prevista dalla transazione con l’Agenzia delle Entrate, mediante utilizzo del credito Iva». L’accordo con il fisco, siglato il 20 maggio 2005 per la rateizzazione in 23 anni del debito di 140 milioni, costituisce la vera e propria “assicurazione sulla vita” della Lazio per un duplice motivo. In forza dell’allora normativa vigente (cancellata in seguito) la società ha potuto regolarmente iscriversi negli anni successivo al campionato di serie A. Inoltre, ha avuto la garanzia che nessun creditore potrà presentare l’istanza di fallimento contro di essa: se lo facesse riceverebbe solo le briciole, poiché il fisco ha un privilegio assoluto su tutti gli altri. Questa assurda situazione è stata generata dalla legge, che ha anche consentito una dilazione delle somme così lunga: la Lazio ne ha solo chiesto giustamente e correttamente la sua applicazione. Da segnalare che, per effetto della transazione, i debiti tributari a oltre un anno sono diminuiti dai 80,6 milioni del 206/07 ai 72,8 milioni dell’ultimo esercizio. Le somme dovute al fisco entro l’anno sono invece aumentate da 7,8 milioni a 9,86 milioni. «Tale importo è principalmente riferito – si legge nel consolidato – a ritenute Irpef operate sui redditi di lavoro dipendente, di lavoro autonomo e di collaborazione coordinata-continuativa, debiti Iva ed alla quota entro i 12 mesi per Euro 4.122 migliaia che sono stati oggetto di rateizzazione con l’Agenzia delle Entrate».
Il documento contabile consolidato evidenzia anche «la qualificazione e relativa partecipazione al girone eliminatorio della Champions League». La partecipazione alla competizione ha generato un incasso di 16,6 milioni, provocando un incremento dei proventi televisivi per 27,82 milioni rispetto all’anno precedente. Anche i ricavi da gare ne hanno subito un incremento, pari a circa 3 milioni. Da registrare però il calo dell’11,98% del numero di spettatori complessivi per le partite di campionato, che ha superato i 415mila: l’incasso è stato di 6,88 milioni (-13,46%). Quest’anno però la Lazio non partecipa a nessuna competizione internazionale Uefa: mancheranno quindi questi cospicui introiti tra i ricavi. La società ha però già pensato come ovviare a ciò, come nel caso dell’apertura di punti vendita di propri prodotti in franchising a Valmontone e Frosinone. Inoltre la Lazio «ha elaborato ulteriormente il programma di realizzazione dello Centro Sportivo polifunzionale, con stadio di calcio, perfezionando i progetti tecnici, individuando le aree sulle quali potrebbe sorgere ed intensificando con le autorità competenti i rapporti ed i programmi finalizzati al rilascio delle autorizzazione ed alla conseguente materiale realizzazione». Non è indicato però quali siano precisamente le suddette aree per il nuovo impianto.
Il conto economico consolidato presenta ricavi per 102,5 milioni (+34,4%), mentre i costi sono ammontati a 52,7 milioni (+6,03%) con un risultato operativo di 33,9 milioni dopo ammortamenti (in cui spiccano gli oltre 10,4 milioni per quelle dei diritti alle prestazioni dei calciatori) e svalutazioni. Riguardo ai costi, quelli per i tesserati e i tecnici sono diminuiti del 6,52%, ma si nota l’incremento (+17,88%, 8,8 milioni) di quelli per servizi esterni. Tra essi spiccano i “costi specifici tecnici”, rappresentati in prevalenza da somme dovute ai procuratori dei giocatori, che sono ammontati a 3,4 milioni con una variazione più che sostanziosa del 75,82%.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

Bilancio Lazio 2/Formello frutta 749mila euro a Lotito

Il presidente della società romana non ha percepito compensi nel 2007/08 per la sua attività di consigliere. Tuttavia ha incassato la cifra per la manutenzione e la guardiania del centro sportivo tramite due sue aziende: Gasoltermica Laurentina e Roma Union Security. La Lazio sottolinea che «tali transazioni sono state perfezionate nel rispetto della correttezza sostanziale e procedurale»

«Si segnala che il Consiglio di Sorveglianza ed il Consiglio di Gestione hanno rinunciato a percepire compensi». Ciò è riportato sia nel documento di bilancio 2007/08 della Lazio spa, sia nel consolidato. Le tabelle dei compensi della società biancoceleste e quelli della controllata SS Lazio Marketing e Communication hanno confermato l’affermazione riportata nella nota integrativa. Quindi, neppure il presidente dei consigli di gestione della Lazio spa e della sua controllata, Claudio Lotito, ha percepito somme per la sua attività di amministratore. Tuttavia, nel paragrafo riguardante le operazioni con le parti correlate è evidenziato che due società facenti capo al numero uno biancoceleste, la Roma Union Security srl e la Gasoltermica Laurentina spa, hanno ricevuto rispettivamente 383mila e 366mila euro. Il costo sostenuto dalla Lazio con la prima azienda ha «ad oggetto quasi esclusivamente la vigilanza del centro sportivo di Formello», si legge nel documento contabile. Invece, con la Gasoltermica Laurentina è stato sostenuto «un costo complessivo di Euro 366 migliaia, avente ad oggetto la manutenzione del centro sportivo di Formello». In totale, 749mila euro. Entrambe possiedono anche un rapporto di credito con la società biancoceleste: la Roma Union Security vanta una somma di 1,2 milioni di euro, mentre la Gasoltermica ne deve ricevere ancora 694mila. «Si segnala che tali transazioni sono state perfezionate – si legge nel bilancio biancoceleste – nel rispetto della correttezza sostanziale e procedurale».
Infine, nel prospetto Consob riguardante le azioni della Lazio detenute dai consiglieri di gestione e di sorveglianza si nota una particolarità. Ad eccezione del presidente Lotito (possessore indirettamente di 41,5 milioni di azioni) nessuno di essi possiede un solo titolo: il solo ex consigliere Giovanni Gilardoni ne aveva 20.646 fino al 20/10/2007, data di cessazione dalla sua carica. Sarebbe più opportuno che essi si dotassero di azioni della società da loro amministrata: darebbero un chiaro segnale al mercato di credere nel progetto Lazio.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

sabato 27 settembre 2008

Lettera aperta al ministro dell'Interno Roberto Maroni

Siamo un gruppo di giornalisti che vogliono esternare la loro incredulità per la decisione del Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive di vietare la trasferta ai tifosi partenopei in occasione di Genoa-Napoli di domenica 5 ottobre. Ma c’è di più: è stato deliberato di imporre la vendita di un solo biglietto riservato ai residenti in Liguria. E tutto questo nonostante un gemellaggio di antica data tra le tifoserie azzurra e rossoblù. Ci domandiamo quale episodio cruento sia accaduto in passato tra napoletani e genoani, a causa del quale il Casms ha deciso di punirli così duramente. Noi francamente non lo ricordiamo: invece, abbiamo ancora negli occhi le immagini della splendida festa del 10 giugno 2007, quando le due squadre furono promosse in serie A. Non ci furono disordini, scontri o incidenti. Allora perché è stato deciso questo “blocco”?
Con rispetto parlando, ci sembra che con questo provvedimento ci sia la volontà di colpire duramente la sola tifoseria napoletana, che sembra che funga da capro espiatorio per tutte. Allo stato attuale bisogna ancora capire cosa sia accaduto domenica 31 agosto in occasione di Roma-Napoli. I dubbi sono stati sollevati da numerose inchieste giornalistiche: una per tutte, quella pubblicata dall’edizione napoletana de “La Repubblica” del 13 settembre scorso, intitolata “Il giallo dell'Intercity sparito, indagini sui danni a Trenitalia”. Sabato scorso è stato accoltellato un tifoso della Reggina da un ultrà della Roma: è un episodio grave, ma finora non sono stati presi provvedimenti in merito. Invece, tutti i tifosi del Napoli indiscriminatamente devono subire il pugno duro: anche quelli che si comportano correttamente e civilmente allo stadio, i quali sono la maggioranza. In uno stato di diritto si punisce, con fermezza e decisione, soltanto coloro che si macchiano di comportamenti illeciti. Ma in questo caso anche gli innocenti sono puniti al pari dei rei.Le chiediamo che riesamini l’opportunità del provvedimento di blocco della trasferta a Genova, che penalizza a senso unico i sostenitori del Napoli. Confidiamo in un suo ripensamento: siamo certi che comprenderà che i tifosi napoletani non sono tutti esagitati, come i sostenitori di tutte le altre squadre italiane.
La salutiamo cordialmente
Marco Liguori (direttore de "il pallone in confusione")
Francesco Molaro (direttore di "Tuttonapoli.net)
Massimo Sergio (direttore di "Napolisoccer.net)

N. B. Il testo è reperibile anche sul link http://marcoliguori.blogspot.com/2008/09/lettera-aperta-al-ministro-dellinterno.html
La presente lettera è stata inserita sul link http://firmiamo.it/letteraapertaalministrodellinternorobertomaroni per ottenere le firme di adesione dei tifosi napoletani
I colleghi che lo desiderassero, possono aderire a questa lettera aperta firmando sul sito http://firmiamo.it/letteraapertaalministrodellinternorobertomaroni oppure sui siti http://marcoliguori.blogspot.com/, www.tuttonapoli.net, www.napolisoccer.net

venerdì 26 settembre 2008

Lettera a Maroni: 240 firme raccolte in un giorno

Anche molti genoani hanno sottoscritto la lettera aperta al ministro dell'Interno su http://www.firmiamo.it/. Il commento dei tifosi: «Vietare tutto perché non si sa risolvere nulla!»

In una sola giornata ben 240 persone hanno sottoscritto la lettera aperta al ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Tra essi, numerosi messaggi di tifosi genoani. E' un dato molto importante, che testimonia l'importanza dell'iniziativa indetta dei tre quotidiani telematici il pallone in confusione, Tuttonapoli.net e Napolisoccer.net, ripresa da http://www.9online.it/ http://www.goal.com/ http://www.torinogranata.it/ http://www.calcionews.info/ http://www.wikio.it/, http://www.asromaultras.it/updates.htm,
che hanno voluto esternare la loro incredulità per la decisione del Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive di vietare la trasferta ai tifosi partenopei in occasione di Genoa-Napoli di domenica 5 ottobre. Ma c’è di più: è stato deliberato di imporre la vendita di un solo biglietto riservato ai residenti in Liguria. La partita tra il "grifone" e il "ciuccio", sia a Genova che a Napoli, è stata sempre motivo di festa: non se ne comprende il motivo dello stop non solo alle trasferte organizzate, ma anche ai singoli tifosi. E tra essi naturalmente vi sono anche le famiglie che si vorrebbero far entrare negli stadi, ma che in realtà con la raffica di divieti emanati ogni settimana restano tranquillamente nelle proprie case. Divieti che erano già vigenti con il precedente governo Prodi e che anche l'esecutivo Berlusconi prosegue in una perfetta logica bipartisan. Forse il Casms ha vietato la trasferta a tutti poiché teme episodi che accadano episodi incresciosi negli autogrill o nelle stazioni che si trovano nel percorso fino a Genova. Ma ciò è assurdo: lo vogliamo dimostrare con due metafore. Ci sono troppi morti sulle autostrade? Allora chiudiamole. I treni si scontrano e troppe persone muoiono? Allora sospendiamo il servizio sine die. E a proposito di autogrill, chiediamo con il dovuto rispetto al ministro Maroni, all'Osservatorio e al Casms quali provvedimenti si vogliono prendere nei confronti dei tifosi dell'Inter? Alcuni di essi si sono resi responsabili sabato 30 agosto (prima giornata di campionato) di una razzia in un ristorante posto sull'autostrada Milano-Genova, mentre tornavano dalla partita con la Sampdoria: erano in autobus, quindi in una trasferta organizzata. Perché per i sostenitori nerazzurri non è scattato l'analogo divieto imposto per Genoa-Napoli? E perché non sono stati presi provvedimenti contro la tifoseria della Roma, dopo che uno degli ultrà, noto alle forze dell'ordine per i suoi numerosi precedenti, ha accoltellato un pacifico tifoso della Reggina nelle immediate vicinanze dello stadio Olimpico? E non sarebbe stato meglio vendere i biglietti, come per tutte le trasferte, per Genoa-Napoli nel capoluogo campano dietro presentazione di un documento, in modo da poter identificare gli eventuali facinorosi? Domande che forse resteranno senza risposta per tutto il campionato. Forse ci stiamo sempre più mestamente avviando verso lo "stadio virtuale": niente pubblico sugli spalti, ma solo da casa a guardare le televisioni. Ma le tv hanno bisogno anche della coreografia per la perfetta riuscita dello spettacolo calcio. Altra osservazione. Anche i tifosi del Genoa saranno penalizzati dalla decisione dell'Osservatorio di vendere i biglietti ai soli residenti della regione Liguria: chi ne è al difuori, resta a casa al pari dei napoletani.
Tra le firme raccolte spicca l’opinione di un tifoso genoano, Andrea Zilliken: «Sig. Ministro, sono un tifoso del Genoa. L'amicizia che ci unisce con il Napoli è trentennale. i tifosi della Roma all'Olimpico accoltellano (punzonatura?) mediamente un tifoso a partita. (compreso un genoano l'anno scorso). E' l'ora di far qualcosa!». A proposito, ci sono molti napoletani a Genova e dintorni, come anche in tutte le città sedi delle squadre di serie A: sono considerati "buoni" solo per la loro residenza.
Tornando alla petizione, si ricorda che la si può sottoscrivere al link http://firmiamo.it/sign/list/letteraapertaalministrodellinternorobertomaroni: ricordiamo che sono rigorosamente vietati le doppie firme e i messaggi incivili, che finora sono stati davvero pochi. Tanti i messaggi per l'iniziativa. Oltre ai numerosi «solo Napoli paga per tutti» spicca l'episodio di sportività, accaduto al termine di Napoli-Palermo, segnalato da Carlo Capasso. Mercoledì scorso al San Paolo c'è stato «un piacevole scambio di saluti, strette di mano (mia personale) ed applausi tra napoletani e palermitani che, all'uscita dello Stadio al termine di Napoli-Palermo, attendevano di essere scortati in stazione». Antonio Lettera ha svolto due conti: «Credo che in curva ci siano almeno 2000 delinquenti, non è possibile penalizzare 3.500.000 fans della 4 squadra per numero di sostenitori in Italia e che con il numero di spettatori presenti da 3 anni al San Paolo fa levitare gli utili della Lega Calcio». Luigi Iodice avanza dubbi di costituzionalità sulle misure del Casms: «La vendita dei biglietti a carattere regionale va contro ogni principio democratico e costituzionale. Oramai siamo alla farsa "due pesi e due misure" dopo le menzogne mediatiche di Roma-Napoli». Francesco Cuccaro evidenzia che «bisogna evitare confusioni e non ghettizzare intere curve, comprendenti persone per bene e tifosi veri». Ha aderito anche un collega di Tuttomercatoweb, Stefano Sica.
Un cittadino siciliano, Vittorio Scavo, che si professa agnostico di calcio, scrive: «Non sono tifoso di nulla se non del calcio e noto come siano tante le discriminazioni a danno di certe squadre e tifosi tipo il Napoli». Ma forse il senso dei provvedimenti del Viminale sono racchiusi nella frase espressa da Cesare Risso di Chiavari: «Vietare tutto perché non si sa risolvere nulla!».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

giovedì 25 settembre 2008

Clamoroso al Bentegodi: tifosi granata perdono l'inizio partita per blocco tornelli

Ecco il racconto dei sostenitori del Toro a "il pallone in confusione" che hanno perso la visione di 15 minuti della gara a Verona a causa dell'inefficienza dell'impianto di controllo. Nessun risarcimento parziale per i 23 euro pagati


Si bloccano i tornelli dello stadio Bentegodi e i tifosi granata perdono i primi 15 minuti della partita con il Chievo. L'increscioso episodio è stato raccontato a "il pallone in confusione" da alcuni sostenitori del Torino, che si erano recati a Verona ieri sera. Dunque una porzione dei 23 euro, compresi i tre euro dovuti ai diritti di prevendita per la Banca Popolare di Verona, sono andati in fumo. Nessun diritto di risarcimento, ovviamente. Il cittadino-tifoso, non colpevole per l'accaduto, non può avanzare alcuna pretesa in merito. Ma andiamo con ordine, poiché i lettori granata hanno segnalato una serie di disservizi all'esterno dell'impianto. A cominiciare dall'area di prefiltraggio adiacente al settore destinato ai tifosi ospiti, che risulta agevole solo per chi arriva con la propria automobile. I parcheggi sono in corrispondenza delle suddette aree. Invece, chi arriva a piedi deve compiere un lunghissimo giro, che fa perdere tempo e risulta pericoloso poiché per accedere ad esse bisogna attraversare una strada a scorrimento veloce. Inoltre, il corridoio di accesso tra l'area di prefiltraggio e l'ingresso dello stadio è molto stretto e risulta poco sicuro per l'afflusso delle persone.
Ma veniamo all'episodio che è costato la visione del primo quarto d'ora di partita. Mentre i sostenitori granata attendevano pazientemente in fila, accade l'imprevisto: i tornelli elettronici del settore ospiti impazziscono e segnalano tutti la luce rossa che inibisce l'accesso. La "processione" di ingresso si ferma: i minuti passano. Alle rimostranze di alcuni tifosi, gli steward rispondono accusando uno di essi, che avrebbe probabilmente cercato di entrare senza biglietto. Il condizionale è d'obbligo, poiché non ci sono prove in merito. Intanto, il tempo passava e nessuno poteva entrare nel Bentegodi: alcuni poliziotti hanno fatto sgomberare per precauzione il piccolo corridoio tra il prefiltraggio e i tornelli. Solo dopo circa 10-15 minuti gli impianti sono stati sbloccati. E così i fan del Toro hanno dovuto rinunciare a vedere i loro beniamini per diversi minuti: il tutto a spese del contribuente. Se accadesse in più stadi cosa potrebbe accadere?
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

Lega Calcio: l'accordo per la mutualità con la serie B è una chimera

La serie A offre ai cadetti soltanto 72 milioni, inclusi i diritti soggettivi della Coppa Italia: non bastano, la pretesa è di 93 milioni. Galliani: «se scioperano, non è un problema della massima serie». Tutto si discuterà, per l'ennesima volta, l'8 ottobre in assemblea generale

Niente da fare. In Lega Calcio è trascorsa l'ennesima giornata senza risolvere nulla. Anzi, l'annosa questione della mutualità per la serie B, da cui dipende la sua sopravvivenza, è rimasta (come accade ormai da molti mesi) su un triste binario morto. L'assemblea generale straordinaria tenutasi nel pomeriggio le società di Serie A e della cadetteria non hanno trovato per l'ennesima volta l'accordo sulla divisione delle risorse: l'assise è stata rinviata a data da destinarsi. Si sono quindi tenute due separate assemblee informali di categoria. Come dire: ognuno per sé e Dio per tutti. Ma in serata è arrivato il colpo di scena: l'8 ottobre è stata convocata un'altra assemblea generale, dove ancora una volta si cercherà di trovare un accordo.
La serie B ha persistito nel suo "gran rifiuto" non accettando le offerte avanzate dai dirigenti della massima categoria. In particolare, la cadetteria pretende 93 milioni di euro, pari a circa 3 milioni in meno rispetto allo scorso anno, mentre la serie A, che può contare su 103 milioni, non è disposta ad andare oltre il 65% di questa cifra. A questo ammontare sono stati aggiunti i diritti soggettivi per la Coppa Italia. Calcolatrice alla mano: ciò equivale a una mutualità attorno ai 72 milioni di euro. Ma non è sufficiente. In una nota i presidenti della serie B hanno evidenziato «l' acclarata inadeguatezza economica sopravvenuta della delibera del febbraio 2006'' che attualmente stabilisce la somma che la serie A deve versare ai club di B». I dirigenti della seconda serie hanno sottolineato di essersi caricati di «una proposta che contemplava una ragionevole decurtazione del contributo accettando, in tal modo, una forte penalizzazione economica», ma «evidentemente lo sforzo effettuato non ha trovato l'adeguata condivisione, nei principi e nella sostanza, da parte della serie A». «La seduta - conclude il comunicato - si è conclusa con una promessa di intervento diretto del presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese al fine di trovare, entro la prossima assemblea dell'8 ottobre, opportuna soluzione al problema, vitale per la sopravvivenza della categoria». Matarrese ha cercato di fare il pompiere sul fuoco assembleare: «Vogliamo evitare lo scontro, c'è tempo per riflettere e per riunirsi di nuovo».
Sull'atteggiamento dei presidenti della seconda serie è stato molto lapidario il vicepresidente vicario del Milan, Adriano Galliani. «Se la B decide di non giocare - ha spiegato il dirigente rossonero- è un problema che non riguarda noi e poi non vedo come possano fermarsi quando c'è una delibera in corso». Galliani ha poi aggiunto: «Stiamo offrendo più di quanto dice la delibera non saprei come la B potrebbe giustificare il fatto di non giocare dato che c'è una delibera che è in corso da tre anni. Mi sembrerebbe bizzarro ma ognuno fa quello che vuole nella vita». Mentre i presidenti medici litigano, l'ammalato calcio si aggrava: forse sta per arrivare in agonia.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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