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venerdì 21 novembre 2008

Se andare allo stadio è più difficile che uscire a cena con Obama

Riceviamo e pubblichiamo da Virgilio Motta questo servizio di Tommaso Della Longa pubblicato sull'ultimo numero del mensile "La Voce del Ribelle" diretto da Massimo Fini.
Motta ha espresso nella sua email la sua esasperazione per i divieti imposti dal ministero dell'Interno, in particolare anche quelli stabiliti dal Prefetto di Milano per Inter-Napoli: «Vi giuro che sono al limite. Ora non vale più neanche l'abbonamento x acquistare i 2 biglietti». E aggiunge: «Ormai è più facile ottenere udienza dal Papa o uscire a cena con Obama piuttosto che entrare allo stadio»

Ultras e Stato di polizia

Oggi la repressione tocca le tifoserie e crea un precedente.
Chi saranno i prossimi a essere criminalizzati?


Servizio di Tommaso Della Longa
In Italia certe parole diventano puntualmente il simbolo paradigmatico di interi fenomeni. Si dice “il movimento” e si pensa subito agli studenti in lotta. Si usa l’aggettivo “estrema” vicino alla parola sinistra o destra, e il pensiero va subito a fazioni border-line che si muovono a metà strada fra il sistema democratico e l’eversione. Si parla del terrorismo internazionale e, in linea con l’equazione tanto cara a George W. Bush, se ne fa un tutt’uno con la religione islamica come se tutti i seguaci di Maometto fossero aspiranti uomini bomba. E poi, nel Belpaese angosciato dalla poca sicurezza e dalle mille emergenze quotidiane raccontate dai media, c’è una parola che adombra un pericolo costante: ultrà o ultras e subito la mente viene portata a teppismo, furti, devastazioni, guerriglia urbana. È proprio da qui, dall’accezione della parola “tifoso” in Italia, che bisogna partire per capire il motivo dell’interesse per il mondo delle
curve.
Sgombriamo subito il campo da un equivoco: gli ultras non sono una categoria, e ultras non è un’etichetta che si può affibbiare tout court a chiunque entri dentro un impianto sportivo per sostenere la propria squadra. Gli ultras non sono assimilabili a categorie sociali come quelle
degli operai, degli studenti, degli ingegneri o chissà cos’altro. Il tifoso, l’ultras, l’ultrà è solo uno qualsiasi di noi che mostra un attaccamento estremo, radicale alla propria squadra, alla propria città, ai proprio colori. E ovviamente tutto questo non significa che si tratti di una persona necessariamente violenta e pericolosa. L’ultras è il nostro vicino di casa, è l’operaio, l’avvocato, il giornalista, lo studente, il disoccupato, il papà, l’autista. Per dirla con un luogo comune, è l’uomo della porta accanto.
Allora, evidentemente, c’è qualcosa che non va. Se ultras lo può essere anche un libero professionista, l’accezione corrente è sbagliata. Forse, o probabilmente, è sbagliata in mala fede. E più avanti ne scopriremo anche il motivo. Di fatto, però, agli occhi della classica casalinga di Voghera avere una passione per la propria squadra appare un demerito. E quando
magari scopre che il “bravo ragazzo” che conosce da anni è un tifoso radicale, cambi immediatamente la sua valutazione. Non è più così “bravo”. È una specie di delinquente a piede libero, che chissà cosa combina o cosa potrebbe combinare. Non lo ripete, sempre, anche la televisione?
Ecco fatto: il tam tam mediatico ha funzionato, il lavaggio del cervello è andato  a segno. Proprio perché il mondo delle curve è stato dipinto come un luogo infernale popolato da reietti della società, l’ultras si ritrova a calamitare su di sé tutto il peggio, prestandosi inconsapevolmente a una strumentalizzazione continua. Che, come vedremo meglio più avanti, ha diverse manifestazioni e differenti scopi, di maggiore o minore portata, a breve o a lungo termine.
All’inizio della scala c’è la manipolazione spicciola, quella che è stata ben definita, anche in altri ambiti, “arma di distrazione di massa”. Per esempio: l’uso del tifo organizzato per non soffermarsi su altro, come nel caso della farsa mediatica dei tifosi napoletani in trasferta a Roma per la prima giornata di campionato, coi disordini gonfiati ad arte per monopolizzare l’attenzione e mettere in ombra l’avvio (si fa per dire, visto l’immediato rinvio per irregolarità procedurali) del processo per l’omicidio di Gabriele Sandri da parte dell’agente di polizia Luigi
Spaccarotella.
A un livello ben più alto c’è invece l’utilizzo degli ultras come pretesto per assumer provvedimenti di carattere generale, che investono o si preparano a investire l’intera società. Il processo mediatico e la condanna morale degli ultras che divengono, per dirla in termini giuridici, il “precedente” su cui basare leggi liberticide, anti-costituzionali e, addirittura, contro il senso comune. Una sorta di laboratorio in cui si cominciano a sperimentare le dinamiche autoritarie del Grande Fratello, giustificando in nome dell’ordine pubblico lo Stato di polizia e il controllo su tutto e tutti. Un esperimento che, essendo fatto innanzitutto sulla pelle della “peggio gioventù”, non alza polveroni e lascia mano libera, permettendo operazioni sotterranee che in seguito, però, potranno andare a colpire qualunque altro segmento della società.

Le leggi speciali che diventano la normalità
Ogni volta che si sente parlare di “leggi speciali”, soprattutto qui in Italia, bisognerebbe subito diffidare. Un provvedimento speciale, infatti, dovrebbe non solo essere legato a eventi particolari e di estrema gravità, ma restare comunque una misura eccezionale e temporanea, che viene abrogata non appena si è usciti dalla fase di massimo pericolo. Ma non è così. Un
esempio su tutti? Le leggi speciali approvate durante gli anni di piombo. Trenta anni dopo sono ancora vive e vegete. E soprattutto attivissime. Eppure, fortunatamente, per le strade della nostra nazione non ci si spara più per ragioni politiche. Non ci sono più attentati e agguati reciproci.
Ancora oggi, però, esistono divisioni della polizia politica che hanno sostanzialmente mano libera nel colpire chiunque non abbia posizioni moderate. Ci sono leggi che colpiscono esclusivamente le idee o i simboli. Ci sono, ancora, normative che danno carta bianca allo Stato nel controllare il cittadino.

La grande leva della paura
Entrati nel Terzo Millennio, per giustificare il controllo globale ci siamo trovati davanti a una vera e propria campagna mediatica mirata a instillare nei cittadini la paura, giorno dopo giorno, anno dopo anno. Paura del terrorismo. Paura delle epidemie e delle nuove malattie. Paura del vicino di casa. Paura di camminare per la strada. Come è stato possibile tutto ciò? Semplice: continui richiami in televisione ad assassinii, a morti improvvise, a stupri, a rapine. Tutti modi per inculcare nella testa di ogni bravo cittadino l’idea, e il bisogno, di maggiore sicurezza, da ottenere a qualsiasi costo. Più controllo, più ordine. Nelle nostre strade, oggi, vediamo le mimetiche verdi dell’esercito. Ma forse è quello che non vediamo, la parte più preoccupante. E qui si torna ai famigerati ultras.
Come abbiamo già detto, i provvedimenti speciali hanno come incubatore preferito il mondo delle curve, quel mondo che difficilmente qualche politico o qualche istituzione pubblica difenderà mai. Ogni governo che è rimasto per più di qualche mese a Palazzo Chigi ha colpito il mondo del tifo. La prima operazione è stata la destrutturazione: colpire il tifo organizzato, gli esponenti dei gruppi, quelli che ogni settimana mettevano in piedi una macchina organizzativa fatta di riunioni, appuntamenti, coreografie, stadio. In pratica, si è incominciato a criminalizzare quelli che stavano dietro uno striscione specifico, che si prestava alla strumentalizzazione. Ecco le diffide, ecco le perquisizioni preventive. Siccome domani tu potresti fare chissà che cosa, io intanto stanotte vengo a casa tua, ti metto a soqquadro l’abitazione e ti faccio capire che è meglio stare attento. Oppure, io polizia ho una lista di nomi di persone che sono andate in trasferta in un certo posto, qualcuno ha creato problemi, e allora cosa faccio? Io Stato “diffido” tutti. La diffida, ovvero il Daspo, acronimo di “divieto di accedere a manifestazioni sportive”, esiste dal 1989.
Di cosa sia, di come venga usato, e del suo stesso fondato sospetto di incostituzionalità, parliamo diffusamente nell’intervista che segue, con l’avvocato Lorenzo Contucci. Basti dire, qui, che la diffida è un’arma con cui è stato colpito senza remore o distinzioni il mondo degli stadi. Uno strumento messo in mano alle questure e lasciato al loro libero arbitrio.
Le questure hanno carta bianca nel colpire chiunque. E se domani lo stesso provvedimento, la stessa logica fosse spostata nel campo delle manifestazioni politiche o sindacali?
Per non parlare poi dell’introduzione del famigerato “arresto in flagranza differita”: un controsenso in termini, visto che già la parola stessa di flagranza significa che qualcuno è stato colto con le mani nel sacco. L’aggiunta della “differita” è solo un modo, molto contestato dagli stessi giuristi, per colpire gli stadi, con la traduzione immediata in carcere, e chissà domani chi altro.
Ma non è finita qui. Dopo la morte dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, sull’onda mediatica dello sdegno costruito a tavolino per gli scontri tra catanesi e palermitani, abbiamo assistito a un inasprimento delle misure contro gli ultras. Vietate la maggior parte delle trasferte.
Vietati gli striscioni non ignifughi (!?). Vietata la vendita dei biglietti se non dietro presentazione di un documento. Chiusura dei settori ospiti (creando una pericolosa vicinanza nei settori “normali” tra tifosi di fede opposta).

“Si comincia a stabilire chi può entrare negli stadi. Domani lo si potrà fare coi concerti. E poi coi raduni di ogni altro tipo”
Praticamente si è sancito il principio che una minoranza di facinorosi può decidere per tutta l’Italia e che, forse, conviene avere un po’ di violenza da mettere in prima pagina per tenere buoni gli italiani e indurli a sollecitare maggiore sicurezza. Ci sarebbe da chiedersi se tutto questo ragionamento possa essere applicato all’esterno. L’equazione sarebbe semplice. Visto che davanti alle discoteche ci sono le risse o in autostrada ci sono gli ubriachi che fanno gli incidenti, perché non introdurre le autostrade e le discoteche “a porte chiuse”? Oggi, in ogni
stadio italiano, per esporre uno striscione c’è bisogno del via libera della procura tramite un fax mandato almeno due giorni prima della partita.
Oggi, non possono più entrare i materiali preparati per le coreografie. Oggi, gli stadi italiani stanno diventando sempre più grigi e silenziosi. Il controllo e la repressione senza distinzioni stanno distruggendo dalle fondamenta il tifo organizzato, con due gravi conseguenze: la scomparsa dei gruppi strutturati, favorendo così gruppetti di cani sciolti incontrollabili, e l’allontanamento dagli stadi di famiglie e bambini. Se per andare allo stadio con mio figlio devo subire una trafila da controlli anti-terrorismo, finisce che lascio perdere.
E anche le ultime notizie che ci arrivano sono tutt’altro che confortanti. Dopo i fatti di Bulgaria-Italia (e ci sarebbe da chiedersi quali “fatti”, visto che la maggior parte delle foto che sono arrivate da noi erano di tifosi bulgari e non di italiani, come detto dai media e dagli
imbarazzatissimi politici), il presidente della Figc Giancarlo Abete ha fatto sapere che non ci sarebbero più stati biglietti per le partite dell’Italia all’estero. Ma come? Se pure fosse confermata la versione ufficiale, bastano 144 (il numero dei biglietti venduti a Sofia) facinorosi
per togliere a tutta l’Italia la possibilità di seguire i nostri azzurri?
Poi, la perla finale che avevamo anticipato sul numero scorso: la carta del tifoso. A cosa serve? È un sistema, spiegano dal Viminale, per “fidelizzare sempre più i tifosi ai loro club e, nello stesso tempo, per emarginare le frange più violente del tifo. Una specie di telepass che consente
l’ingresso agevolato negli stadi”. Peccato che non dicano a chiare lettere cosa si nasconde dietro a tutto questo. Per avere la “tessera” io normale cittadino devo fare richiesta alla società che, però, deve chiedere il permesso alla questura del luogo. A decidere chi sono i buoni e chi sono i
cattivi, dunque, non sono le società sportive. È la polizia. E se io sono già nella sua lista nera del Viminale, come faccio a uscirne?
Si comincia così. Si comincia a stabilire chi può entrare e chi non può entrare negli stadi. Domani lo si potrà fare coi concerti. E poi coi raduni di ogni altro tipo. E poi con gli spostamenti individuali. Vuoi andare da qualche parte? Chiedilo alla questura. Senti, preventivamente, se è d’accordo oppure no. O se è meglio che tu te ne resti a casa, in nome dei
supremi interessi dell’ordine pubblico.

Quando l’aggregazione giovanile fa paura
I giovani, si sa, fanno sempre paura a ogni sistema di potere. Ragazzi erano quelli di Budapest che nel ’56 hanno sfidato l’Urss, come studenti erano quelli che nel ’68 hanno combattuto per la libertà di Praga. Il movimento del ’68, le lotte del ’77, gli universitari degli ’80, i figli del riflusso e poi successivamente della caduta del Muro di Berlino del 1989. Per non parlare poi delle avanguardie culturali e di pensiero, come nel lampante caso del Futurismo e dell'impresa di Fiume o in quello della rivoluzione cubana capeggiata da Fidel Castro e Ernesto “Che” Guevara. Anche oggi dai giovani (molte volte anche ultras) partono le rivolte: a Budapest contro il premier liberal-liberista Ferenc Gyurcsány, a Belfast contro l’occupante britannico, a Parigi nelle banlieue, a Gaza contro i carri armati israeliani. Il minimo comun denominatore di tutti questi avvenimenti è la gioventù dei partecipanti alla rivolta, alla lotta, alla guerra, alla guerriglia, alla rivoluzione.
Ci sono state alcune generazioni che hanno combattuto per qualcosa in cui credevano. Generazioni che sono cresciute forti, sane e mentalmente libere. Comunque sia, con lo sguardo rivolto al futuro, con la faccia rivolta all’insù. Storicamente, invece, le generazioni di mezzo sono sempre state quelle frustrate, che non avevano nulla per cui lottare. Magari cresciute
nella pace e nella prosperità, ma di contro vissute nella luce, indiretta, dei racconti dei fratelli maggiori. Generazioni senza un punto cardine su cui costruire la propria vita. Basti pensare ai tanti dopoguerra, ai post-rivoluzionari, a quelli che sono nati in una situazione totalmente
“normalizzata”. Rabbia, frustrazione e soprattutto poca consapevolezza del futuro, con la scomparsa di una visione libera e d’insieme.

“Lo Stato reprime, comprime le spinte giovanili, pretende di normalizzare tutte le situazioni anomale.”
Dalla fine degli anni ’50 (e forse anche da prima) ai giorni nostri, esiste un solo movimento di aggregazione giovanile che ha continuato a vivere, a passarsi il testimone, ad avere nuovi capi e a poter contare su migliaia di presenze. Il mondo ultras. Ogni domenica, dal calcio all’hockey su
ghiaccio, le gradinate di stadi e palazzetti dello sport vengono riempite da giovani. Ragazzi con i propri eccessi, ma fedeli alla propria tribù. Con i propri riti, le proprie battaglie, fatte di feriti e prigionieri, il proprio codice d’onore, fatto di regole non scritte. Certo, sono tribù che si affrontano a viso aperto e senza troppi problemi. Gruppi che canalizzano la propria rabbia, simulando una guerra che non c’è più, una rivoluzione ormai tramontata da decenni. Ma quello che più importa è che sono ragazzi che vivono di passione, attaccamento alla bandiera, amicizia, fedeltà. Giornate passate a pensare slogan e produrre coreografie (quando si potevano fare). Piani per colorare la propria seconda casa, la curva. Serate passate a ridere e scherzare con tanto di “reduci” che raccontano le battaglie del passato, del presente e del futuro. Certo, qualcuno inorridirà davanti ad affermazioni di questo tipo, ma soprattutto oggi, nella società basata sul consumismo e la lobotomizzazione televisiva dei cervelli, chi ha il germe della ribellione sta dalla parte giusta. Il problema, semmai, sarebbe incanalare sulla strada corretta e con qualche eccesso in meno forze così importanti.
Lo Stato non può che aver paura di tutto questo. E allora – invece di infondere nei più giovani la fiducia nelle Istituzioni, invece di mostrare loro la buona amministrazione della res publica, invece di far capire che alla fine le forze di polizia possono essere veramente amiche del cittadino – lo Stato reprime, comprime le spinte giovanili, pretende di normalizzare tutte le situazioni anomale. Quando non fa di peggio, ovviamente: come cercare di insabbiare l’uccisione senza motivo di un ragazzo che viaggia dentro una macchina in autostrada, omettendo di punire per direttissima il colpevole solo perché porta la divisa. Come si può chiedere a un ragazzo di avere fiducia nel sistema?
L’impressione è che, anche nel caso del popolo delle curve, si tenti solamente di destrutturare da cima a fondo l’aggregazione giovanile che potrebbe portare più consapevolezza e, quindi, più problemi. Meglio generazioni di ragazzi che si istupidiscono davanti a chat, social network,
spot televisivi, magari accompagnando il tutto con un po’ di droga. Saranno sicuramente più innocui, più facili da manipolare, da neutralizzare, da asservire alla logica di chi detiene il potere. Saranno i cittadini ideali di questo Stato per niente ideale.

Ammazziamo Pulcinella!

Il video tratto da You tube che denuncia le decisioni discriminatorie contro i tifosi partenopei

Ormai è chiaro che la questione sportiva mascheri quella sociale. La realtà é una sola: é in atto un’emarginazione e una ghettizzazione del popolo napoletano a tutti i livelli. Domenica 16 Novembre si sono verificati tafferugli gravi dentro e fuori lo stadio Olimpico di Roma. Ben trenta poliziotti feriti e contusi, dieci arresti: questo il bollettino di guerra. Tutto questo in nome di una vendetta contro le forze dell’ordine a seguito dell’omicidio Sandri, ma gli scontri si sono verificati anche tra le opposte tifoserie. Inutile citare i gravi scontri relativi al derby di Torino e quelli dello scorso anno al Foro Italico a seguito proprio dell’omicidio di Gabriele Sandri. Nelle cronache recenti si può attingere a piene mani per trovare casi gravi. Ma é ormai assodato che gli unici fatti ad essere degni di censura sono quelli (inesistenti) del (fantomatico) treno devastato che portò i napoletani a Roma il 31 Agosto.
In tutta Italia si ascoltano i soliti cori beceri anti-napoletani. Milano, Bergamo, Verona, Brescia, Roma ma anche latitudini più basse; dappertutto Napoli è ormai bollata e la sensazione che tutto questo sia autorizzato e impunibile perchè impunito. I giornalisti napoletani trovano in trasferta condizioni estreme non fortuite e non possono lavorare in serenità. Ma il malessere, come detto, non è solo sportivo. Se oggi un napoletano mette la testa fuori dalla sua città, che sia a Nord piuttosto che a Sud, porta dentro di se una sensazione di soffocamento del proprio modo di essere, della propria napoletanità più autentica che non è vista come un valore ma come una colpa a prescindere. L’informazione è spesso deviata quando non semplicemente amplificata solo perché il nome Napoli fa “rumore”. I telegiornali riempiono i palinsesti dei mali di Napoli come fosse una moda, una tendenza. Ci sono città bellissime al Sud dimenticate colpevolmente. Catania ad esempio, città stupenda, vive un momento nerissimo ma nessun giornalista sembra infischiarsene. Il Sud può essere abbandonato perché tanto c’è Napoli con i suoi guai che prosciuga tutte le attenzioni.
Le responsabilità di tutto questo sono da attribuire alla politica nazionale sempre pronta a cavalcare il “mostro-Napoli” per nascondere i reali problemi del paese; ai politici locali che non hanno gli attributi per rappresentarci e per difendere il nostro buon nome e la nostra cultura unica; ai napoletani stessi che in grandissima parte rovinano l’immagine stessa della città.Francamente quest’aria sta diventando pesante, irrespirabile. I napoletani sembrano essere colpevolmente assuefatti ma se non si pone rimedio subito presto non potranno più mettere il naso fuori perché finirebbero col soffocare lentamente.Basta!
(angeloxg1, tratto da YouTube)




Sul sito di Canale 9 si può vedere la cronistoria degli attacchi mediatici anti-Napoli

lunedì 17 novembre 2008

Lopa (An): «Se il Viminale non risponde, pronta un’interrogazione parlamentare sui torti subiti dal Napoli»

Il dirigente del partito di centrodestra spiega a “il pallone in confusione” le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere al ministro Maroni per avere spiegazioni sulle ingiustizie sportive subite dalla squadra azzurra e i comportamenti riprovevoli contro i giornalisti. Chiesto l'appoggio bipartisan del Club Napoli Parlamento


«Mi attendo da Maroni che convochi l’Osservatorio sulle manifestazioni sportive riguardo alle considerazioni che abbiamo effettuato sugli arbitraggi sul Napoli e sul comportamento offensivo delle tifoserie avversarie quando la squadra azzurra gioca negli stadi del Nord. Spero che l’organismo del Viminale valuti seriamente ciò che è accaduto ieri a Bergamo». Rosario Lopa, dirigente di Alleanza Nazionale-Pdl, spiega così a “il pallone in confusione” l’obiettivo della lettera spedita al ministro dell’Interno, all’indomani dei fatti spiacevoli e riprovevoli accaduti ieri durante Atalanta-Napoli. Se le risposte non fossero sufficienti, An ha pronta un’interrogazione parlamentare al riguardo.
Com’è nata l’idea?
«Ho pensato di spedire al ministro Maroni la missiva dopo il trattamento riservato ieri dai tifosi dell’Atalanta al Napoli e ai napoletani. In essa abbiamo chiesto al titolare del Viminale, attraverso l’operato dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, quali sono le iniziative che si vogliono intraprendere per tutelare la squadra, riguardo ai suoi rapporti con la Federcalcio, con gli arbitri e la giustizia sportiva, con cui sembra che ci siano state diverse incomprensioni sull’applicazioni dei regolamenti. Ciò anche alla luce dell’enorme risonanza mediatica sui presunti fatti accaduti durante Roma-Napoli, ma che allo stato attuale sono ancora tutti da chiarire».
Ma cosa c’entra Maroni con la giustizia sportiva e gli arbitraggi? Il titolare del Viminale non ha poteri d’intervento su di essa.
«Lo so perfettamente. Tuttavia Maroni è il ministro dell’Interno e titolare dell’ordine pubblico. Di conseguenza, riguardo alle questioni sollevate nella lettera, incluso il trattamento riservato al Napoli dai giudici Figc e dagli arbitri, una sua parola può essere molto più efficace di tanti comunicati stampa e lettere di protesta verso gli organi sportivi. Sono fiducioso in un suo intervento, visto che ha già provveduto con successo con alcune iniziative per il ritorno alla legalità in Campania: potrà quindi agire anche per tutelare la squadra azzurra, che costituisce uno degli elementi positivi presenti nella regione».
La sua missiva riguarda anche gli episodi spiacevoli di ieri riguardanti i giornalisti?
«Non soltanto quelli accaduti ieri. Ho saputo anche che i cronisti, incaricati di seguire le partite del Napoli, stanno avendo notevoli difficoltà, non solo dal punto di vista dell’incolumità personale, ma anche molti altri tipi di disagi per il loro lavoro. Dalle notizie che ho appreso, allo stadio di Bergamo ci sono stati momenti di tensione anche in sala stampa durante le interviste del fine partita».
Ha cercato appoggi nel mondo politico?
«Mi hanno appoggiato in questa iniziativa alcune associazioni, come Casa della legalità, Nuova Italia e Azione sociale. Ho spedito la lettera per conoscenza anche al Club Napoli Parlamento per avere un sostegno politico trasversale, sia di centrodestra sia di centrosinistra. Ma il mio partito ha pronta un’altra iniziativa».
Quale?
«Nel caso di risposte insufficienti da parte del Viminale, appronteremo l’iter parlamentare consueto tramite un’interrogazione parlamentare scritta per conoscere le motivazioni di questi avvenimenti che stanno danneggiando l’immagine della squadra del Napoli e sta mettendo in seria difficoltà gli operatori dell’informazione al suo seguito. In questo caso sarebbe molto importante l’appoggio trasversale dei deputati e senatori del Club Napoli».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Nella foto Rosario Lopa (tratta da http://www.giovanidelsud.it)

Coro di tifosi dell'Atalanta contro i giornalisti (da You tube)

Ecco le immagini, tratte da You tube, riguardanti il coro di insulti pronunciato a gran voce dai tifosi bergamaschi contro i giornalisti dopo la partita Atalanta-Napoli di ieri.

martedì 4 novembre 2008

Esclusivo/L’errore di Tosel favorisce il Milan

"il pallone in confusione" ha rilevato che il giudice sportivo non ha applicato l’articolo 21 del codice di giustizia sportiva, riguardante il comportamento scorretto recidivo dei sostenitori rossoneri che hanno urlato cori razziali contro i napoletani, sia durante la gara col Siena sia in quella contro il Napoli

Permettete una parola? Il giudice sportivo, Gianpaolo Tosel, ha commesso un altro errore dopo quello rilevato due mesi fa in occasione di Roma-Napoli. Stavolta lo sbaglio riguarda la mancata applicazione della recidiva, prevista all’articolo 21 del Codice di giustizia sportiva, al Milan. E in cosa consiste questo comportamento reiterato illecito dal punto di vista sportivo della società rossonera? Esso non è stato rilevato da Tosel nei comunicati 111 e 117 e riguarda i cori razzisti dei suoi sostenitori nei confronti di Napoli e dei napoletani, cantati allo stadio Meazza come una giaculatoria demenziale sia al 44° minuto del primo tempo della partita di mercoledì scorso col Siena, sia al 2° minuto della gara di domenica scorsa contro gli azzurri. Anzi, per meglio dire, nel testo si parla di «un coro costituente espressione di discriminazione territoriale» nei «confronti della tifoseria avversaria». Questo comportamento è previsto e sanzionato al numero 3 dell’articolo 11 del Codice di giustizia sportiva.
Dov’è l’errore del giudice sportivo? Consiste nel fatto che il coro razzista è stato urlato per due volte consecutive in altrettante gare di campionato, a quattro giorni di distanza l’una dall’altra: siamo dunque in presenza di un comportamento illecito ripetuto, ossia recidivo. Anzi, Tosel ha sanzionato il Milan per la partita col Siena con un’ammenda di 5mila euro, riconoscendo le circostanza attenuanti ex articolo 13. E per quello cantato nella partita col Napoli? L’importo della sanzione è stata addirittura dimezzata rispetto alla precedente, sempre col riconoscimento delle stesse attenuanti. Tosel si è dimenticato però di applicare ai milanisti l’articolo 21 comma 1, riguardante appunto la recidiva. Ecco cosa prevede il testo: «Salvo che la materia non sia diversamente regolata, alle società, nonché ai dirigenti, ai tesserati delle società, ai soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che abbiano subito una sanzione per fatti costituenti violazione dei regolamenti federali e che ricevano altra sanzione per fatti della stessa natura nella medesima stagione sportiva, è applicato un aumento della pena determinato secondo la gravità del fatto e la reiterazione delle infrazioni». Quindi il Milan doveva subire una punizione più grave: invece, è stato premiato rispetto alla partita con il Siena con la diminuzione da 5mila a 2500 euro della sanzione. «Tosel ha sbagliato – ha spiegato a “il pallone in confusione” l’avvocato Fabio Turrà – poiché non ha tenuto conto della recidiva prevista dall’articolo 21. Anzi, in questo caso la recidiva è specifica ed è molto più grave di una fattispecie generica».
Insomma, il Napoli e i napoletani non solo hanno perso la partita contro il Milan (il cui risultato, si badi bene, è comunque indiscutibile e inopinabile) ma sono rimasti vittime dell’ennesima ingiustizia. Ultima osservazione. Cosa vuol dire la frase che attenua le responsabilità del Milan: «avere la Società concretamente operato con le forze dell'ordine a fini preventivi»? Cosa ha usato contro i suoi tifosi che urlavano i cori incivili contro il Napoli e i napoletani: ha usato il napalm o i lanciafiamme? O più semplicemente ha fatto arrestare o segnalare alcuni di loro? Basta, come ha scritto Tosel, che la società del gruppo Fininvest abbia rivolto «a mezzo display, reiterati inviti al fine di dissuadere il pubblico da tale deprecabile comportamento»? E se non avesse avuto il tabellone luminoso, sarebbe bastato l’avviso con gli altoparlanti? Sembra un modo molto “pilatesco” di ottenere un’attenuante. In più, il giudice sportivo sottolinea «che non è stata rilevata, come riferito dai collaboratori della Procura Federale, una chiara manifestazione di dissenso da parte di altri sostenitori ex art. 13, n. 1, lett. a) CGS». Insomma, il resto del pubblico presente allo stadio Meazza non ha contestato i cori barbari. Qualcuno ci dia spiegazioni per favore: ne va del credito della giustizia sportiva.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

Nella foto, tratta da http://www.calcioblog.it, tifosi del Milan

lunedì 3 novembre 2008

Associazione tifosi Genoa: no alla carta del tifoso

L'associazione Club genoani ha detto no alla carta del tifoso.
Questo è il testo del comunicato del sodalizio delle tifoserie rossoblù.
«E’ di questi giorni la notizia della presentazione della “carta del tifoso” da parte del ministro Maroni in una conferenza stampa del Milan Calcio, carta che per lo stesso Maroni dovrà essere estesa ed obbligatoria entro il prossimo campionato a tutte la squadre.
La cosa ci allarma e ci trova in assoluto disaccordo perché questa ulteriore iniziativa nel nome della sicurezza negli stadi ci pare invece una grave limitazione delle libertà culturali dell’individuo come comporta una azione di schedatura aprioristica per poter esercitare un proprio sacrosanto diritto di poter assistere o meno ad un evento.
In buona sostanza crediamo siano molto più producenti ed educative (sicuramente meno invasive) iniziative tipo il nostro “Progetto Scuola” che da tempo ci vede impegnati a diffondere nelle scuole Genovesi il corretto amore per il calcio ed a portare bambini allo stadio a socializzare con giovanissimi di altre tifoserie.
Schedare una persona è di per se in assoluto molto fastidioso ed antidemocratico e non fa altro che alimentare controproducenti malumori anche e soprattutto in quei soggetti che hanno nelle loro intenzioni l’andare allo stadio solo ed esclusivamente per assistere allo spettacolo calcistico; attenzione poiché iniziative come queste hanno e stanno impoverendo il calcio dei suoi migliori contenuti creati dalla passione del tifoso, portando a dei risultati incontestabili che tradotti in numeri vogliono dire meno persone negli stadi».
Inoltre, l'associazione ha comunicato che domani alle ore 21.00 presso Circolo Cap Via Albertazzi (di fronte caserma Vigile del Fuoco di S. Benigno) è stata convocata l’assemblea dei Club affiliati.
Questo l'ordine del giorno:
1) Nomina Presidente e Segretario dell’Assemblea.
2) Relazione Bilancio e rendiconto.
3) Situazione Genoa.
4) Varie ed eventuali.
Per ulteriori informazioni cliccare sul sito
Marco Liguori

mercoledì 29 ottobre 2008

Casms: Napoli-Salernitana gara ad alto rischio

Di conseguenza la trasferta dei tifosi granata per la gara di Tim Cup potrebbe essere vietata. Prevista per la partita di domenica prossima degli azzurri a Milano l'esordio della "tessera del tifoso". Considerato il blocco per i tifosi partenopei di assistere alle gare esterne della propria squadra, sembra un test molto poco attendibile: sarebbe stato meglio provarla in una partita con entrambe le tifoserie

Nella sua nota odierna, il Casms ha confermato la "tolleranza zero" per le tifoserie a rischio. L'organismo del Viminale ha vietato la trasferta dei tifosi della Salernitana a Napoli per la gara di Tim Cup del prossimo 12 novembre. Stop anche agli esodi delle tifoserie ospiti per Bologna-Roma, Bari-Pisa, Foggia - Pescara, Cesena - Novara, Pisa - Ascoli, Pescara - Paganese, Sorrento - Juve Stabia, Virtus Entella - Spezia e Stella Azzurra Roma - Scauri (incontro di basket). Per tutte queste gare, incluse quella di Napoli, i soli residenti delle città delle squadre ospitanti potranno acquistare i biglietti. Al Casms non hanno però forse pensato che a Napoli potrebbero risiedere dei facinorosi tifosi salernitani, in numero nemmeno esiguo vista la vicinanza tra le due città: o forse sono sicuri che tutti siano tranquilli. Inoltre, è stata considerata a rischio Fiorentina - Atalanta: è stata stabilita disposta la vendita di un solo tagliando per spettatore. «Ad altissimo rischio» è stata considerata Battipagliese - Ebolitana: l'incontro si disputerà in assenza di spettatori ed in campo neutro.
Lo stesso organismo ha anche anunciato che domenica prossima in occasione di Milan-Napoli darà il suo esordio la "tessera del tifoso". Nel comunicato si sottolinea che «queste determinazioni (il blocco delle trasferte verso le tifoseria di Pisa e Siracusa) si pongono l'obiettivo di coinvolgere le tifoserie sane in una logica di sicurezza partecipata, che in attesa della tessera del tifoso, in esordio per la gara Milan - Napoli, determini il rifiuto all'interno dei gruppi delle sparute minoranze violente che, con il loro comportamento, pregiudicano la passione sportiva e il desiderio dei tifosi di andare allo stadio». Insomma, la tessera assieme al blocco delle trasferte sono la panacea di tutta la violenza del calcio italiano. Forse sarebbe stato meglio provare l'affidabilità della tessera in una gara in cui c'è anche la tifoseria ospite: a quella del Napoli è stata sanzionata l'inibizione fino al termine della stagione. A meno che al Viminale si pensi che tutti i tifosi del Milan siano tranquilli: a giudicare dai petardi gettati dagli spalti durante il derby con l'Inter, con la presenza in tribuna del ministro dell'Interno Roberto Maroni, forse qualche "diavoletto" ci sarà. Affidiamoci al caso e speriamo che tutto fili liscio: a meno che qualche facinoroso non si presenti a San Siro con un lanciarazzi e un bazooka. E a proposito, con i ferrei controlli di polizia come mai sono passati questi petardi? Sono stati individuati i responsabili? Si attendono risposte.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

martedì 28 ottobre 2008

Cobolli: «Non ho mai avuto azioni delle società quotate in cui ero amministratore»

Il presidente bianconero ha così risposto alle critiche degli azionisti: «Il fatto che non abbiamo azioni della Juve non vuole dire che non partecipiamo». E ha smentito qualsiasi mediazione di Montezemolo nella decisione di ricorrre al Tar contro le sentenze della giustizia sportiva per Calciopoli

«Il fatto che non abbiamo azioni della Juve non vuole dire che non partecipiamo alla Juve. Non ho mai avuto azioni delle società quotate in cui ho ricoperto ruoli da amministratore». Così ha risposto il presidente Giovanni Cobolli Gigli alla precisa domanda degli azionisti sul fatto che nessun componente del cda bianconero posseide una sola azione della società che amministra. Insomma, per il presidente è assolutamente normale non detenere azioni della società da lui diretta e quotata a Piazza Affari. Forse il vice-ceo di Unicredit, Sergio Ermotti, che venerdì scorso in piena bufera ribassista del mercato borsistico ha acquistato azioni per 2 milioni di euro della sua banca, ha sbagliato nel dare un segnale rassicurante ai suoi azionisti. Il presidente, stando al racconto riportato da www.ju29ro.com, ha avuto un lapsus freudiano. «Sono convinto di essere arrivato alla Rinascente (testuale, voleva dire la Juve, sottolineano i redattori del sito) per svolgere delle mansioni che sono in grado di svolgere. In particolari, rapporti con istituzioni sportive e la comunicazione».
Rigurado al ruolo svolto da Montezemolo, il numero uno bianconero lo smentisce seccamente: «Ciò che ha detto Blatter non è stato smentito perchè non è vero». Anzi, Montezemolo non ha mai avuto a che fare con la Juventus. E ha puntualizzato che «tutte le decisioni cruciali, come quella sul Tar, sono state prese dal consiglio di amministrazione». Cobolli ha fornito spiegazioni anche sul «progetto» che è un «piano a medio termine, che per ora è rispettato». Anzi, ha puntualizzato che il termine «progetto» è stato «inventato da altri». Inoltre, Cobolli ha rassicurato la platea riguardo alla perdita di quest'anno che «era prevista».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

venerdì 24 ottobre 2008

Verso l'assemblea della Juventus

Riceviamo da Ju29Ro e pubblichiamo
Nell'assise del prossimo 28 ottobre Gli azionisti-tifosi della Vecchia Signora chiederanno il rendiconto delle scelte gestionali al consiglio di amministrazione

Qualcuno li ha definiti disturbatori. Qualcun altro li ha paragonati a "manifestazioni di folklore".Nessuno è riuscito a raccontare serenamente quello che davvero rappresentano.Professionisti, avvocati, consulenti, descritti ingenerosamente come personaggi di Stefano Benni nel suo "BAR SPORT", intenti a inzuppare la "luisona" nel cappuccino e a sfogliare con le mani unte l’immancabile giornalaccio rosa, lasciando la loro lurida impronta sull’editoriale delirante di Cannavò. Gli interventi dei piccoli azionisti, i cosiddetti azionisti di minoranza, all’Assemblea annuale dei soci della Juventus s.p.a., sono invece semplicemente un momento di grande civiltà. Non sono altro che l’applicazione di un principio sancito dal Codice Civile, per il quale tutti gli azionisti hanno il diritto di esprimere la loro opinione nelle sedi e nei modi previsti dalla legge. Negli anni post Calciopoli, forse per compiacere il proprio editore, spesso legato a doppio filo con gli azionisti di maggioranza, molti giornalisti si sono comportati da servi sciocchi, etichettando come "cabaret" interventi di ottimo spessore tecnico, giuridico e finanziario; interventi che hanno stigmatizzato comportamenti e scelte discutibili da parte del management della società, come si può leggere qui: (1° intervento, 2° intervento).Non dovrebbe essere difficile capire che, tranne in rari casi, una Assemblea dei soci non è una riunione conviviale. Spesso ci sono accese discussioni e nervosismi assortiti che, talvolta, possono trascendere in vere e proprie intemperanze dialettiche. Tutto ciò è comprensibile se si considera che l’Assemblea è il momento in cui si tirano le somme di un anno di lavoro. Si approvano i bilanci e le scelte strategiche di un intero esercizio.E’ il momento in cui gli Amministratori devono spiegare le motivazioni alla base dei loro comportamenti e rendere conto agli azionisti, grandi e piccoli, delle loro scelte.Infine, è il momento della ricerca del consenso per l’approvazione del bilancio che, non dimentichiamolo, rappresenta la misura numerica della qualità del lavoro svolto. Si possono quindi ben immaginare le difficoltà del Presidente Cobolli Gigli e dell’AD Blanc nelle ultime Assemblee a partire dal 2006, chiamati a rispondere a domande su esercizi durante i quali si è assistito ad una sistematica e preoccupante distruzione di "valore".I due, macchiati dal peccato originale dell’estate 2006, pur con l’appoggio dell’azionista di maggioranza IFIL, che fatalmente concorre col suo peso a rendere le decisioni in larga parte "scontate", sono stati spesso in balia delle osservazioni degli agguerriti piccoli azionisti che, come abbiamo detto, hanno da tempo abbandonato l’usanza di girare con il proverbiale anello tra le narici, e hanno costretto gli esponenti del CDA a cercare improbabili "sponde" per sostenere le loro ragioni.
Proverbiale fu, a una recente Assemblea, l’intervento di Boniperti che, dopo aver testualmente definito Blanc e Cobolli Gigli come "persone che fino ad ieri non capivano niente di calcio" si lanciò in una appassionata arringa a difesa di Zaccone e dei suoi "quattro illeciti" fantasma, meritandosi la piccata allusione finale di Cobolli in merito al fatto che, ai tempi del "Marisa", "non esistevano i telefonini", per fortuna. Anche quest’anno la nostra previsione è per una Assemblea intensa. Il momento, per la squadra e per la società, è particolarmente delicato e siamo al crocevia di importanti scelte che condizioneranno non poco il futuro del nostro sodalizio.
E’ probabile che gli azionisti di minoranza, chiederanno di approfondire i dettagli del famoso "progetto", parola spesso abusata dal management e che è diventata una specie di Totem dietro al quale nascondersi e nascondere le incertezze di chi si trova a cercare di colpire il pallone con la racchetta e a decidere se il terreno del nuovo stadio si deve fare in terra rossa o sintetico. Lo JU29RO Team, come sempre, sarà presente con una folta delegazione all’Assemblea e ha raccolto un buon numero di deleghe insieme ai rappresentanti di GiulemanidallaJuve Class Action; avrà quindi l’onore ed onere di relazionare i propri lettori e quelli dei blog interconnessi, circa lo svolgimento dei lavori assembleari. Tale compito verrà assolto attraverso la pubblicazione degli interventi dei propri esponenti e, più in generale, pubblicando approfonditi articoli post Assemblea nei quali si tenterà di interpretare gli scenari futuri e di formulare una previsione per quanto riguarda l’evoluzione della gestione della società.
Dominiobianconero
Il testo originale è su http://www.ju29ro.com/tutto-juve/25-tutto-juve/675-juventus-spa-200708-verso-lassemblea.html

lunedì 13 ottobre 2008

Questa sera a Rainews24 presente Marco Liguori per parlare dei fatti di Roma-Napoli

Questa sera a Rainews 24 sarà ospite il giornalista Marco Liguori, direttore del quotidiano telematico "Il Pallone in confusione" per parlare di tifoserie violente: sia degli scontri di Sofia di sabato scorso e della storia del treno scomparso di Roma-Napoli.
Marco Liguori già attraverso il suo portale nonchè con la lettera aperta al Ministro degli Interni, in collaborazione con NapoliSoccer.NET e Tutto Napoli si era occupato dei fatti avvenuti in occasione della prima giornata di campionato, ed in particolare dell'operazione di "ingigantimento" dei media italiani riguardo le vicende dei tifosi napoletani per la partita Roma-Napoli di domenica 31 agosto.
Redazione NapoliSoccer.NET

giovedì 9 ottobre 2008

Ai lettori: "Il pallone in confusione" esaminerà anche i conti del basket

Visto il buon riscontro ottenuto con l'articolo sui conti del Napoli Basket (che trovate subito dopo questo) "il pallone in confusione" proseguirà il suo viaggio nella crisi della pallacanestro italiana. Compatibilmente con gli eventi calcistici, che sono sempre i principali per questo piccolo sito di informazione.
Non è un cambio di rotta editoriale, ma la consapevolezza che anche il secondo sport "con la palla" italiano è in grave difficoltà: quando i costi schiacciano i ricavi è impossibile fare miracoli.
Si invitano gli amici tifosi a lasciare i loro commenti qui oppure nel post sul Napoli Basket
M. Lig.

martedì 7 ottobre 2008

Tanto fumo, niente arresti. Sul treno c'erano meno pregiudicati che in Parlamento

Tg e giornali annunciarono che ultras napoletani avevano assaltato l'Intercity "Modigliani" Napoli-Torino devastandolo, malmenando i controllori e sequestrando passeggeri. Fonte della presunta notizia: un comunicato di Trenitalia

di Marco Travaglio

Tratto da L'Unità/voglioscendere.ilcannocchiale

Un sondaggio commissionato su 2 mila persone dall’Ordine dei giornalisti Lombardia rivela che gl’italiani hanno un’immagine pessima (32%) o cattiva (23%) dei giornalisti. Ma va? Il 31 agosto, prima giornata di campionato, tg e giornali annunciarono che un’orda di ultras napoletani in partenza per Roma avevano assaltato l’Intercity “Modigliani” Napoli-Torino devastandolo, malmenando i controllori e sequestrando decine di passeggeri terrorizzati. Unica fonte della presunta notizia: un comunicato di Trenitalia che parlava di “treno interamente vandalizzato, danni ingenti a 11 carrozze, azionato più volte il freno d’emergenza, prima stima dei danni circa 500 mila euro”. Meglio del Vangelo.
Tg1: “Intercity per Roma, a bordo solo ultras: danni per 500 mila euro”. Tg2: “Caos alle stazioni di Napoli e Roma: i tifosi partenopei assaltano treno”. Tg3: “Tifosi del Napoli padroni del treno, inferno nella stazione di Napoli, 300 passeggeri in ostaggio, devastate le stazioni”. Studio Aperto: “Guerriglia, panico tra i passeggeri cacciati dal treno, 4 ferrovieri feriti”. Corriere della sera: “Assalto ultrà ai treni: danni e caos”. La Repubblica: “Assalto ultrà al treno, passeggeri cacciati dai tifosi”. Il Mattino: “Napoli, assalto ultrà al treno”. La Stampa: “Gli ultras distruggono il treno”. L’Unità: “Il treno della paura: Intercity in ostaggio dei tifosi napoletani”. Il Giornale: “Ultrà napoletani ‘rubano’ il treno: c’è la partita, cacciati i passeggeri” (segue commento: “Gomorra pallonara”). Qualcuno parla addirittura di “bombe carta” esplose all’arrivo alla stazione Termini. Poi governo e Polizia, sommersi dalle critiche per non aver saputo prevenire un evento piuttosto prevedibile, buttano lì che gli ultras erano camorristi travestiti e dediti al “terrorismo”. Altri titoloni a fotocopia: “200 pregiudicati sul treno degli ultras”. “Non ultras, ma camorristi e terroristi”. “Che fanno i giudici?”. “Tolleranza zero”.”Certezza della pena”. Il presidente della Lega Calcio Antonio Matarrese propone di arrestarne qualche migliaio e recluderli direttamente negli stadi, come faceva il buon Pinochet.
Che ne è di quel po’ po’ di casino a un mese di distanza? L’ha spiegato l’altra sera, in un’illuminante inchiesta dal titolo “La bufala campana”, l’inviato di Rainews24 Enzo Cappucci sulla scorta delle conclusioni del pm che segue il caso, Antonello Ardituro. Tanto rumore per nulla. Nessun arresto, nessuna devastazione. Solo alcuni episodi di danneggiamento. Nessuna bomba carta, al massimo qualche petardo e bengala. Delle lesioni ai controllori, per ora, nessuna traccia: Rainews ha chiesto invano i referti medici. Delle 11 carrozze “vandalizzate”, Trenitalia ne ha messe a disposizione degl’inquirenti solo 4: le altre continuano tranquillamente a viaggiare. E i “danni per 500 mila euro”? Nemmeno l’ombra. Digos e Carabinieri parlano di 80 tendine danneggiate, qualche sedile tagliato, due vetri rotti e un water divelto (ma che abbiano fatto tutto gli ultras è da provare, viste le condizioni in cui versano i treni anche senza ultras): roba da qualche migliaio di euro, non di più.
E gli “assalti alle due stazioni?”. Altra bufala: normali immagini di ordinaria tifoseria domenicale. Rainews mostra le sequenze dei tifosi veronesi che lasciano Napoli un paio d’anni fa, insultando poliziotti e napoletani nella solita nuvola di fumogeni (allora, però, sui giornali non uscì nemmeno un trafiletto). Cappucci intervista alcuni testimoni oculari. Tommaso Delli Paoli, segretario generale del sindacato di polizia Silp-Cgil: “Gli ultras non sono angioletti, ma non è accaduto niente di quel che si è voluto raccontare. Normali tensioni tra gli ultras con biglietti e documenti, che volevano raggiungere lo stadio di Roma, e i responsabili di Trenitalia che han bloccato il treno prima in stazione e poi di nuovo in aperta campagna. Non credo che abbiano tirato il freno d’emergenza, avevano fretta di arrivare a Roma. Pare che il treno mostrato in tv non fosse quello vero”. Violenze sul personale, sugli agenti e sui passeggeri? Due giornalisti sportivi austriaci, anch’essi sul treno incriminato, non han visto “nessuna violenza o scontro. Devastazioni? No, il treno era troppo pieno perché qualcuno potesse muoversi. L’unica paura è stata quella di perderci la partita, visto che il treno non partiva”. E la camorra? E il terrorismo? Qualche decina di pregiudicati c’erano: meno comunque di quelli presenti in Parlamento. Magari finirà con Trenitalia che ringrazia gli ultras: i loro cori potrebbero aver messo in fuga le zecche e i pidocchi.

lunedì 6 ottobre 2008

Pianura, 10 mesi dopo: arrestato Giorgio Nugnes, assessore del Comune di Napoli

Arrestati anche 16 ultras dei gruppi "Niss" e "Teste matte"

La Digos della Questura di Napoli sta eseguendo numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico dei violenti, coinvolti negli scontri dello scorso gennaio a Pianura, quando ci fu la protesta contro la riapertura della discarica. In manette anche un assessore del Comune di Napoli, Giorgio Nugnes. Complessivamente gli arresti effettuati sono 35.
Tra le persone arrestate nel corso dell’operazione, relativa alle indagini sugli scontri di Pianura del gennaio scorso, vi è anche l’assessore alla Protezione civile e ai Cimiteri del Comune di Napoli, Giorgio Nugnes. Nugnes è stato arrestato dai carabinieri del comando provinciale di Napoli che hanno coadiuvato la Digos nell’operazione. Tra le persone coinvolte nell’inchiesta e arrestate dalla Digos vi è anche un consigliere comunale, Marco Nonno. Complessivamente gli arresti effettuati sono 35.
LA DIFESA Giorgio Nugnes, l’assessore del comune di Napoli arrestato dalla polizia, in una nota al sindaco di Napoli Rosa Iervolino Russo si dice “assolutamente sereno e totalmente estraneo a quanto mi viene contestato” e si autosospende da ogni incarico. “Questa mattina - scrive Nugnes nella nota al sindaco - alle 5,15 la Dia mi ha notificato un avviso di garanzia ed un’ ordinanza di custodia agli arresti domiciliari inerenti ai disordini avvenuti a Pianura nel gennaio 2008. Sono assolutamente sereno e totalmente estraneo a quanto mi viene contestato. Per l’altissimo senso delle istituzioni che anche tu mi hai insegnato, ti chiedo di sospendermi dagli attuali incarichi che ricopro nell’ambito della Giunta Municipale”. (unionesarda.ilsole24ore.com)
Tratto da http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2008/10/06/pianura-10-mesi-dopo-arrestato-giorgio-nugnes-assessore-del-comune-di-napoli/

Sedici dei 35 arrestati sono ultras appartenenti ai "Niss" e alle "Teste Matte". Tra questi anche i capi dei due gruppi, tra i più violenti delle due curve dello stadio San Paolo. Le indagini, coordinate dalla procura di Napoli, sono durate circa nove mesi, sono state eseguite dagli agenti della questura di Napoli. In tutto questo tempo la polizia ha visionato i filmati degli incidenti avvenuti a Pianura, foto e ascoltato testimoni. Nel corso delle indagini sono stati individuati anche gli autori delle minacce a commercianti della zona, che all'epoca dei fatti furono costretti a chiudere gli esercizi commerciali per diversi giorni. Le accuse vanno dall'associazione per delinquere, alla devastazione e interruzione di pubblico servizio. (www.repubblica.it)

venerdì 3 ottobre 2008

Vicenda Intercity Roma-Napoli: sia fatta chiarezza!

Riceviamo da Giovanni Roma e pubblichiamo

Intanto, questa sera alle 20.00 andrà in onda un servizio sul canale satellitare RainNews 24, secondo cui l'assalto al treno per Roma sarebbe stato solo una montatura, un'esagerazione giornalistica. Del reportage sarà trasmessa un'anteprima dal TGR della Campania condotto da Antonello Perillo alle 19:30 su Raitre. Il giornalista Enzo Cappucci ha raccolto le tesimonianza di un sindacalista della Polizia, Tommaso Delli Paoli, del giudice Antonello Ardituro e del gironalista austriaco Jacob Rosenberg, che si trovava a bordo del treno e che smentisce categoricamente che i vagoni siano stati devastati.
CONFERMO HO VISTO IL SERVIZIO:SPLENDIDO E VERITIERO CON L'INTERVISTA AL GIORNALISTA AUSTRIACO CHE CONFERMA QUANTO DISSE UN MESE FA:NESSUN INCIDENTE E TUTTO ARTATAMENTE AMPLIFICATO ALL'ENNESIMA POTENZA..MARONI COME MINIMO DOVREBBE REVOCARE IL DIVIETO DI TRASFERTA AI TIFOSI IN TRASFERTA...BISOGNA DIVULGARE QUESTO SERVIZIO,OPPURE FINIRà NEL SILENZIO COME I PETARDI DEL DERBY DI MILANO O L'ACCOLTELLAMENTO A ROMA DEL TIFOSO REGGINO.DATEMI UNA MANO.

Ndr: consigliamo a lei e a tutti i lettori di vedere l'inchiesta di Raisat News sul link http://www.tuttonapoli.net/index.php?action=read&idnotizia=29438

giovedì 2 ottobre 2008

Lettera aperta a Maroni per Genoa-Napoli: 815 firme raccolte

Quota 815 firme. Sono stati tanti i firmatari fino alla prima mattinata dell’appello al ministro dell’Interno, Roberto Maroni, per eliminare il divieto di trasferta dei tifosi napoletani per Genoa-Napoli. L’iniziativa, lanciata dai siti d’informazione “il pallone in confusione”, “Tuttonapoli.net” e “Napolisoccer.net” ha avuto dunque un buon riscontro da parte della tifoseria. E non solo da quella partenopea, ma anche da quella genoana. Sarà possibile aderire all’appello anche nei prossimi giorni sul sito http://firmiamo.it/sign/list/letteraapertaalministrodellinternorobertomaroni (e resterà anche il banner sui siti promotori dell’iniziativa) poiché si vorrebbe che il ministro rivedesse gli assurdi provvedimenti di divieto delle trasferte contro i sostenitori napoletani, stabiliti sull’onda di un’influenza mediatica dopo Roma-Napoli di domenica 31 agosto. Anche uno speciale di Raisat news, andato in onda ieri sera, ha dimostrato della “montatura” di numerosi mezzi d’informazione: illuminante è stata l’intervista al giornalista austriaco Reinhard Krennhuber presente sull’Intercity delle 9,24 diretto verso la Capitale, che ha dato una versione completamente diversa da quella ufficiale.
Anche il presidente rossoblù, Enrico Preziosi, ha ribadito oggi dai microfoni di Radio Kiss Kiss l’assurdità del provvedimento del Viminale: «Non condivido la decisione dell’Osservatorio: le due tifoserie sono gemellate e non sarebbe accaduto nulla». Preziosi ha aggiunto: «Genoa-Napoli senza tifosi partenopei è un’assurdità che non comprendo. Non condivido la decisione dell’Osservatorio: due anni fa abbiamo disputato la partita della promozione con 35mila persone e non è accaduto nulla, mi piacerebbe che ad ogni decisione del Viminale ci fosse un minimo di giustificazione. Le due tifoserie sono gemellate, stiamo qui a discutere di limitazioni per i napoletani e non se ne capisce il senso».
Fanno eco alle parole di Preziosi quelle di Alessandro Cassinelli, tifoso genoano che ha aderito all’appello per Maroni: «Quella con i fratelli napoletani è la più lunga e stupenda storia di gemellaggio tra tifoserie che si ricordi. Mi permetto di dire che è senza dubbio una delle poche cose VERE che è rimasta in questo calcio insieme alla passione dei veri ultras». Alberto Chiunchiolo ha un’esortazione per Maroni: «In tribuna al Meazza era dietro Silvio e avrà sentito quei due botti che hanno fatto tremare lo stadio. Uniformare le regole!». Anche Alberico Marino ricorda i petardi del derby milanese: «E i fumogeni e bombe carta di San Siro?». Domenico Mastropietro, servitore della Patria, non ha parole per il blocco delle trasferte dei tifosi azzurri: «Pazzesco, ho l'abbonamento lavorando a 600 km da casa, sono un militare che sta dando la vita per il proprio paese ed una sentenza assurda mi vieta di assistere alla mia passione....non ci sono altre parole, incredibile!!!».
Cristiano Vella sottolinea: «Ogni settimana un decreto diverso, volto a risolvere cosa? Nulla! Dite che a Napoli, in curva, ci sono i delinquenti, perfetto, arrestateli e buttate la chiave invece di chiudere le curve. Oppure lo stato nn è in grado di arrestare dei fessi di ultras?». Infine arriva un suggerimento da Luca Aurigemma: «Andate a chiedere ai vostri colleghi tedeschi come risolvere il problema: non ho mai visto tanta civiltà. Sono stato a vedere la partita Tsv1860 – Fc Inglostadt04: non potevo crederci, che rispetto e che spettacolo».
Marco Liguori

sabato 27 settembre 2008

Lettera aperta al ministro dell'Interno Roberto Maroni

Siamo un gruppo di giornalisti che vogliono esternare la loro incredulità per la decisione del Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive di vietare la trasferta ai tifosi partenopei in occasione di Genoa-Napoli di domenica 5 ottobre. Ma c’è di più: è stato deliberato di imporre la vendita di un solo biglietto riservato ai residenti in Liguria. E tutto questo nonostante un gemellaggio di antica data tra le tifoserie azzurra e rossoblù. Ci domandiamo quale episodio cruento sia accaduto in passato tra napoletani e genoani, a causa del quale il Casms ha deciso di punirli così duramente. Noi francamente non lo ricordiamo: invece, abbiamo ancora negli occhi le immagini della splendida festa del 10 giugno 2007, quando le due squadre furono promosse in serie A. Non ci furono disordini, scontri o incidenti. Allora perché è stato deciso questo “blocco”?
Con rispetto parlando, ci sembra che con questo provvedimento ci sia la volontà di colpire duramente la sola tifoseria napoletana, che sembra che funga da capro espiatorio per tutte. Allo stato attuale bisogna ancora capire cosa sia accaduto domenica 31 agosto in occasione di Roma-Napoli. I dubbi sono stati sollevati da numerose inchieste giornalistiche: una per tutte, quella pubblicata dall’edizione napoletana de “La Repubblica” del 13 settembre scorso, intitolata “Il giallo dell'Intercity sparito, indagini sui danni a Trenitalia”. Sabato scorso è stato accoltellato un tifoso della Reggina da un ultrà della Roma: è un episodio grave, ma finora non sono stati presi provvedimenti in merito. Invece, tutti i tifosi del Napoli indiscriminatamente devono subire il pugno duro: anche quelli che si comportano correttamente e civilmente allo stadio, i quali sono la maggioranza. In uno stato di diritto si punisce, con fermezza e decisione, soltanto coloro che si macchiano di comportamenti illeciti. Ma in questo caso anche gli innocenti sono puniti al pari dei rei.Le chiediamo che riesamini l’opportunità del provvedimento di blocco della trasferta a Genova, che penalizza a senso unico i sostenitori del Napoli. Confidiamo in un suo ripensamento: siamo certi che comprenderà che i tifosi napoletani non sono tutti esagitati, come i sostenitori di tutte le altre squadre italiane.
La salutiamo cordialmente
Marco Liguori (direttore de "il pallone in confusione")
Francesco Molaro (direttore di "Tuttonapoli.net)
Massimo Sergio (direttore di "Napolisoccer.net)

N. B. Il testo è reperibile anche sul link http://marcoliguori.blogspot.com/2008/09/lettera-aperta-al-ministro-dellinterno.html
La presente lettera è stata inserita sul link http://firmiamo.it/letteraapertaalministrodellinternorobertomaroni per ottenere le firme di adesione dei tifosi napoletani
I colleghi che lo desiderassero, possono aderire a questa lettera aperta firmando sul sito http://firmiamo.it/letteraapertaalministrodellinternorobertomaroni oppure sui siti http://marcoliguori.blogspot.com/, www.tuttonapoli.net, www.napolisoccer.net

giovedì 25 settembre 2008

Clamoroso al Bentegodi: tifosi granata perdono l'inizio partita per blocco tornelli

Ecco il racconto dei sostenitori del Toro a "il pallone in confusione" che hanno perso la visione di 15 minuti della gara a Verona a causa dell'inefficienza dell'impianto di controllo. Nessun risarcimento parziale per i 23 euro pagati


Si bloccano i tornelli dello stadio Bentegodi e i tifosi granata perdono i primi 15 minuti della partita con il Chievo. L'increscioso episodio è stato raccontato a "il pallone in confusione" da alcuni sostenitori del Torino, che si erano recati a Verona ieri sera. Dunque una porzione dei 23 euro, compresi i tre euro dovuti ai diritti di prevendita per la Banca Popolare di Verona, sono andati in fumo. Nessun diritto di risarcimento, ovviamente. Il cittadino-tifoso, non colpevole per l'accaduto, non può avanzare alcuna pretesa in merito. Ma andiamo con ordine, poiché i lettori granata hanno segnalato una serie di disservizi all'esterno dell'impianto. A cominiciare dall'area di prefiltraggio adiacente al settore destinato ai tifosi ospiti, che risulta agevole solo per chi arriva con la propria automobile. I parcheggi sono in corrispondenza delle suddette aree. Invece, chi arriva a piedi deve compiere un lunghissimo giro, che fa perdere tempo e risulta pericoloso poiché per accedere ad esse bisogna attraversare una strada a scorrimento veloce. Inoltre, il corridoio di accesso tra l'area di prefiltraggio e l'ingresso dello stadio è molto stretto e risulta poco sicuro per l'afflusso delle persone.
Ma veniamo all'episodio che è costato la visione del primo quarto d'ora di partita. Mentre i sostenitori granata attendevano pazientemente in fila, accade l'imprevisto: i tornelli elettronici del settore ospiti impazziscono e segnalano tutti la luce rossa che inibisce l'accesso. La "processione" di ingresso si ferma: i minuti passano. Alle rimostranze di alcuni tifosi, gli steward rispondono accusando uno di essi, che avrebbe probabilmente cercato di entrare senza biglietto. Il condizionale è d'obbligo, poiché non ci sono prove in merito. Intanto, il tempo passava e nessuno poteva entrare nel Bentegodi: alcuni poliziotti hanno fatto sgomberare per precauzione il piccolo corridoio tra il prefiltraggio e i tornelli. Solo dopo circa 10-15 minuti gli impianti sono stati sbloccati. E così i fan del Toro hanno dovuto rinunciare a vedere i loro beniamini per diversi minuti: il tutto a spese del contribuente. Se accadesse in più stadi cosa potrebbe accadere?
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

L’avvocato degli abbonati delle curve del San Paolo: non parteciperemo all’arbitrato Coni

Fabio Turrà spiega a “il pallone in confusione” che, per favorire l’accordo tra Napoli e Figc e nell’interesse dei tifosi, non intende sovrapporsi al ricorso principale

L’avvocato degli abbonati delle curve del San Paolo, Fabio Turrà, non si presenterà all’udienza dell’arbitrato del Coni per favorire l’accordo tra il Napoli e la Figc. Il legale, che si è visto oppore il diniego all’ammissione della presentazione dell’istanza per i suoi assistiti in sede di Conciliazione, spiega a “il pallone in confusione” che ha preso questa decisione innanzitutto per un motivo di ordine pratico. «Non presentare una nuova "istanza di ammissione all'intervento di terzi" – afferma Turrà - nel procedimento arbitrale che si terrà in settimana al Coni, malgrado l’art.10 comma 7 del Regolamento di tale organo giudiziario consenta l’intervento di terzi nell’arbitrato, come previsto anche dell’art.5 comma 10 per la procedura di conciliazione».
L’avvocato specifica che «le stesse ragioni, ossia passione e amore per lo sport e per la giustizia, che mi hanno spinto ad impegnarmi affinché venisse annullata o ridotta la sanzione subita dalla S.S.Calcio Napoli in via diretta, ma subita ancora di più dagli incolpevoli tifosi delle curve A e B, mi inducono questa volta a non partecipare all’arbitrato, anche perché la Camera del CONI si è già pronunciata con una decisione poco condivisibile in merito all’art.5 comma 10 del Regolamento». In pratica, il legale, dopo aver ricevuto un primo “no” dai conciliatori, rischierebbe di riceverne un altro anche in sede di arbitrato. L’organismo del Coni molto probabilmente addurrebbe come motivo il fatto che nel concetto di «terzi» di cui parla il regolamento non possono essere inclusi gli abbonati del Napoli. Concetto, a detta dell’avvocato Turrà, molto opinabile.
Il legale prosegue il suo colloquio con “il pallone in confusione” con una iniezione di ottimismo per l’esito del ricorso del Napoli. «Sono sicuro, infatti, che la società Calcio Napoli ha fatto e sta facendo tutto il possibile, anche nell'interesse dei propri sostenitori, per contrastare e/o attenuare la sanzione ingiustamente comminata dagli organi di Giustizia Sportiva. Sono cautamente ottimista per la riapertura “condizionata” delle curve per Napoli-Juventus». Turrà conclude con un’ulteriore motivazione giuridica del suo ritiro davanti all’ultimo grado della giustizia sportiva. «Sono riuscito nel mio intento di far sentire anche il peso, la determinazione e le sacrosante ragioni degli abbonati delle curve – sottolinea il legale – nel giudizio di conciliazione dinanzi alla Camera del Coni. Questo perché se è vero che gli stessi non sono stati ammessi in quell'udienza i giudici hanno letto attentamente ed hanno anche riflettuto sui motivi esposti nell'istanza da me presentata. Ritengo però strategicamente più giusto, in questa fase, evitare inutili sovrapposizioni difensive con il Napoli».
Marco Liguori
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mercoledì 24 settembre 2008

Lettera aperta al ministro dell’Interno Roberto Maroni

Siamo un gruppo di giornalisti che vogliono esternare la loro incredulità per la decisione del Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive di vietare la trasferta ai tifosi partenopei in occasione di Genoa-Napoli di domenica 5 ottobre. Ma c’è di più: è stato deliberato di imporre la vendita di un solo biglietto riservato ai residenti in Liguria. E tutto questo nonostante un gemellaggio di antica data tra le tifoserie azzurra e rossoblù. Ci domandiamo quale episodio cruento sia accaduto in passato tra napoletani e genoani, a causa del quale il Casms ha deciso di punirli così duramente. Noi francamente non lo ricordiamo: invece, abbiamo ancora negli occhi le immagini della splendida festa del 10 giugno 2007, quando le due squadre furono promosse in serie A. Non ci furono disordini, scontri o incidenti. Allora perché è stato deciso questo “blocco”?
Con rispetto parlando, ci sembra che con questo provvedimento ci sia la volontà di colpire duramente la sola tifoseria napoletana, che sembra che funga da capro espiatorio per tutte. Allo stato attuale bisogna ancora capire cosa sia accaduto domenica 31 agosto in occasione di Roma-Napoli. I dubbi sono stati sollevati da numerose inchieste giornalistiche: una per tutte, quella pubblicata dall’edizione napoletana de “La Repubblica” del 13 settembre scorso, intitolata “Il giallo dell'Intercity sparito, indagini sui danni a Trenitalia”. Sabato scorso è stato accoltellato un tifoso della Reggina da un ultrà della Roma: è un episodio grave, ma finora non sono stati presi provvedimenti in merito. Invece, tutti i tifosi del Napoli indiscriminatamente devono subire il pugno duro: anche quelli che si comportano correttamente e civilmente allo stadio, i quali sono la maggioranza. In uno stato di diritto si punisce, con fermezza e decisione, soltanto coloro che si macchiano di comportamenti illeciti. Ma in questo caso anche gli innocenti sono puniti al pari dei rei.
Le chiediamo che riesamini l’opportunità del provvedimento di blocco della trasferta a Genova, che penalizza a senso unico i sostenitori del Napoli. Confidiamo in un suo ripensamento: siamo certi che comprenderà che i tifosi napoletani non sono tutti esagitati, come i sostenitori di tutte le altre squadre italiane.
La salutiamo cordialmente

Marco Liguori (direttore de "il pallone in confusione)

Francesco Molaro (direttore di "Tuttonapoli.net)

Massimo Sergio (direttore di "Napolisoccer.net)


N. B.
Il testo è reperibile anche sul link http://marcoliguori.blogspot.com/2008/09/lettera-aperta-al-ministro-dellinterno.html
La presente lettera è stata inserita sul link http://firmiamo.it/letteraapertaalministrodellinternorobertomaroni per ottenere le firme di adesione dei tifosi napoletani
I colleghi che lo desiderassero, possono aderire a questa lettera aperta firmando sul sito http://firmiamo.it/letteraapertaalministrodellinternorobertomaroni oppure sui siti http://marcoliguori.blogspot.com/, www.tuttonapoli.net, www.napolisoccer.net

Noi famiglia abbonata alla curva del Napoli, costretta a consegnare la tessera per acquistare un biglietto

Riceviamo dalla redazione di www.9online.it e pubblichiamo

Mi appello al vostro amore x la maglia azzurra, sono un abbonato di curva del Calcio napoli deluso x quanto stia accadendo, ma sopratutto deluso dalla sscnapoli e vi spiego io credo che l’abbonato debba essere sempre tutelato dalla società visto che è una persona che da fiducia ad una squadra ed una società dall’inizio del campionato , chi vi scrive è una persona nn appartenente a nessun gruppo ma che macina km e km con figlio e mogli per il suo napoli,
ultimi in albania con tutta la famiglia x seguire il napoli, dal primo giro della nascita del nuovo corso del napoli ho sotoscritto l’abbonamento subito ed oggi mi ritrovo a stare a casa x colpe non mie, allora a questo punto, visto che certi benefici di parlare con il calcio napoli o sono concessi a pochi eletti e no ad un abbonato come me comune mortale, se vai a Castelvolturno e non sei un giornalista o uno di quelli…………………..ti sbattono il cancello in faccia, chiedo alla vostra professionalità di poter mediare quanto segue, voglio consegnare i miei abbonamenti di curva cosi io e mia moglie veniamo cancellati dal DATA BASE e potremmo aquistare un biglietto, se siete ciò che io vedo x televisione, professionisti seri e ne sono certo non cestinate questa e-mail ma fatela girare al Calcio Napoli.
una famiglia abbonata di curva …….delusa
L. C.
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
Sede: corso Meridionale 11, 80143 Napoli
Editore e direttore responsabile: Marco Liguori

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