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venerdì 24 ottobre 2008

Juventus-Torino: i precedenti in cifre

Considerati anche i precedenti in casa granata, la Juventus è imbattuta nelle ultime 10 stracittadine ufficiali, dove ha ottenuto 6 vittorie e 4 pareggi. L'ultima affermazione granata risale al 9 aprile 1995, vittoria granata in casa-Juve per 2-1. La Juventus ha sempre segnato almeno una rete in ciascuna delle ultime 12 gare interne ufficiali disputate, per un totale di 25 gol all'attivo. L'ultimo digiuno bianconero casalingo risale 26 febbraio 2008: 0-0 contro il Torino, in serie A. La Juventus è rimasta una delle 3 squadre della serie A 2008/09 che non ha ancora avuto rigori, nè a favore, nè contro. Come i piemontesi anche Siena e Roma. Giorgio Chiellini, se dovesse scendere in campo, festeggerebbe la 100/a presenza ufficiale con la maglia della Juventus. Le attuali 99 presenze sono così suddivise: 52 in serie A, 32 in B, 5 in coppa Italia e 10 nelle coppe europee. Il debutto assoluto in bianconero del difensore risale al 15 ottobre 2005: Juventus-Messina 1-0, in serie A. Alessandro Rosina, se dovesse scendere in campo, festeggerebbe la 100/a presenza in serie A della propria carriera. Le attuali 99 presenze sono state collezionate indossando le maglie di Parma e Torino. Il debutto di Rosina in massima serie risale al 16 febbraio 2003: Parma-Juventus 1-3. Il Torino non segna in assoluto in gare ufficiali dall'1 ottobre scorso quando, in coppa Italia, si impose per 3-2 in casa dopo i supplementari contro il Livorno. L'autore del terzo gol granata fu Barone al 94': da allora sono trascorsi i restanti 16' di quel match, più le intere gare di campionato perdute contro Udinese (0-2 esterno) e Cagliari (0-1 casalingo), per un totale di 196' di digiuno assoluto. 
Fonte: Ansa - a cura di Football Data

Blatter: la crisi finanziaria internazionale non tocca la Fifa

Secondo il numero uno del governo del calcio mondiale gli investimenti sono stati ben diversificati 

La crisi finanziaria mondiale non ha per il momento alcun impatto negativo sulla Fifa. Lo ha dichiarato il presidente della federcalcio mondiale Joseph Blatter oggi a Zurigo al termine della riunione del comitato esecutivo, che ha anche approvato il principio di aprire una procedura congiunta di candidature per i Mondiali 2018 e 2022. La Fifa ha chiesto uno studio sull'eventuale impatto della crisi finanziaria mondiale sulla sua organizzazione. «Ho il piacere di informarvi che siamo privilegiati nel contesto attuale - ha riferito Blatter - in quanto non abbiamo perso soldi. Siamo inoltre ben preparati per affrontare il futuro». Il presidente ha quindi spiegato i motivi del suo ottimismo: «Abbiamo ben diversificato i nostri beni finanziari ed il 95 per cento del nostro bilancio per il quadriennio è già contrattualizzato». Sempre in ambito finanziario, Blatter ha informato che la Fifa ha sottoscritto «assicurazioni per 650 milioni di dollari sui Mondiali 2010 e 2014, nel caso in cui una catastrofe, naturale o di altra natura, dovesse costringerci all' annullamento, al posticipo o allo spostamento degli eventi». Il segretario generale Jerome Valcke ha comunque immediatamente precisato che si tratta di una pratica che «la Fifa adotta dal Mondiale del 1998. Non è assolutamente un segno di mancanza di fiducia rispetto al Sudafrica. Anzi, siamo perfettamente nei tempi per quanto riguarda non solo il Mondiale 2010, ma anche per la Coppa delle Confederazioni del 2009, previsti in Sudafrica». In tema di Coppe del mondo, Blatter ha annunciato che il comitato esecutivo ha accettato il principio di assegnare contemporaneamente quelle del 2018 e del 2002, «per le quali già otto-dieci federazioni hanno manifestato il loro interesse». Prima di lanciare la procedura, tuttavia, questo accordo di principio dovrà essere concretizzato alla prossima riunione dell'esecutivo Fifa, il 19 e il 20 dicembre a Tokio. Il presidente ha peraltro affermato che continuano le discussioni con le autorità politiche per fare accettare il principio del “6+5” (almeno sei dei giocatori schierati in campo dai club dovrebbero essere selezionabili nella nazionale del paese). «Quasi tutto il mondo sportivo sostiene questa iniziativa, che si tratti del movimento olimpico o delle federazioni di hockey su ghiaccio, volleyball, pallacanestro o ancora rugby», ha assicurato Joseph Blatter. Fra gli altri temi, figura la volontà di proteggere i giovani calciatori. «Tutti i ragazzini, anche quelli che fanno parte di accademie o scuole calcio, dovranno essere tesserati presso le federazioni di appartenenza. Solo così sarà possibile effettuare controlli efficaci ed evitare abusi», ha spiegato. Blatter discuterà peraltro con il Tribunale arbitrale dello sport la creazione di una camera apposita che si occupi esclusivamente di questioni calcistiche. L’esecutivo ha infine esaminato i casi di singole federazioni e ha deciso di sospendere da ogni attività internazionale il Kuwait e le Samoa per ingerenze politiche. L'esecutivo ha quindi respinto la richiesta di affiliazione alla Fifa del Kosovo. Questa entità non potrà disputare nemmeno gare amichevoli con membri della Fifa. Per quanto riguarda la Polonia, la Fifa attende che, in conformità con gli accordi, il 30 ottobre il suo congresso elegga un presidente. Il Perù dispone di un mese di tempo per adeguarsi agli statuti della Fifa.
Fonte: Ansa

Verso l'assemblea della Juventus

Riceviamo da Ju29Ro e pubblichiamo
Nell'assise del prossimo 28 ottobre Gli azionisti-tifosi della Vecchia Signora chiederanno il rendiconto delle scelte gestionali al consiglio di amministrazione

Qualcuno li ha definiti disturbatori. Qualcun altro li ha paragonati a "manifestazioni di folklore".Nessuno è riuscito a raccontare serenamente quello che davvero rappresentano.Professionisti, avvocati, consulenti, descritti ingenerosamente come personaggi di Stefano Benni nel suo "BAR SPORT", intenti a inzuppare la "luisona" nel cappuccino e a sfogliare con le mani unte l’immancabile giornalaccio rosa, lasciando la loro lurida impronta sull’editoriale delirante di Cannavò. Gli interventi dei piccoli azionisti, i cosiddetti azionisti di minoranza, all’Assemblea annuale dei soci della Juventus s.p.a., sono invece semplicemente un momento di grande civiltà. Non sono altro che l’applicazione di un principio sancito dal Codice Civile, per il quale tutti gli azionisti hanno il diritto di esprimere la loro opinione nelle sedi e nei modi previsti dalla legge. Negli anni post Calciopoli, forse per compiacere il proprio editore, spesso legato a doppio filo con gli azionisti di maggioranza, molti giornalisti si sono comportati da servi sciocchi, etichettando come "cabaret" interventi di ottimo spessore tecnico, giuridico e finanziario; interventi che hanno stigmatizzato comportamenti e scelte discutibili da parte del management della società, come si può leggere qui: (1° intervento, 2° intervento).Non dovrebbe essere difficile capire che, tranne in rari casi, una Assemblea dei soci non è una riunione conviviale. Spesso ci sono accese discussioni e nervosismi assortiti che, talvolta, possono trascendere in vere e proprie intemperanze dialettiche. Tutto ciò è comprensibile se si considera che l’Assemblea è il momento in cui si tirano le somme di un anno di lavoro. Si approvano i bilanci e le scelte strategiche di un intero esercizio.E’ il momento in cui gli Amministratori devono spiegare le motivazioni alla base dei loro comportamenti e rendere conto agli azionisti, grandi e piccoli, delle loro scelte.Infine, è il momento della ricerca del consenso per l’approvazione del bilancio che, non dimentichiamolo, rappresenta la misura numerica della qualità del lavoro svolto. Si possono quindi ben immaginare le difficoltà del Presidente Cobolli Gigli e dell’AD Blanc nelle ultime Assemblee a partire dal 2006, chiamati a rispondere a domande su esercizi durante i quali si è assistito ad una sistematica e preoccupante distruzione di "valore".I due, macchiati dal peccato originale dell’estate 2006, pur con l’appoggio dell’azionista di maggioranza IFIL, che fatalmente concorre col suo peso a rendere le decisioni in larga parte "scontate", sono stati spesso in balia delle osservazioni degli agguerriti piccoli azionisti che, come abbiamo detto, hanno da tempo abbandonato l’usanza di girare con il proverbiale anello tra le narici, e hanno costretto gli esponenti del CDA a cercare improbabili "sponde" per sostenere le loro ragioni.
Proverbiale fu, a una recente Assemblea, l’intervento di Boniperti che, dopo aver testualmente definito Blanc e Cobolli Gigli come "persone che fino ad ieri non capivano niente di calcio" si lanciò in una appassionata arringa a difesa di Zaccone e dei suoi "quattro illeciti" fantasma, meritandosi la piccata allusione finale di Cobolli in merito al fatto che, ai tempi del "Marisa", "non esistevano i telefonini", per fortuna. Anche quest’anno la nostra previsione è per una Assemblea intensa. Il momento, per la squadra e per la società, è particolarmente delicato e siamo al crocevia di importanti scelte che condizioneranno non poco il futuro del nostro sodalizio.
E’ probabile che gli azionisti di minoranza, chiederanno di approfondire i dettagli del famoso "progetto", parola spesso abusata dal management e che è diventata una specie di Totem dietro al quale nascondersi e nascondere le incertezze di chi si trova a cercare di colpire il pallone con la racchetta e a decidere se il terreno del nuovo stadio si deve fare in terra rossa o sintetico. Lo JU29RO Team, come sempre, sarà presente con una folta delegazione all’Assemblea e ha raccolto un buon numero di deleghe insieme ai rappresentanti di GiulemanidallaJuve Class Action; avrà quindi l’onore ed onere di relazionare i propri lettori e quelli dei blog interconnessi, circa lo svolgimento dei lavori assembleari. Tale compito verrà assolto attraverso la pubblicazione degli interventi dei propri esponenti e, più in generale, pubblicando approfonditi articoli post Assemblea nei quali si tenterà di interpretare gli scenari futuri e di formulare una previsione per quanto riguarda l’evoluzione della gestione della società.
Dominiobianconero
Il testo originale è su http://www.ju29ro.com/tutto-juve/25-tutto-juve/675-juventus-spa-200708-verso-lassemblea.html

giovedì 23 ottobre 2008

I membri del cda non hanno azioni della Vecchia Signora

Nel bilancio 2008 è evidenziato che i consiglieri di amministrazione bianconeri, compresi il presidente Cobolli Gigli e l’amministratore delegato Blanc che beneficiano di un “paracadute” di 3,45 milioni in caso di ingiusto licenziamento, non posseggono titoli della Juventus. Un segnale poco confortante per il mercato: negli Stati Uniti i manager possiedono sempre cospicui pacchetti delle proprie aziende quotate

I componenti del consiglio di amministrazione non possiedono alcuna azione della Juventus. Questa inaspettata e incredibile notizia è riportata nel paragrafo delle “partecipazioni detenute dagli organi di amministrazione e controllo e dirigenti con responsabilità strategiche” riportato nel progetto di bilancio chiuso al 30 giugno 2008 con un risultato fortemente negativo di 20,8 milioni di euro. Nel testo si legge che «nessun amministratore, sindaco o altro soggetto di cui all’articolo 79 di cui sopra detiene o ha detenuto nel corso dell’esercizio azioni della Juventus e/o azioni della ex società controllata Campi di Vinovo spa». Soltanto un membro del collegio sindacale, Paolo Piccatti, possiede 540 azioni che, al prezzo di riferimento di 0,792 euro registrato ieri, ammontano in totale alla più che esigua cifra di 427,68 euro.
Negli Stati Uniti, patria del capitalismo sempre additata come fulgido e perenne esempio del libero mercato, i manager delle società quotate in borsa possiedono singolarmente sempre un certo cospicuo quantitativo di titoli. Ciò rappresenta un chiaro segnale al mercato di credere nell’azienda da loro amministrata. Invece, gli otto membri del cda della Juventus, presente a Piazza Affari dal dicembre 2001, non sembrano molto convinti nel «progetto»: così l’ha definita di recente la Juve dal presidente Giovanni Cobolli Gigli. O almeno per ora: forse in futuro potrebbero ripensarci e acquistare titoli bianconeri. C’è da dire però che anche nel bilancio chiuso al 30 giugno 2007 nessuno componente dei vertici, neanche i sindaci, possedeva azioni della squadra di Casa Agnelli. Il documento contabile precisa che «la società non ha in essere piani di stock option» per gli amministratori, ossia opzioni che concedono il diritto di acquistare azioni di una società ad un determinato prezzo d'esercizio.
Tutto ciò potrebbe costituire argomento di discussione nella prossima assemblea. I piccoli azionisti (che esprimono da tempo il loro dissenso su www.j1897.com, www.ju29ro.com e www.giulemanidallajuve.com) potrebbero chiedere spiegazioni al riguardo, soprattutto per quanto riguarda le due cariche esecutive, ossia il presidente Cobolli Gigli e dall’amministratore delegato e direttore generale Jean Claude Blanc. Anche perché entrambi percepiscono un “paracadute” complessivo di 3,45 milioni: in caso di licenziamento senza giusta causa il numero uno bianconero percepirà una somma di 450mila euro. Invece per il manager francese la clausola vale anche «in caso di dimissioni» date «con giusta causa» con «il riconoscimento di un’indennità forfettaria pari» a 3 milioni. I tifosi potrebbero chiedere lumi anche alla luce dei cospicui compensi complessivi da loro percepiti: 2,24 milioni per Blanc, 707mila euro per Cobolli. Riguardo agli altri consiglieri, risulta maggiormente retribuito Gian Paolo Montali, ex allenatore della Nazionale di pallavolo, con 27mila euro: 15mila come emolumenti per la carica, 12mila per prestazioni di consulenza. Seguono Riccardo Montanaro con 23mila, Camillo Venesio con 20mila, Marzio Saà con 18mila. Carlo Barel di Sant’Albano e Aldo Mazzia hanno rispettivamente ricevuto 18mila e 10mila euro: nel bilancio è specificato che per entrambi «l’emolumento è versato direttamente alla società Ifil Investments spa».
Riguardo ai vertici delle altre due società quotate sul listino di Milano, si riscontra che alla Lazio vige una situazione abbastanza simile a quella della Vecchia Signora. Nel progetto di bilancio 2007/08 si legge che ad eccezione del presidente Lotito (possessore indirettamente di 41,5 milioni di azioni) nessuno dei consiglieri di gestione e di sorveglianza possiede un solo titolo della squadra biancoceleste: il solo ex consigliere Giovanni Gilardoni ne aveva 20.646 fino al 20/10/2007, data di cessazione dalla sua carica. Invece alla Roma almeno quattro sui dieci membri del consiglio di amministrazione sono detentori di cospicui pacchetti azionari. Nel progetto di bilancio al 30 giugno scorso emerge che il presidente e amministratore delegato Franco Sensi (deceduto nello scorso agosto) possedeva indirettamente tramite società controllate 156.939 titoli e altri 220.515 come «possesso indiretto di piena proprietà per il tramite del coniuge in società controllate». L’amministratore delegato Rosella Sensi aveva 15.025.300 azioni: anch’essa per «possesso indiretto di piena proprietà per il tramite di società controllate». Altre 15.024.552 sono di Silvia Sensi, detenute con la stessa motivazione della sorella. Invece, il consigliere Renato Bernardini ne ha tra le sue mani soltanto 2.320.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
E a proposito di acquisti di azioni da parte degli amministratori delle società quotate, inseriamo questo lancio Ansa
UNICREDIT: SERGIO ERMOTTI COMPRA AZIONI PER 2 MLN EURO +RPT+ RIPETIZIONE CON TESTO CORRETTO ALLA TERZA RIGA (ANSA) - MILANO, 23 OTT - Il titolo Unicredit scivola oggi sotto la soglia dei 2 euro e Sergio Ermotti, responsabile dell'area Corporate Investment Banking e Private Banking (rpt. dell'area Corporate Investment Banking e Private Banking) oltre che vice Ceo, compra 1 milione di azioni per un controvalore di 1,975 milioni di euro. E' quanto si legge nelle comunicazioni obbligatorie sull'internal dealing. Già nei giorni scorsi Profumo e altri manager, fra cui lo stesso Ermotti, avevano acquistato azioni sul mercato. (ANSA). DOA 23-OTT-08 17:11 NNN

mercoledì 22 ottobre 2008

Il calcio in borsa? Un affare in perdita per i tifosi-azionisti

Dall’anno di quotazione i titoli Lazio hanno perso quasi il 100% del proprio valore, quelli della Roma l’85% mentre quelli della Juventus “appena” il 73%. Le società soffrono di mancanza di patrimonializzazione: soprattutto dell’assenza di un patrimonio immobiliare

E’ tempo di assemblee di approvazione dei bilanci per le tre società di calcio quotate in borsa. Aprirà le danze il 27 ottobre la Lazio: in mancanza del numero legale si andrà il 26 novembre in seconda convocazione. Seguirà il 28 ottobre l’assise della Juventus, mentre quella della Roma è prevista per il 29 ottobre: è stata prevista l’eventuale seconda convocazione, per il prossimo 11 novembre.
Tirando le somme, il pallone a Piazza Affari è un affare in totale perdita. Ciò lo si può evincere con un semplice ragionamento. Si può ipotizzare che i possessori di titoli delle tre squadre presenti a Piazza Affari, Juventus, Lazio e Roma, siano “cassettisti”, ossia piccoli azionisti fedeli che custodiscono gelosamente i propri titoli. Quindi, ciascuno di loro li detiene dal collocamento sul listino: e qui arrivano le dolenti note. I sostenitori della società di Claudio Lotito hanno subito la perdita maggiore del proprio capitale iniziale per azione (5900 lire, pari a circa 3,05 euro) tra tutte dalla data di avvio delle contrattazioni, ossia dall’8 maggio 1998, sino a oggi (prezzo 0,38 euro): - 99,86%. Nella disastrosa variazione percentuale sono stati inclusi i quattro aumenti di capitale e il raggruppamento azionario succedutisi in dieci anni, a cui i tifosi biancocelesti hanno sicuramente aderito.
Se la sponda laziale del Tevere piange, i sostenitori di quella giallorossa non ridono. La Roma fu quotata a Piazza Affari il 23 maggio del 2000 al prezzo di 5,50 euro. Sino ad oggi, gli azionisti-tifosi si sono visti erodere l’85% del valore iniziale: un titolo vale 0,6325 euro. Sicuramente anche essi, come i loro cugini biancocelesti, hanno aderito all’aumento di capitale del luglio 2004, che prevedeva sette azioni ogni due possedute.
E arriviamo alla Juventus, i cui azionisti hanno perduto “soltanto” il 73% dal valore di 3,7 euro della quotazione avvenuta il 20 dicembre 2001 (prezzo odierno: 0,7920 euro). Essi avranno sicuramente aderito all’aumento di capitale da 104,8 milioni del maggio 2007. I tifosi detentori dei titoli sono completamente insoddisfatti dell’andamento borsistico e della gestione del nuovo cda: sui forum si vuole chiedere le loro dimissioni in assemblea, che si preannuncia al calor bianco. Ma c’è chi ha lautamente guadagnato dall’operazione di collocamento, oltre naturalmente all'Ifil azionista di maggioranza della squadra di corso Galileo Ferraris. Fu un affare per l’ex amministratore delegato Antonio Giraudo, che aveva comprato 1.600.000 azioni nel novembre 2001 al prezzo di 0,21 euro per rivenderle tutte il mese dopo al prezzo di collocamento, con una plusvalenza immediata di circa 5,58 milioni di euro. Il mese successivo ne aveva comprate 4.380.100: ma le aveva acquistate al prezzo del diritto di opzione a lui riservato, sempre a 0,21 euro, spendendo poco meno di 920mila euro. Analoga facilitazione era stata riservata agli altri due membri del consiglio di amministrazione con deleghe operative, l’allora vicepresidente Roberto Bettega e l’ex consigliere e direttore generale Luciano Moggi. Entrambi avevano ottenuto ed esercitato tra il luglio e il dicembre 2002 il diritto di acquistare 347.525 azioni a 0,21 euro ognuna: ciascuno dei due dirigenti aveva speso 72.980,25 euro. Cifra più che sopportabile visto che Bettega aveva percepito nel 2002/03 1,404 milioni lordi, mentre Moggi 2,429 milioni (sempre lordi).
Ma quali sono i motivi della debacle che si sono ritrovati i tifosi in portafoglio? Sicuramente dal fatto che sinora queste società non possiedono altri beni se non i diritti alle prestazioni (comunemente detti “cartellini”) dei propri giocatori. Mancano del tutto gli immobili per dare un valore più cospicuo al proprio patrimonio e una maggiore appetibilità in borsa. A ciò bisogna aggiungere i problemi debitori di Roma e Lazio, in modo particolare quelli tributari. La Juve ha solo in parte realizzato i suoi progetti resi noti nel prospetto di quotazione. Entro i prossimi mesi partiranno i lavori per la trasformazione dello Stadio Delle Alpi con annesso centro commerciale. Bisogna ricordare che l’impianto fu ceduto per 99 anni in diritto di superficie dal Comune di Torino alla società bianconera per 25 milioni. Ripartendo questo valore sui 54mila metri quadrati circa di superficie interessata alla trasformazione edilizia, il prezzo scende alla modica cifra di 4,68 euro. Invece, la Vecchia Signora ha ceduto la Campi di Vinovo, titolare dei terreni tra le città di Vinovo e Nichelino su cui sorgerà il parco commerciale “Mondo Juve” (la cui realizzazione era indicata nel prospeto di quotazione), alla Costruzioni Generali Gilardi tramite l’esercizio di opzione di acquisto da parte di quest’ultima. Madama ha anche venduto alla sua ex controllata il ramo d’azienda avente a oggetto i contratti e le attività dello stesso centro commerciale. L’operazione, stando a quanto dichiarato nel bilancio 2007/2008 dovrebbe avere un effetto finanziario positivo per 23,5 milioni in sei esercizi: ossia circa quattro milioni per ciascuno. Una plusvalenza (ossia una componente straordinaria) che servirà essenzialmente a mitigare le perdite finali: quella al 30 giugno scorso era di 20,8 milioni.
Considerati gli scarsi risultati per i piccoli azionisti delle squadre quotate, vale la pena di ricordare la frase pronunciata alcuni anni fa dal principe dei tributaristi italiani, Victor Uckmar, in passato presidente della Covisoc: «Da tempo ho proposto che sulle azioni delle società di calcio occorrerebbe stampigliare la scritta questi titoli sono sconsigliati alle vedove, ai pensionati e agli orfani».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

martedì 21 ottobre 2008

De Laurentiis: «Il San Paolo e Reja non si toccano»

Intervista del presidente azzurro a "Napolimagazine.com": «Il Napoli deve ancora crescere e deve fare tanta strada. Dobbiamo ottimizzare i nostri valori. Il vero Napoli non lo avete ancora visto nel bene e nel male»

"Bisogna parlare anche della città di Napoli. Ha ragione Berlusconi, che ha detto la pura verità: Napoli è una città viva e vivace. Tutti quanti la vorrebbero morta ed invece ha un'energia incredibile. Ora si deve creare un network per far esplodere la forza di questa città". Lo ha detto a "Napoli Magazine" il presidente dei partenopei Aurelio De Laurentiis dopo essere intervenuto all'Assemblea degli Industriali di Napoli a Città della Scienza. Poi parla di calcio: "Il Napoli? Quando faccio una scelta, la faccio credendoci. Dedicandomi ad una cosa con tutte le mie forze, e difficile che poi fallisca. Io lavoro con amore e perseveranza. Se si lavora con serietà, e si ama il proprio il lavoro, i risultati prima o poi arrivano. Se non si lavora con convinzione e meglio abbandonare. Non ho parlato di Luciano Moggi, ma di Calciopoli. E evidente che, quando sono arrivato nel calcio quattro anni fa, c'e stato un putiferio. Non conoscevo l'ambiente. Voler dimenticare ciò che e successo quattro anni fa lo trovo ridicolo. E come una donna di strada che si vergogna del proprio mestiere. Da quell'esperienza lì, bisogna ripartire. Nella vita non si devono ripetere gli errori del passato. La mia era stata solo una battuta che voleva riqualificare la valenza dello sport. Non volevo offendere nessuno. Io credo nei valori dello sport ed ho voluto sottolinearlo. Quando noi riusciamo ad unire sport e impresa si fa qualcosa di importante per i giovani. Il segreto di questo Napoli è lavorare a testa bassa. Non a caso abbiamo tenuto a lungo il silenzio stampa". "Ho ammirato Pierpaolo Marino quando ha parlato di formazione operaia - continua De Laurentiis - perche si lavorava senza riflettori puntati addosso. Sport sul campo ed impresa fuori dal campo: così nasce un successo. Napoli già grande? Il Napoli deve ancora crescere e deve fare tanta strada. Dobbiamo ottimizzare i nostri valori. Il vero Napoli non lo avete ancora visto nel bene e nel male. Possono verificarsi degli incidenti, che non devono però far gridare al dramma. E anche vero che non ci vuole eccessiva euforia se ci sono i risultati. Il Napoli bisogna accompagnarlo con grande affetto. I ragazzi ce la stanno mettendo tutta per guadagnarsi l'affetto dei tifosi. La Champions? Non ci penso. In questo momento sono concentrato sul prossimo impegno con la Lazio, sarà una partita tosta. Troveremo una Lazio delusa, che vorrà riscattarsi e dimostrare di essere una grande squadra. Poi incontreremo la Reggina e nel mese di novembre troveremo due grandi protagoniste come Inter e Milan. Per questo dobbiamo essere concentrati".
"Conosco Berlusconi da tantissimo tempo - continua il presidente -: non ci ho pensato proprio di parlargli da esponente di una squadra di calcio ad esponente di un'altra squadra di calcio. Gli ho parlato di cinema. Lui invece mi ha parlato di calcio, quando mi ha salutato. Mi ha detto: bello, bravo ed interessante quel Lavezzi. Questo non significa niente però, perché Berlusconi è un gentiluomo. Non fa mai degli affondi pirateschi". "Un nuovo stadio a Napoli? Non è possibile. Sarebbe come togliere il Vesuvio dalla posizione in cui si trova - continua il presidente del Napoli -. Per me il boato del San Paolo è un segnale per tutta la città. E' un segnale che scomparirebbe se spostassimo altrove lo stadio. Ho controllato ed intorno alla città non ci sono spazi migliori di Fuorigrotta, per questo dovremmo andare a posizionare lo stadio a molti km di distanza dalla città. Questo andrebbe a scontentare i tifosi e, dato che non voglio fare nulla che non sia in sintonia con i napoletani, per il momento lo stadio e il San Paolo. Ora cercheremo di promuovere delle modifiche dell'impianto, per renderlo migliore". E ancora. I complimenti di Lippi a Reja? "Lo ringrazio. Io però mi sono rotto le scatole su questo discorso che fanno alcuni su Reja. Ricordate tutti la sconfitta nella finale play off in C1 contro l'Avellino. Tornai all'Albergo Vesuvio con Pierpaolo Marino molto mortificato di questo insuccesso, perche Marino in quel momento aveva messo in discussione la sua carriera all'Udinese per venire a Napoli e forse pensava che De Laurentiis si sarebbe rotto le scatole ed avrebbe dato un calcio a tutti e se ne sarebbe andato. La prima cosa che dissi, invece, fu: fatemi venire Reja, che non voleva assolutamente riprendere le redini della squadra perche era mortificatissimo per quella sconfitta. A Reja dissi: tu continui, faremo un altro anno di serie C, e da quell'istante siamo ripartiti da quella conferenza stampa al Vesuvio. Ho voluto precisarlo perche ogni tanto si mette in dubbio Reja e si scrive che l'amore c'è soltanto tra De Laurentiis e Marino e non tra De Laurentiis e Reja. Io ho confermato Reja un secondo dopo la sconfitta nella finale play off con l'Avellino, questa è la realtà dei fatti. Il mio rapporto con Reja e di stima ed affetto totale; Reja fa parte ormai, anche lui, della mia famiglia. Punto e basta".
Fonte: Agi/Italpress

Genoa: Perelli messo subito fuori rosa

Il Genoa ha messo subito fuori rosa il giovane attaccante Matteo Perelli, risultato positivo a un metabolita della cannabis al test antidoping fatto dopo la gara con il Napoli, nel corso della quale il giocatore era andato in panchina. ''Il Genoa Cfc - si legge in un comunicato della società rossoblù - nell'apprendere la notizia che il giovane tesserato Matteo Perelli, classe 1989, acquisito nello scorso mese di agosto, sia risultato positivo per un metabolita della cannabis al test antidoping effettuato al termine di un incontro, pur ricordando che il giudizio è provvisorio e che il tesserato ha diritto ai test di controanalisi, comunica la decisione di allontanare lo stesso, con effetto immediato, dalla rosa della societa'''. Il Genoa ha anche fatto sapere che nell'ambito del proprio Settore Giovanile effettua test medici di idoneità, ma anche ''di inserimento per il rispetto delle regole e dei valori sportivi e chiede ai singoli di rispettare un Codice di Comportamento Etico che comprenda il pieno rispetto di tali valori e regole di correttezza, lealtà e probità comportamentale, sia in ambito sportivo che nella vita privata''.
La positività di Perelli è stata cosi' commentata da Fabrizio Preziosi, direttore generale del Genoa: ''Nonostante la considerazione che si potrebbe semplicisticamente affermare che il gesto di Perelli sia attribuibile a una leggerezza giovanile, le nostre regole interne, ci impongono scelte ferme e necessarie''. ''I ragazzi tesserati per la nostra Società così come di tutto l'ambiente del calcio professionistico - ha aggiunto Preziosi - devono rendersi conto dello stato di grande privilegio e fortuna di cui godono e parallelamente delle responsabilità che gli derivano dall'essere esemplari nella vita sportiva e privata. Essere rispettosi di tali comportamenti, per il Genoa, è una condizione imprescindibile''.
Fonte: Ansa
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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