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mercoledì 15 ottobre 2008

Crac Messina: ipotesi di falso in bilancio per i fratelli Franza

I Pm hanno notificato a entrambi nuovi avvisi di garanzia dopo l'accusa di concorso in abuso di ufficio per le concessioni degli stadi "San Filippo" e "Celeste" e le aree di pertinenza 

Nuovi avvisi di garanzia sono stati notificati ai fratelli Pietro e Vincenzo Franza, presidente e vice presidente della F.C. Messina calcio. Dopo l'accusa di concorso in abuso di ufficio per le concessioni degli stadi "San Filippo" e "Celeste" e le aree di pertinenza, adesso arriva anche quella di falso in bilancio. La Procura di Messina, coi sostituti procuratori Vito Di Giorgio, Fabrizio Monaco, Francesca Ciranna e Maria Pellegrino, vuol vederci chiaro sulla gestione amministrativa delle società Messina Calcio e Mondomessina, che gestisce il sito internet della società, il servizio di biglietteria ed il merchandising. Società, che per ammissione degli stessi Franza, avrebbero accumulato debiti pari a 28,3 milioni di euro dal 2006. La sezione di Pg della Guardia di Finanza ha sequestrato gli atti ed i bilanci relativi alla gestione delle due società, a partire dal 2006 ad oggi. Nell'inchiesta per le concessioni degli stadi e le aree di pertinenza sono stati anche indagati l'ex direttore generale (ora assessore alle opere pubbliche) del Comune di Messina, Gianfranco Scoglio (centrodestra), il suo successore Emilio Fragale (centrosinistra) e l'ex commissario straordinario del Comune Gaspare Sinatra. In un'altra vicenda giudiziaria che vede coinvolta sempre la Fc Messina dei Franza, l'avvocato Aurora Notarianni, che assiste l'ex medico sociale del Fc Messina Filippo Ricciardi, ha depositato un ricorso contro la decisione del giudice del lavoro Alessandra Santalucia che, nei giorni scorsi, aveva respinto la richiesta di un sequestro preventivo del credito di un milione di euro vantato in Lega Calcio dalla società dei Franza che coprirebbe quello preteso dal dott. Ricciardi, che sostiene di dovere ricevere 536mila euro per retribuzioni mai ottenute. (Asca)

martedì 14 ottobre 2008

Tar Lazio: non comprovato il patto tra Lotito e Mezzaroma

Non è stata sufficientemente motivata la «natura parasociale del patto» tra Claudio Lotito e l'imprenditore Roberto Mezzaroma avente ad oggetto l'acquisto di concerto di azioni ordinarie della SS Lazio spa. Lo scrive il Tar del Lazio nelle motivazioni della sentenza con la quale ha annullato la delibera della Consob che il 30 gennaio scorso precisò, tra l'altro, che nella vicenda dell'acquisto delle azioni della società, «non essendo stata promossa l'Opa entro trenta giorni dal superamento della soglia rilevante» era da applicare «il divieto di esercizio del diritto di voto relativo alla partecipazione posseduta da Lotito a decorrere dal 6 luglio 2005 e fino alla data di alienazione della partecipazione eccedente il 30 percento del capitale sociale della SS Lazio, pari a 9.806.603 azioni, corrispondenti a circa il 14,48 percento del capitale sociale». Per il Tar, non risulta «congruamente lumeggiata l'incidenza di una partecipazione pari al 14,61 percento nella vita dell'emittente, specie in considerazione del possesso, in capo all'azionista di riferimento, di una quota azionaria pari circa al doppio di quell'ammontare». (ANSA)

lunedì 13 ottobre 2008

Per Cobolli Gigli e Blanc un paracadute da 3,45 milioni

Secondo il bilancio 2008 della Juventus, al presidente è stata riconosciuta un’indennità forfettaria di 450mila euro in caso di licenziamento senza giusta causa. Invece, l’amministratore delegato conseguirà 3 milioni anche in caso di sue dimissioni con giusta causa

Giovanni Cobolli Gigli e Jean Claude Blanc hanno ottenuto un "paracadute" in caso di licenziamento senza giusta causa. La notizia è contenuta nella bozza del bilancio 2008 della Juventus, coincidente con il ritorno in serie A, chiuso con una perdita di 20,8 milioni di euro, con ricavi per 20,7 milioni e costi operativi per 174,5 milioni: quelli del personale tesserato sono lievitati dai 95 milioni del 2007 (in serie B) a 112,7 milioni. Nel documento si sottolinea che il presidente ha conseguito «il riconoscimento di un’indennità forfettaria determinata su proposta del comitato remunerazioni e nomine pari all’ultimo emolumento annuo (attualmente di euro 450 migliaia)». Invece per l’amministratore delegato e direttore generale francese la clausola vale anche «in caso di dimissioni» date «con giusta causa»: il manager potrà avere «il riconoscimento di un’indennità forfettaria pari a euro 3.000 migliaia». Insomma, in caso di contemporanea ingiusta cessazione del rapporto di lavoro la Juventus dovrebbe corrispondere in totale a entrambi 3,45 milioni. Forse questo trattamento deriva dal fatto che entrambi sono gli unici amministratori esecutivi. Secondo il documento contabile bianconero chiuso al 30 giugno scorso, Cobolli Gigli ha incassato in totale compensi per 707mila euro. Il dato è così scomposto: 450mila euro in emolumenti per la carica, 14mila per i benefici non monetari, 225mila in bonus e altri incentivi e 18mila per altri compensi. Il numero uno bianconero è uno stakanovista: è stato presente a tutte le riunioni del consiglio di amministrazione e a quelle del comitato sportivo.
Più elevata la remunerazione complessiva di Blanc, pari a 2,24 milioni. Essa è suddivisa in più parti: 15mila euro solo per la carica di consigliere. Per l’incarico di amministratore delegato ha ottenuto 503mila euro in emolumenti, 21mila in benefici non monetari e 844mila per bonus e altri incentivi: quest’ultimo, si legge nel documento contabile, è il «valore attualizzato dell’additional compensation che sarà erogata al termine del piano di sviluppo a medio termine approvato dal consiglio di amministrazione del 14 marzo 2007». Inoltre, come direttore generale, Blanc ha avuto una ulteriore paga cospicua: 9mila euro in benefici non monetari, 392mila in bonus e altri incentivi e 456mila in altri compensi. Riguardo a questa cifra si sottolinea che è «retribuzione da lavoro dipendente». l manager d’oltralpe è stato presente nell’88% delle riunioni del cda e a tutte quelle del comitato sportivo.
Il monte stipendi totale del cda bianconero è stato di 3,08 milioni.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Dalla galassia Agnelli 13,66 milioni per la Vecchia Signora

Nel bilancio 2008 sono state effettuate operazioni con sei società del gruppo di cui fa parte la Juve, pari al 6,8% dei ricavi totali. La società bianconera ha anche ottenuto in proprio tre fideiussioni per 132mila euro rilasciate dal gruppo bancario Intesa Sanpaolo, posseduto al’1,25% dall’Ifil, nel cui consiglio di sorveglianza siede Carlo Barel di Sant’Albano amministratore non esecutivo della Juventus

«Noi non siamo come l’Inter. Non lo siamo perché loro hanno un mecenate, mentre noi abbiamo un progetto. Ma se il mecenate, un giorno, si scoccia, finisce tutto. Noi invece, con il nostro progetto, andremo avanti». Parole del presidente juventino Giovanni Cobolli Gigli che ha voluto sottolineare la bontà del progetto della società di corso Galileo Ferraris. Ma il numero uno bianconero sa di avere le spalle forti per portarlo avanti. Ciò è testimoniato dal fatto che la società ha un azionista molto importante come l’Ifil (al 60%): anzi, una galassia molto potente. Lo comprova anche i 13,66 milioni di ricavi ottenuti, pari al 6,8% del loro totale generale nel conto economico, per operazioni effettuate con sei "parti correlate" (il cui totale sul conto economico è di 15,1%) ossia con aziende facenti capo alla finanziaria di Casa Agnelli o che hanno avuto legami economici stretti (come la Campi di Vinovo poi venduta alla Girardi Costruzioni). A ciò bisogna aggiungere la cospicua somma di 132mila euro (pari al 73% del totale della voce di bilancio) per tre fideiussioni a favore della Vecchia Signora rilasciate dal gruppo bancario Intesa Sanpaolo, nel cui consiglio di sorveglianza siede Carlo Barel di Sant’Albano amministratore non esecutivo della Juventus. L’Ifil possiede l’1,25% dell’istituto di credito. Sono tutti punti di forza della società bianconera per niente trascurabili: solo il Milan con la Fininvest e l’Inter, tramite l’apporto del petroliere Massimo Moratti, possono vantare su una potenza economica simile.
E quali sono le aziende del gruppo torinese che hanno contribuito ai ricavi juventini? La cifra più elevata spetta alla Fiat con in totale 13,3 milioni: di questi, 12,45 milioni "si originano principalmente dal contratto di sponsorizzazione in essere" si specifica nel bilancio. A seguire, 257mila euro sono stati elargiti dall’Editrice La Stampa: segue la Cnh Italia-New Holland con poco più di 29mila euro. Hanno contribuito anche la Aw Events (gruppo Alpitour) con 53mila euro, la controllante Ifil con 12mila euro e l’altra finanziaria di Casa Agnelli, Ifi, con 2mila euro.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

domenica 5 ottobre 2008

ESCLUSIVO/L’Antitrust: Filmauro è di Aurelio De Laurentiis

In un provvedimento del 1998, l’Autorità ha accertato che il 90% della casa cinematografica, coperto dalla fiduciaria Romafides, è posseduto dall’imprenditore. Di conseguenza anche il Napoli è di sua proprietà: sono così spazzati via tutti i dubbi sul controllo societario

La Filmauro è di Aurelio De Laurentiis: lo è quindi anche il Napoli. L’affermazione sembrerebbe banale e scontata, ma non è così. Nelle visure societarie, effettuabili presso la Camera di Commercio, della casa cinematografica, a sua volta azionista unico della squadra azzurra, c’era un mistero: il suo pacchetto di controllo, pari al 90%, è custodito da Romafides (mentre il restante 10% è di Jacqueline Baudit, consorte di De Laurentiis), fiduciaria posseduta prima dalla Banca di Roma, poi da Capitalia, e adesso confluita in Unicredit. Suo compito istituzionale, dunque perfettamente lecito, è quello di coprire il reale possessore (tranne davanti agli organi pubblici competenti) e offrire una serie di servizi di gestione per suo conto. L’Antitrust ha provveduto a sciogliere questo arcano e a spazzare ogni dubbio sull’assetto proprietario di Filmauro: lo ha fatto in un suo provvedimento del 2 luglio 1998 firmato dall’allora presidente Giuseppe Tesauro, reperibile sul link http://www.agcm.it/agcm_ita/DSAP/DSAP_287.NSF/218c8abc30b4e077c1256a470060e61b/8efc4f05c715491bc1256657002b8727?OpenDocument riguardante la ristrutturazione dell’Ente Cinema spa, che aveva mutato la sua denominazione in Cinecittà Holding spa. In esso si legge che nel marzo di 10 anni fa Filmauro assieme a Cecchi Gori Group (società di Vittorio Cecchi Gori) avevano rispettivamente acquistato la quota del 12% di Cinecittà Servizi e avevano comunicato l’operazione all’organismo pubblico competente, ossia l’Autorità garante del mercato, per verificarne l’eventuale concentrazione e posizione dominante. Nel paragrafo relativo alle parti in causa si legge che «Filmauro Srl è una società interamente controllata dal Signor Aurelio De Laurentiis tramite la Roma Fides Fiduciaria e Servizi Spa (appartenente al Banco di Roma)». Questa frase inserita nel documento ufficiale ha dunque accertato e dichiarato che il numero uno azzurro è il proprietario della società cinematografica che a sua volta possiede il Napoli: di conseguenza anche la squadra è sua.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita solo dietro citazione della fonte)
Leggi anche Napoli, il "mal di trasferta" blocca il volo verso la Champions

venerdì 3 ottobre 2008

Crac Como: Preziosi patteggia condanna

L'ex proprietario della società lariana, dopo essersi più volte proclamato innocente, ha proposto al Pm il rito alternativo: la condanna a un anno e 11 mesi per bancarotta fraudolenta ha escluso dal risarcimento le parti civili. L'avvocato Restuccia, legale dei calciatori Gregori e Bressan ha spiegato a "il pallone in confusione": «Adiremo le vie giudiziarie civili per chiedere l'integrale risarcimento del danno».

Colpo di scena al processo del crac del Como Calcio. Dopo aver proclamato più volte la sua innocenza nelle udienze precedenti, il presidente del Genoa Enrico Preziosi e proprietario della "Giochi Preziosi" ha patteggiato davanti al tribunale di Como una condanna per un anno e 11 mesi di reclusione con pena sospesa per il reato di bancarotta fraudolenta. Con questa sentenza si chiude dopo due anni il processo penale per la vicenda del fallimento del Calcio Como, società di cui Preziosi è stato presidente. La società lariana fu dichiarata fallita con un «buco» di circa sei milioni di euro, circa cinque dei quali sono stati risarciti.
Il patteggiamento è stato chiesto prima delle arringhe difensive dopo che Preziosi aveva sempre rifiutato di concordare la pena, e aveva pubblicamente detto di volere il dibattimento proclamandosi ripetutamente innocente. Invece oggi i suoi avvocati si sono avvalsi della facoltà concessa dal «pacchetto sicurezza» del ministro della Giustizia Alfano, che consente di concordare la pena in qualunque momento prima della sentenza di primo grado. Con il consenso del pm Vittorio Nessi, che aveva chiesto per Preziosi una condanna a tre anni e mezzo di reclusione, il tribunale ha dato il via libera al patteggiamento. Questa conclusione esclude dal risarcimento le parti civili che si erano costituite. L'avvocato Anna Maria Restuccia, legale dei due calciatori Daniele Gregori, Mauro Bressan, costituitisi parte civile assieme a Alessandro Colasante e Francesco De Francesco assistiti dall'avvocato Frasacco del foro di Velletri, ha spiegato a "il pallone in confusione" che «non è mia intenzione impugnare la sentenza di patteggiamento». L'avvocato ha sottolineato che «relativamente al risarcimento del danno adiremo le vie giudiziarie civili per chiedere l'integrale risarcimento».
Il processo a questo punto si concluderà con un solo imputato, l'ex amministratore delegato del Como Massimo D'Alma, per il quale sono stati chiesti due anni. Il terzo imputato, l'ex presidente del Como Aleardo Dall'Oglio, aveva già patteggiato una condanna entro i limiti della condizionale. Per questa inchiesta, Preziosi era finito per un breve periodo agli arresti domiciliari.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita solo dietro citazione della fonte)

lunedì 29 settembre 2008

Bilancio Lazio 2/Formello frutta 749mila euro a Lotito

Il presidente della società romana non ha percepito compensi nel 2007/08 per la sua attività di consigliere. Tuttavia ha incassato la cifra per la manutenzione e la guardiania del centro sportivo tramite due sue aziende: Gasoltermica Laurentina e Roma Union Security. La Lazio sottolinea che «tali transazioni sono state perfezionate nel rispetto della correttezza sostanziale e procedurale»

«Si segnala che il Consiglio di Sorveglianza ed il Consiglio di Gestione hanno rinunciato a percepire compensi». Ciò è riportato sia nel documento di bilancio 2007/08 della Lazio spa, sia nel consolidato. Le tabelle dei compensi della società biancoceleste e quelli della controllata SS Lazio Marketing e Communication hanno confermato l’affermazione riportata nella nota integrativa. Quindi, neppure il presidente dei consigli di gestione della Lazio spa e della sua controllata, Claudio Lotito, ha percepito somme per la sua attività di amministratore. Tuttavia, nel paragrafo riguardante le operazioni con le parti correlate è evidenziato che due società facenti capo al numero uno biancoceleste, la Roma Union Security srl e la Gasoltermica Laurentina spa, hanno ricevuto rispettivamente 383mila e 366mila euro. Il costo sostenuto dalla Lazio con la prima azienda ha «ad oggetto quasi esclusivamente la vigilanza del centro sportivo di Formello», si legge nel documento contabile. Invece, con la Gasoltermica Laurentina è stato sostenuto «un costo complessivo di Euro 366 migliaia, avente ad oggetto la manutenzione del centro sportivo di Formello». In totale, 749mila euro. Entrambe possiedono anche un rapporto di credito con la società biancoceleste: la Roma Union Security vanta una somma di 1,2 milioni di euro, mentre la Gasoltermica ne deve ricevere ancora 694mila. «Si segnala che tali transazioni sono state perfezionate – si legge nel bilancio biancoceleste – nel rispetto della correttezza sostanziale e procedurale».
Infine, nel prospetto Consob riguardante le azioni della Lazio detenute dai consiglieri di gestione e di sorveglianza si nota una particolarità. Ad eccezione del presidente Lotito (possessore indirettamente di 41,5 milioni di azioni) nessuno di essi possiede un solo titolo: il solo ex consigliere Giovanni Gilardoni ne aveva 20.646 fino al 20/10/2007, data di cessazione dalla sua carica. Sarebbe più opportuno che essi si dotassero di azioni della società da loro amministrata: darebbero un chiaro segnale al mercato di credere nel progetto Lazio.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

giovedì 25 settembre 2008

Lega Calcio: l'accordo per la mutualità con la serie B è una chimera

La serie A offre ai cadetti soltanto 72 milioni, inclusi i diritti soggettivi della Coppa Italia: non bastano, la pretesa è di 93 milioni. Galliani: «se scioperano, non è un problema della massima serie». Tutto si discuterà, per l'ennesima volta, l'8 ottobre in assemblea generale

Niente da fare. In Lega Calcio è trascorsa l'ennesima giornata senza risolvere nulla. Anzi, l'annosa questione della mutualità per la serie B, da cui dipende la sua sopravvivenza, è rimasta (come accade ormai da molti mesi) su un triste binario morto. L'assemblea generale straordinaria tenutasi nel pomeriggio le società di Serie A e della cadetteria non hanno trovato per l'ennesima volta l'accordo sulla divisione delle risorse: l'assise è stata rinviata a data da destinarsi. Si sono quindi tenute due separate assemblee informali di categoria. Come dire: ognuno per sé e Dio per tutti. Ma in serata è arrivato il colpo di scena: l'8 ottobre è stata convocata un'altra assemblea generale, dove ancora una volta si cercherà di trovare un accordo.
La serie B ha persistito nel suo "gran rifiuto" non accettando le offerte avanzate dai dirigenti della massima categoria. In particolare, la cadetteria pretende 93 milioni di euro, pari a circa 3 milioni in meno rispetto allo scorso anno, mentre la serie A, che può contare su 103 milioni, non è disposta ad andare oltre il 65% di questa cifra. A questo ammontare sono stati aggiunti i diritti soggettivi per la Coppa Italia. Calcolatrice alla mano: ciò equivale a una mutualità attorno ai 72 milioni di euro. Ma non è sufficiente. In una nota i presidenti della serie B hanno evidenziato «l' acclarata inadeguatezza economica sopravvenuta della delibera del febbraio 2006'' che attualmente stabilisce la somma che la serie A deve versare ai club di B». I dirigenti della seconda serie hanno sottolineato di essersi caricati di «una proposta che contemplava una ragionevole decurtazione del contributo accettando, in tal modo, una forte penalizzazione economica», ma «evidentemente lo sforzo effettuato non ha trovato l'adeguata condivisione, nei principi e nella sostanza, da parte della serie A». «La seduta - conclude il comunicato - si è conclusa con una promessa di intervento diretto del presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese al fine di trovare, entro la prossima assemblea dell'8 ottobre, opportuna soluzione al problema, vitale per la sopravvivenza della categoria». Matarrese ha cercato di fare il pompiere sul fuoco assembleare: «Vogliamo evitare lo scontro, c'è tempo per riflettere e per riunirsi di nuovo».
Sull'atteggiamento dei presidenti della seconda serie è stato molto lapidario il vicepresidente vicario del Milan, Adriano Galliani. «Se la B decide di non giocare - ha spiegato il dirigente rossonero- è un problema che non riguarda noi e poi non vedo come possano fermarsi quando c'è una delibera in corso». Galliani ha poi aggiunto: «Stiamo offrendo più di quanto dice la delibera non saprei come la B potrebbe giustificare il fatto di non giocare dato che c'è una delibera che è in corso da tre anni. Mi sembrerebbe bizzarro ma ognuno fa quello che vuole nella vita». Mentre i presidenti medici litigano, l'ammalato calcio si aggrava: forse sta per arrivare in agonia.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

De Laurentiis: la responsabilità oggettiva va eliminata

«E' un principio che esiste dal 1933 e che ha fatto il suo tempo» ha dichiarato il presidente del Napoli

Finalmente Aurelio De Laurentiis si pronuncia contro la responsabilità. Stamattina, prima di entrare all'assemblea della Lega Calcio a Milano, ha definito come obsoleto questo principio della giustizia sportiva: esso prescinde dalle reali responsabilità delle società. E' chiaro il riferimento del presidente del Napoli per la sanzione della chiusura delle curve dello stadio San Paolo decisa dopo gli incidenti avvenuti in occasione di Roma-Napoli. «Non ci si può nascondere dietro il dito della responsabilità oggettiva, un principio che esiste dal 1933 e che ha fatto il suo tempo», ha dichiarato De Laurentiis al suo arrivo negli uffici della Lega in via Rosellini. 
De Laurentiis ha spiegato che «a scuola una volta c'era quell'antipatica situazione in cui una persona scriveva i nomi dei buoni e dei cattivi sulla lavagna. Coloro che adesso stanno facendo la stessa cosa nel calcio devono smetterla, essere piu' moderni e lasciare lavorare in pace le societa». «Sono successe delle cose, ma non con i tifosi bensì con persone che non hanno nulla a che fare con il tifo», ha proseguito De Laurentiis riferendosi agli incidenti della stazione Termini.
Il numero uno azzurro non ha lasciato cadere l'ipotesi di agitatori infiltrati con le sciarpe del Napoli: «Io posso andare sul luogo di un delitto e lasciare elementi di identificabilità per fuorviare. Ora basta sediamoci attorno a un tavolo e ognuno si prenda le proprie responsabilità: facciamo in modo che gli incidenti non accadano, e se accadono non gestiamoli con regole vecchie di oltre sessant'anni».

martedì 23 settembre 2008

Quant’è cara San Siro per Moratti: 37mila euro da Saras all’Inter per i biglietti

La cifra è evidenziata nel bilancio 2007 della società di raffinazione esaminato da "il pallone in confusione": non è specificato se i tagliandi siano stati dati ai dipendenti oppure anche a terzi, né a quale ordine di posto si riferiscano. Nel prospetto della quotazione a Piazza Affari sono evidenziati i conflitti d’interesse con Banca Intesa e Jp Morgan

La perizia dei Pm del tribunale di Milano, riportata oggi dal quotidiano “La Repubblica”, ha evidenziato un valore gonfiato per la quotazione, avvenuta il 18 maggio 2006, in Borsa di Saras probabilmente destinati a coprire i debiti dell’Inter. L’esame dei bilanci e del prospetto dell’ammissione al listino dell’azienda di Massimo e Giammarco Moratti, svolto da "il pallone in confusione", evidenzia una serie di intrecci che rappresentano potenziali o dichiarati conflitti d’interesse, i quali, allo stato attuale della normativa, non hanno alcun rilievo penale. Esiste soltanto l’obbligo di evidenziarli per le società quotate a Piazza Affari. Ma anche nei bilanci di Telecom Italia, di cui Massimo Morati è stato azionista e consigliere di amministrazione, non mancano le sorprese. E in entrambi i casi c’entra anche la Fc Internazionale, posseduta sempre da Massimo Moratti.
Stando al bilancio consolidato 2007 del Gruppo Saras, la squadra nerazzurra è inclusa nel prospetto delle «transazioni intervenute con parti correlate». La società di raffinazione petroli della famiglia Moratti ha pagato 37mila euro all’Inter per «acquisto biglietti ingresso per manifestazioni sportive». La cifra pagata, anche se ha avuto uno scarso impatto economico sui conti Saras, pari allo 0,01%, è comunque cospicua. Identica percentuale anche nel 2006, per un importo di 35mila euro. Nel documento contabile non è specificato il tipo di posti dello stadio di San Siro. Inoltre, non è stato dichiarato se siano stati destinati a dipendenti del gruppo Saras o anche a soggetti terzi ad esso. Se fosse vera quest’ultima ipotesi, forse potrebbero essere stati elargiti per un atto di munificenza dal presidente dell’Inter ad alcuni fortunati.
Esiste anche un nesso tra Telecom Italia e Fc Internazionale. Massimo Moratti ne è stato consigliere di amministrazione della società di telefonia dal 6 maggio 2004 sino al 16 aprile 2007. L’Inter ha avuto una serie di rapporti correlati con Telecom, stando al bilancio consolidato 2007 di quest’ultima, all’epoca controllata da Marco Tronchetti Provera. Nel documento contabile è evidenziato che l’ex monopolista telefonico ha speso «euro 2 milioni (euro 2 milioni nell’esercizio 2006), a costi di sponsorizzazione e di “content provider” da F.C. Internazionale Milano S.p.A. - società correlata per il tramite del Dott. Moratti». Inoltre, Telecom aveva con la squadra nerazzurra 2 milioni per «debiti relativi ad attività di sponsorizzazione». Moratti ha lasciato la Telecom per scadenza del suo mandato: i rapporti con l’Inter sono proseguiti fino al 30 giugno 2007.
E giungiamo così all’operazione di quotazione, oggetto dell’indagine della Procura della Repubblica di Milano. A pagina 151 del prospetto informativo è evidenziato che i due fratelli, definiti «azionisti venditori» nel documento di offerta pubblica di vendita e sottoscrizione delle azioni Saras, all’epoca della quotazione erano soci di Banca Intesa. Il «responsabile del collocamento ovvero sponsor» dell’opv era Banca Caboto, facente parte proprio del Gruppo Intesa. Ma c’è di più. A pagina 44 del documento è stato dedicato un paragrafo sul «rischio relativo al conflitto di interessi con Banca Caboto e Banca Intesa». In esso è evidenziato che «Banca Caboto, che agisce in qualità di Co-Global Coordinator, sponsor responsabile del collocamento, in relazione all’offerta al pubblico indistinto, ed in qualità di Co-Lead Manager, in relazione all’offerta istituzionale, si trova in una situazione di conflitto d’interesse in quanto facente parte del Gruppo Intesa». Dopo questo chiaro preambolo, il prospetto spiega quali sono questi elementi che compongono il conflitto d’interesse. «Tra il Gruppo Intesa, Saras e le altre società del gruppo di appartenenza dell’emittente (ossia di Saras ndr), esistono consolidati rapporti di natura creditizia e commerciale. In particolare Banca Intesa ha in essere, alla data del 28 febbraio 2006, rapporti creditizi nei confronti dell’emittente e di altre società del gruppo di appartenenza pari a circa euro 103 milioni. Alla stessa data, i rapporti di natura creditizia con Sarlux erano pari a euro 49 milioni». In totale, alla data del collocamento, l’esposizione del gruppo Saras con il Gruppo Intesa era di 152 milioni. «Si evidenzia inoltre che è stato costituito un diritto di pegno – si legge sempre nel prospetto – sulle quote di Sarlux a favore e in garanzia di un pool di banche, tra le quali Banca Intesa, in relazione al project finance» acceso in favore di Sarlux. Esso è servito a finanziare la costruzione e gestione di un impianti di gasificazione integrata a ciclo combinato. Inoltre, riporta sempre il prospetto di quotazione, «il Gruppo Intesa presta servizi di natura creditizia a favore di Massimo Moratti, uno degli azionisti venditori. Banca Caboto si trova in una situazione di conflitto d’interesse in quanto garantirà insieme ad altri intermediari il collocamento delle azioni oggetto dell’offerta globale». Il rapporto con Intesa (adesso Intesa Sanpaolo), stando al bilancio al 31 dicembre 2007 del gruppo Saras, è proseguito ed è molto solido. La controllata Sarlux risulta avere un’esposizione con l’istituto milanese per 158,9 milioni: l’importo più elevato di tutto il gruppo su 293,9 milioni di indebitamento bancario complessivo. Infine, il prospetto evidenzia che Jp Morgan (coordinatore dell'offerta globale e Lead Manager del collocamento istituzionale), «si trova in potenziale conflitto d'interessi in quanto ha fornito ed intende eventualmente fornire in futuro servizi finanziari al Gruppo Saras nell'ambito della propria attività ordinaria».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

giovedì 18 settembre 2008

Il crac dell'ex controllante del Bologna causato anche da Calciopoli

Lo ha reso noto il curatore fallimentare nella sua relazione, in cui si evidenzia che il dissesto della Victoria 2000 è stato causato anche dalla retrocessione in serie B

Victoria 2000 è andata in dissesto anche per Calciopoli. Lo rivela il curatore della società finanziaria che controllava il Bologna calcio prima della vendita avvenuta nel 2005. Nella sua relazione ha elencato tra i motivi la retrocessione in serie B dei rossoblu' e il suo legame con, appunto, lo scandalo di Calciopoli. «E' opinione oramai generale e scontata affermare che le cause che hanno portato al fallimento della societa' - scrive il curatore - vadano ricondotte unicamente alla retrocessione della squadra in serie B, avvenuta al termine della stagione agonistica 2004-2005. Non solo ma le recenti vicende, giudiziarie e non, legate a calciopoli" hanno avuto l'effetto di considerare tale evento oltre che sicuramente dannoso anche una vera e propria beffa, visto quanto sarebbe emerso al riguardo di alcuni comportamenti tenuti da altre società sportive viste pure le recenti condanne emesse dalla giustizia sportiva. Questa curatela pur nella consapevolezza dell'impatto che tali vicende hanno avuto sulla societa' sportiva, ritiene comunque che la cause del dissesto vadano ricondotte anche ad altre circostanze e/o comportamenti tenute dalla società». 
Sul crac della Victoria 2000 grava un'indagine giudiziaria condotta dai Pm Enrico Cieri e Flavio Lazzarini, che si è conclusa con l'avviso di fine indagine per bancarotta per nove persone: Giuseppe Gazzoni Frascara (che era anche presidente del  Bologna) , e il suo allora socio l'imprenditore di Les Copains Mario Bandiera, l'avv. Franco Neppi, i commercialisti Matteo Tamburini e Massimo Garuti, Marco Goldoni, Maurizio Pasi e Cesare Giacobazzi. Il capo di imputazione formulato - che ha messo tutti gli imputati sullo stesso piano - ha indicato la causa del fallimento di Victoria 2000 in una serie di operazioni immobiliari e finanziarie, mentre sono state escluse le ipotesi distrazione o illeciti societari e quelle di arricchimenti: per queste ultime sono state richieste le archiviazioni. Nel documento di imputazione è evidenziato che il fallimento di Victoria 2000 è avvenuto a causa di una serie di «operazioni dolose, indotte dall'esigenza di consentire l'iscrizione ai campionati nazionali di calcio della controllata Bologna Football club spa». I principali indagati (Bandiera assistito dal professore Luigi Stortoni, Gazzoni dall'avvocato Giovanni Sacchi Morsiani e i professionisti assistiti dal professore Nicola Mazzacuva) nei prossimi giorni decideranno le proprie strategie difensive.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

lunedì 15 settembre 2008

Tutto Moggi in un Cd

In occasione della trasmissione de La 7 "L'infedele" di Gad Lerner su Giuliano Tavaroli, riproponiamo l'articolo che lo riguarda di indiscreto.it

Indiscreto http://www.indiscreto.it/ 21/12/2006

Tutto Moggi in un cd

di Marco Liguori
Giuliano Tavaroli ha vuotato il sacco sul sistema Moggi. L’11 ottobre scorso l’ex responsabile della security del gruppo Telecom Italia ha dichiarato a verbale, davanti ai Pubblici ministeri di Milano che indagano sui dossier illegali, nuove circostanze che fanno comprendere come già quattro anni fa i vertici dell’Inter fossero perfettamente a conoscenza della "rete" di rapporti di potere dell’ex direttore generale della Juventus. "Alla fine del 2002 dopo essere stato contattato dalla segreteria di Massimo Moratti – ha raccontato Tavaroli nella sua deposizione davanti ai Pm – incontrai Moratti e Facchetti presso la sede della Saras. Facchetti rappresentò a me e a Moratti di essere stato avvicinato da un arbitro della delegazione di Bergamo che in più incontri aveva rappresentato un sistema di condizionamento delle partite di calcio facente capo a Moggi ed avente come perno l’arbitro Massimo De Santis". Tavaroli ha subito precisato che "Facchetti non fece il nome dell’arbitro che lo aveva avvicinato anche se successivamente emerse che si trattava di Nucini". L’ex capo della sicurezza Telecom ha riferito nei verbali altre dichiarazioni del defunto presidente dell’Inter. Quest’ultimo ha raccontato a Tavaroli che il "misterioso" arbitro, cioè Danilo Nucini, era stato avvicinato da De Sanctis nel corso del raduno di Sportilia. In quella occasione De Sanctis gli aveva fatto presente che vi era un modo per avanzare nella graduatoria degli arbitri e che chi aveva contatti con Facchetti arbitrava prevalentemente in serie B.Tavaroli ha proseguito nella sua esposizione davanti ai magistrati, riferendo altri dettagli che sarebbero stati dichiarati da Nucini a Facchetti. De Sanctis avrebbe spiegato allo stesso Nucini che se avesse voluto dirigere incontri in serie A, che comportavano rimborsi più consistenti, doveva seguire i suoi suggerimenti. "De Sanctis gli aveva altresì raccontato – ha sottolineato Tavaroli – di aver migliorato la sua posizione economica e di aver acquistato una bella casa a Roma e un’auto di lusso". Stando sempre alle parole dell’ex capo della security Telecom, l’arbitro bergamasco aveva confidato a Facchetti di aver accettato il consiglio di De Sanctis. E qui il racconto di Tavaroli si arricchisce di un episodio degno di una spy-story di John Le Carrè. Infatti, dopo alcuni giorni Nucini fu prelevato da un’automobile dopo aver lasciato il cellulare nella sua vettura. "Dopo un lungo giro in città fatto per disorientarlo – ha proseguito Tavaroli nel suo racconto – arrivò in un albergo di Torino dove incontrò Luciano Moggi che gli chiese la disponibilità a favorire la Juventus penalizzando le squadre avversarie nelle partite giocate prima di affrontare la Juve. L’arbitro accettò e ricevette da Moggi un cellulare sicuro e diversi numeri dove poteva essere chiamato".Tavaroli ha aggiunto altri particolari alla sua ricostruzione e riferisce che "Facchetti mi disse che l’arbitro gli aveva raccontato i fatti in cambio di un favore da parte dell’Inter, un posto nella società nerazzurra, aggiungendo che era disposto a denunciare". L’ex presidente nerazzurro si mise d’accordo con Nucini per un nuovo incontro. E qui l’ex dirigente del colosso della telefonia arricchisce la sua versione dei fatti con altri dettagli da romanzo giallo. "Facchetti mi disse di aver registrato su un cd – ha sottolineato Tavaroli – i suoi colloqui con l’arbitro Nucini e mi chiese di fare delle verifiche su De Sanctis. Concordammo di dare l’incarico a Cipriani (anch’egli arrestato per la vicenda delle intercettazioni). Chiesi ad Adamo Bove (ex funzionario di polizia passato a Telecom e morto a suicida a Napoli) di verificare i numeri dati da Moggi all’arbitro per vedere se fossero riconducibili a personaggi del mondo del calcio. Bove confermò. Cipriani redasse un report: "Operazione ladroni"". Tavaroli ha poi raccontato di aver dato un consiglio all’ex numero uno dell’Inter. "Io proposi a Facchetti due opzioni: presentarsi in Procura o collaborare come confidente delle forze dell’ordine senza esporsi subito. Facchetti preferì la seconda opzione. Ne parlai con il maggiore Chittaro comandante del nucleo informativo dei Carabinieri di Milano. Di fatto Facchetti non diede seguito a tale sua disponibilità". Tavaroli ha concluso la sua deposizione davanti ai Pm spiegando che Facchetti presentò un esposto in Procura il cui contenuto non fu poi confermato da Nucini. Questi fatti sono ormai diventati cronaca da tempo. I magistrati hanno chiesto a Tavaroli come mai il report su "Operazione ladroni" fu pagato con 50mila euro a Cipriani. Tavaroli ha risposto che "non so se il report che mi esibite è quello con tutta l’attività".Alla luce anche delle dichiarazioni rilasciate al settimanale L’Espresso da Massimo Moratti, ritornato da pochi mesi alla guida dell’Inter dopo l’interregno di Giacinto Facchetti durato dal gennaio 2004 sino all’ottobre di quest’anno, si devono fare alcune considerazioni e domande. "A un certo punto – ha detto Moratti nell’intervista a L’Espresso – mi ero rassegnato. Capivo che, ad andare bene, con quel sistema lì saremmo sempre arrivati secondi. E allora ho pensato seriamente di mollare". Il presidente dell'Inter, ha poi confessato di essere andato molto vicino a cedere il club nerazzurro. "Attorno ad aprile di quest’anno – ha raccontato Moratti – non ce la facevo più a vedere quello che succedeva nell'indifferenza generale. Non speravo che sarebbe venuta fuori la verità, almeno in tempi brevi. Ero davvero stufo". Dall’insieme di queste dichiarazioni sembrerebbe che il patron dell’Inter abbia confermato ciò che ha detto Tavaroli negli interrogatori: Moratti sapeva del sistema Moggi, visto che nella famosa riunione del 2002 negli uffici della Saras era presente con Facchetti e Tavaroli. Ma allora, se sapeva del maneggi di Moggi, perché non ha presentato un esposto alla giustizia sportiva? Però, nel caso in cui ne fosse stato a conoscenza e non lo avesse denunciato, avrebbe violato l'articolo 6 comma 7 del codice di giustizia sportiva, quello che riguarda il dovere di denunciare l’illecito sportivo. C’è da aggiungere che, considerati i fatti lontani nel tempo, potrebbe già essere scattata la prescrizione. Quindi, forse a questa domanda non ci sarà più risposta. Altro quesito: perché l’arbitro Nucini non ha voluto più confermare ciò che aveva dichiarato a Facchetti? Paura, rimorso, dovuti magari a un "avvertimento" di qualcuno, o chissà quale altro motivo recondito? E, ultima domanda, ma non per questo non meno importante: che fine ha fatto il cd su cui Facchetti ha inciso le dichiarazioni di Nucini? Visto che l’ex gloria della Nazionale e della società nerazzurra era al vertice dell’Inter si suppone che ne avesse custodita una o più copie. Sono domande a cui forse solo i magistrati della Procura di Milano, se ne ravvedessero l’opportunità per le loro indagini sulle intercettazioni abusive, potrebbero dare un’esauriente risposta.
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Oltre 10800 firme per la petizione "Berlusconi vendi il Milan"

Dopo il "raffredamento" dovuto all'acquisto di Ronaldinho, la sconfitta contro il Genoa ha fatto ripartire la petizione rivolta al numero uno rossonero

E' arrivata a 10884 firme la petizione "Berlusconi vendi il Milan" reperibile sul sito http://www.firmiamo.it/berlusconivendiilmilan Il testo è stato inserito il 2 luglio scorso sul sito www.firmiamo.it da un gruppo di tifosi rossoneri. La protesta contro il proprietario del Milan aveva perso di intensità verso la fine di luglio, quando era stato acquistato Ronaldinho dal Barcellona. Ma dopo la disfatta di ieri contro il Genoa e la messa in discussione di Ancelotti sulla panchina rossonera, sembra che abbia ripreso vigore.
Nel testo i promotori spiegano che «chi ama il Milan non può non capire la situazione difficile di questi anni a livello di mercato. Galliani nelle sue interviste manifesta continuamente la mancanza di risorse economiche,la differenza di introiti, di fisco e di cultura calcistica nei confronti di Spagna e Inghilterra e questo ci fa pensare ad un futuro piuttosto che sereno. Oltretutto il nostro presidente non ha più intenzione di investire nella società e da quando è in politica il Milan non è più competitivo economicamente in Europa». I tifosi sottolineano che «questo succede (oltre ai fattori che cita Galliani nelle interviste) per il famoso conflitto di interessi. Un patron di una società non può governare l'Italia per cercare di risollevarla e poi spendere fior fior di euro per la stessa. In effetti questo ragionamento è logico e va bene per tutti, ma non per noi. Non possono essere i milanisti a pagare per risollevare le sorti dell'Italia e degli Italiani». 
Il gruppo di sostenitori rossoneri non risparmiano dalle loro critiche anche la holding berlusconiana. «Oltretutto c'è una politica assurda di Fininvest che è quella di non investire più con forza nel Milan. Tutto questo dovrebbe metterci i brividi, dovrebbe farci riflettere tutti. Siamo grati al presidente per tutto quello che ha fatto per il Milan e per noi tifosi,ma la verità è che negli ultimi anni 2 anni quello che abbiamo vinto è frutto di un miracolo della squadra».
Gli autori della petizione ricordano che «poiché non si vive sempre di miracoli e di fortuna, io chiedo a tutti i tifosi che come me hanno a cuore le sorti del Diavolo: se sono questi i presupposti potrà esserci un futuro degno di questi colori? Fuori gli attributi popolo rossonero, facciamoci sentire in modo serio, per una petizione forte e manifestiamo liberamente le nostre delusioni». Il testo si conclude con un appello accorato: «Firmiamo e cerchiamo di ridare al Milan la dignità che gli spetta. Per il bene di tutti ma specialmente del Milan, caro presidente vendi e restituiscici l'orgoglio di essere milanisti!!!!!»
Marco Liguori
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giovedì 11 settembre 2008

I debiti tributari, l’“assicurazione sulla vita” della Lazio

Grazie alla transazione consentita dalla legge con il fisco, che ha accettato la rateizzazione di 140 milioni in 23 anni, non conviene agli altri creditori presentare eventuali istanze di fallimento: riceverebbero solo le briciole

L’indebitamento della Lazio si è assestato a 126,04 milioni, con somme scadute per 8,69 milioni. Il dato, risalente al 31 luglio è registrato nell’ultima comunicazione Consob del 31 agosto scorso. I tifosi della Lazio però non dovranno preoccuparsi: non tanto perché la cifra è diminuita rispetto ai 129,29 milioni di fine giugno, ma per una semplice constatazione pratica. Il 20 maggio 2005 il presidente Claudio Lotito sottoscrisse l’atto di transazione in 23 anni dei debiti fiscali con l’Agenzia delle entrate «relativo alle imposte Irpef e Iva – si legge nel bilancio al 30 giugno 2007 – dovute a tutto il 31 dicembre 2004 e non versate dalle precedenti gestioni, pari a complessivi Euro 108,78 milioni, ai quali vanno aggiunti gli interessi legali (per un totale complessivo di oltre Euro 140 milioni)». Questo atto, siglato in base alla legge 178/2002 (in seguito abrogata), rappresenta la vera “assicurazione sulla vita” per la Lazio: quest’ultima, stando sempre alla comunicazione del 31 agosto scorso, deve ancora 88,72 milioni, ed ha versato regolarmente tutte le rate finora dovute al fisco secondo l’accordo.
Ma perché l’intesa raggiunta è un’“assicurazione sulla vita”? Considerato che il fisco è il maggior creditore della società biancoceleste ed è per legge il primo privilegiato in assoluto, non c’è alcuna convenienza per tutti gli altri a presentare eventuali istanze di fallimento. Infatti, sarebbe molto difficile per essi recuperare le cifre dovute dalla squadra romana, poiché l’amministrazione tributaria sarebbe la prima a incassare le somme provenienti dall’ipotetico dissesto. In più, l’Agenzia delle entrate ha garantito i suoi importi con la cessione pro-solvendo dei crediti rivenienti dagli incassi da biglietteria, mentre sul centro sportivo di Formello grava un’ipoteca iscritta dal 31 marzo 2004 dal Concessionario del servizio della riscossione della Provincia di Roma. «Tale garanzia – si legge ancora nel bilancio 2006/07 – rimarrà operativa sino alla definitiva esecuzione della transazione con l’Agenzia delle Entrate». Insomma, ai fornitori (che devono ricevere ancora 10,19 milioni), al personale (11,25 milioni) e alle società di calcio (9,38 milioni) non c’è alcun interesse a chiedere il fallimento: gli resterebbero soltanto le briciole.
Oltre a ciò, c’è un altro vantaggio per Lotito, che controlla la società biancoceleste tramite la sua Lazio Events con la quota del 61,312%. Proprio grazie alla transazione non ha dovuto effettuare un’immediata operazione di ricapitalizzazione per ripagare le somme dovute all’amministrazione tributaria. Se quest’ultima avesse subito avviato le procedure coattive di riscossione e intentato l’eventuale successiva azione fallimentare, sarebbe stato costretto a farlo: ma il numero uno laziale è stato abile a trovare la legge che ha consentito di evitare tutto questo. E tutti vissero felici e contenti.
Marco Liguori
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giovedì 4 settembre 2008

Berlusconi: il Napoli non ha colpe per gli incidenti di domenica scorsa

No alla responsabilità oggettiva della società.  Ribadito il divieto per le trasferte organizzate per i tifosi azzurri. Conclusa la visita degli ispettori del ministero dell'Interno nel capoluogo campano: nessun problema per Prefettura e Questura 

I tifosi del Napoli possono stare tranquilli: almeno per ora. Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha affermato, nel corso della conferenza stampa a Napoli dopo l'incontro con i sindaci della Campani, non ritiene che la Società sportiva calcio Napoli debba essere punita per la responsabilità oggettiva dopo gli incidenti provocati dai suoi tifosi domenica a Roma e alle intemperanze di domenica alla stazione Centrale del capoluogo campano. «Non credo si debba applicare la responsabilità oggettiva - ha affermato il presidente del Consiglio - nei confronti della società del Napoli perché non ha colpe in quanto accaduto»
Berlusconi ha proseguito sottolineando che "spiace aver dovuto prendere atto che l'immagine di Napoli è stata di nuovo deturpata da una irresponsabile minoranza violenta». Berlusconi ha spiegato che il metodo «sarà lo stesso usato per i rifiuti: riporteremo lo Stato a fare Stato nei confronti di chi confonde il tifo con il teppismo». E ha annunciato «nessuna tolleranza verso chi commette atti delittuosi, che sono più gravi se fatti in branco». Il presidente del Consiglio ha aggiunto di essere «stato sempre in contatto con il ministro Maroni» che sta seguendo «la giusta direzione» e ha confermato il "niet" per le trasferte organizzate: «Intendo confermare il divieto di trasferte organizzate fuori casa dai tifosi del Napoli, ciò non vuol dire che vengono vietate quelle singole». 
Intanto è terminato nel primo pomeriggio la "visita" degli ispettori inviati dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, per verificare se la Prefettura e la Questura avessero attuato tutte le misure per la partenza senza incidenti dei tifosi napoletani domenica scorsa alla volta di Roma. I risultati sarebbero positivi: gli organismi dell'ordine pubblico hanno attuato tutto quello che era in loro poter. Il questore Antonino Puglisi aveva avvisato più volte il Viminale riguardo al fatto che la tifoseria partenopea era decisa a partire in massa alla volta di Roma. Dopo aver verificato che oltre 3 mila biglietti nominali erano stati venduti, Puglisi ha chiesto a Trenitalia se non treni speciali almeno un numero superiore di vagoni. Alla stazione di Napoli la mattina di domenica c'è stata ressa per il controllo biglietti e documenti e il filtraggio dei tifosi. Era inoltre il 31 agosto, giornata di controesodo con la stazione presa d'assalto anche dai vacanzieri di ritorno a casa. La lunga attesa ha irritato i tifosi che in circa 600 hanno rotto il cordone di filtraggio e sono saliti senza controllo sul treno. Trenitalia avrebbe a quel punto voluto vietare la partenza del treno ma, per timore che la situazione diventasse esplosiva, il questore Puglisi ha chiesto alla prefettura di dare l'ok.
Il dubbio comunque resta, poiché secondo la testimonianza di un tifoso raccolta sul forum di www.napolimagazine.org (leggibile su http://marcoliguori.blogspot.com/2008/09/roma-napoli-un-tifoso-racconta-la.html) «un ragazzo viene colpito con una manganellata al capo. Svenuto, o quasi, viene portato via dagli amici e soccorso al centro della stazione».
Marco Liguori
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Palermo: via Colantuono, tifosi in confusione

«Siamo stanchi dei continua colpi di testa di Zamparini» spiegano i sostenitori rosanero. «Siamo orgogliosi di avere un patron come Zamparini, ma a volte non capiamo le sue decisioni»

Zamparini esonera il tecnico Stefano Colantuono e i tifosi vanno in confusione: un po' come tutto il calcio italiano in questo periodo. I sostenitori del Palermo stanno aspettando allo stadio Renzo Barbera l'arrivo del presidente per avere spiegazioni sull'ennesimo cambio sulla panchina. Per la precisione è il ventisettesimo allenatore a cui Zamparini ha dato il benservito tra il Palermo e il suo club precedente, il Venezia: un vero record. Il presidente ha voluto però precisare che gli allenatori da lui esonerati «non sono ventisette come ho letto da più parti, almeno se consideriamo il fatto che alcuni sono stati poi richiamati. In venticinque anni, credo che in tutto saranno diciotto o venti». E' ugualmente un primato.
Sulla panchina più che rovente dello stadio siciliano è giunto Davide Ballardini ex tecnico del Cagliari, che ha ottenuto una strepitosa salvezza l'anno scorso, ma i supporter sono molto delusi e scontenti dalla decisone di Zamparini. «Siamo confusi - afferma Vincenzo, tifoso del rosanero da 20 anni - questa decisione conferma che non esiste un progetto a lungo termine, non c'e' programmazione. Non abbiamo neanche avuto il tempo di capire se Colantuono è un bravo allenatore o meno».  Ma qual è stata la ragione che ha portato Zamparini a esonerare il suo tecnico? «Ho deciso di esonerare Colantuono perchè sono un mangia-allenatori - ha precisato il vulcanico numero uno rosanero ai microfoni dell'emittente napoletana Radio Kiss Kiss - con lui non c'era più feeling e forse il feeling era venuto meno anche tra il mister e la squadra». Il patron rosanero ha spiegato che erano in corsa due tecnici per la sostituzione di Colantuono: Ballardini e Novellino. «Alla fine ho optato per il primo per questioni d'età, non me ne voglia Novellino che tra l'altro è piu' giovane di me. Il campo, poi, dimostrerà se sarà stata la giusta scelta».
Il rapporto tra la tifoseria del Palermo e Zamparini è buono. Ma con la girandola di allenatori i rapporti potrebbero rovinarsi prima o poi. «Siamo stanchi dei continua colpi di testa del presidente - ammette Luca -. Siamo orgogliosi di avere un patron come Zamparini, ma a volte non capiamo le sue decisioni. Forse sarebbe meglio dare tempo agli allenatori di costruire un ciclo». Sono pochi i sostenitori rosanero che hanno accolto positivamente la decisione di Zamparini. «Mi fido completamente di lui - spiega Davide - che mette i soldi e decide cos'è meglio per il Palermo. Con Colantuono il Palermo non ha mai giocato bene. E' giusto tentare nuove strade».
Marco Liguori
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mercoledì 3 settembre 2008

De Laurentiis: «non mi farò intimidire da un gruppo di facinorosi»

«Io ho comprato il Napoli per amore e non mi farò intimidire da un gruppo di facinorosi». Parole dense di affetto e rabbia del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, riportate sul sito ufficiale della società (www.sscnapoli.it). Il numero uno azzurro ha proseguito affermando che «la mia società ha applicato alla lettera le norme sul biglietto nominativo e si è avvalsa dell'operato delle Forze dell'Ordine rispettando tutte le procedure previste dalla legge». Ha poi aggiunto:«Napoli è una città piena di galantuomini che non ha alcuna attinenza con un numero limitato di facinorosi. Non può essere penalizzata un'intera città e tutta la tifoseria sana». «E spiega il perché della sua scelta di aver rilevato la società azzurra dopo il fallimento. «Ho voluto il Napoli per amore. Quando decisi di comprarlo rinunciai a produrre un film ad Hollywood da cento milioni di dollari. Scelsi di essere il presidente azzurro durante una mia vacanza di 10 giorni a Capri». De Laurentiis ha concluso spiegando che «il mio progetto è quello di avviare una attivita' sportiva sana ed entusiasmante che possa conciliare lo sport con lo spettacolo e la passione ed il calore di questa splendida città. E non sarà certo un gruppo di facinorosi a poter allentare l'amore che mi ha completamente pervaso per il Napoli».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

venerdì 11 luglio 2008

De Laurentiis: spero che il Napoli incontri l'Ofk

Secondo il presidente azzurro, intervistato a Radio Marte, è «meglio andare a Belgrado» poiché, rispetto al Panionios, «calcisticamente è una realtà più semplice da affrontare». Inoltre ha fornito rassicurazioni su Marino: «Con Pier Paolo non c'è alcun problema sulla questione contratto»

«Questa sera i nostri ragazzi avranno un assaggio d'Europa. L'Hajduk Spalato è una squadra di assoluto valore. Sarà un test serio che darà a Reja importanti indicazioni sul futuro». Parla con ottimismo il presidente Aurelio De Laurentiis riguardo al futuro europeo del Napoli, nel corso di "Marte Sport Live" ai microfoni dell'emittente napoletana Radio Marte. 
Stasera gli azzurri effettueranno stasera alle 20,30 (diretta su Sky)  la "prova d'orchestra" a Spalato contro l'Hajduk in vista dell'esordio in Intertoto. «Spero di affrontare l'Ofk Belgrado», ha detto il presidente, «certo, ad Atene potrei farmi qualche bagno sulle splendide spiagge greche, ma è meglio andare a Belgrado, calcisticamente è una realtà più semplice da affrontare». 
Il numero uno azzurro ha parlato anche dello spinoso caso Domizzi: «Il Napoli e Maurizio si vogliono bene. Se dovesse andare via lo lasceremmo partire a malincuore». De Laurentiis ha proseguito il suo intervento a Radio Marte affermando che «siamo molto legati al calciatore, ci ha dato tanto sia come uomo che in campo. Maurizio sa che, qualora non dovesse essere ceduto o non dovesse trovarsi bene nella sua prossima squadra, troverà sempre un posto presso la nostra famiglia». 
Rassicurazioni sono state date sull'inamovibilità del direttore generale Marino. «Con Pier Paolo non c'è alcun problema sulla questione contratto - ha sottolineato De Laurentiis - per andare avanti basta un cenno di intesa. Anzi, lo ringrazio per averlo chiarito in un'intervista qualche giorno fa. Prossimi acquisti? Non aspettatevi grandi nomi: non siamo alla ricerca di gente gia' affermata, ma Marino sa distinguere chi sa giocare a pallone da chi no».
Riguardo al calciomercato, il presidente ha detto che «La nostra politica è seria e lineare. Abbiamo dato in comproprietà Garics per consentirgli di giocare. Davanti a lui avrebbe trovato uno come Maggio. Altrove potrà farsi le ossa per tornare più forte. Ripeto, noi non cerchiamo i giocatori già fatti, sarebbe come comprare dei figli già cresciuti. Noi i giocatori vogliamo crescerli in casa nostra, altrimenti a cosa servirebbe il settore giovanile. Da oggi investiremo sempre di più anche nel vivaio, che dovrà diventare il nostro punto di forza per il futuro». 
Il presidente azzurro annuncia anche di aver «ceduto in prestito anche Bucchi all'Ascoli: "Dobbiamo continuare su questa strada perchè non possiamo avere 50 giocatori in rosa. Gli abbonamenti? Non vogliamo fare cassa, siamo andati incontro alle esigenze dei tifosi. Il San Paolo? Ci sono problemi burocratici per la partita casalinga di Intertoto, ma li stiamo risolvendo. Il Napoli, la Prefettura e il Comune sono uniti nell'obiettivo di rendere agibile lo stadio per il giorno della partita».
Marco Liguori

mercoledì 28 maggio 2008

Parla Urbano Cairo

Liberomercato pagine 1-12

«Serie "A"sul modello inglese con la contrattazione collettiva»

Il presidente del Torino chiede una ripartizione più equa degli introiti dei diritti televisivi per migliorare la qualità del campionato di calcio

Marco Liguori
«Il nostro campionato di serie A è spettacolare, superiore a quello spagnolo per un numero maggiore di club con elevato tasso tecnico e secondo solo all’Inghilterra. Ma occorre passare alla forma di contrattazione collettiva dei diritti televisivi per ridurre il distacco economico tra i grandi e i piccoli club e migliorare lo spettacolo». Il presidente del Torino, Urbano Cairo, spiega a Liberomercato i benefici del nuovo sistema introdotto dal precedente governo Prodi, alla vigilia dell’assemblea straordinaria di stamattina delle squadre di A riguardante la ripartizione delle risorse e l’individuazione dell’advisor per la vendita centralizzata dei diritti tv.
Perché sostiene la negoziazione collettiva?
«Credo che possa essere la migliore forma di contrattazione per il calcio italiano. D’altra parte, essa è stata adottata in Inghilterra, che è molto più avanti rispetto al nostro paese per l’organizzazione dello spettacolo calcistico».
Lei ritiene che questo sistema possa ridurre la forbice tra i grandi e i piccoli club?
«Certamente: potrebbe contribuire ad attenuare il divario economico. Il nostro campionato è molto competitivo e interessante. Però c’è una differenza elevata tra fatturati delle prime e quelli delle altre. Esistono tre squadre, Inter, Milan e Juventus che incassano oltre 200 milioni di euro all’anno: un distacco consistente rispetto ad altre società, come la Roma che ha incassato nel 2005/06 circa 128 milioni, il Napoli, la Lazio e la Fiorentina. La riduzione del gap e un conseguente maggior equilibrio contribuirebbe a rendere il campionato di serie A ancor più divertente e appassionante non solo per l’aggiudicazione dello scudetto, ma anche per gli altri obiettivi: l’assegnazione dei posti per la partecipazione alle coppe europee e la lotta per non retrocedere».
Qual è attualmente il rapporto tra la società che incassa di più per i diritti tv e quella che ha un minore introito?
«Quest’anno con la contrattazione soggettiva è all’incirca di uno a sette. E’ uno squilibrio troppo elevato, se si pensa che in Inghilterra si aggira su uno a tre. Con l’accordo raggiunto in Lega alla fine dello scorso anno sulla contrattazione collettiva, il rapporto tra la prima e l’ultima scende decisamente: si attesta attorno tra uno a tre-uno a quattro».
Alcuni presidenti si sono però lamentati del possibile calo degli introiti che porrebbero le società in una posizione di inferiorità rispetto a quelle estere.
«E’ vero, però le grandi squadre hanno grandi vantaggi non solo sui diritti televisivi, ma anche con gli sponsor. Possiedono inoltre stadi con grandi capienze che possono apportare ulteriori consistenti ricavi».
Nell’assemblea di oggi troverete un accordo sull’advisor?
«Sicuramente troveremo un’intesa, dobbiamo trovare in fretta una soluzione».
Non ha timore che qualche presidente stia "remando contro" la legge e attenda un eventuale nuovo provvedimento del governo Berlusconi che ripristini la contrattazione soggettiva?
«Non lo so, sinceramente non ho idea. Credo che la legge attuale porti benefici al nostro campionato: soprattutto non toglie alle grandi società quote di fatturato significative per poter competere con i club europei. Anzi, le società italiane incasseranno, in valore assoluto, somme superiori rispetto a quelle estere».
Qual è il segreto della superiorità economica dei club esteri?
«Prendiamo per esempio l'Inghilterra: al contrario di quelle italiane, le società percepiscono ricavi dagli stadi di loro proprietà e dal merchandising. Inoltre, riescono a vendere meglio il "prodotto" campionato all’estero. La Lega deve quindi predisporre una sezione marketing, adeguata al rango del nostro campionato che ha espresso la Nazionale trionfatrice ai Mondiali 2006 e nel 2007 il Milan campione del mondo di club».

giovedì 22 maggio 2008

Zamparini:«Basta soldi in nero nel calcio»

AGI (SPR) - 22/05/2008 - 15.17.00
CALCIO: PALERMO, ZAMPARINI "BASTA SOLDI IN NERO NEL CALCIO"
ZCZC AGI2511 3 SPR 0 R01 / CALCIO: PALERMO, ZAMPARINI "BASTA SOLDI IN NERO NEL CALCIO" = (AGI/ITALPRESS) - Roma, 22 mag. - Il presidente del Palermo Maurizio Zamparini alza la voce e denuncia l'ennesimo malcostume nel mondo del calcio. Questa volta riguarda in particolare i procuratori dei calciatori. L'occasione gli viene data dalla trattativa che dovrebbe portare il brasiliano Amauri alla Juve e dalla richiesta di due milioni di euro che gli sarebbe stata formulata dai Grimaldi, procuratori dell'attaccante. Una sorta di buona uscita per far si' che la trattativa si concluda tranquillamente con buona soddisfazione di tutti. "Viviamo in un mondo strano -ha detto Zamparini a Radio Radio-, io ho un contratto con Amauri, che quest'anno ha preso tra l'altro 300 mila euro in piu' rispetto al pattuito. Noi raggiungiamo un accordo con la Juve, Amauri deve raggiungere un accordo con la Juve che ha raggiunto, a questo punto non vedo nessun altro impegno da parte mia con il procuratore ed il giocatore. I Grimaldi devono chiedere cosa vogliono dal Palermo, se il Palermo ha debiti con loro lo dicano. In realta', si tratta di tentativi estorsivi al di fuori delle regole. Adesso anche voi -dice riferito ai giornalisti- avete un'eminente platea che ci sta ascoltando, aiutateci a cambiare le cose nel calcio. Non deve esserci piu' nero, basta pagamenti sotto banco. E' una vergogna! Certe abitudini cattive vanno estirpate. Non ci puo' essere un ricatto continuo dei procuratori quando un calciatore cambia casacca. Ho sollevato qualcosa che tutti conoscono, cerchiamo di eliminarlo. Un'inchiesta? Se qualcuno mi interroga, lo dico anche a loro. Occorre sanzionare e proibire. Adesso spero che in questo contesto non sia Amauri l'unica vittima". (AGI) Red (Segue) 221517 MAG 08 NNNN

AGI (SPR) - 22/05/2008 - 15.17.00
CALCIO: PALERMO, ZAMPARINI "BASTA SOLDI IN NERO NEL CALCIO" (2)
ZCZC AGI2512 3 SPR 0 R01 / CALCIO: PALERMO, ZAMPARINI "BASTA SOLDI IN NERO NEL CALCIO" (2)= (AGI/ITALPRESS) - Roma, 22 mag. - "Amauri -ha continuato Zamparini - sarebbe felicissimo di andare alla Juve, non vorrei che l'atteggiamento dei suoi procuratori alla fine lo danneggi". Poi, Zamparini torna a pallare in generale di mercato, delle prospettive del Palermo e del futuro. "L'accordo con la Juve prevede l'acquisizione di Nocerino, meta' Lanzafame ed i soldi" ha precisato. "Per il futuro del Palermo, penso ad una squadra che come l'anno scorso miri ad essere al posto della Fiorentina Fiorentina, ambiamo ad essere dietro le tre grandi". Infine capitolo portiere, Barzagli e Miccoli. "Stiamo cercando un portiere titolare. Amelia e' uno dei candidati, sicuramente vicino a Fontana metteremo un altro portiere. Barzagli non so se andra' a Firenze, ha tre richieste, deve decidere lui. Miccoli rimane con noi, l'ha detto lui ed io sono ben contento. Quando abbiamo rinunciato a Giovinco e' perche' lui ha detto di voler rimanere". (AGI) Red 221517 MAG 08 NNNN
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il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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