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sabato 6 dicembre 2008

Processo Gea: la parola alla difesa

Il processo a Roma sulla Gea World è alle ultime battute. Dopo le conclusioni del Pubblico ministero, in settimana gli avvocati difensori degli imputati hanno espresso tutte le loro controdeduzioni. Sul sito Ju29Ro è possibile leggere un'ampia sintesi delle loro arringhe.
il pallone in confusione

venerdì 5 dicembre 2008

Corte federale respinge ricorso Moggi per squalifica Calciopoli

Accolto invece il ricorso del presidente della Reggina, Pasquale Foti, contro l'inibizione ricevuta per aver svolto operazioni di calciomercato fuori sede

La corte di giustizia federale della Figc ha ritenuto inammissibile e quindi respinto l'appello avanzato da Luciano Moggi avverso i cinque anni di inibizione con multa ad 50.000 euro inflitti all'ex-dirigente della Juventus a seguito dei deferimenti del procuratore federale. Moggi aveva presentato l'appello dopo avere rinunciato al tesseramento presso la federcalcio. Nella stessa riunione tenuta oggi, accolti invece i ricorsi del presidente della Reggina Pasquale Foti, contro i 45 giorni di inibizione per avere svolto operazioni di mercato in sede non autorizzata, del direttore sportivo del Chievo, Giovanni Sartori (45 giorni), e del suo collega al Lecce, Guido Angelozzi (un mese). La commissione disciplinare ha quindi respinto la richiesta di deferimento avanzata nei confronti di Bruno Conti ed Aldo Bartolomei, per il loro coinvolgimento, quando erano rispettivamente responsabile del settore giovanile della Roma il primo e della segreteria il secondo, per la vicenda legata al tesseramento del calciatore Gennaro Falzarano, a sua volta invece squalificato per 20 giorni a seguito della richiesta di patteggiamento. Multa di 5.000 euro invece per la Roma.
Fonte: Apcom
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Statuto Figc: Moggi non può più tesserarsi

giovedì 4 dicembre 2008

Bolelli: "Io paragonato a Moggi? Adisco vie legali"

Ieri l'ultimo affondo della Federtennis su Simone Bolelli apparso sul sito della federazione - che ha definito la richieste fatte dall'atleta al suo circolo di non tesserarlo per il 2009 come "un tentativo di sottrarsi alla giustizia sportiva, sul modello di quanto già fatto da Moggi in Calciopoli" - oggi immediata la replica del tennista bolognese e la conferma di adire le vie legali per l'intera vicenda. "L'infelice paragone con "Calciopoli" - afferma in una nota l'avv. Paolo Nicodemo, legale del tennista - e con la strategia difensiva adottata dal Sig. Moggi, pubblicato sul sito federale, è del tutto inappropriato, in quanto Simone Bolelli non può avere alcun interesse a "sottrarsi" ad un'eventuale squalifica, poiché è già stato pesantemente sanzionato dalla delibera del Consiglio Federale, con una "scomunica" senza precedenti adottata all'indomani dell'incontro di Coppa Davis Italia-Lettonia". Bolelli e il suo allenatore Claudio Pistolesi intendono ribadire che "l’unico scopo della loro rinuncia al tesseramento Fit consiste nella volontà di non intrattenere più alcun rapporto con l'attuale dirigenza federale, in conseguenza dei pesantissimi attacchi personali subiti nell'ultimo periodo".
Fonte: Ansa
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martedì 2 dicembre 2008

Statuto Figc: Moggi non può più tesserarsi

Secondo la “costituzione” federale vigente, è vietata l’affiliazione di chiunque si sia sottratto con le dimissioni a un procedimento disciplinare instaurato o a una sanzione della giustizia sportiva. L’ex dg e consigliere di amministrazione con poteri esecutivi della Juve non può quindi rientrare nel mondo del calcio

Ha ragione il presidente della Figc, Giancarlo Abete, di aver voluto « ribadire il principio che nessuno può sottrarsi all'accertamento delle proprie responsabilità nei confronti della giustizia sportiva». La decisione, emanata lunedì scorso dal Consiglio Federale, di aver voluto dare un’interpretazione autentica riguardo ad alcune disposizioni normative ha costituito un segnale forte dopo i dubbi sorti con la sentenza di accoglimento di un ricorso di Luciano Moggi da parte della Corte Federale. L’ex direttore generale e consigliere di amministrazione con poteri esecutivi della Juventus era stato accusato di aver costituito un sistema di comunicazioni telefoniche riservate tramite alcune sim svizzere in prossimità dei sorteggi arbitrali e delle partite. Egli aveva ottenuto la cancellazione della sanzione a 14 mesi di inibizione, poiché i giudici avevano accolto la sua tesi che, essendosi dimesso dal maggio 2006, non era più giudicabile. In seguito, aveva presentato ricorso contro l’inibizione di cinque anni con proposta di radiazione impartita alla fine del processo per Calciopoli dell’estate di due anni fa.
La sentenza delle Sim svizzere aveva creato incertezze: ma il Consiglio federale le ha eliminate attraverso il chiarimento delle disposizioni degli articoli 36 punto 7 delle Noif e 19 del Codice di giustizia sportiva. E giustamente Abete ha voluto sottolineare che «non c'è alcuna modifica, abbiamo voluto solo riconfermare la ratio di una norma già emanata per fare chiarezza»: ovviamente non riguarda solo Moggi, ma qualunque tesserato che si trovasse nella stessa situazione. La spiegazione delle affermazioni del presidente si basa sul dettato dello Statuto federale. L’articolo 16 prevede infatti al punto 3 che «è vietato il tesseramento di chiunque si sia sottratto volontariamente con dimissioni o mancato rinnovo del tesseramento a un procedimento disciplinare instaurato o a una sanzione irrogata nei suoi confronti». La linea difensiva di Moggi sostiene appunto di non essere più tesserato e quindi non più giudicabile: con le dimissioni scatta quindi automaticamente la previsione statutaria. Qualora il procedimento fosse stato eventualmente instaurato dopo le dimissioni, si applicherebbe comunque la seconda parte relativa al sottrarsi alla sanzione. Da notare che la norma statutaria è molto drastica, poiché prevede il divieto assoluto di un nuovo tesseramento: quindi l’ex dirigente bianconero non può più far parte del mondo del calcio, neppure se al termine della squalifica non fosse stabilita la radiazione proprio perché con le dimissioni si è sottratto alla sanzione. Anche lo scorso marzo il Tar del Lazio, nelle motivazioni della sentenza che hanno sancito la legittimità dell’inibizione di cinque anni per Calciopoli, ha sottolineato che Moggi doveva essere giudicato dalla giustizia sportiva perché le sue dimissioni da affiliato Figc sono avvenute a scandalo già scoppiato e a inchiesta sportiva in corso. Inoltre, il tribunale amministrativo aveva specificato che l'attività di Moggi si era svolta completamente all'interno del calcio italiano: quindi, sotto l’ordinamento della Federcalcio. L’ex dirigente può ancora ricorrere al Consiglio di Stato contro questa sentenza.
In base a ciò, il Consiglio federale ha voluto ribadire la punibilità di chi si sottrae ai procedimenti oppure alle sanzioni decise dai giudici sportivi, tramite la riformulazione dell’articolo 36 comma 7 delle Noif e del numero 19 del Codice di giustizia sportiva. La prima disposizione prevedeva che «non possono essere nuovamente tesserati coloro che abbiano rinunziato ad un precedente tesseramento in pendenza di procedimento disciplinare a loro carico». La bozza approvata lunedì scorso rafforza il concetto, rispettando quanto affermato nello Statuto, stabilendo che «è vietato il tesseramento di chiunque si sia sottratto volontariamente, con dimissioni o mancato rinnovo del tesseramento, ad un procedimento instaurato o ad una sanzione irrogata nei suoi confronti».
Invece, l’articolo 19 del Cgs finora stabiliva che «i dirigenti, i tesserati delle società, i soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che si rendono responsabili della violazione dello Statuto, delle norme federali o di ogni altra disposizione loro applicabile, sono punibili» con una o più tipi di sanzioni «commisurate alla natura e alla gravità dei fatti commessi». La bozza federale l’ha riformulata così: «Per i fatti commessi in costanza di tesseramento, i dirigenti, i tesserati delle società, i soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 che si rendono responsabili della violazione dello Statuto, delle norme federali o di altra disposizione loro applicabile, anche se non più tesserati, sono punibili, ferma restando l’applicazione degli articoli 16, comma 3, dello Statuto e 36, comma 7 delle Noif, con una o più delle seguenti sanzioni, commisurate alla natura ed alla gravità dei fatti commessi». Con questi chiarimenti è pienamente rispettato lo spirito e il dettato dello Statuto federale.
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)
Nella foto: Luciano Moggi. (tratta da http://barzainter.blogspot.com/2007_01_01_archive.html)

Gea, difesa Moggi: «Non è Fiorello, non è San Luigi Gonzaga, ma non è Belzebù»

Quando mancano le prove «si deve avere il coraggio di assolvere, quando nel corso del dibattimento non si è arrivati a nulla, bisogna avere la forza di assolvere. Moggi non sarà per simpatia come Fiorello e non è nemmeno San Luigi Gonzaga, ma sicuramente non è quel Belzebù che è stato descritto». E' stato il giorno della difesa al processo Gea. E' stato il giorno dell'avvocato Marcello Melandri, difensore dell'ex dg della Juventus (il pm per lui ha chiesto la condanna a sei anni di reclusione), davanti alla X sezione penale del tribunale di Roma, dove Moggi è imputato di associazione a delinquere finalizzata all' illecita concorrenza con minacce e violenza, insieme con il figlio Alessandro, Davide Lippi, Franco Zavaglia, Francesco Ceravolo e Pasquale Gallo. Marcello Melandri ha centrato la sua arringa sulle archiviazioni fatte dal gip nei mesi scorsi per altri ex soci della Gea World, come Chiara Geronzi, Giuseppe De Mita, Riccardo Calleri, oltre al proscioglimento dell'ex patron del Perugia Luciano Gaucci. «Noi non ci lamentiamo della loro archiviazione - ha detto ma ne siamo contenti - ci doliamo delle accuse non suffragate da prove nei confronti degli altri imputati».
Fonte: Ansa

lunedì 10 novembre 2008

Moggi: «Ho chiuso con il mondo del calcio»

Lo ha affermato l'ex direttore generale e consigliere di amministrazione con poteri esecutivi della Juventus nell'udienza odierna del processo alla Gea World. Il figlio Alessandro: erano i calciatori a cercarmi

«Il calcio è un mondo che non mi interessa più, non voglio tornarci. Lo guarderò dall'esterno come un critico giornalista». Lo ha detto Luciano Moggi al processo che si tiene a Roma sui presunti illeciti attribuiti alla Gea, la società che gestiva le procure di numerosi calciatori. Moggi è intervenuto facendo spontanee dichiarazioni. In particolare ha descritto la sua attività di dirigente spiegando di aver coniugato «risultati sportivi e benedici economici». «Ho vinto scudetti e coppe - ha affermato rivolgendosi ai giudici della X sezione del tribunale - ci sono stati anche dividendi per gli azionisti e la Juventus non ha mai messo soldi di tasca propria». E, come fiore all'occhiello di questa attività, ha ricordato la cessione di Zinedine Zidane al Real Madrid per 150 miliardi di lire. In questo contesto - ha aggiunto - si è dovuto confrontare con giocatori «viziati i quali hanno sempre voglia di rinnovi contrattuali e di adeguamenti economici». «Mai nessun favoritismo a mio figlio - ha detto ancora - le nostre erano due attività separate». Oltre a Moggi, ed al figlio Alessandro, sono imputati anche Franco Zavaglia, Davide Lippi, Pasquale Gallo e Francesco Ceravolo per associazione per delinquere finalizzata all'illecita concorrenza con violenza e minaccia. Domani la requisitoria del pm Luca Palamara, la sentenza a gennaio.
Il primo a chiedere di fare dichiarazioni spontanee è stato Alessandro Moggi che fino ad oggi non era mai intervenuto nel corso delle udienze. Ha raccontato che dopo aver cercato di fare il calciatore senza risultati apprezzabili e prima ancora il raccattapalle ha pensato di diventare procuratore sportivo partendo dal basso. E lo ha fatto senza ricevere alcun aiuto da parte di suo padre. «Soffro ancora per essere stato definito 'il figlio di Moggì perchè con questo accostamento non è stato per me facile affermarmi». Se ha fatto carriera lo deve a Franco Zavaglia, ha spiegato, con il quale nel '93-'94 creò la società Football management che nel 2001 diventò Gea confendosi con la General atletic della quale facevano parte i figli di Cragnotti e di Tanzi. «Respingo i reati che mi vengono contestati - ha detto Alessandro Moggi - Non li ho commessi e lo dimostra il fatto che ancora oggi i calciatori che avevo dovuto abbandonare quando si è aperta l'inchiesta sono tornati da me e ancora li rappresento. Il mio lavoro è sempre andato avanti grazie e soprattutto ai rapporti personali e alla fiducia che hanno avuto in me calciatori e società».
Luciano Moggi, intervenendo subito dopo il figlio, si è scusato per le sue «intemperanze» manifestate durante le precedenti udienze, giustificandole tuttavia come «reazione nei riguardi di persone che mi volevano infangare». Ha ribadito comunque i suoi contrasti con l'ex direttore sportivo della Roma, Franco Baldini, al quale rimprovera tra l'altro di avere spinto una persona ad accusarlo rivolgendosi al maggiore dei carabinieri Auricchio che svolgeva l'inchiesta sulla Gea. In questo contesto Moggi oltre ad accusare Baldini di aver fatto dichiarazioni mendaci, ha negato di averlo minacciato poichè durante un incontro equivocò sul tenore le sue parole. «Io -ha detto Moggi- parlando del mondo del calcio mi ricordai che viviamo in un campo turbolento e che dovevamo aiutarci tra di noi. Ma lui ha dato un diverso significato alle mie parole». Sempre con riferimento a Baldini Moggi a proposito dei calciatori prestati dalla Juve al Messina ha negato di essere diventato «il gestore occulto» di questa squadra. E i prestiti fatti dalla Juve avvenivano praticamente a titolo gratuito.
«Passare per capro espiatorio di una vicenda che ha procurato tanti problemi anche nella famiglia di mio figlio Alessandro va bene, ma non bisogna esagerare. Se tutto quello che succedeva prima non succedesse più direi 'ho sbagliatò, ma non è così. Prima erano complotti, ora sono casualità». Questo un altro passo delle dichiarazioni spontanee di Luciano Moggi al processo Gea. Durante il suo intervento, l'ex dg della Juventus ha lanciato stilettata ai suoi accusatori, in particolare all'ex dirigente della Roma Franco Baldini, che ora lavora per la federcalcio inglese. «È la persona che chiese ad un procuratore di testimoniare contro di me al maggiore dei Cc Auricchio - ha detto Moggi -. È lo stesso che mi ha accusato per Baiocco, ma la Roma lo perse perchè lo voleva a parametro zero e lo avvicinò pur essendo in costanza di contratto; mi ha accusato per l'affare Chiellini, ma la Roma non poteva prenderlo perchè fuori dai parametri». Altre frecciatine sono state lanciate a Nicola Amoruso («con noi ha guadagnato 14 miliardi di lire in quattro anni»), Francesco Grabbi («in 12 anni non ne ha fatta una buona»), Salvatore Fresi e Manuele Blasi («dopo una squalifica per doping mi chiese l'adeguamento del contratto»). «I calciatori dati al Messina a caro prezzo? Erano praticamente dei prestiti e furono pagati premi di valorizzazione» ha concluso, dicendo di «avere fiducia nei giudici, anche perchè la giustizia esiste ancora».
«Il mio lavoro si basa esclusivamente sui rapporti personali. Ho cercato di farmi apprezzare e ciò ha determinato, anche attraverso il passa parola, che fossero i calciatori a cercare me». Così Alessandro Moggi, figlio di Luciano, in dichiarazioni spontanee fatte oggi al processo Gea a Roma. «Rifiuto in maniera totale le accuse - ha detto - le accuse che mi vengono mosse. All'interno della Gea, nata da un progetto che voleva essere imprenditoriale e commerciale, ognuno aveva le proprie competenze; io mi occupavo di calcio mercato e non ho mai avuto vantaggi di tipo parentale, ho lavorato per scrollarmi di dosso l'etichetta di figlio di Moggi». Parlando della sua passione per il calcio («ho fatto anche il raccattapalle»), Moggi jr. ha sottolineato di essere entrato nel mondo del calcio con l'ausilio di Franco Zavaglia. «Ho avuto la sventura di dover lasciare l'attività nel 2006 in un momento particolare - ha aggiunto - e nonostante ciò l'85-90 percento dei miei assistiti mi hanno rinnovato la fiducia. Uno dei miei principali accusatori, Antonio Caliendo, mi ha corteggiato a lungo perchè diventassi presidente di una sua società».
Fonte: Ansa

lunedì 27 ottobre 2008

Calciopoli/Pm: scegliersi arbitri è come aggiustare sentenze

Giuseppe Narducci, titolare dell'accusa con Filippo Beatrice, ha anche evidenziato che «Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo...»

Scegliersi gli arbitri, attraverso pressioni sui designatori e intervenendo sulle griglie, è come aggiustare sentenze. Il pm di Napoli Giuseppe Narducci, al processo con rito abbreviato nei confronti di 11 imputati di calciopoli, nel corso della requisitoria ha fatto un accostamento tra i condizionamenti sull'esito delle partite di calcio e gli interventi illeciti sui processi. «Sarebbe come se un presidente del tribunale stabilisse la composizione dei collegi insieme con gli imputati e come se gli imputati chiedessero e ottenessero di avere quei determinati magistrati che li devono giudicare», ha spiegato Narducci. «E sarebbe come se prima, durante e dopo la camera di consiglio - ha aggiunto il pm proseguendo la similitudine - attraverso schede riservate arrivassero anche telefonate di sollecitazione: ciò produrrebbe sentenze aggiustate o combinate». E tutto questo «si chiamerebbe associazione per delinquere finalizzata alla corruzione in atti giudiziari». Narducci, che con il pm Filippo Beatrice svolgerà la requisitoria almeno per altre due udienze, si è soffermato poi sulla questione della mancanza di prove su «una corruzione in senso proprio» di arbitri, assistenti e designatori, attraverso elargizione di denaro o di «ville o automobili». «Ma vi è la prova granitica - ha sottolineato il magistrato - di come far parte di questo gruppo di potere fa grande differenza in termini di carriera, di aspettativa per il futuro e di retribuzione. Se si era non sgraditi, o meglio graditi, si arbitravano più partite, e più partite di cartello, c'era la possibilità di arbitrare incontri internazionali». Ovvero 174si guadagna prestigio, considerazione, potere e anche denaro».
«Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo...». Così il pm Giuseppe Narducci liquida la tesi secondo la quale, nell'ambito dei contatti illeciti tra dirigenti, designatori e arbitri emersi dall'inchiesta Calciopoli, ci si troverebbe in fondo di fronte a «sollecitazioni da parte di tutti nei confronti di tutti». Una tesi che è stata sostenuta da alcuni imputati del processo e con la quale, a parere degli inquirenti, si intenderebbe soltanto ridimensionare il ruolo e le responsabilità di quanti sono rimasti coinvolti nella vicenda giudiziaria. A confutare tale versione, più volte proposta anche in commenti e interviste, è stato il pm Narducci nel corso della requisitoria in apertura della prima udienza, davanti al gup Eduardo De Gregorio, del processo nei confronti di 11 imputati che hanno chiesto il rito abbreviato. Una requisitoria che richiederà a Narducci e al pm Filippo Beatrice, almeno altre due udienze a cominciare dal 12 dicembre prossimo. Per il pm napoletano, sono «balle smentite dai fatti» le tesi sull'esistenza di un sistema generalizzato in cui erano tutti a parlare con tutti. Nelle migliaia di intercettazioni, ha sottolineato il magistrato, «ci sono solo quelle persone (gli attuali imputati, ndr), perché solo quelle colloquiavano con i poteri del calcio». «I cellulari - ha aggiunto - erano intercettati 24 ore su 24: le evidenze dei fatti dicono che non è vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzino o a Lanese: le persone che hanno stabilito un rapporto con questi si chiamano Moggi, Giraudo, Foti, Lotito, Andrea Della Valle e Diego Della Valle». E ciò vale anche per le schede ''occulte'', cioè le schede sim segrete che Moggi aveva fornito a arbitri e designatori. «Schede del signor Moratti e del signor Sensi non ce ne sono, ci sono invece quelle schede di cui abbiamo parlato», ha affermato Narducci.
Fonte: Ansa

Sim svizzere: Corte giustizia Figc accoglie ricorso Moggi

E' stata accolta l'eccezione dell'ex direttore generale riguardante il fatto che non è più tesserato federale già prima dell'avvio del procedimento

Accolti i ricorsi di Luciano Moggi, Marco Gabriele, Massimo De Santis e Paolo Bertini; respinti invece quelli di Antonio Dattilo, Stefano Cassarà, Marcello Ambrosino, Salvatore Racalbuto, Mariano Fabiani e Tiziano Pieri: sono queste le decisioni adottate dalla Corte di Giustizia federale, a seguito dei deferimenti del Procuratore federale nel procedimento relativo alle schede Sim.
In particolare, per quanto riguarda Moggi e Gabriele, la corte federale ha accolto «l'eccezione di carenza di giurisdizione sollevata dalla difesa», secondo la quale «la rinuncia da parte di un tesserato federale a tale sua qualità, intervenuta anteriormente all'inizio di un procedimento disciplinare instaurato a suo carico» rende il dimissionario «non più soggetto al vincolo di giustizia», secondo l'articolo 30 dello Statuto Federale. Dunque Moggi e Gabriele, proprio perché non risultavano piu' tesserati al momento dell'avvio del procedimento disciplinare, non sono sottoponibili al giudizio della Corte federale. Il ricorso di De Sanctis e di Bertini è stato invece accolto perche' gia' coinvolti e giudicati nel primo filone di Calciopoli «per la medesima condotta». Per loro, infatti, vale il principio del "ne bis in idem", e dunque «si dichiara l'improcedibilità del deferimento» ed il «conseguente annullamento in parte qua della decisione di primo grado»
Fonte: Asca

Lecce-Juve del 2004: Moggi dal giudice di pace

Un gruppo di tifosi della squadra salentina si sono rivolti alla Federconsumatori per l'incontro finito nel calderone di Calciopoli per una telefonata tra l'ex dg e l'ex arbitro De Santis. La sentenza è prevista per i prossimi giorni

Altra grana giudiziaria per l'ex direttore generale della Juve, Luciano Moggi e per l'ex arbitro romano Massino De Santis. I due, infatti, sono finiti sotto processo per una specie di class action di un gruppo di tifosi del Lecce che hanno chiesto il risarcimento del biglietto ed il riconoscimento di un danno esistenziale per la presunta combine relativa alla partita Lecce-Juventus del campionato di serie A 2004-05. Quella gara - conclusasi 1-0 per i bianconeri, grazie ad un gol di Del Piero è finita nel calderone dell'inchiesta su Calciopoli per una telefonata fra l'allora direttore generale della Juventus e l'arbitro De Santis. Il sospetto che quella chiamata sarebbe servita ad aggiustare la gara (da rinviare per l'impraticabilità del terreno di gioco piuttosto che essere giocata) ha spinto i tifosi giallorossi a rivolgersi alla Federconsumatori per ottenere il risarcimento del biglietto per aver assistito ad una partita ritenuta truccata ai danni del Lecce e (inevitabilmente) agli stessi sostenitori del Lecce che avevano pagato il biglietto nella convinzione di assistere ad una gara vera. L'ex dg juventino, questa mattina è stato sentito per un quarto d'oro nell'ufficio del giudice di pace di Lecce. Moggi non solo ha negato di aver aggiustato la gara, ma anche di essersi sentito con De Santis. Stesse dichiarazioni aveva reso l'arbitro romano, interrogato l'estate scorsa. A giorni, il giudice di pace leccese, Rochira emetterà la sentenza, non prima però di aver ascoltato il vice presidente del Lecce, avv. Mario Moroni e l'ex tecnico dei salentini, Zednek Zeman.
Fonte: Italpress

martedì 21 ottobre 2008

De Laurentiis: «Calciopoli non si dimentica»

''Io non ho parlato di Luciano Moggi ma di Calciopoli che è un fatto evidente e che ho incontrato quando sono arrivato nel mondo del calcio quattro anni fa quando poi si è scatenato il putiferio che sapete''. Lo ha detto il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, a margine dell'assemblea degli industriali partenopei, rispondendo alle domande dei giornalisti che gli hanno chiesto di replicare alle affermazioni dell'ex dg bianconero che aveva parlato di ''parole inopportune'' rispetto alle dichiarazioni del numero uno del club partenopeo. ''Credere di poter dimenticare quello che abbiamo vissuto sotto gli occhi di tutti a me sembra ridicolo - ha ripreso il produttore cinematografico - è come una donna di strada che si vergogna di aver fatto quel mestiere. Noi, dobbiamo usare quella esperienza per non ripetere gli errori del passato. La mia battuta voleva solo rivisitare la valenza dello sport e mi dispiace che qualcuno se ne sia risentito perche' non intendevo offendere nessuno. Io voglio solo mirare ai veri valori dello sport che sono estremamente educativi e formativi. Quindi quando noi riusciamo a coniugare sport ed impresa tutto questo diventa doppiamente educativo''.
Fonte Ansa

giovedì 16 ottobre 2008

Esclusivo/I piccoli azionisti Juve vogliono costituirsi parte civile

"il pallone in confusione" ha sentito Marco Bava che sta raccogliendo le adesioni per i soci che si ritengano parte lesa, in vista dell’udienza davanti al Gup del prossimo 5 novembre per il procedimento riguardante l’ipotesi di falso in bilancio dell’era Giraudo-Moggi

La parte iniziale del procedimento per l’ipotesi di falso in bilancio dell’era Giraudo-Moggi è alle sue battute conclusive. Dopo il deposito degli atti, il 5 novembre prossimo alle 9.30 si terrà l’udienza davanti al giudice dell’udienza preliminare di Torino: la Procura ha indagato sui documenti contabili dal 2003 al 2006. Riguardo invece alle operazioni sulla Campi di Vinovo, ex controllata della Juventus, è stata richiesta l’archiviazione di tutti gli imputati: ciò è sottolineato anche nel bilancio 2008. Per l’occasione, i piccoli azionisti, che si riuniranno in assemblea il 28 ottobre per approvare il rendiconto annuale, si stanno preparando. Uno di essi, Marco Bava, ha spiegato a “il pallone in confusione” che sta «raccogliendo le eventuali costituzioni di parte civile dei soci da presentare nell’udienza davanti al Gup». Bava ha già un avvocato: «Il costo per costituirsi non è elevato, pari a circa un centinaio di euro». Inoltre, incita i soci «a presentarsi in tanti all'assemblea per far sentire la propria voce e il proprio dissenso». Per ulteriori informazioni, si può scrivere al seguente email: marcobava@email.it. Sito internet: http://www.marcobava.eu/
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

martedì 14 ottobre 2008

Il mistero irrisolto degli orologi bianconeri

Il collegio sindacale della Juventus ha così risposto nella sua relazione al bilancio 2008 alla seconda denuncia presentata dall’azionista Marco Bava: «le notizie ed i documenti disponibili non consentono di definire l’elenco dei destinatari»

I destinatari dei 57 Rolex d’oro da 2500 euro ciascuno? «Le notizie ed i documenti disponibili non consentono di definire l’elenco dei destinatari». E’ questa la risposta del collegio sindacale della Juventus, inserita nella relazione al bilancio chiuso al 30 giugno 2008, all’azionista Marco Bava, che aveva ripresentato nel corso dell’assemblea del 26 ottobre 2007 una denuncia secondo le disposizioni dell’articolo 2408 del Codice civile. E a questo punto, molto probabilmente i nomi dei beneficiari di questi orologi, su cui si era molto parlato e favoleggiato, non si conosceranno mai.
La vicenda degli orologi era balzata agli onori della cronaca circa un anno fa in un articolo del quotidiano Liberomercato. In esso si evidenziava che Bava aveva presentato un’altra denuncia agli "sceriffi" bianconeri nell’assise sociale del 26 ottobre 2006 in cui è stato approvato il bilancio chiuso al precedente 30 giugno. Questo è l’esercizio che in cui sedevano ancora nel cda bianconero, fino al mese di maggio, l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, nonché direttore generale, Luciano Moggi. Bava nella sua denuncia aveva chiesto ai tre sindaci juventini di indagare «sulle spese di rappresentanza ed in particolare su quante di queste vanno ricondotte a Moggi e Giraudo, per verificare se queste siano servite per occultare spese ad personam». Il collegio aveva risposto nel dettaglio sulle spese. Tra esse c’era una voce molto particolare del dettaglio, riguardante «143mila euro ad orologi del costo medio unitario di 2.500 euro circa». Già all’epoca i sindaci non avevano dato indicazioni su chi potessero essere i beneficiari dei 57 orologi, non specificando se fossero da polso, da tavolo o da muro. Il collegio sindacale, per questi regali e le restanti spese, aveva affermato che «non è verificabile una significativa destinazione "ad personam" delle stesse».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, consentita soltanto dietro citazione della fonte)

martedì 7 ottobre 2008

Chi trova un nemico trova un tesoro

di Marco Liguori
"La Juventus non ha potere, è una società che ha chiuso il bilancio sempre in attivo e non ha mai chiesto soldi alla proprietà". Parole e musica di Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus, rilasciate nell’intervista alla tramissione televisiva Ballarò il 27 giugno scorso. Ma in quello che ha detto "big Luciano" c’è più di un argomento che non quadra. Innanzitutto la società bianconera ha chiuso gli esercizi 2003/2004 e 2004/2005 rispettivamente con un rosso di 18,5 milioni e 3 milioni di euro. Ma sono le somme percepite in anticipo dai diritti tv a far comprendere quanto la Juve sia un potere forte. La società ha incassato con un anticipo di due anni i diritti televisivi satellitari criptati delle partite casalinghe, oltre al corrispettivo di alcuni contratti commerciali: il beneficio economico, rilevabile alla voce "risconti passivi" nel 2002/2003 è ammontato a 165,34 milioni, mentre nel 2001/2002 è stato di 151 milioni. Il bilancio chiuso al 30 giugno 2005 evidenzia un dimezzamento (71,32 milioni) dei risconti passivi dai 140 milioni della stagione precedente: la loro quasi totalità è costituita dalla cessione in anticipo dei diritti ceduti a Sky per la stagione 2005/06 e "dalla fatturazione anticipata dei proventi derivanti dalla cessione dei diritti tv per la diffusione via digitale terrestre" per le partite casalinghe della stagione 2005/06. Questi ultimi importi derivano da Mediaset. La spiegazione di questo "grazioso regalo" è contenuta a pagina 10 del prospetto informativo della quotazione in borsa della Juve, datata dicembre 2001. In esso si sottolinea che il club bianconero fa parte del "gruppo di società facenti capo alla società Giovanni Agnelli &C". Il passo più importante è però questo: "Ove la società non facesse più parte del gruppo, i vantaggi connessi a tale appartenenza potrebbero venire meno con possibili ricadute sull’operatività e sui progetti di sviluppo della società e, quindi con possibili effetti negativi sui risultati economico-finanziari". Tradotto dal "borsese", ciò significa che i trattamenti di favore alla Juve derivano soltanto dalla sua appartenenza al gruppo Agnelli. Moggi ha parlato anche del "sistema Milan" e del potere di chi possiede le tv, ossia Mediaset (controllata dalla Fininvest). Anche qui Lucianone ha dimenticato un particolare. Una delle prove evidenti del "patto d’acciaio" Juve-Milan, ossia tra Agnelli-Berlusconi, è sottolineato dal diritto di prima negoziazione sottoscritta da Mediaset con i bianconeri. Questa clausola era contenuta nell’accordo siglato il 28 giugno 2004, ossia due giorni prima della chiusura del bilancio Juve, e consiste nel diritto per la società del gruppo Fininvest di sedersi per prima al tavolo con la Juve pagando 20 milioni di euro e pagandone invece soltanto 12 milioni (ossia 4 all'anno) per le stagioni 2004-2005, 2005-2006 e 2006-2007 per i diritti digitale terrestre, cavo e Adsl. Il motivo di quei 20 milioni versati da Mediaset è presto spiegato: si sono potuti contabilizzare subito nell'esercizio 2003/04, riducendo così proprio di 20 milioni le perdite della società bianconera. Invece, i restanti 4 annui si possono contabilizzare soltanto in ciascun esercizio successivo. Con questo trattamento di favore, la Juve ha ridotto in quell'anno le perdite chiudendo l'esercizio con un rosso di soli 17 milioni di euro. L’Antitrust, il 28 giugno scorso, ha però censurato la clausola di prima negoziazione insieme a tutti gli accordi stipulati per il calcio. "Con la stipulazione dei contratti di licenza e delle scritture private relative ai diritti calcistici - scrive l’Autorità - sottoscritte tramite RTI nell'estate del 2004, ha infatti violato il divieto di abuso di posizione dominante".
Tratto da "La Voce della Campania" luglio 2006

venerdì 3 ottobre 2008

Calciopoli: Luciano Moggi rinviato a giudizio da gup De Gregorio

L'ex direttore generale della Juventus sarà processato il 20 gennaio prossimo dai giudici della nona sezione penale del Tribunale di Napoli assieme a Claudio Lotito, Andrea e Diego Della Valle. Prosciolti Franco Carraro e Francesco Ghirelli
Luciano Moggi, ex direttore generale della Juventus, è stato rinviato a giudizio assieme ad altri 25 imputati dell'inchiesta Calciopoli condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli. Tra gli imputati vi sono il presidente della Lazio, Claudio Lotito, e i due patron della Fiorentina, Diego e Andrea Della Valle. Lo ha stabilito il giudice dell'udienza preliminare Eduardo De Gregorio che ha accolto le richieste dei pubblici ministeri Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. Il processo comincerà il prossimo 20 gennaio davanti alla nona sezione del Tribunale napoletano. Per altri 10 ci sarà il rito abbreviato. Per tutti gli imputati le accuse contestate vanno dall'associazione per delinquere alla frode per competizioni sportive.
Il gup ha invece prosciolto l'ex presidente della Figc, Franco Carraro, e l'ex segretario della stessa Figc, Francesco Ghirelli. Per la Procura di Napoli è una grande vittoria: l'impianto accusatorio è stato accolto totalmente dal gup.
Questo l'elenco completo dei 25 rinviati a giudizio: Marcello Ambrosino, Paolo Bergamo, Paolo Bertini, Enrico Ceniccola, Antonio Dattilo, Massimo De Santis, Andrea Della Valle, Diego Della Valle, Mariano Fabiani, Maria Grazia Fazi, Pasquale Foti, Marco Gabriele, Silvio Gemignani, Claudio Lotito, Gennaro Mazzei, Innocenzo Mazzini, Leonardo Meani, Sandro Mencucci, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto, Claudio Puglisi, Salvatore Racalbuto, Pasquale Rodomonti, Ignazio Scardina, Stefano Titomanlio.

Marco Liguori
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lunedì 15 settembre 2008

Tutto Moggi in un Cd

In occasione della trasmissione de La 7 "L'infedele" di Gad Lerner su Giuliano Tavaroli, riproponiamo l'articolo che lo riguarda di indiscreto.it

Indiscreto http://www.indiscreto.it/ 21/12/2006

Tutto Moggi in un cd

di Marco Liguori
Giuliano Tavaroli ha vuotato il sacco sul sistema Moggi. L’11 ottobre scorso l’ex responsabile della security del gruppo Telecom Italia ha dichiarato a verbale, davanti ai Pubblici ministeri di Milano che indagano sui dossier illegali, nuove circostanze che fanno comprendere come già quattro anni fa i vertici dell’Inter fossero perfettamente a conoscenza della "rete" di rapporti di potere dell’ex direttore generale della Juventus. "Alla fine del 2002 dopo essere stato contattato dalla segreteria di Massimo Moratti – ha raccontato Tavaroli nella sua deposizione davanti ai Pm – incontrai Moratti e Facchetti presso la sede della Saras. Facchetti rappresentò a me e a Moratti di essere stato avvicinato da un arbitro della delegazione di Bergamo che in più incontri aveva rappresentato un sistema di condizionamento delle partite di calcio facente capo a Moggi ed avente come perno l’arbitro Massimo De Santis". Tavaroli ha subito precisato che "Facchetti non fece il nome dell’arbitro che lo aveva avvicinato anche se successivamente emerse che si trattava di Nucini". L’ex capo della sicurezza Telecom ha riferito nei verbali altre dichiarazioni del defunto presidente dell’Inter. Quest’ultimo ha raccontato a Tavaroli che il "misterioso" arbitro, cioè Danilo Nucini, era stato avvicinato da De Sanctis nel corso del raduno di Sportilia. In quella occasione De Sanctis gli aveva fatto presente che vi era un modo per avanzare nella graduatoria degli arbitri e che chi aveva contatti con Facchetti arbitrava prevalentemente in serie B.Tavaroli ha proseguito nella sua esposizione davanti ai magistrati, riferendo altri dettagli che sarebbero stati dichiarati da Nucini a Facchetti. De Sanctis avrebbe spiegato allo stesso Nucini che se avesse voluto dirigere incontri in serie A, che comportavano rimborsi più consistenti, doveva seguire i suoi suggerimenti. "De Sanctis gli aveva altresì raccontato – ha sottolineato Tavaroli – di aver migliorato la sua posizione economica e di aver acquistato una bella casa a Roma e un’auto di lusso". Stando sempre alle parole dell’ex capo della security Telecom, l’arbitro bergamasco aveva confidato a Facchetti di aver accettato il consiglio di De Sanctis. E qui il racconto di Tavaroli si arricchisce di un episodio degno di una spy-story di John Le Carrè. Infatti, dopo alcuni giorni Nucini fu prelevato da un’automobile dopo aver lasciato il cellulare nella sua vettura. "Dopo un lungo giro in città fatto per disorientarlo – ha proseguito Tavaroli nel suo racconto – arrivò in un albergo di Torino dove incontrò Luciano Moggi che gli chiese la disponibilità a favorire la Juventus penalizzando le squadre avversarie nelle partite giocate prima di affrontare la Juve. L’arbitro accettò e ricevette da Moggi un cellulare sicuro e diversi numeri dove poteva essere chiamato".Tavaroli ha aggiunto altri particolari alla sua ricostruzione e riferisce che "Facchetti mi disse che l’arbitro gli aveva raccontato i fatti in cambio di un favore da parte dell’Inter, un posto nella società nerazzurra, aggiungendo che era disposto a denunciare". L’ex presidente nerazzurro si mise d’accordo con Nucini per un nuovo incontro. E qui l’ex dirigente del colosso della telefonia arricchisce la sua versione dei fatti con altri dettagli da romanzo giallo. "Facchetti mi disse di aver registrato su un cd – ha sottolineato Tavaroli – i suoi colloqui con l’arbitro Nucini e mi chiese di fare delle verifiche su De Sanctis. Concordammo di dare l’incarico a Cipriani (anch’egli arrestato per la vicenda delle intercettazioni). Chiesi ad Adamo Bove (ex funzionario di polizia passato a Telecom e morto a suicida a Napoli) di verificare i numeri dati da Moggi all’arbitro per vedere se fossero riconducibili a personaggi del mondo del calcio. Bove confermò. Cipriani redasse un report: "Operazione ladroni"". Tavaroli ha poi raccontato di aver dato un consiglio all’ex numero uno dell’Inter. "Io proposi a Facchetti due opzioni: presentarsi in Procura o collaborare come confidente delle forze dell’ordine senza esporsi subito. Facchetti preferì la seconda opzione. Ne parlai con il maggiore Chittaro comandante del nucleo informativo dei Carabinieri di Milano. Di fatto Facchetti non diede seguito a tale sua disponibilità". Tavaroli ha concluso la sua deposizione davanti ai Pm spiegando che Facchetti presentò un esposto in Procura il cui contenuto non fu poi confermato da Nucini. Questi fatti sono ormai diventati cronaca da tempo. I magistrati hanno chiesto a Tavaroli come mai il report su "Operazione ladroni" fu pagato con 50mila euro a Cipriani. Tavaroli ha risposto che "non so se il report che mi esibite è quello con tutta l’attività".Alla luce anche delle dichiarazioni rilasciate al settimanale L’Espresso da Massimo Moratti, ritornato da pochi mesi alla guida dell’Inter dopo l’interregno di Giacinto Facchetti durato dal gennaio 2004 sino all’ottobre di quest’anno, si devono fare alcune considerazioni e domande. "A un certo punto – ha detto Moratti nell’intervista a L’Espresso – mi ero rassegnato. Capivo che, ad andare bene, con quel sistema lì saremmo sempre arrivati secondi. E allora ho pensato seriamente di mollare". Il presidente dell'Inter, ha poi confessato di essere andato molto vicino a cedere il club nerazzurro. "Attorno ad aprile di quest’anno – ha raccontato Moratti – non ce la facevo più a vedere quello che succedeva nell'indifferenza generale. Non speravo che sarebbe venuta fuori la verità, almeno in tempi brevi. Ero davvero stufo". Dall’insieme di queste dichiarazioni sembrerebbe che il patron dell’Inter abbia confermato ciò che ha detto Tavaroli negli interrogatori: Moratti sapeva del sistema Moggi, visto che nella famosa riunione del 2002 negli uffici della Saras era presente con Facchetti e Tavaroli. Ma allora, se sapeva del maneggi di Moggi, perché non ha presentato un esposto alla giustizia sportiva? Però, nel caso in cui ne fosse stato a conoscenza e non lo avesse denunciato, avrebbe violato l'articolo 6 comma 7 del codice di giustizia sportiva, quello che riguarda il dovere di denunciare l’illecito sportivo. C’è da aggiungere che, considerati i fatti lontani nel tempo, potrebbe già essere scattata la prescrizione. Quindi, forse a questa domanda non ci sarà più risposta. Altro quesito: perché l’arbitro Nucini non ha voluto più confermare ciò che aveva dichiarato a Facchetti? Paura, rimorso, dovuti magari a un "avvertimento" di qualcuno, o chissà quale altro motivo recondito? E, ultima domanda, ma non per questo non meno importante: che fine ha fatto il cd su cui Facchetti ha inciso le dichiarazioni di Nucini? Visto che l’ex gloria della Nazionale e della società nerazzurra era al vertice dell’Inter si suppone che ne avesse custodita una o più copie. Sono domande a cui forse solo i magistrati della Procura di Milano, se ne ravvedessero l’opportunità per le loro indagini sulle intercettazioni abusive, potrebbero dare un’esauriente risposta.
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

giovedì 11 settembre 2008

Corte federale su schede telefoniche: rinvio per Moggi e gli arbitri

L'organismo di giustizia sportiva ha dichiarato inammissibile il ricorso dell'ex presidente dell'Interregionale Punghellini

Oltre all'esame del ricorso del Napoli per la chiusura delle curve, la Corte di giustizia Federale si è occupata della questione delle schede telefoniche. L'organismo di appello ha rinviato la decisione sul ricorso presentato da alcuni arbitri e tesserati, tra cui Luciano Moggi.
Oltre all'ex direttore generale della Juventus (condannato all'inibizione di un anno e due mesi), si dovranno decidere le posizioni di Antonio Dattilo, Stefano Cassarà, Marcello Ambrosino, Paolo Bertini, Marco Gabriele, Massimo De Santis, Salvatore Racalbuto, Mariano Fabiani e Tiziano Pieri.
La Corte di Giustizia Federale ha inoltre dichiarato inammissibile il ricorso dell'ex Presidente dell'Interregionale William Punghellini contro i sei mesi di inibizione inflitti per le vicende di Calciopoli2. Il suo capo d'imputazione era «violazione dei principi di lealtà, probità e correttezza».
Marco Liguori
(Riproduzione riservata, possibile soltanto dietro citazione della fonte)

mercoledì 4 giugno 2008

Moggi propone due nuovi ricorsi al Tar

Luciano Moggi ha proposto due nuovi ricorsi al Tar del Lazio per contestare i nuovi 'passaggi' della vicenda 'Calciopoli'. Questa volta, davanti ai giudici amministrativi, arriva la contestazione delle nuove richieste di provvedimenti disciplinari presentate nell'aprile scorso dal procuratore federale Stefano Palazzi. Si attende adesso l'assegnazione dei ricorsi alla competente sezione giudicante, con la fissazione dell'udienza di discussione. I presunti rapporti con gli arbitri sono al centro delle nuove contestazioni a Moggi. In particolare all'ex Dg della Juventus viene attribuita, dagli organismi sportivi federali, la responsabilita' di avere allestito un sistema di 'comunicazioni riservate' con tesserati dell'Aia, fornendo ad alcuni di essi, direttamente o per interposta persona, schede telefoniche di gestori stranieri. Anche in questo caso, la 'battaglia' di Moggi e' volta non solo a negare ogni addebito che gli viene mosso, ma anche a sostenere che lui non possa essere giudicato dalla giustizia sportiva in quanto non più formalmente tesserato. Il 19 marzo scorso, lo stesso Tar del Lazio ritenne legittimi gli atti che portarono alla sanzione dell'inibizione per 5 anni da tutte le cariche federali e l'ammenda di 50mila euro inflitta nel luglio 2006 a Luciano Moggi. (ANSA).

venerdì 11 aprile 2008

Aggiornamento: Secco deferito per telefonate a Preziosi, Spinelli per contatti con Moggi (Ansa)

CALCIO:19 DEFERIMENTI,SECCO A GIUDIZIO MA NON PER MOGGI/ANSA
Diciannove tra dirigenti e tesserati federali deferiti alla Disciplinare, otto società a giudizio per responsabilità oggettiva, le posizioni di altri dieci e di Luciano Moggi archiviate: motivo, quell'intrigo di telefonate tra dirigenti di primo piano e sottobosco calcistico con l'ex dg Juve, ma anche le trattative di mercato con Enrico Preziosi, presidente del Genoa inibito a vita, e altro ancora. Tutto uscito dalle carte dell'inchiesta napoletana su Calciopoli2. In primo piano la figura di Alessio Secco, attuale ds della Juve, la cui posizione èstata archiviata dal Procuratore federale Stefano Palazzi per quelle telefonate all'ex 'direttorè Moggi emerse dagli atti della procura di Napoli, e che tanto rumore avevano creato anche all'interno della Juve. Secco è però stato deferito, insieme all'ex vicepresidente Bettega, per aver partecipato con Preziosi alla trattativa con Criscito. Non poteva, perchè il presidente del Genoa era inibito a svolgere qualsiasi attività di dirigente. I nuovi atti di Palazzi sono un coacervo di nomi, situazioni, capi di 'imputazionè. Si comincia dai 10 dirigenti la cui posizione è stata archiviata, nonostante le telefonate con Moggi: sono Roberto Benigni, Mario Beretta, Urbano Cairo, Antonello Cuccureddu, Giovanni Lombardi Stronati, Fabrizio Lucchesi, Giovanni Paolo Palermini, Daniele Pradè, Alessio Secco e Luciano Tarantino. «La normativa federale all'epoca dei fatti - spiega Palazzi - non faceva divieto assoluto di intrattenere rapporti con soggetti inibiti, ma solo di eventuali rapporti finalizzati a un'attività di tesseramento o a condotte a questa direttamente riconducibili». E per Palazzi non era questo il caso, si trattava insomma di telefonate personali.
Chiuso anche il capitolo, al riguardo, su Luciano Moggi, al tempo delle telefonate già inibito per cinque anni e «non soggetto alla potestà disciplinare degli organi di giustizia sportiva». Ma poi, a seguire, una pioggia di deferimenti, ovvero di rinvii a giudizio della giustizia sportiva. È stato rinviato alla Disciplinare il presidente del Livorno Aldo Spinelli: parlò al telefono con Moggi per tesserare come preparatore Giampietro Ventrone, già alla Juve, e deferito anch'egli per lo stesso motivo. Responsabilità oggettiva e deferimento scattati anche per il Livorno. Rino Foschi, ds del Palermo, dovrà rispondere alla Disciplinare dei contatti di mercato con Moggi quando era inibito, e per considerazioni lesive verso dirigenti Coni e Figc. Deferito anche il Palermo. Romano Malavolta, presidente del Teramo, telefonava a Moggi per chiedere di intermediare nella trattativa d'acquisto del Siena, e Camillo De Nicola, dirigente dell'Ascoli, lavorava per mettere i due in contatto (deferiti anche Teramo): deferiti. Claudio Mangiavacchi, all'epoca dei fatti socio di minoranza del Siena, chiamava Moggi per lo stesso motivo, lo voleva come intermediario nella cessione di società (deferito il Siena). Ultimo deferito del capito Moggi, Vincenzo Berardino Angeloni, all'epoca consigliere Siena e ora socio della Pescina San Giovenco: telefonò all'ex dg Juve per tesserare un nuovo allenatore al Siena, club anche per questo deferito in base alla responsabilità oggettiva. Poi c'è il capitolo dei rapporti indebiti con Preziosi, inibito a vita. Palazzi ha deferito il ds Juve Alessio Secco e l'ex vicepresidente bianconero Roberto Bettega (violazione art.1, lealtà sportiva, e art.8, «illecito amministrativo... per informazioni mendaci, reticenti o parziali») per aver intavolato la trattativa per l'acquisto del difensore Domenico Criscito con il presidente Genoa Enrico Preziosi, inibito a vita. Per la stessa trattativa deferiti anche il vicepresidente del Genoa Giambattista Pastorello, al tempo non ancora dirigente del club rossoblù, l'ad del Genoa Alessandro Zarbano e Preziosi stesso, più Juventus e Genoa. A giudizio per aver trattato con Preziosi, su altri giocatori, anche Giorgio Perinetti, ds del Bari e all'epoca dirigente Siena (deferiti al riguardo anche Siena, Genoa e Preziosi) Terzo capitolo emerso da Napoli, per altri illeciti. Deferito Giovanni Lombardi Stronati, ad del Siena: ebbe contatti con Ermanno Pieroni, inibito in via definitiva, per l'acquisti di due calciatori dall'Arezzo. Deferito anche il Siena.
Raffaele Auriemma, dirigente della Nuorese, dovrà rispondere della telefonata al fratello Mario, per far pressioni sul designatore di C Mattei su designazioni favorevoli, e per aver mentito alla procura federale (deferita anche la Nuorese). Deferiti Fabrizio De Poli, già dirigente Lucchese, e Stefano Capozzucca, dirigente Genoa: si incontrarono per una trattativa di mercato nonostante il secondo fosse inibito, e poi negarono alla procura l'incontro. Deferimento anche per il presidente della Lucchese Fouzi Ahmad Hadj, per non aver comunicato il tesseramento di De Poli che lavorava da consulente, e per i due club Ultimo deferimento per Paolo Merestrini, agente Fifa: tra 2006 e 2008 faceva contemporaneamente il procuratore e l'osservatore giovanile per Livorno e Siena.
ANSA 11-APRILE-2008

Secco e Spinelli "rinviati" da Palazzi per telefonate a Moggi (Repubblica.it)

da http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/sport/calcio/calciopoli/calciopoli/calciopoli.html

Rapporti con squalificati
tredici dirigenti deferiti


ROMA - Tredici dirigenti calcistici (fra i quali il presidente del Livorno Aldo Spinelli e il dg della Juventus Alessio Secco) sono stati deferiti dalla Federcalcio per aver intrattenuto rapporti con dirigenti squalificati, come Luciano Moggi ed Enrico Preziosi


CALCIO: RAPPORTI MOGGI; DEFERITI SPINELLI E FOSCHI (Ansa)
ROMA - Diversi dirigenti calcistici, tra i quali spiccano i nomi del presidente del Livorno Aldo Spinelli e del ds del Palermo Rino Foschi sono stati deferiti dal procuratore federale alla commissione disciplinare della Figc per avere intrattenuto rapporti con Luciano Moggi, soggetto inibito dalla giustizia sportiva. La decisione è stata adottata «esaminati gli ulteriori atti di indagine posti in essere dalla procura della repubblica di Napoli».
ANSA 11-APRILE-2008

lunedì 7 aprile 2008

Moggi afferma che nella Juve contava poco o nulla

Ringrazio gli amici e i colleghi che mi hanno segnalato che su You Tube è stato inserita la parte del programma di Antenna 3, "Lunedì di Rigore" dell'ottobre 2006 dove chiedo a Luciano Moggi perché la Juventus sotto la sua gestione incassava in anticipo somme consistenti per la sua gestione. Il video è visibile su http://www.youtube.com/watch?v=XO4aC9XfE7A
Moggi risponde "dribblando" la mia domanda in questo modo: era un semplice direttore sportivo e non partecipava alla stesura dei bilanci. In pratica, ha ammesso di non contare nulla all'interno della società bianconera. Strano, poiché nei documenti contabili della Juventus si afferma il contrario: egli era consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, così come lo erano Roberto Bettega e l'amministratore delegato Antonio Giraudo, e direttore generale. Se non fosse stato così, non avrebbe potuto ricevere l'avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta per l'ipotesi di reato di falso in bilancio condotta dalla Procura della Repubblica di Torino.
Riporto qui due miei articoli, pubblicati su Liberomercato e su http://www.quotidiano.net/, in cui ho scritto anche degli incarichi di Moggi.


Liberomercato 19 ottobre 2007

Il giallo degli orologi nel bilancio della Juve

Marco Liguori

Ci risiamo. Dopo i celebri Rolex d’oro della Roma, alla Juventus spuntano gli orologi da 2.500 euro ciascuno. Ne dà notizia la relazione preparata dal collegio sindacale in risposta alla denuncia presentata, secondo l’articolo 2408 del Codice Civile, dall’azionista Marco Bava nell’assemblea del 26 ottobre 2006 in cui è stato approvato il bilancio chiuso al precedente 30 giugno. Questo è l’esercizio che in cui sedevano ancora nel cda bianconero, fino al mese di maggio, l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, nonché direttore generale, Luciano Moggi. Bava nella sua denuncia aveva chiesto ai tre sindaci juventini di indagare "sulle spese di rappresentanza ed in particolare su quante di queste vanno ricondotte a Moggi e Giraudo, per verificare se queste siano servite per occultare spese ad personam".
Liberomercato è in grado di anticipare le risposte del collegio sindacale, che saranno consegnate in un documento all’assemblea degli azionisti il 26 ottobre prossimo in cui sarà approvato il bilancio 2006/2007. I sindaci hanno esaminato il dossier delle spese di rappresentanza e omaggio che nel bilancio al 30 giugno 2006 ammontavano a 2,9 milioni. Il collegio ha evidenziato che "il 48% di dette spese (1,4 milioni) riguarda omaggi vari di cui 538mila euro materiale Nike, 422mila euro omaggi di valore unitario inferiore a 25,82 euro, 229mila conguaglio biglietti e abbonamenti". Ma c’è una voce molto particolare del dettaglio, riguardante "143mila euro ad orologi del costo medio unitario di 2.500 euro circa". I sindaci non danno indicazioni su chi possano essere i beneficiari dei 57 orologi, non specificando se fossero da polso, da tavolo o da muro.
Il collegio sindacale, per questi regali e le restanti spese, afferma che "non è verificabile una significativa destinazione 'ad personam' delle stesse". "Voglio sapere chi sono gli omaggiati – ha spiegato Marco Bava a Liberomercato – di orologi di valore unitario così elevato. Alla prossima assemblea ripresenterò un’ulteriore denuncia ai sindaci". Sia per gli orologi che per l’operazione di vendita (avvenuta il 30 giugno 2005, ultimo giorno del bilancio bianconero) della sede sociale della Juventus alla Virgiliocinque, da questa poi affittata alla società bianconera, i sindaci ritengono "che non siano emersi fatti censurabili". Il collegio afferma che "il corrispettivo del trasferimento, pari a 15 milioni, è stato versato contestualmente all’atto pubblico, mediante assegni circolari" e fruttò, secondo il bilancio 2004/05 juventino, una plusvalenza di 8,9 milioni. Nella risposta si legge anche che il canone annuo del contratto di locazione (durata 12 anni) è pari "a 1,185 milioni di euro all’anno, salvo che per i primi due anni di durata del contratto per i quali il corrispettivo è, rispettivamente, di 1,0 e 1,1 milioni di euro". Anche questo non ha soddisfatto Bava che ritiene "economicamente censurabile cedere un immobile per 15 milioni ed esserne obbligato a pagare l’affitto per 12 anni. Di fatto è un leasing back, senza la proprietà finale dell’immobile".

http://qn.quotidiano.net/conti_del_pallone_2007/2007/04/26/8267-juventus_moggi.shtmlGEAWORLD
26 aprile 2007


La Juventus e Moggi

Marco Liguori
Riguardo alla Gea World, la Juventus ha confessato il rapporto d'affari e il conflitto d'interessi tra Moggi padre e Moggi figlio. A pagina 42 del bilancio chiuso al 30 giugno 2006, nel paragrafo dedicato alle operazione con società controllate e altre parti correlate, è stata inserita una nota riguardante la società presieduta da Alessandro Moggi: quest'ultimo ne è tuttora socio al 45% tramite la Football Management. Dopo la messa in liquidazione volontaria votata dall'assemblea del 18 luglio 2006, c'è stato un passaggio di quote Gea dalla General Athletic a Riccardo Calleri, diventato socio al 22,6%, e a Chiara Geronzi, che ne possiede il 32,4%.Nel documento della società bianconera si evidenzia che la Gea "è stata parte correlata fino al 16 maggio 2006, data delle dimissioni dell'ex direttore generale Luciano Moggi".Tradotto dal freddo linguaggio di Borsa, l'espressione "parte correlata" significa che la società di procuratori calcistici aveva un rapporto professionale continuativo con la Juve. La "confessione" dei bianconeri riguarda quindi il rapporto tra Luciano Moggi e l'azienda presieduta da suo figlio Alessandro, terminato, guarda caso, proprio con l'uscita di scena di Moggi senior: entrambi trattavano fra loro la compravendita dei calciatori.Ciò è anche supportato dal dettaglio dei poteri di papà Luciano, specificati minuziosamente nel bilancio al 30 giugno 2005 della Juve.
Oltre ad essere direttore generale, egli era anche consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, così come lo erano l'amministratore delegato Antonio Giraudo e il vicepresidente Roberto Bettega: tutti e tre partecipavano anche alla stesura del bilancio e hanno partecipato a tutte le riunioni del consiglio d'amministrazione. Inoltre lo stesso Cda aveva dato a Luciano Moggi, con delibera in data 4 settembre 2001 e confermata il 28 ottobre 2003, "specifici poteri nell'ambito delle competenze sportive".
Alla Gea World sono stati versati 970 mila euro, per il solo esercizio 2005/06, "in occasione di operazioni riguardanti la gestione dei contratti di prestazione sportiva dei calciatori". Tuttavia la Juventus risulta debitrice verso la Gea per 550mila euro e nei confronti della controllante di quest'ultima, la Football Management, per 110 mila euro.
http://www.wikio.it

il pallone in confusione

Registrazione n° 61 del 28 settembre 2009 presso il Tribunale di Napoli
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