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lunedì 15 settembre 2008

Galliani a Telelombardia:«Mai pensato di sostituire Ancelotti»

«Nè la proprietà nè tantomeno il sottoscritto hanno mai pensato di sostituire l'allenatore». Adriano Galliani, vicepresidente vicario e amministratore delegato del Milan, in un'intervista a Telelombardia e Antenna3 dopo l'incontro odierno con Carlo Ancelotti, ha voluto seccamente smentire le voci riguardanti l'eventuale esonero del tecnico.
«L'incontro è andato bene - ha proseguito Galliani - non era solo con il nostro allenatore, ma anche con il preparatore atletico Tognaccini e con Jean Pierre Meersseman. Abbiamo parlato di tutto, abbiamo affrontato tutti i problemi per piu' di due ore e la vita continua». Il giornalista di Telelombardia ha domandato se il problema del Milan sia più fisico o psicologico. «Non lo so ha risposto Galliani - non credo sia psicologico. Domani faremo tutta una serie di test, di analisi e continuiamo». Saranno decisive le prossime quattro partite? ''Non c'e' nulla di decisivo, ho sentito adesso altre televisioni che dicevano cose incredibili e false, quindi non esiste. Ne' la proprieta' ne' tanto meno il sottoscritto hanno mai pensato di sostituire l'allenatore''. Bisognerà vedere cosa accadrà nel ciclo di risultati fino al derby con l'Inter.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

Oltre 10800 firme per la petizione "Berlusconi vendi il Milan"

Dopo il "raffredamento" dovuto all'acquisto di Ronaldinho, la sconfitta contro il Genoa ha fatto ripartire la petizione rivolta al numero uno rossonero

E' arrivata a 10884 firme la petizione "Berlusconi vendi il Milan" reperibile sul sito http://www.firmiamo.it/berlusconivendiilmilan Il testo è stato inserito il 2 luglio scorso sul sito www.firmiamo.it da un gruppo di tifosi rossoneri. La protesta contro il proprietario del Milan aveva perso di intensità verso la fine di luglio, quando era stato acquistato Ronaldinho dal Barcellona. Ma dopo la disfatta di ieri contro il Genoa e la messa in discussione di Ancelotti sulla panchina rossonera, sembra che abbia ripreso vigore.
Nel testo i promotori spiegano che «chi ama il Milan non può non capire la situazione difficile di questi anni a livello di mercato. Galliani nelle sue interviste manifesta continuamente la mancanza di risorse economiche,la differenza di introiti, di fisco e di cultura calcistica nei confronti di Spagna e Inghilterra e questo ci fa pensare ad un futuro piuttosto che sereno. Oltretutto il nostro presidente non ha più intenzione di investire nella società e da quando è in politica il Milan non è più competitivo economicamente in Europa». I tifosi sottolineano che «questo succede (oltre ai fattori che cita Galliani nelle interviste) per il famoso conflitto di interessi. Un patron di una società non può governare l'Italia per cercare di risollevarla e poi spendere fior fior di euro per la stessa. In effetti questo ragionamento è logico e va bene per tutti, ma non per noi. Non possono essere i milanisti a pagare per risollevare le sorti dell'Italia e degli Italiani». 
Il gruppo di sostenitori rossoneri non risparmiano dalle loro critiche anche la holding berlusconiana. «Oltretutto c'è una politica assurda di Fininvest che è quella di non investire più con forza nel Milan. Tutto questo dovrebbe metterci i brividi, dovrebbe farci riflettere tutti. Siamo grati al presidente per tutto quello che ha fatto per il Milan e per noi tifosi,ma la verità è che negli ultimi anni 2 anni quello che abbiamo vinto è frutto di un miracolo della squadra».
Gli autori della petizione ricordano che «poiché non si vive sempre di miracoli e di fortuna, io chiedo a tutti i tifosi che come me hanno a cuore le sorti del Diavolo: se sono questi i presupposti potrà esserci un futuro degno di questi colori? Fuori gli attributi popolo rossonero, facciamoci sentire in modo serio, per una petizione forte e manifestiamo liberamente le nostre delusioni». Il testo si conclude con un appello accorato: «Firmiamo e cerchiamo di ridare al Milan la dignità che gli spetta. Per il bene di tutti ma specialmente del Milan, caro presidente vendi e restituiscici l'orgoglio di essere milanisti!!!!!»
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

Milan, Ancelotti confermato sino al derby

Secondo voci di corridoio, il tecnico sarebbe sotto esame per la sfida Uefa con lo Zurigo e per le partite di campionato con Lazio, Reggina e Inter. Ecco la sintesi della disfatta col Genoa

Il Milan esce da Marassi con le ossa rotte. Colpa molto probabilmente della campagna acquisti estiva, che ha creato una squadra "a trazione anteriore" con Ronaldinho, Kakà e il ritorno del "figliuol prodigo" Shevchenko. Ma per sostenere un tipo di gioco simile occorreva avere un centrocampo di solidi interdittori e una difesa molto forte. E soprattutto una squadra giovane.
Ma la notizia vera è un'insistente voce di corridoio. Si ipotizza che Ancelotti resterà di sicuro sulla panchina rossonera fino alla sfida stracittadina con l'Inter: il tecnico sarà sotto esame nella sfida di Coppa Uefa con lo Zurigo e per le sfide di campionato con Lazio, Reggina (quasi due spareggi-salvezza se fossimo alla fine del torneo) e, appunto, nel derby di Milano. Ancelotti sa raccogliere le sfide e a vincerle: riuscirà anche stavolta?
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

Sintesi Rai


Primo gol Milito (da Sky)


Secondo gol Milito (da Sky)

mercoledì 3 settembre 2008

Bloccata la vendita dei biglietti in occasione di Napoli-Fiorentina in attesa delle decisioni del giudice sportivo

Il Casms ha vietato anche la trasferta dei tifosi rossoneri per Genoa-Milan. Stabilite massime misure di sicurezza anche per Italia-Georgia

E' stata bloccata la vendita dei biglietti in occasione di Napoli-Fiorentina, gara che sarà disputata domenica 14 settembre, in attesa delle decisioni del giudice sportivo. Secondo alcune indiscrezioni, sarebbe questa una delle decisioni stabilite dal Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive, riunito in mattinata al Viminale al termine della seduta dell'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive. Il Casms ha stabilito anche la chiusura del settore ospiti per la partita di serie A Genoa-Milan, che si terrà sempre tra due domeniche: i tifosi rossoneri non potranno andare a Genova.
Il Casms ha stabilito massime misure di sicurezza anche per Italia-Georgia, valida per le qualificazione ai mondiali 2010, in programma per mercoledì 10 settembre a Udine. La gara tra Italia e Georgia è stata definita dai membri del Comitato «tranquilla» sotto il profilo sportivo ma c'è comunque «alta attenzione» in conseguenza della situazione internazionale determinatasi dopo la crisi nel Caucaso. Non si capisce cosa vuol dire «alta attenzione»: csa c'entra la guerra tra Georgia e Russia con la partita in Italia? Forse c'è timore di scontri tra georgiani e russi in prossimità dello stadio di Udine.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

martedì 26 agosto 2008

Studio economisti Bocconi-Humbolt: altre 12 gare dell’era Calciopoli a rischio combine

Secondo una ricerca basata su modelli matematici dei professori Tito Boeri e Battista Severgnini ci sarebbero alcune partite del campionato 2004/05, non esaminate dai giudici sportivi, che potrebbero aver subito un “aggiustamento” del risultato. Tra esse Inter-Lazio 1-1, Juventus-Lazio 2-1, Milan-Lazio 2-1 e Juventus-Inter 0-1

«In alcuni casi Calciopoli non è stata storia di pura corruzione, ma di pressioni psicologiche sugli arbitri. Ciò è dovuto alla enorme potenza di alcune squadre che hanno incassato enormi somme dai diritti televisivi che le fa disporre di un enorme capitale da utilizzare per questa influenza. Esse sono principalmente Inter, Milan e Juventus: a queste si aggiungono le squadre di fascia media come Roma, Lazio e Fiorentina». E’ questa la spiegazione fornita dal professore Battista Severgnini, ricercatore alla Humboldt Universitat di Berlino, a “Il pallone in confusione” riguardo allo scandalo più scottante degli ultimi anni del campionato di serie A. Spiegazione che è tra le conclusioni dello studio “The italian job: partite truccate, preoccupazioni per la carriera e concentrazione dei media in Serie A” che sarà presentata domani durante la prima giornata del convegno annuale dell'European Economic Association e della Econometric Society che si terrà presso l'Università Bocconi di Milano. L’indagine è stata condotta da Severgnini assieme al professore Tito Boeri, docente ordinario della Bocconi. Lo studio, basato su modelli matematici, oltre a evidenziare il controllo o la partecipazione dei presidenti del mondo del calcio in giornali e televisioni, elenca 12 partite sospette del campionato 2004/05 (quello revocato alla Juventus e assegnato all’Inter) che non sono sotto osservazione della giustizia sportiva. Secondo i due studiosi esse avrebbero il 100% di probabilità di essere state deviate. Tra esse si segnalano i big match Inter-Lazio 1-1 (9a giornata), Juventus-Lazio 2-1 (14a giornata), Milan-Lazio 2-1 (23° giornata) e Juventus-Inter 0-1 (32a giornata). A ciò si aggiunge un ulteriore elenco di 77 partite dello stesso torneo che avrebbero l’ipotesi di consistenti probabilità di aver subito la stessa sorte.
Come avete svolto la vostra indagine?
«Abbiamo raccolto tutti i dati a partire dal 1990. Però ci siamo concentrati soprattutto attorno ai campionati di serie A del 2003/04 e 2004/05, ossia quello dello scandalo di Calciopoli e quello successivo».
Fino anche al campionato scorso?
«No, perché a causa della retrocessione della Juventus mancavano numerose informazioni di tipo matematico da poter inserire nel nostro modello».
Su cosa si basa il modello?
«C’è un primo stadio in cui abbiamo analizzato le cause della corruzione delle partite. I fattori sono diversi. I primi due elementi sono abbastanza prevedibili. Innanzitutto il tempo: un match può essere corrotto più facilmente verso metà o nel giorno di ritorno del campionato. Secondo elemento è la posizione della squadre. Molto più interessante è l’analisi delle carriere arbitrali. In essa abbiamo trovato che le partite maggiormente coinvolte in Calciopoli sono quelle arbitrate da direttori di gara di media classe che sono presenti da alcuni anni e intendono far carriera. Non ci sono gli internazionali o quelli che per la prima volta si affacciavano in serie A. Questo tipo di arbitro può essere maggiormente sottomesso ai poteri delle società di calcio».
Non esisistono nomi di arbitri nello studio?
«Assolutamente no. Abbiamo espresso solo giudizi quantitativi e non qualitativi».
Nello studio c’è un atto di accusa verso il mondo dei media per le possibili influenze sugli arbitri: è proprio così?
«I presidenti delle squadre di calcio molto spesso vanno a braccetto con l’editoria. Basta vedere documenti pubblici, come le intercettazioni, per comprendere che ci sia un innesto di persone che vogliono far modificare il giudizio dei giornalisti. Non vogliamo dire che tutti giornalisti sportivi siano stati coinvolti, però bisogna dire che pochissimi hanno accennato a eventuali episodi di corruzione. Riteniamo che un elemento che abbia molto favorito tutto questo sia la concentrazione del potere mediatico da parte delle società di calcio.
Si riferisce anche alla contrattazione dei diritti televisivi?
«Proprio così. Anche oggi le grandi squadre percepiscono gran parte della torta: ciò contribuisce ad aumentare la loro forza non solo dal punto di vista competitivo con i campionati dominati solo da esse, risultando estremamente noioso per i tifosi delle piccole società. Per riassumere questo intreccio tra potere mediatico e potere sportivo che falsa non solo l’esito del campionato ma anche l’informazione legata agli avvenimenti sportivi».
C’è anche un ruolo del calciomercato in questo sistema?
«Il settore degli agenti sportivi italiano è praticamente un oligopolio, per non parlare di un duopolio. Ciò, unito a tutti gli eventi che ho descritto prima, costituiscono il terreno fertile per l’eventuale manomissione dei risultati delle partite».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, riproducibile solo dietro citazione della fonte)




Le dodici paritite sospette secondo l'indagine

mercoledì 30 luglio 2008

I tre musei del calcio italiano piacciono più a inglesi e giapponesi che a noi

A Milano, Genova e Torino
Musei del calcio di club, luoghi dove pallone e cultura si incontrano. Per ora in Italia esistono solo tre strutture: all’estero (come in Spagna e Inghilterra) sono molto più numerose. Il primo ad essere stato fondato nel 1996 è stato quello di Milano, ubicato nello stadio di San Siro dedicato a Milan e Inter. Vi sono anche “reliquie” storiche, come la maglia di Maradona del 1987-88 del Napoli con lo scudetto e il cerchietto della coppa Italia. L’altro museo è quello dedicato al Torino, sito a Grugliasco vicino al capoluogo, aperto in maggio. L’ultima è la mostra “Football l’età dei pionieri 1898-1908” inaugurata a Genova il 18 giugno: è il primo nucleo del futuro museo del Genoa. Invece, altri grandi squadre contattate da Libero (Fiorentina, Juventus, Lazio, Napoli, Roma e Sampdoria) al momento non hanno progetti per la costruzione di una struttura apposita. Nel 2009 il Bologna preparerà solo la mostra per il centenario.
Il museo di San Siro è costituito da materiale «che proviene al 99% dalla mia collezione privata» spiega il direttore Onorato Arisi, ex commercialista con il pallino del pallone. «Ho siglato un accordo con il Consorzio San Siro 2000 posseduto al 50% da Inter e Milan – prosegue Arisi – per i locali che ospitano il museo, dove c’è solo il 10% di tutti i miei cimeli». In esso c’è la storia delle due squadre milanesi, con una sala di testimonianze dei grandi club europei, come Manchester United e Real Madrid. Il museo tocca circa 100mila visitatori annui: «circa 90 mila sono stranieri, in maggioranza olandesi, inglesi e giapponesi» afferma Arisi. In inverno la struttura ospita al venerdì le scuole della Lombardia e di altre regioni in visita.
Il museo del Torino è stato fondato e gestito dall’Associazione memoria storica granata. «E’ stato progettato e allestito – spiega il presidente Domenico Beccaria – dal direttore Giampaolo Muliari: lo abbiamo realizzato con le nostre forze, senza aiuto del Torino Football club. L’iniziativa deriva dal precedente museo del Grande Torino inaugurato nel 2002 a Superga, dove precipitò l’aereo con la squadra, comprendente il periodo 1939-1949». Il 4 maggio 2007 scadeva il contratto di locazione con i Servi di Maria e la Artis Opera. «In febbraio abbiamo firmato un accordo decennale – prosegue Beccaria – con il Comune di Grugliasco per trasferire il museo a Villa Claretta Assandri: ha cambiato nome in “Museo del Grande Torino e della leggenda granata” con reperti dalla fondazione a oggi».
E da Torino si passa a Genova, dove la Fondazione Genoa (azionista della squadra) ha curato la mostra dei tempi eroici del football. La prima sala è dedicata alle foto del capoluogo ligure a cavallo tra l’800 e il ‘900. Si passa in quella dedicata alla fondazione del Genoa Cricket and Football club, la più antica squadra italiana: si può sfogliare la riproduzione virtuale del primo bilancio del 1893, chiuso con un utile di 92,75 lire. Nelle successive sono collocate le maglie genoane (la prima era a strisce bianche e celesti, poi rossoblù) e quelle di Pro Vercelli, Milan e Juventus. Vi è raccontata anche la storia di Santamaria e Sardi, due calciatori dell’Andrea Doria (l’antenata della Samp), squalificati per aver accettato denaro per il passaggio al Grifone.
Marco Liguori
Tratto dal quotidiano Libero 30 luglio 2008
(Riproduzione riservata, ammessa solo dietro citazione della fonte)

sabato 19 luglio 2008

Anche Kakà potrebbe parlare inglese: offerti 100 milioni dal Chelsea

Secondo il quotidiano inglese "The Guardian", il fuoriclasse brasiliano potrebbe essere ceduto al club d'Oltremanica. Il Milan ha seccamente smentito

Cosa sta succedendo al Milan? Dopo aver acquistato Ronaldinho, ci sarebbe una probabile partenza eccellente. Secondo il quotidiano britannico "The Guardian", il Chelsea ha messo sul piatto 100 milioni di euro per Kakà e il Milan «è incline ad accettare» l'offerta. Ma poco fa il Milan ha seccamente smentito per bocca del suo direttore della comunicazione Vittorio Mentana: «Kakà non è assolutamente in vendita». Sembrerebbe un "déjà vu" di Shevchenko: anche il fuoriclasse brasiliano potrebbe parlare solo inglese nella prossima stagione.
Nel testo pubblicato sul "The Guardian" si parlava già di «trattativa avanzata»: Kakà, il cui contratto con il club rossonero scade nel 2012, sarebbe stato «vicino al trasferimento a Londra» e Chelsea e Milan sarebbero sembrati proprio nell'imminenza della chiusura dell'accordo. Il quotidiano inglese fornisce anche altri particolari che avrebbero potuto avallare la partenza del personaggio brasiliano. Kakà, sarebbe lieto di ritrovare Luiz Felipe Scolari, con cui debuttò nel 2002 nella nazionale brasiliana, quando aveva appena 20 anni. "The Guardian" scrive che il club inglese avrebbe inviato alcuni dirigenti durante questa settimana a Milano per presentare l'offerta. L'altro elemento che il quotidiano britannico porta a sostegno della tesi della trattativa, riguarderebbe alcune dichiarazioni di Diogo Kotscho, assistente personale e consulente di Kakà. Questi ha affermato: «Il Real lo scorso anno ha offerto 90 milioni di euro e il Milan non ha nemmeno valutato l'offerta. Questa volta la cosa è molto diversa. Ora, per la prima volta, abbiamo la sensazione che l'accordo si possa raggiungere. A causa della situazione finanziaria attuale del Milan, l'accordo è una buona cosa per tutte le parti coinvolte».
Cosa ci potrebbe essere di vero nella possibile partenza di Kakà? Tutto lascerebbe pensare che la sua convivenza assieme al neo acquisto stellare Ronaldinho non sarebbe possibile: ciò non per un fatto caratteriale (considerati i buoni rapporti tra i due) ma squisitamente tecnico. La squadra rossonera risulterebbe troppo sbilanciata in avanti: a meno che non ci sia qualche altro acquisto di rilievo, magari in difesa. Il vicepresidente vicario rossonero, Adriano Galliani, ha detto che «il mercato del Milan si chiude con Ronaldinho». Tuttavia, nel caso di un grande club con possibilità finanziarie consistenti come il Milan, la parola mai è sempre incerta: la sorpresa potrebbe essere sempre dietro l'angolo.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita dietro citazione della fonte)

giovedì 17 luglio 2008

Trofeo Birra Moretti: è il Milan la terza partecipante

Sarà una grande sfida tra il nuovo asso del Milan, Ronaldinho, e quelli del Napoli, Lavezzi, e della Juve, Del Piero

I tifosi napoletani son serviti: Ronaldinho sfiderà Lavezzi e Del Piero. Il Milan, assieme a Napoli e Juventus, parteciperà alla dodicesima edizione del Trofeo Birra Moretti. La manifestazione si terrà la sera del 21 agosto prossimo allo stadio San Paolo di Napoli e sarà trasmesso in diretta su Canale 5. Lo ha comunicato poco fa la stessa Moretti.
Dopo la recente rinuncia da parte dell'Inter, per motivi indipendenti dagli organizzatori, il club campione del mondo 2007 ha accolto all'invito del Trofeo Birra Moretti: sarà sicuramente un'occasione per vedere all'opera il nuovo acquisto Ronaldinho nella ''classica" delle sfide estive del calcio italiano, contro l'asso del Napoli, Lavezzi, e quello della Juventus, Del Piero. 
In un comunicato si legge che «Birra Moretti è particolarmente orgogliosa che la squadra italiana più titolata degli ultimi venti anni di calcio nazionale e internazionale partecipi alla competizione che si arricchisce così di un club dalla grande tradizione e ricco di campioni di indiscusso valore e carisma. Con la partecipazione del Milan salgono infatti a 11 le squadre, italiane e straniere, che hanno fino ad oggi preso parte alla manifestazione. Negli anni si sono alternate in campo infatti Juventus, Inter, Udinese, Parma, Bari, Lazio, Chelsea, Sampdoria, Palermo e Napoli».
Marco Liguori

venerdì 11 luglio 2008

Milan, sale la contestazione

Raccolte fino a stasera 9968 firme sul sito "Berlusconi vendi il Milan". Il malumore verso la proprietà è confermato dai dati definitivi sulla prelazione abbonati: 2113 tessere in meno rispetto all'anno scorso (-14,55%) con deficit di 522mila euro

La raccolta delle firme "Berlusconi vendi il Milan!" ha raggiunto, dopo nove giorni, attorno alle ore 19, la quota di 9968 firme. Una cifra consistente, a dimostrazione che resta alto il malumore dei tifosi verso il proprietario della società rossonera. Le adesioni sono raccolte sul sito http://www.firmiamo.it/berlusconivendiilmilan, sul quale sono stati scritti anche numerosi messaggi di protesta. Che ci sia un certo scontento lo confermano anche i dati, pubblicati sul sito della società di via Turati, relativi agli abbonati che hanno esercitato il diritto di prelazione. In una notizia delle ore 18,10 si legge che «fino alle 18.00 di oggi, sono state acquistate dai tifosi rossoneri in totale 12.427 (il dato di ieri era 11.739) tessere, nella fase di prelazione, per un incasso parziale di 4.670.995,00 euro. Un anno fa, nell'estate 2007, nello stesso periodo le tessere confermate dai titolari dell'abbonamento erano state 14.540 per un incasso parziale di 5.192.816,00 euro». Quindi sono stati confermati 2113 abbonamenti in meno rispetto al 2007/08 (-14,55%), con una differenza negativa, sulla cifra incassata, di quasi 522mila euro: circa un miliardo delle vecchie lire. E dire che la chiusura della campagna per la prelazione dei vecchi abbonati è stata prolungata da ieri ad oggi. Il Milan ne spiega la motivazione con un comunicato sul suo sito, pubblicato alle 10,15 di oggi: «A causa del grande numero di abbonati che ha segnalato di non essere riuscito, per motivi tecnici, ad esercitare il diritto di prelazione nel pomeriggio di ieri, anche oggi, venerdì 11 luglio 2008, sarà possibile rinnovare il proprio abbonamento».
Forse non sono bastate le parole di Adriano Galliani, pronunciate martedì scorso in un'intervista all'emittente televisiva Antenna 3, a calmare le acque dell'agitato mare rossonero. Il vicepresidente vicario e amministratore delegato ha spiegato che oltre all'attaccante togolese dell'Arsenal, Emmanuel Adebayor, nei piani del Milan «c'è un 'mister "x" e anche un "mister y"». Galliani ha sciolto l'enigma per il secondo nome, affermando che si tratta di Roman Pavlyuchenko. Per il primo è stato evasivo: "I nomi? Drogba, Shevchenko, chi lo sa...". Riguardo a Ronaldinho, a Galliani è stato anche chiesto se il Milan lo prenderebbe anche nelle condizioni attuali, con la pancetta. "Mi avvalgo della facoltà di non rispondere - ha detto il dirigente milanista - comunque i piedi mi sembra che li abbia sempre buoni". Questa sera le agenzie riportavano che il Milan sta trattando per il ritorno di Andriy Shevchenko e per acquistare Adebayor.
A Galliani hanno risposto i tifosi sul sito della raccolta firme. Una tifosa di Alessandria, patria di Gianni Rivera "la perla rossonera", rimprovera al vicepresidente di guardare «solo al passato, ma il presente? Siamo campioni del mondo per uno sforzo immenso della squadra, ma se la Fiorentina è in Champions e noi no è perchè quei poveri giocatori non ce la fanno più! Rosa limitata e con mille partite sulle gambe». E termina con un'esortazione: «Compra!».
Da Cavacurta (Lodi) scrivono: «Purtroppo non ci crediamo più, il rinnovamento passa dal portiere, non è possibile che non lo capite». Un altro sostenitore di Napoli aggiunge: «Non caschiamoci. Quella di Adebayor è una mossa strategica per innalzare il numero degli abbonamenti». Riguardo a Berlusconi, un sostenitore milanese consiglia ironicamente: «Silvio vendi il Milan che lo compra Unipol... poi lo facciamo diventare una cooperativa a cui aderiranno tutti i firmatari di questa petizione versando un piccolo obolo da euro 5.000.000». Un altro ringrazia il patron rossonero: "«Grazie Silvio per le vittorie». Ma aggiunge: «Il Milan ha l'obbligo e il dovere di essere sempre competitivo... Dove sono i 44 milioni di Sheva, i 60 milioni della vittoria Champions 2007?». Da Torino arriva un'invocazione perentoria: «Basta con tutti questi giocatori ultra trentenni che pensano solo al contratto, il Milan è una delle squadre più vecchie del mondo, e poi dove è finito il tesoretto accumulato con le vincite della Coppa Campioni e con l'Intercontinentale?». I tifosi torinesi concludono con un appello molto deciso: «Bisogna investire!».
Marco Liguori
(Riproduzione autorizzata soltanto con la citazione della fonte)

Risultati sondaggio vendita Milan: per il 65% Berlusconi deve farlo

«Caro presidente Berlusconi, vendi il Milan». Il risultato del sondaggio è schiacciante: ben il 65% dei tifosi rossoneri ha votato a favore della cessione.
Resta il dubbio su chi potrebbe essere il potenziale compratore.

Berlusconi deve vendere il Milan?
(65%)

No (34%)

giovedì 10 luglio 2008

«Caro Kakà, non puoi andare alle Olimpiadi»

Pochi minuti fa il Milan ha ribadito il suo «no» alla partecipazione dell'asso brasiliano ai Giochi di Pechino

«Caro Kakà, ci dispiace ma non puoi andare alle Olimpiadi» E' questo in sintesi il senso del comunicato del Milan, pubblicato pochi minuti fa sul proprio sito, che ha proibito tassativamente la partecipazione del fuoriclasse brasiliano ai Giochi che si svolgeranno in agosto a Pechino. Posizione già espressa qualche tempo fa dai vertici del club rossonero. Si immagina che Kakà, da serio professionista qual è, obbedirà immediatamente all'ordine della sua società.
Questo il testo ufficiale. «A seguito delle notizie apparse oggi in Brasile a proposito della partecipazione di Kakà alle prossime Olimpiadi di Pechino, l’A.C. Milan ribadisce la posizione già espressa varie volte in precedenza, non concedendo al giocatore il permesso di aggregarsi alla Nazionale Olimpica brasiliana».
Marco Liguori

giovedì 3 luglio 2008

I tifosi delusi: «Berlusconi vendi il Milan»

Su un sito, un gruppo di sostenitori raccolgono le firme per la cessione del club, a causa dell'ennesima campagna acquisti poco soddisfacente. Galliani: «Contestazione bizzarra»

Sarà il mancato arrivo di grandi campioni, come Ronaldinho o Adebayor, per l'ennesima volta. Sarà anche il feeling interrotto tra i tifosi e Berlusconi. Ma la protesta contro il proprietario del Milan monta su internet. Sul sito http://www.firmiamo.it/berlusconivendiilmilan è possibile firmare una petizione inserita da un gruppo di tifosi milanisti che chiede a Berlusconi di vendere il Milan. Da quando è stata messa in rete , ossia ieri sera, ha raccolto circa 5mila firme. Il testo è molto pacato, ma fermo nella contestazione. «Chi ama il Milan non può non capire la situazione difficile di questi anni - si legge nella petizione - a livello di mercato. Galliani nelle sue interviste manifesta continuamente la mancanza di risorse economiche, la differenza di introiti,di fisco e di cultura calcistica nei confronti di Spagna e Inghilterra e questo ci fa pensare ad un futuro piuttosto che sereno. Oltretutto il nostro presidente non ha più intenzione di investire nella società e da quando è in politica il Milan non è più competitivo economicamente in Europa».
I tifosi fanno riferimento anche loro al potenziale conflitto d'interessi di Berlusconi. «Questo succede (oltre ai fattori che cita Galliani nelle interviste) per il famoso conflitto di interessi.Un patron di una società non può governare l'Italia per cercare di risollevarla e poi spendere fior fior di euro per la stessa.In effetti questo ragionamento è logico e va bene per tutti ,ma non per noi». Nel testo si afferma che «non possono essere i milanisti a pagare per risollevare le sorti dell'Italia e degli Italiani.Oltretutto c'è una politica assurda di Fininvest che è quella di non investire più con forza nel Milan». C'è però anche gratitudine per i successi degli ultimi anni, anche se non è tutto oro quello che luccica. «Siamo grati al presidente per tutto quello che ha fatto per il Milan e per noi tifosi, ma la verità è che negli ultimi anni 2 anni quello che abbiamo vinto è frutto di un miracolo della squadra». La petizione si conclude con questo appello: «Firmiamo e cerchiamo di ridare al Milan la dignità che gli spetta.Per il bene di tutti ma specialmente del Milan,caro presidente vendi e restituiscici l'orgoglio di essere milanisti!!!!!».
Galliani ha bollato questa contestazione a Berlusconi come «bizzarra». Il vicepresidente vicario ha proseguito spiegando che «Berlusconi non si sta occupando della gestione del Milan, ha già tenuto tutti i suoi campioni per la Coppa Uefa. Non posso fare promesse ai tifosi, il Milan sta facendo tutto il possibile per allestire una squadra competitiva». E ha proseguito con il ragionamento che proferisce da lungo tempo «I problemi dell'Italia sono i prezzi aumentati in maniera enorme. I tifosi devono rendersi conto che la realtà del calcio italiano è questa. Con la situazione del fisco e degli stadi, le squadre italiane non potranno più essere competitive con i club stranieri». «Spero che l'Assocalciatori dia il via libera al secondo tesseramento per quanto riguarda gli extracomunitari. Altrimenti, mi arrendo» ha concluso i dirigente rossonero.
Ai tifosi ora spetta giudicare l'operato del Diavolo e del suo numero uno. L'unico problema della questione, che non è da poco conto, riguarda il potenziale acquirente del Milan. Già, perché al momento non ci sono miliardari americani o sceicchi arabi che intendono acquistarlo. Ma questa è un'altra storia.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata)

giovedì 12 giugno 2008

Processo falsi in bilancio al termine: multe per Milan-Inter

La Commissione disciplinare ha stabilito che le società dovranno pagare ciascuna 90mila euro: Galliani 60mila, Ghelfi 20mila. Anche la Sampdoria è stata sanzionata con 36mila euro per le vicende delle plusvalenze fittizie: il presidente Garrone dovrà pagarne 18mila euro, mentre l'ad Marotta 20mila

Sono stati riconosciuti colpevoli, ma dovranno pagare ammende non troppo salate. La Commissione disciplinare ha messo la parola fine al processo sportivo per i presunti in bilancio di Milan e Inter. Entrambe le società dovranno pagare 90mila euro a testa: invece, il vicepresidente vicario rossonero Adriano Galliani dovrà pagarne 60mila, un cifra superiore ai 20mila euro dell'allora amministratore delegato nerazzurro (e attuale vicepresidente) Rinaldo Ghelfi. I fatti contestati riguardano una serie di condotte illecite dal punto di vista sportivo, tra cui plusvalenze su vendite di calciatori che sarebbero servite ad "imbellettare" i bilanci, effettuate attorno al 2003. Al riguardo, sono stati sanzionati anche tre dirigenti interisti: Mauro Gambaro con un'ammenda di 20mila euro, Gabriele Oriali e Massimo Moretti con 10mila euro ciascuno.
La Commissione presieduta da Sergio Artico ha anche sanzionato la Sampdoria per analoghe vicende. In particolare, la società genovese dovrà pagare 36mila euro per responsabilità diretta. Invece Giuseppe Marotta, si legge nella sentenza, «all’epoca dei fatti Consigliere e Procuratore Speciale dell’Uc Sampdoria, per aver violato i principi di lealtà, probità e correttezza
sanciti dall’art. 1, comma 1, del Codice giustizia sportiva, ponendo in essere la condotta di abnorme e strumentale valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori indicati nella parte motiva del deferimento». Marotta è stato sanzionato anche in qualità di amministratore delegato del Doria «ponendo in essere le condotte consistenti nella mancata svalutazione nei bilanci successivi a quello chiuso il 30 giugno 2003 come meglio precisato nella parte motiva e nelle situazioni patrimoniali al 31 marzo 2004, al 31 marzo 2005 e al 31 marzo 2006, delle poste attive già contabilizzate al 30 giugno 2003, condotte connesse fra di loro e con quelle di cui al punto 1 della parte dispositiva, e tutte finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti». In totale, il dirigente dovrà pagare 20mila euro. Invece il presidente blucerchiato Riccardo Garrone dovrà pagare 18mila euro. Nella sentenza si spiega che ha posto «in essere la condotta consistente nella contabilizzazione nel bilancio chiuso il 30 giugno 2003 della plusvalenza (fittizia) derivante dalla stipula dei contratti di cessione con corrispettivi di gran lunga superiori a quelli realmente attribuibili nonchè le condotte consistenti nella mancata svalutazione nei bilanci dei successivi esercizi, delle poste attive già contabilizzate al 30 giugno 2003, come meglio precisato nella parte motiva, condotte connesse fra di loro e con quelle di cui al punto 1 della parte dispositiva, e tutte finalizzate a far apparire perdite inferiori a quelle realmente esistenti».
Marco Liguori
(riproduzione autorizzata solo dietro citazione della fonte)
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mercoledì 30 aprile 2008

Derby di bilancio

Liberomercato 30 aprile 2008 pagine 1-12
Inter batte Milan in perdite e costi di gestione

Il rosso del club nerazzurro arriva a 206 milioni, mentre il Diavolo si ferma a quota 31,98

Marco Liguori
Inter batte Milan per perdite di esercizio: 206,83 milioni di euro a 31,98 milioni. E’ questo uno degli aspetti economici del derby decisivo di domenica prossima: sia per la conquista dello scudetto per i nerazzurri, sia per la rincorsa al quarto posto per i rossoneri che significherebbe l’accesso al turno preliminare della ricca Champions League. Liberomercato ha esaminato gli ultimi bilanci civilistici: quello della società presieduta e controllata da Massimo Moratti coincide con la stagione calcistica (1° luglio 2006-30 giugno 2007), mentre quello del club presieduto (ancora per poco, a causa della legge sul conflitto d’interessi) da Silvio Berlusconi coincide con l’anno solare 2007 poiché ha aderito al regime fiscale del consolidato nazionale con la controllante Fininvest.
Stato patrimoniale. Emerge il forte squilibrio tra debiti e crediti dell’Inter, pari a 348,46 milioni. La società nerazzurra presenta al 30 giugno scorso un patrimonio netto negativo di 70,2 milioni. Ma non ci sono problemi, grazie alle consistenti disponibilità finanziarie di Moratti. Nella nota integrativa si legge che il socio di riferimento ha provveduto, dopo la chiusura di esercizio, "ad effettuare versamenti a completamento dell’aumento di capitale sociale già deliberato dall’assemblea dei soci del 22 giugno 2007 per l’importo complessivo di euro 70.670.903". Nel documento si sottolinea che "è in corso di attuazione un ulteriore versamento di 35 milioni" a copertura di ulteriori perdite. Tra gli 80,8 milioni di altre passività vi sono 36,7 milioni riferiti "a una cessione pro soluto ad un primario istituto di credito di parte dei corrispettivi derivanti dal contratto di cessione" di diritti tv per la stagione 2007/08. Soldi già spesi per la gestione assieme a 24,88 milioni di risconti passivi.
Nonostante lo squilibrio debiti-crediti di 234,83 milioni, anche il Milan non ha problemi grazie alla robusta copertura Fininvest. La sua controllante ha contribuito a irrobustire il patrimonio netto con la rinuncia "di parte di un finanziamento fruttifero" trasformato "in versamento in conto capitale" per 10,86 milioni. Inoltre, la Fininvest ha effettuato un altro versamento per 14,14 milioni. Il revisore Deloitte & Touche ha evidenziato che nello scorso gennaio è stato effettuato un altro versamento di 25 milioni. Dal rosso di bilancio è arrivato un beneficio per la controllante: il Milan le ha trasferito 18,34 milioni per "nell’ambito dell’accordo sull’esercizio dell’opzione per il regime fiscale del consolidato nazionale".
Controversie fiscali. Il Milan spiega che "è stata completamente azzerata" la voce "altri fondi per rischi e oneri" per effetto della riclassifica per 3,06 milioni del fondo tra i debiti tributari "a seguito della definizione dell’assoggettabilità a tassazione di componenti positive di reddito relative alla stagione 2001/2002". Per il debito residuo "è stata concordata con l’amministrazione finanziaria la rateizzazione fino all’anno 2010". La pace col fisco, riguardante l’Irap, ha comportato 1,48 milioni inclusi nella voce "oneri tributari esercizi precedenti".
Sulle plusvalenze calciatori l’Inter, spiega in nota integrativa, "ha ricevuto un avviso di accertamento a tali plusvalenze per l’esercizio chiuso al 30 giugno 2002. Inoltre nel mese di luglio 2007 è stato notificato analogo accertamento sull’esercizio chiuso al 30 giugno 2003. L’Agenzia delle entrate ha accertato complessivamente maggiore Irap per euro 5,3 milioni più interessi e sanzioni per euro 2 milioni". La società ha presentato ricorso.
Ricavi e costi. I nerazzurri perdono il confronto sul valore della produzione, incassando 221,21 milioni contro i 257 milioni dei cugini. Ma li superano sui costi: 409,22 milioni contro 285,64 milioni. Riguardo al fatturato dell’Inter i diritti tv sono pari a 91,5 milioni, mentre le sponsorizzazioni 29,6 milioni. Il Milan ha suddiviso i proventi tv tra quelli da Sky, Mediaset e da squadre ospitanti (107,36 milioni), da quelli per partecipazione competizioni Uefa e Fifa (48,3 milioni).
Tra i costi dell’Inter ha pesato l’ultima quota di ammortamento, pari a 111,79 milioni, degli oneri del "salvacalcio". I compensi calciatori hanno raggiunto i 117,23 milioni (+10,75%), mentre i premi rendimento sono pari a 21,66 milioni (+54,55%). I contratti dei giocatori sono costati al Milan 124,91 milioni (+12,51%): la quota variabile per i risultati sportivi è di 13,77 milioni (+47,44%). I consiglieri di amministrazione rossoneri hanno ricevuto un compenso globale di 3,05 milioni contro i 750mila euro dei nerazzurri.

venerdì 28 marzo 2008

Ma quanti soci importanti, oltre al Cavaliere

http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/04/30/9014-piccoli_azionisti.shtml

I CONTI DEL PALLONE / MILAN

I piccoli azionisti

Bologna, 30 aprile 2007 - Benvenuti nel club privée Milan, circolo elitario presieduto da Silvio Berlusconi. Secondo l’ultimo elenco dei soci disponibile presso la Camera di Commercio, oltre alla controllante Fininvest sono presenti 108 piccoli azionisti nella società rossonera: sono detentori dalla quota simbolica di un titolo, fino al più “facoltoso “di essi che ne possiede 8mila. Alcuni di essi risultano essere nomi note alle cronache finanziarie, mondane o sportive.

E’ il caso di Paolo Scaroni, attuale amministratore delegato dell’Eni, che risulta possessore di 10 azioni per un controvalore di 5,20 euro: secondo il sito della compagnia petrolifera, dopo aver ricoperto l’incarico di amministratore delegato dell’Enel dal maggio 2002 al 2005, nel giugno 2005 è approdato nella società del cane a sei zampe. Entrambi gli incarichi sono stati assunti durante il governo Berlusconi.

Altra illustre personalità della compagine sociale è Gian Gerolamo Carraro, figlio di Nicola Carraro. Quest’ultimo è il nipote dell’editore Angelo Rizzoli, fondatore della omonima casa editrice: i suoi genitori erano Pinuccia Rizzoli e Gian Gerolamo Carraro. Nicola, produttore cinematografico balzato alle cronache mondane per il matrimonio nel giugno 2006 con la presentatrice Mara Venier, ha ceduto nel 2005 le sue 200 azioni del valore di 104 euro al figlio Gian Gerolamo: l’annotazione nel libro soci del Milan risale al 31 ottobre di due anni fa. Forse questo è un residuo della partecipazione della grande dinastia Rizzoli: l’altro figlio di Angelo, Andrea, fu indimenticato presidente rossonero.

Scorrendo l’elenco, risalta all’occhio il nome di Sergio Brambilla Pisoni, commercialista, sindaco e amministratore di diverse società quotate a Piazza Affari, molto vicino al presidente del Milan. Egli possiede 7 azioni, per un controvalore di 3,64 euro. Altro commercialista è Giorgio Ghizzoni, ex sindaco supplente di Generali: in suo possesso risultano 75 azioni da 39 euro.

Tra i soci rossoneri, c’è anche una celebre dinastia industriale milanese, titolare della Nardi Elettrodomestici. Vi è presente Gianni Nardi, vicepresidente del Milan, con 125 azioni per 65 euro totali. Ci sono anche sette suoi parenti: curiosamente ciascuno di essi possiede 225 azioni (controvalore 117 euro), quantitativo superiore al dirigente rossonero.

Non mancano anche i giornalisti. C’è infatti un volto noto di Mediaset, Carlo Pellegatti, possessore di 20 azioni, pari a nominali 10,40 euro.

Non tutto però sembra scorrere liscio tra i piccoli azionisti del Milan e la Fininvest. La società rossonera, a pagina 56 del bilancio 2006, dà notizia di un contenzioso civile. «In relazione all’impugnativa di quanto deliberato dall’assemblea straordinaria del 18 aprile 1996 – si legge nella nota integrativa – operata dai signori Angelo Lo Porto, Enrico Canzi, Enzo Lamanuzzi, Luigi Malgrati, Palga srl, nel mese di gennaio 2003 è stato respinto l’appello presentato dalla società, che ha presentato nuovo ricorso nuovo ricorso presso la Corte di Cassazione». Qual è l’oggetto del contendere? Il Milan non lo spiega.
di Marco Liguori

Campagna acquisti

http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/04/30/9013-milan_plusvalenze_minusvalenze.shtml


I CONTI DEL PALLONE

Milan, plusvalenze e minusvalenze


Bologna, 30 aprile 2007 - Il Milan ha incassato 44,81 milioni di euro di plusvalenze dalle campagne acquisti effettuate nel corso del 2006. Oltre a quella di oltre 42 milioni per Shevchenko ci sono state altre 5 operazioni. La prima di rilevante entità è quella della cessione del ventiduenne Martino Olivetti al Chievoverona per ben 2 milioni, con una plusvalenza di quasi 1,5 milioni: il prezzo pagato è di rilevante entità, se si considera che l’acquirente non è una società che possegga grandi mezzi finanziari. In precedenza Olivetti è stato mandato dal Milan in prestito in giro per l’Italia: è stato nel 2004/05 nella Vis Pesaro, dove giocava anche Simone Brunelli uno dei protagonisti dello scambio degli otto giocatori a prezzi gonfiati tra Inter e Milan nel giugno 2003. Olivetti ha giocato anche nella Spal e nella Fermana. Adesso è in forza al Prato in C2.

Anche un’altra “piccola” del nostro campionato, l’Empoli, ha pagato al Milan ben 1,5 milioni per l’attaccante Nicola Pozzi, con una plusvalenza pari a 1,47 milioni, dove gioca titolare. Le altre cessioni riguardano quella di Carlo Emanuele Ferrario al Chievo (plusvalenza di mille euro), di Machado Dos Santos al Varese (plusvalenza di mille euro) e di Mattia Graffiedi alla Triestina (plusvalenza di 600mila euro).

I “diavoli” berlusconiani hanno anche incassato 673mila euro dal prestito di tre giocatori. Si tratta di Cristian Abbiati al Torino per 373mila euro, Samuele Dalla Bona alla Sampdoria e Pasquale Foggia (poi ceduto definitivamente lo scorso gennaio) alla Lazio, ciascuno per 150mila euro.

Invece, le minusvalenze della società rossonera sono ammontate a 4,37 milioni. Fra esse spiccano quella per Jaap Staam per 1,06 milioni: il difensore olandese è stato ceduto all’Ajax per 2,5 milioni, contro un valore di libro pari a 3,56 milioni. Una consistente perdita di 600mila euro è stata conseguita con la cessione di Christian Vieri al Monaco, a cui è stato ceduto gratuitamente. A costo zero è risultato il passaggio del verntinovenne Johann Vogel al Betis Siviglia: in questo modo il Milan ha perso altri 359mila euro. Risulta strano il passaggio a titolo gratuito del ventiseienne Samuele Dalla Bona al Napoli, con una minusvalenza di 271mila euro: come si è visto, il centrocampista aveva fruttato 150mila euro per una cessione temporanea alla Sampdoria.

Curiosa anche l’operazione di vendita del ventisettenne Andrea Rabito all’Albinoleffe, club di serie B. Il Milan ha voluto disfarsene per mille euro, ottenendo una minusvalenza di 956mila euro.
di Marco Liguori

Se non ci fosse la Fininvest...

http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/06/25/9009-milan_ringrazia_shevchenko.shtml


I CONTI DEL PALLONE

Il Milan ringrazia Shevchenko
e Abramovich per l’utile 2006,
ma i debiti pesano sui conti


La società rossonera deve anche alla sua appartenenza alla galassia Fininvest (da cui è posseduto al 99,93%) se riesce a ottenere lauti contratti di diritti tv: una strapotenza contro cui nessuna società di serie A può competere, eccezion fatta per Inter e Juventus

Bologna, 30 aprile 2007 - Il Milan deve ringraziare Andrij Shevchenko (nella foto) e il patron russo del Chelsea, Roman Abramovich, se ha chiuso l’esercizio al 31 dicembre 2006 con un utile di 2,48 milioni di euro, contro un passivo di 4,58 milioni registrato nel 2005. Ma deve anche alla sua appartenenza alla galassia Fininvest (da cui è posseduto al 99,93%) se riesce a ottenere lauti contratti di diritti tv: una strapotenza contro cui nessuna società di serie A può competere (eccezion fatta per Inter e Juventus) e che riesce a far superare al club rossonero qualsiasi problema economico-finanziario.

Tra questi ultimi, l’enorme squilibrio debiti-crediti per oltre 220 milioni di euro, in crescita del 40% rispetto al bilancio alla fine del 2005. Ad ogni modo, se il Milan avesse chiuso in perdita anche l’ultimo esercizio non costituirebbe un problema per le casse del gruppo berlusconiano: il Milan, come evidenziato dal documento contabile, fa parte del consolidato fiscale Fininvest: per questo motivo la società chiude dal 2005 gli esercizi al 31 dicembre, in modo da collimare con quelli della controllante. Quest’ultima utilizzerà l’eventuale perdita fiscale della società rossonera ottenendo un beneficio tributario pari a circa il 33% rappresentato dall’Ires.

Ma torniamo all’attaccante ucraino, che fu al centro la scorsa estate di futili polemiche riguardo alle motivazioni della sua cessione. Proprio la vendita al Chelsea ha fatto conseguire alle casse rossonere una plusvalenza di 42,03 milioni. Stando al prospetto delle cessioni pubblicato nella nota integrativa milanista, il suo valore contabile, al netto degli ammortamenti, era di 1,85 milioni, mentre il prezzo pagato dalla società londinese del magnate petrolifero Abramovich è stato di 43,88 milioni. Ma la cessione di un calciatore, seppure di livello internazionale, è un fatto straordinario che non rientra nell’ordinaria gestione: inoltre, sono ben poche le società in Europa ad avere la disponibilità economica del Chelsea.

Senza la plusvalenza su Shevchenko, il bilancio si sarebbe concluso con un risultato prima delle imposte negativo per 18,53 milioni. La differenza positiva rispetto al valore di libro del calciatore ucraino è reale. Invece, quella pari a 183,7 milioni evidenziata nel bilancio 2005, riguardante il conferimento alla sua controllata al 100% Milan Entertainment dei marchi rossoneri, ricalca da vicino lo schema del “contratto con se stesso” visto in occasione dell’operazione similare compiuta dall’Inter (si legga http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/04/27/1797-inter_2006_profondo_rosso.shtml) che per legge è nullo. Il ricavato di questa operazione è servito a ripianare gli oltre 181 milioni residui provenienti dall’eliminazione della legge 27 del 2003 detta “spalmadebiti”, rinvenienti nell’esercizio 2005.

Il Milan ha comunicato anche un utile consolidato di gruppo pari a 11,8 milioni. Tuttavia, questa cifra è solo accademica poiché, come si è stato scritto a pagina 38 del bilancio dal vicepresidente vicario e amministratore delegato, Adriano Galliani, la società "è esonerata dal redigere un proprio bilancio consolidato ai sensi dell’art. 27, 3° comma, D.Lgs. 127/91". E a proposito di amministratori, il cda del Milan è stato confermato in blocco il 27 aprile scorso nell’assemblea di approvazione del bilancio 2006: restano quindi in carica tra i big rossoneri, oltre a Galliani, il presidente Silvio Berlusconi, i vice presidenti Paolo Berlusconi e Gianni Nardi, i consiglieri Leandro Cantamessa, Francesco Formenton Mondadori e Paolo Ligresti. Stando al rendiconto 2006 e a quello precedente, l’ammontare complessivo dei compensi per i 12 consiglieri è aumentato da 1,71 a 2,05 milioni, pari a un incremento del 19,70%. Anche se non è stata comunicata la cifra singola per ciascun componente, si può tranquillamente affermare che è molto redditizio essere consigliere di amministrazione rossonero.

IL “VIZIETTO” SALVACONTO
Restando sempre in tema di plusvalenze calciatori, si nota nel conto economico che esse ammontano a 44,8 milioni e sono state inserite tra i ricavi. Anche il Milan partecipa al “vizietto” evidenziato già con Inter, Catania, Parma e Napoli. Il club berlusconiano fa presente nella nota integrativa che "le voci di conto economico sono state riclassificate in ossequio a quanto disposto dal Comunicato Ufficiale della Federazione Italiana Giuoco Calcio n. 58, pubblicato in data 5 settembre 2006". In quest’ultimo, scivolato nel silenzio generale, il commissario straordinario Guido Rossi ha approvato, quattordici giorni prima delle sue dimissioni, la revisione dei criteri della stesura dei bilanci: in essa sono state inserite le plusvalenze e le minusvalenze da calciatori nel conto economico. Parafrasando una celebre espressione del grande uomo politico inglese William Gladstone, la plusvalenza è stata "eretta a sistema di governo".

Peccato che ciò confligga con quanto stabilito dal Codice Civile: la vendita di un bene, com’è appunto la cessione di un calciatore (che è classificato sia dal Codice che dalla disposizione Figc tra le immobilizzazioni), deve essere iscritta tra le componenti straordinarie. Anche i 4,4 milioni di minusvalenze, al contrario del dettato legislativo, sono state inserite tra i costi ordinari. Com’è stato per le altre società le differenze risultano notevoli. Inserendo plusvalenze e minusvalenze la differenza tra il valore e i costi della produzione risulta positiva per 31,5 milioni. Invece escludendole secondo la stesura del Codice, il risultato risulta negativo per 8,9 milioni: quindi, la gestione ordinaria è in perdita.

GRAZIE MEDIASET
Ricalcolando il fatturato secondo il Codice, esso è pari a 248,3 milioni (+7,53% rispetto al 2005). In esso si nota innanzitutto il calo dei ricavi da gare in casa (- 4,83%, e da abbonamenti (- 8,28%) calati di oltre 1,11 milioni. In discesa del 3,36% le entrate da sponsorizzazioni ammontate a 29,7 milioni: tra le principali si segnalano i 5 milioni di BetandWin, i 12,66 milioni versati da Adidas "per l’acquisto del diritto ad apporre il proprio marchio sulle divise da gioco ufficiali"sino al 30 giugno 2010 e i 4,5 milioni del gold sponsor Pagine Gialle. Nella voce “sponsorizzazioni” sono anche inclusi circa 3 milioni versati da sponsor istituzionali (tra essi il colosso bancario IntesaSanpaolo), partner commerciali e fornitori tecnici e ufficiali: in quest’ultima categoria, secondo quanto illustrato sul sito internet del Milan (http://www.acmilan.com/InfoPage.aspx?id=13430), c’è anche “La Gazzetta dello Sport”. Il primo quotidiano sportivo italiano è anche fornitore ufficiale dell’Inter (si veda il sito http://www.inter.it/aas/sponsor/home?L=it).

In caduta libera (-75%) è la voce “proventi commerciali e royalties” ammontata ad appena 4,04 milioni, che si riferisce all’attività di merchandising e licencing, in particolare con Adidas. Questa raffica di segni negativi è stata compensata dalle voci relative ai diritti tv, ammontati a 127,99 milioni (+30,33%), a quelli della partecipazione alla Champions League (27,78 milioni, +12,98%) e dai ricavi vari (12 milioni, +38,07%) riguardanti per 8,96 milioni "proventi derivanti dai riaddebiti operati nei confronti di Milan Entertainment".

I proventi televisivi per il campionato e del Trofeo Berlusconi si riferiscono per 90,82 milioni ai contratti stipulati con Sky per la sola cessione dei diritti: a questa cifra bisogna aggiungere 2,1 milioni del premio riconosciuto dall’emittente satellitare al Milan per il secondo posto ottenuto in campionato, prima del processo sportivo che l’ha penalizzata di 30 punti portandola al quarto posto. Il riconoscimento è stato oggetto di trattative con Inter e Roma che hanno avanzato la posizione in classifica.

Ma non è finita qui: ci sono 33,76 milioni provenienti da gruppo Mediaset, di cui 27 milioni derivanti dal diritto di opzione per la stagione 2009/10 previsto nel contratto stipulato nel febbraio 2006. Si tratta di un primo congruo anticipo da parte di una delle principali società del gruppo Fininvest, poiché nella stessa data è stato firmato un contratto per le stagioni 2007/08 e 2008/09 "per la cessione dei diritti televisivi in chiaro e/o a pagamento e/o accesso condizionato in qualsiasi forma o qualsiasi modalità" per "un complessivo ammontare pari a euro 198 milioni"che sarà contabilizzato negli esercizi di competenza. Davvero un bel “tesoretto”, che le maggior parte delle squadre del campionato di A non possono usufruire: non a caso i risconti passivi (anticipo di ricavi futuri), riguardanti principalmente la fatturazione anticipata dei diritti tv per le partite a San Siro per la stagione 2006/07 e di alcuni contratti commerciali, si è dimezzato da 66,66 a 32,84 milioni.

Con il fiume di danari freschi proveniente da Mediaset c’è decisamente meno bisogno di ottenere somme in acconto. Piccola osservazione: se il Milan fa parte di un gruppo dov’è presente la principale società televisiva privata, ossia Mediaset, che bisogno ha di stipulare contratti con diritti di opzione con essa? E’ improbabile che l’amministratore delegato Galliani stipuli una simile scrittura con un concorrente.

LIEVITAZIONE DEI COSTI
Nel 2006 spese del Milan sono lievitate rispetto al 2005 dell’1,24% a 257,2 milioni. Ciò nonostante il calo del monte salari e stipendi dell’8,35%, passato da 141,19 a 129,41 milioni. I compensi contrattuali ai calciatori (la cui rosa è aumentata da 47 a 53) sono diminuiti da 117,26 a 109,29 milioni: è stata tagliata anche la quota variabile legata ai risultati sportivi da 8,55 a 7,24 milioni. Quest’ultima "si riferisce principalmente ai premi relativi ai passaggi – si legge nella nota integrativa – di turno Champions League e al raggiungimento del secondo posto nel campionato 2005/2006, in quanto la società ha voluto premiare l’effettivo risultato ottenuto sul campo". Sono stati inoltre drasticamente tagliati gli emolumenti agli altri dipendenti da 9,34 a 5,32 milioni. Curiosamente sono invece aumentate le retribuzioni per gli allenatori, che assieme agli altri tecnici sono 38 (in precedenza 32), da 5,22 a 5,76 milioni.

L’incremento complessivo dei costi è stato causato dal +30,82% (47,08 milioni) e dal +28,59% (14,07 milioni) rispettivamente per i “servizi” e per gli “altri oneri diversi di gestione”. Nella prima voce, si evidenzia l’esplosione dei costi specifici tecnici da 4,95 a 9,02 milioni: essi "sono composti da consulenze tecnico-sportive prestate in fase di acquisizione dei calciatori e da costi per l’osservazione dei calciatori". Oltre a ciò "l’importo comprende inoltre i costi connessi a transazioni di contratti derivanti dalla campagna trasferimenti".

Insomma, i procuratori e gli osservatori sono ben retribuiti dal Milan. Hanno fatto boom, con un incremento di 9,9 milioni, anche i “servizi vari da società controllate” che hanno raggiunto i 13,80 milioni: essi si riferiscono al "contratto di servizi stipulato tra l’Ac Milan e la Milan Entertainment in forza della quale la stessa rende alla controllante Ac Milan i servizi commerciali, marketing e vendite, i servizi di gestione e amministrazione del personale, i servizi gestione stadio, i servizi amministrativi e quelli logistici".

La società rossonera spiega che "l’incremento dei costi contabilizzato nell’anno 2006, è dovuto al fatto che si riferisce a dodici mesi di attività operativa, rapportati ai soli tre mesi dell’esercizio 2005". Ciò non toglie il fatto che, se il Milan ha ottenuto una significativa plusvalenza con la cessione dei marchi alla Milan Entertainment, i costi annuali per i servizi da essa resi dovrebbero mantenersi su livelli abbastanza sostenuti e occupare una parte di rilievo sul totale. La stessa società controllata ha pesato per 8,96 milioni, pari al 63,66% del totale di oltre 14 milioni, nella voce “altri oneri diversi di gestione” per "oneri derivanti da riaddebiti per competenze".
Di minimo rilievo l’incremento (+2,63%) delle spese per gli ammortamenti, pari a 25,77 milioni, quasi interamente composte da quelle per i diritti alle prestazioni dei calciatori.

QUANTI DEBITI!
Se il Milan non avesse alle spalle la solida potenza del gruppo Fininvest, i suoi oltre 289,70 milioni di debiti costituirebbero un macigno come quello di Sisifo. Per giunta, l’importo è in crescita del 19,06% rispetto al 2005: inoltre, gli oltre 248 milioni di ricavi non riescono a coprire tutta l’esposizione. Spicca su tutti la cifra dovuta alle banche pari a 95,7 milioni (+7,5%). Seguono i 36,54 milioni verso gli altri finanziatori (+8,41%): si riferiscono "a debiti verso società di factoring per anticipazioni di crediti futuri in riferimento a contratti di natura commerciale". Il Milan possiede una forte esposizione di circa 43 milioni con le controllate, di cui ben 38,32 milioni verso la solita Milan Entertainment: quest’ultimo deriva "dall’attività di tesoreria svolta da Ac Milan formalizzata nel maggio 2006 attraverso un contratto di conto corrente finanziario di corrispondenza intercompany". La società rossonera ha anche un debito di 4,42 milioni con Fininvest, in crescita dai 3,64 milioni dell’anno precedente: la controllante deve anche ricevere altri 11 milioni per finanziamenti a titolo oneroso. Non mancano anche le somme arretrate dovute al fisco, pari a 19,82 milioni, in aumento del 15,78%. Sono costituiti per 13,45 milioni da debiti per Irpef: nella nota integrativa la società spiega che "il debito nei confronti dell’Erario per le ritenute Irpef maturate su stipendi è stato regolarmente saldato alle scadenze previste".

Il Milan possedeva al 31 dicembre scorso debiti per 33,92 milioni (29,55 nel 2005) con società di calcio. La cifra si compone di 15,63 milioni relativi al "saldo della campagna trasferimenti 2006/2007 al 31 dicembre 2006 ed il residuo"con la Lega Calcio. Gli altri 14,68 milioni si riferiscono al debito verso al Real Betis per l’acquisto di Ricardo Oliveira e per quello con il Rennes per l’acquisizione di Yohann Gurcouff.

E a proposito di calciatori, nel bilancio è evidenziato un ulteriore consistente "fardello" di 22,93 milioni, in crescita dai precedenti 21,69, di debiti verso fornitori. Il Milan non specifica quali siano: in questa cifra potrebbero essere compresi anche eventuali somme dovute ai procuratori sportivi.
Infine, la società aveva anche ulteriori debiti per 13,78 milioni, per la quasi totalità verso tesserati. Nella nota integrativa si sottolinea che "il debito verso tesserati da riferimento a mensilità regolarmente pagate nei mesi di gennaio e febbraio 2007 e a risoluzioni contrattuali aventi scadenze rispettate regolarmente secondo quanto stabilito da ogni contratto".
di Marco Liguori

domenica 9 marzo 2008

Bloomberg Investimenti 8 marzo 2003

Milan e Inter amici per plusvalenza...

Marco Liguori
Salvatore Napolitano

Milan e Inter sono costrette da sempre a combattersi duramente sul campo per ovvi motivi di campanile. Ma quando si tratta, di badare all'aspetto economico riescono ad accordarsi in men che non si dica. E non ci si riferisce al consorzio San Siro 2000, organismo in compartecipazione tra le due società, creato per la gestione dello stadio Meazza, ma piuttosto alle ricche plusvalenze che entrambe si garantiscono da anni scambiandosi vicendevolmente calciatori noti nonché carneadi assoluti con valutazioni certamente discutibili. Questo frenetico scambio di calciatori da una sponda all'altra non è servito per portare i conti in utile, ma ha comunque dato una mano consistente a diminuire le perdite di bilancio. Il gioco delle plusvalenze incrociate non è stato inaugurato da Milan e Inter, né le due società sono le uniche ad adottare questa tecnica tutta calcistica. Ma il loro è certamente il rapporto più assiduo. Hanno cominciato nella stagione agonistica 1999-2000: allora si limitarono ad uno scambio tra due sconosciuti, Davide Cordone e Fabio Di Sauro. Ciò consentì una plusvalenza di 4,73 milioni di euro al Milan e di 4,6 milioni all'Inter. Ma i prezzi erano elevati, si dirà, a causa della bolla che si stava gonfiando anche nel calcio: peccato che in quella stessa stagione il Milan avesse venduto Massimo Maccarone all'Empoli e Massimo Oddo al Verona con plusvalenze pari rispettivamente alla miseria di 645mila e 775mila euro. E che l'Inter avesse ceduto Fabio Galante al Torino per 2,63 milioni. Nella stagione successiva, quella 2000-2001, gli scambi si intensificarono: gli ignoti di turno furono Marco Bonura e Andrea Polizzano, e ciò originò una plusvalenza di 4 milioni di euro al Milan e di 4,1 milioni all'Inter. In quella stessa stagione, il Milan cedette il difensore Thomas Helveg all'Inter in cambio del pari ruolo Cyril Domoraud. Per i rossoneri la plusvalenza fu di 6,19 milioni di euro, per i nerazzurri di 6,7 milioni. Peccato che il danese non sia nemmeno passato da Appiano Gentile per le visite mediche: l'Inter lo ha immediatamente prestato per un anno al Milan. Il valore del prestito? La modica cifra di 1.000 euro. Dunque, la società nerazzurra comprò un giocatore a 11,36 milioni per prestarlo a mille. Nella scorsa stagione, la 2001-2002, c'è stato un vero e proprio vortice di scambi con relative plusvalenze incorporate: anzitutto, il rituale transito incrociato di giocatori oscuri alle platee dei calciofili, nel caso in questione Matteo Bogani e Paolo Ginestra, che ha portato una plusvalenza di 3,56 milioni di euro al Milan e di 3,58 milioni all'Inter. Poi una serie di scambi più appariscenti, tra Andres Guglielminpietro e Christian Brocchi, con un beneficio economico di 8,54 milioni per il Milan e di 7,23 milioni per l'Inter, tra il turco Umit Davala e il croato Dario Simic, 12,4 milioni per il Milan e 14,6 per l'Inter, e tra Francesco Coco e Clarence Seedorf, 28,84 milioni per il Milan e 17,13 per l’Inter. Da questa girandola resta all'apparenza senza un compagno Drazen Brncic, girovago del pallone, che ha giocato molto in Croazia e Belgio, e poco in Italia: ceduto dal Milan all'Inter nel luglio 2001 ha consentito alla società rossonera una plusvalenza di 9,64 milioni. Che sia stata una sorta di ricompensa per l'acquisto di Andrea Pirlo, che nel bilancio chiuso al 30 giugno 2001, portò all'Inter una plusvalenza di 14,43 milioni?

Galliani lo "scisso"
Il presidente della Lega Calcio, Adriano Galliani, non è per nulla soddisfatto del comportamento dell'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani. Mentre il primo reclama dallo scorso luglio la necessità di un ridimensionamento dei costi, il secondo ha fatto orecchie da mercante, spendendo a piene mani nel mercato estivo: Alessandro Nesta, Rivaldo, Seedorf, Dario Simic, Samuele Dalla Bona, Jon Tomasson oltre al ritorno di Leonardo. Certo, il Milan può permettersi di chiudere ogni anno il bilancio in profondo rosso. Ma solo perché ha le spalle ben coperte dall'azionista al 99% Reteitalia, società del gruppo Fininvest, che ogni anno ricapitalizza per ripianare le perdite di gestione: 33,22 milioni di euro nell'esercizio chiuso al 30 giugno 2002, 35,6 nel 2000-2001, 10,76 nel ‘98-‘99, 12,85 nel '97-'98, 13,99 nel '96-'97, 22,91 nel '95-'96. Soltanto nell'esercizio 1999-2000 spicca un piccolo utile di 1,99 milioni, raggiunto però grazie ad un paio di plusvalenze particolari per un totale di 9,65 milioni: quelle garantite dalle vendite degli sconosciuti Matteo Beretta alla Juventus e Davide Cordone all'Inter. L'inserimento del Milan nel gruppo Fininvest è organico, come ha rilevato la società che ne certifica il bilancio, la Deloitte & Touche, che a tal proposito parla di "significativi rapporti". Il perché è presto detto: oltre alle robuste iniezioni annue di capitale dell'azionista di riferimento, il Milan può contare anche su generosi aiuti di altre società del gruppo: come per esempio i 10,33 milioni per il contratto stipulato con Rti, relativo alla cessione dei diritti tv per le partite casalinghe della Coppa Uefa 2001-2002: sei gare non certo di cartello contro Bate Borisov, Cska Sofia, Sporting Lisbona, Roda, Hapoel Tel Aviv e Borussia Dortmund, che fecero accorrere allo stadio un totale di appena 65.089 spettatori per un incasso di 933mila euro. O come i 6,04 milioni ottenuti da Publitalia '80 per la vendita di pacchetti pubblicitari relativi soprattutto a quelli all'interno dello stadio. I rapporti commerciali del Milan con il gruppo Fininvest sono ammontati ad un totale netto di 17,07 milioni, il 10,75% del fatturato. O come il finanziamento di 13,1 milioni della Fininvest per il debito Iva la cui gestione è centralizzata. Nonostante gli aiuti, il conto economico è in rosso e l'equilibrio finanziario assolutamente precario. La perdita è di 33,21 milioni solo perché le plusvalenze sono ammontate a 77,96 milioni, 63 dei quali ottenuti grazie all'Inter. Infatti, la perdita operativa è stata di 97,72 milioni, e dei 158,85 milioni di fatturato il 76,54% se n'è andato in stipendi e il 45,75% nell'ammortamento dei giocatori. Il capitale netto è pari a 52,54 milioni, mentre le passività ammontano a 301,83 milioni con un evidente squilibrio. E questo nonostante al 30 giugno scorso il Milan avesse già incassato da Tele+ i soldi per la cessione dei diritti criptati delle partite casalinghe di questo e del prossimo campionato. Non a caso le passività correnti superano le attività correnti di 234,34 milioni di euro.

bianconeri e rossoneri: bello avere le spalle protette!

il manifesto 22 marzo 2003

Milan-Juventus...debiti e blasone...

Debiti e blasone, a San Siro la sfida Fininvest-Fiat Questa sera al Meazza, Milan e Juventus si giocano sul campo un pezzo di scudetto. Fuori dal rettangolo verde invece, sono costrette come tutte le altre squadre a fare i conti con bilanci in rosso e plusvalenze. Con le spalle protette però dalle ricchezze di Berlusconi e della famiglia Agnelli

MARCO LIGUORI
SALVATORE NAPOLITANO

Le loro bacheche sono piene: in tutto, 42 scudetti e 7 Coppe dei Campioni più una trentina di altri trofei internazionali. Quella di questa sera a San Siro tra Milan e Juventus non sarà però solo una sfida di pluridecorati, ma anche di plurindebitati. L'ultimo bilancio annuale, che per le società calcistiche chiude al 30 giugno, parla chiaro: la gestione operativa, che include i ricavi totali e i costi della produzione, escludendo quindi sia proventi e oneri finanziari che plusvalenze e minusvalenze derivanti dai trasferimenti dei calciatori, è andata in rosso per 194,37 milioni di euro, con un poco onorevole pareggio di 96,65 milioni per la Juve e 97,72 per il Milan. Le passività complessive ammontano a 702,84 milioni, con vittoria juventina per 401,01 a 301,83. Anche il capitale netto bianconero risulta superiore: 99,53 milioni a 52,54. E' la prova evidente di uno squilibrio profondo tra mezzi propri e mezzi di terzi. Dunque non è bastata nemmeno la consistente cifra di 335,97 milioni di fatturato totale: 177,12 dei bianconeri e 158,85 dei rossoneri. D'altro canto, i soli stipendi elargiti ammontano rispettivamente a 133,8 e a 121,59 milioni, e le quote annue di ammortamento dei giocatori a 68,58 e a 72,68 milioni: non bisogna stupirsi se i bilanci somigliano ad una gruviera. Solo per fare un esempio, il Chievo deve allestire una squadra in grado di affrontare con dignità lo stesso torneo di Milan e Juventus con la miseria di 21,67 milioni di ricavi annui e pagando stipendi per 14,5 milioni. Non c'è che dire: Adriano Galliani e Antonio Giraudo, amministratori delegati rispettivamente di rossoneri e bianconeri, sono dirigenti molto fortunati. Perché hanno le spalle ben protette da Silvio Berlusconi e dalla famiglia Agnelli. Perdita di bilancio? Nessun problema, la ricapitalizzazione è presto fatta. C'è bisogno di garanzie sui debiti assunti? Una fidejussione non si nega di certo. E si parla ogni anno di cifre nell'ordine di grandezza di un centinaio di milioni. Qualche giocatore fa le bizze per il rinnovo contrattuale o qualche altro interessa per la stagione seguente? Basta che il direttore generale bianconero Luciano Moggi chiami il figlio Alessandro, uno dei procuratori più influenti, che controlla la Football Management, a sua volta socia della Gea, la società dei figli famosi (Geronzi, Tanzi, Cragnotti, Calleri, De Mita) che detiene una fetta consistente del mercato, e l'accordo si trova in men che non si dica. Per la sua consulenza, la società di Moggi jr. ha ricevuto nella scorsa stagione dalla Juventus un assegno da 600mila euro. Per rossoneri e bianconeri le cose non vanno affatto male con gli sponsor e le televisioni: tutti in fila a dare soldi. Nel caso del Milan si tratta spesso di aziende di famiglia: come Publitalia `80, concessionaria della gestione dei cartelloni pubblicitari all'interno dello stadio Meazza, o come Rti, pronta lo scorso anno a strapagare i diritti delle partite casalinghe di coppa Uefa. E addirittura Tele+ versa a Milan e Juventus due anni anticipati: mai visto un cliente così premuroso. Sono all'incirca una sessantina di milioni annui. Denari che ovviamente sono stati già utilizzati per far andare avanti la gestione. Basterebbe una modifica di questa favorevolissima clausola contrattuale per costringere Fininvest e Ifi a reperire altrove quei soldi mancanti. Rivaleggiando negli anni per garantirsi la supremazia sportiva, soprattutto per questioni di immagine, Milan e Juventus hanno cercato introiti ovunque, i bianconeri persino in Libia: il ricorso all'aiuto finanziario della famiglia Gheddafi non è certo una novità a Torino. In cambio, il figlio del dittatore africano è entrato in pompa magna nel consiglio di amministrazione. Così facendo, le due società hanno gonfiato il mercato, costringendo chi voleva interromperne la supremazia a svenarsi. Il calcio nostrano si trova sull'orlo del burrone perché non ci sono imprenditori italiani in grado di competere a lungo con la forza economica e politica di casa Fininvest e di casa Fiat. Su un punto però la Juventus stacca nettamente il Milan: nel risultato finale dell'esercizio. Al 30 giugno 2002 i bianconeri sono riusciti, grazie alle plusvalenze, a raggiungere l'utile, i rossoneri no: 6,13 milioni per la Juve, contro una perdita di 33,22 milioni per il Milan. Giraudo ce l'ha fatta vendendo Zinedine Zidane e Filippo Inzaghi, con una plusvalenza complessiva di 101,04 milioni: ma non si pescano due jolly simili ogni anno. A Galliani non sono bastate le acrobazie con l'Inter, i cui scambi reciproci tra giocatori hanno prodotto, solo nella passata stagione, 62,9 milioni di plusvalenze. La più ardita di tutte è stata però la cessione del danese Thomas Helveg, avvenuta nella stagione 2000-2001, che ha fruttato al Milan una plusvalenza di 6,2 milioni. Ma, come è noto, il danese non ha mai lasciato Milanello. Ciò che non è noto è il perché: l'Inter lo ha immediatamente prestato ai cugini a un prezzo d'occasione, pari a mille euro annui. Frequentemente nel mondo del calcio le plusvalenze incrociate si riferiscono a perfetti sconosciuti e non generano alcun movimento finanziario. Ai rilievi sulla circostanza che i bilanci vengano parzialmente abbelliti ricorrendo ai guadagni derivanti dai trasferimenti dei calciatori, ossia alla gestione straordinaria, le società replicano sostenendo che tale compravendita faccia ormai parte dell'attività normale di una società di calcio. Peccato che, leggendo i bilanci, esse stesse la inseriscano, correttamente, nella gestione straordinaria. Ma c'è una considerazione che trancia ogni discorso: tutte le società chiudono il bilancio contabilizzando delle plusvalenze sui trasferimenti dei calciatori. Dunque, qualcosa non quadra: se tutte guadagnano non vuol dire che sono tutte brave, ma più semplicemente che alterano i prezzi. E' come comprare un normale cucchiaino a un milione di euro, dando in cambio per lo stesso prezzo una matita. La plusvalenza immediata sarebbe enorme, ma il cucchiaino sarebbe stato strapagato. Un giochino semplice, ma che non può durare all'infinito.

sabato 23 febbraio 2008

astuzie rossonere

il manifesto 5-12-2003

Diavolo, un ricettario di furbizie

Il patrimonio calciatori svalutato col decreto «spalma perdite», le plusvalenze fittizie con l'Inter, il ricorso ai condoni fiscali, l'appoggio imprescindibile della Fininvest: sono gli artifici contabili usati dal Milan per il bilancio della stagione 2002/03. Chiuso, nonostante tutto, con un passivo di 29,5 milioni di euro.

MARCO LIGUORI
SALVATORE NAPOLITANO

La ricetta è ampiamente sperimentata e gli ingredienti ormai noti. Si prende una dose massiccia di svalutazione dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, usufruendo della famigerata legge definita «spalma perdite», facciamo 242,005 milioni di euro. Vi si aggiunge un sostanzioso strato di plusvalenze incrociate fittizie, facciamo 27,95 milioni. Si mischia l'impasto ottenuto con un paio di condoni: il primo per chiudere le liti fiscali pendenti dinanzi alla Commissione tributaria o al giudice ordinario, facciamo 2,389 milioni; l'altro, chiamato «tombale», atto a definire tutte le posizioni relative a Irpef, Irap e Iva fino al 30 giugno 2001, facciamo 1,813 milioni. Infine, si condisce il tutto con un assegnino staccato dall'azionista di maggioranza per ripianare le perdite nel bel mezzo della stagione: una spruzzatina di 60,579 milioni. Si ottiene un piatto di gran moda, ma totalmente indigesto a chi crede che le regole contino ancora qualcosa. Grosso modo è questo il bilancio del Milan, chiuso al 30 giugno 2003: un ricettario della furbizia. Ma tutto ciò non è bastato per finire in utile. Infatti, in via Turati è rosso continuo: 29,5 milioni di perdite, in linea con i 33,22 dell'anno precedente. E non è stato sufficiente nemmeno il record del fatturato, aumentato al massimo storico, per la prima volta oltre i 200 milioni: esattamente a 203,852 milioni, il 28,33% in più dei 158,854 dell'esercizio precedente. Con i suoi 218,3 milioni incassati, solo la Juventus è riuscita a far meglio: rossoneri e bianconeri sono stati beneficiati dall'aver raggiunto la finale di Champions League nella scorsa stagione. I conti del Milan riflettono la gioiosa abbondanza derivante dal fatto che la squadra è il biglietto da visita del Cavaliere. In tempi di generale carestia, la società rossonera ha potuto tranquillamente permettersi un sostanzioso incremento degli stipendi elargiti: dai 121,588 milioni della stagione 2001-2002 ai 152,568 di quella
2002-2003. E' la conseguenza di una campagna acquisti incentrata sugli arrivi di Alessandro Nesta, Rivaldo, Clarence Seedorf e Jon Dahl Tomasson. E le solenni promesse di risanamento, che sono state necessarie per ottenere la legge 27 del 21 febbraio 2003, la cosiddetta «spalma perdite»? Quelle le ha fatte il presidente della Lega calcio Adriano Galliani, mica l'amministratore delegato rossonero Adriano Galliani. Il rosso di bilancio è stato attutito drasticamente dalla legge 27 e dalle plusvalenze fittizie: sarebbe stato infatti di 112,71 milioni senza il ricorso ad esse. Non avrebbe creato però soverchi problemi ai conti rossoneri: l'azionista di maggioranza Fininvest, leggasi Silvio Berlusconi, che controlla la quasi totalità delle azioni, avrebbe semplicemente dovuto sborsare l'eccedenza di perdite, rispetto a quelle iscritte a bilancio, di 83,21 milioni. Una bazzecola per le tasche capienti del presidente del Consiglio, ma pur sempre un piccolo fastidio da 160 miliardi e spiccioli di vecchie lire.

Il Milan ha infatti sfruttato in misura rilevante i benefici dell'ineffabile «spalma perdite», svalutando il patrimonio calciatori nella misura di 242,005 milioni. Tra le grandi che vi sono ricorse, solo l'Inter ha operato un taglio più drastico. Come spiegato a pagina 37 del bilancio rossonero, l'adozione della norma ha generato minori ammortamenti complessivi pari a 54,305 milioni. E gli ammortamenti, come chiunque sa, sono un costo. Ma non è tutto: la Deloitte & Touche, società chiamata alla revisione del bilancio, ha dovuto sottolineare che, se tale svalutazione fosse stata imputata interamente al conto economico, «come previsto dalle norme sul bilancio di esercizio contenute nel Codice Civile e dai principi contabili di riferimento» l'aumento della perdita, e la contestuale riduzione del patrimonio netto sarebbe stata pari a «217,805 milioni, ovvero l'ammontare delle svalutazioni pari a 242,005 milioni meno la quota di ammortamento dell'esercizio pari a 24,2 milioni». E qui il fastidio per la Fininvest sarebbe stato un po' maggiore:
un assegno da circa 422 miliardi di vecchie lire. Quanto alle plusvalenze, il Milan non ha affatto perso il vizio degli anni passati, iscrivendo a bilancio un totale di 28,908 milioni. Gli scambi con l'Inter sono ormai assurti al rango di consuetudine, ma lo scorso giugno è stato infranto il record: quattro carneadi hanno fatto il viaggio da Milanello ad Appiano Gentile e viceversa. Quello di Simone Brunelli, Matteo Deinite, Matteo Giordano e Ronny Toma verso l'Inter ha generato una plusvalenza fittizia totale di 11,961 milioni. In cambio, sono però arrivati a prezzi folli, in tutto 13,95 milioni, Salvatore Ferraro, Alessandro Livi, Giuseppe Ticli e Marco Varaldi.

Nelle sue usuali operazioni, il Milan non si è accordato con la sola Inter, ma anche con il Parma. Le cessioni di Marco Donadel, Davide Favaro e Mirco Stefani, scambiati con Luca Ferretti, Roberto Massaro e Filippo Porcari, hanno garantito 7,892 milioni di plusvalenza. Quanto ai rapporti con il Fisco, è rilevante l'ammontare pagato dai rossoneri per aderire ai vari condoni previsti dalla legge finanziaria 2003: 4,202 milioni complessivi, ossia 8 miliardi e 136 milioni di vecchie lire, sono la prova che la società milanista non può godere dell'etichetta di contribuente modello. Solo per fare due paragoni, la Juventus ha dovuto sborsare 755mila euro e l'Inter una vera inezia: 68.698 euro. Infine, il Milan continua a beneficiare dei privilegi dell'appartenere al gruppo Fininvest. Lo ha segnalato, come accade ogni anno all'atto della certificazione del bilancio rossonero, anche la Deloitte & Touche e se ne comprende bene il perché: oltre ai 60,579 milioni di perdite ripianate dalla Fininvest con decisione presa dall'assemblea straordinaria del 20 dicembre 2002, si segnalano 11,333 milioni di ricavi ottenuti dal Milan per un accordo con Publitalia `80, concessionaria di pubblicità del gruppo, un debito di 15,844 milioni di natura finanziaria con la Fininvest, e qualche spicciolo per la cessione dei diritti televisivi a R.T.I. delle insulse amichevoli estive.

Non solo la situazione economica è precaria, ma anche quella finanziaria non è affatto brillante. Se la società supera indenne le tempeste è solo perché ha le spalle coperte dalla Fininvest: e può contare su aiuti importanti proprio per la sua appartenenza. Al 30 giugno 2003 la differenza tra debiti da un lato, e crediti e liquidità dall'altro, era pari a 92,358 milioni. Uno squilibrio certamente rilevante che però è di molto inferiore a ciò che sarebbe potuto essere. Infatti, a quella data, il Milan aveva già incassato i proventi relativi alla cessione dei diritti televisivi criptati sia per il campionato 2003-2004 che per quello successivo: e si parla di circa 150 milioni, equivalenti a poco più di 290 miliardi di vecchie lire. E' come se una famiglia avesse incassato in anticipo due anni di stipendio: ma se un giorno il datore di lavoro dovesse decidere di interrompere questa piacevole usanza, pagando alle scadenze regolari di fine mese, per due anni la famiglia in questione non incasserebbe più un centesimo: sarebbe perciò costretta a indebitarsi con le banche o con i fornitori per far fronte alle spese. E naturalmente subirebbe dei salatissimi interessi passivi, innescando un circolo vizioso: nel caso del Milan, 150 milioni di prestito al tasso del 7,125%, riservato alla clientela di primissimo ordine, produrrebbero un onere annuo di 10,69 milioni: un costo superiore a quello del promettente brasiliano Kakà.
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il pallone in confusione

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